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mercoledì 29 gennaio 2020

Il Garante Privacy sanziona Eni Gas e Luce (Egl) per 11,5 milioni di euro



Ha provocato un discreto rumore il Comunicato stampa di alcuni giorni fa con il quale il Garante per la protezione dei dati personali annunciava di aver sanzionato Eni Gas e Luce (Egl) per un complessivo ammontare pari a 11,5 milioni di euro.
I titoli delle due sanzioni riportate all’interno del Comunicato in questione, riguardano rispettivamente i trattamenti illeciti di dati personali nell'ambito di attività di promozione commerciale (attraverso attività di telemarketing) e attivazione di contratti non richiesti, mediante uso dei dati dei clienti conferiti in altra sede.
E’ interessante condividere insieme alcune riflessioni riferite ai Provvedimenti in oggetto.
In primis, si può finalmente affermare – benché ovvio – che anche l’Italia ha iniziato a muovere i suoi primi passi nel valzer delle attività sanzionatorie in ambito privacy.
In Europa sino al mese di dicembre 2019, il monte sanzionatorio già complessivamente realizzato si aggirava intorno ai 400 milioni, con un contributo di “appena” 50.000 euro di attività del Garante italiano, con il famoso Provvedimento al portale Rousseau.
In secondo luogo è interessante notare una delle prime applicazioni concrete dei criteri introdotti dal GDPR per l’individuazione delle sanzioni correlate alle violazioni. Queste ultime infatti, riscontrate dal Nucleo Privacy della Guardia di Finanza, sono state elaborate secondo i criteri indicati nel Regolamento Ue n. 679/2016 (GDPR), tra i quali figurano l'ampia platea dei soggetti coinvolti, la pervasività delle condotte, la durata della violazione, le condizioni economiche di Egl.
Non si tratta di una vera e propria novità, ma rilevarli all’interno di sanzioni di entità pari a quelle comminate alla Società Egl dona tutto un nuovo sapore al senso dei criteri stessi. Non solo dunque il tradizionale aspetto della numerosità dei trattamenti o della natura degli stessi, più di frequente utilizzati con la previgente normativa, ma anche criteri di pervasività (correlati all’impatto che il comportamento sanzionato ha avuto sugli individui interessati), la durata del comportamento e –fondamentale rispetto al quantum- le condizioni economiche di Egl. Al contrario si potrebbe ipotizzare che, come più volte già peraltro affermato dal Garante anche rispetto alla sua precedente attività compiuta in vigenza del primo Codice Privacy, di fronte a enti o società dai numeri più modesti non ci si deve aspettare il pugno di ferro previsto dai massimali milionari di cui all’art. 83 commi 4 e 5.
Da ultimo è interessante notare che il Garante è voluto entrare nel merito del tipico disallineamento esistente tra il CRM (Customer Relationship Management - spina dorsale dell’apparato produttivo di ogni Società) e la gestione dei consensi raccolti. In particolare viene notato dall’Autorità che “gli episodi di temporaneo disallineamento del CRM e della black list di EGL hanno avuto circoscritte e limitate conseguenze ma configurano, in ogni caso, la violazione delle disposizioni di cui all’art. 5, par. 2 del Regolamento, poiché la Società non è stata in grado di assicurare e comprovare tempistiche e modalità di aggiornamento dello stato dei consensi nel CRM e nella propria black list; deve pertanto altresì prescriversi alla Società di realizzare in tempi certi la definitiva implementazione dei prospettati meccanismi volti a automatizzare i flussi di dati dal CRM alla black list in uso presso la società
Ciò vuol dire, come gli addetti ai lavori già ben sanno, che il principio di privacy by design di cui all’art. 25 diviene concreto nella misura in cui sono stati regolarizzati anche e soprattutto i flussi tecnico-informatici correlati ad un trattamento, non tanto le tonnellate di carta dietro alle quali a vario titolo le Società spesso si arroccano.
Nel rilevare dunque un buon inizio in questi primi Provvedimenti, sarebbero altresì auspicabili da parte dell’Autorità interventi di indirizzo e supporto più numerosi e, perché no, anche più profondi (ad esempio affiancamenti o training), nei confronti delle PA o del privato (specie se infrastruttura critica) su temi come questi, diversi da progetti più “alti” a livello formativo, realizzati per esempio con i recenti cicli di incontri SMEdata.
Naturalmente non si sborsano 11 milioni di euro senza fiatare per cui Egl ha presentato ricorso, vedremo cosa succede.

Andrea Puligheddu

Nota: l’obiettivo generale del Progetto SMEDATA consiste nel "Garantire l’effettiva applicazione del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati Personali attraverso la sensibilizzazione, la moltiplicazione della formazione e lo sviluppo sostenibile delle capacità per le PMI e le professioni legali".

- https://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9244351
- https://www.cwi.it/applicazioni-enterprise/crm
- https://smedata.eu/index.php/it/ ,




domenica 26 gennaio 2020

West Point Army Cyber Institute

Chi non ha sentito parlare, almeno una volta, del celebre istituto militare americano di West Point?
Non fosse altro per aver visto al cinema o in tv un qualunque film di guerra, l'Accademia Militare dell'Esercito statunitense è conosciuta in tutto il mondo.




L'Accademia Militare vede la luce nel lontano 1802, grazie alla firma del presidente americano Thomas Jefferson che ne decretava per legge la nascita.
La missione dell'Accademia consiste nell' "to educate, train, and inspire the Corps of Cadets so that each graduate is a commissioned leader of character committed to the values of Duty, Honor, Country and prepared for a career of professional excellence and service to the Nation as an officer in the United States Army".
Per mantenere fede alla missione, l'Accademia di West Point si dimostra attenta ai cambiamenti e in questo senso non poteva mancare l'attenzione verso un settore emergente come il mondo cyber, così nel 2012 il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito americano, riconosciuta la necessità di una organizzazione capace di una opinione strategica in materia fondò, all'interno di West Point, il "Army Cyber Institute" (ACI), concepito come "national resource for research, advice, and education in the cyber domain, engaging military, government, academic, and industrial cyber communities in impactful   partnerships to build intellectual capital and expand the knowledge base for the purpose of enabling effective Army cyber defense and cyber operations".
Naturalmente l'istituto venne provvisto di personale (esperti ed educatori civili e militari) e di fondi per lo svolgimento della propria missione.
Attualmente l'istituto ha il mandato di svolgere ricerche interdisciplinari, fornire suggerimenti e insegnamenti in ambito cyber, lavorando con il DoD, l'Esercito, il Governo USA, le comunità accademiche e industriali per costruire il capitale intellettuale e la base di conoscenze comuni necessarie per poter compiere efficaci operazioni di cyber defense.
Tra i progetti più interessanti pubblicati sul sito meritano certamente attenzione il progetto "All-Army CyberStakes",  una competizione sul formato "Capture the flag" giunta alla quarta edizione e aperta ai dipendenti del Governo Federale USA ed ai cadetti  elle Accademie e del Reserve Officer Training Corp (ROTC).
Ugualmente interessante il programma di ricerca Jack Voltaic, che servirà da test per verificare le capacità di difesa cyber e la comprensione del ruolo militare in un attacco cyber e nell'identificazione dei gap e delle ridondanze nelle misure di risposta.


Alessandro Rugolo


Per approfondire:
- https://www.westpoint.edu/;
- https://www.acictf.com/;
- https://www.acictf.com/about/;


giovedì 23 gennaio 2020

Conto alla rovescia per ITASEC 2020

Nell’anno 2020 sarà la città di Ancona ad ospitare la quarta edizione dell’ITASEC, organizzata dal Laboratorio Nazionale di Cybersecuritydel CINI e in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e l’Università degli studi di Camerino.
La conferenza si svolgerà nel corso di quattro giornate, dal 4 al 7 febbraio e riunirà esperti, ricercatori e giornalisti provenienti da tutto il mondo con l’obiettivo di discutere dei temi caldi legati al mondo cyber tra i quali Blockchain nazionale ed IA, il perimetro nazionale per la sicurezza cibernetica, Golden Power e molti altri.
Quest’anno vi sarà un marcato interesse per argomenti quali la diplomazia cibernetica nel cyberspazio e disparità di genere nel mondo informatico.
Alle discussioni su queste tematiche si affiancheranno anche workshop e tutorial legati alle suddette tematiche, da notare l’evento che si terrà il 4 febbraio dedicato ai giornalisti, un tutorial che avrà come obiettivo acquisire conoscenze su tematiche legate alla sicurezza delle fonti e telecomunicazioni nell’ambito cyber ed un workshop su startup, IA e big data.
Alla fine di questi due eventi i partecipanti avranno la possibilità di maturare 5 crediti formativi.
Personalità di spicco in ambito cyber, membri di istituzioni, industria e molti altri si daranno il cambio durante questi quattro giorni di full immersion nel mondo della sicurezza informatica italiana dove si parlerà e deciderà del futuro in questo campo.
Oltretutto durante l’evento verrà premiata la squadra che si è maggiormente distinta durante l’ultima edizione di cyberchallenge.it
Non solo panel e workshop ma anche divulgazione ed intrattenimento, durante l’evento si terrà la prima escape room a tema cyber dove i partecipanti avranno l’obiettivo di risolvere rompicapi ed uscire da una stanza chiusa seguendo una trama progettata appositamente per l’evento.
Un evento da non perdere, per tutti gli interessati, le iscrizioni sono aperte a quota ridotta fino al giorno 24 gennaio sul sito itasec.it

Francesco Rugolo

Foto Ministero della Difesa (ITASEC 19)

domenica 19 gennaio 2020

Giulia va in biblioteca...

Il nonno aveva insistito perché il telescopio (lungo occhio, come lo chiamava Giulia), restasse a casa sua, almeno fino a quando non avesse spiegato a Giulia il suo funzionamento e i rischi nell'utilizzarlo in modo sbagliato. Giulia aveva protestato un po', ma aveva subito capito che sarebbe stato un modo per andare a trovare il nonno ancora più frequentemente di come già faceva. Inoltre in questo modo il nonno, che aveva molto tempo perché non doveva andare a scuola, poteva controllare da vicino quello che accadeva a Gionzo così lei si sentiva più tranquilla.
Lungo Occhio era dunque diventato parte integrante dell'arredamento della casa del nonno. Nella parete, affianco alla finestra, avevano appeso assieme una mappa delle stelle e la carta da regalo in cui si vedevano tutti i pianeti. Il nonno aveva poi sistemato un tavolino basso con una sediolina per Giulia e sul tavolino aveva trovato posto un blocco da disegno, un pacco di pennarelli, una matita con la gomma incorporata e il vecchio pupazzo di Gionzo.
Giulia era rimasta affascinata, adesso aveva un suo punto d'osservazione che era anche il suo posto di lavoro, una scrivania come quella dove lavorava il suo papà. Cominciava a sentirsi grande e la cosa le faceva piacere, voleva dire che a breve, forse, sarebbe diventata estronauta...
Quella mattina non c'era scuola, era successo qualcosa nella mensa, non aveva capito bene cosa, ma doveva essere grave perché la mamma e il papà ne avevano parlato molto insistentemente la sera prima a tavola, ma a lei interessava solo sapere che, come tutte le volte che non c'era scuola, avrebbe potuto passare tutto il giorno con il suo amatissimo nonno. Per cui, senza aspettare che la mamma le dicesse cosa fare, appena alzata aveva preparato diligentemente il suo zainetto, mettendo dentro tutto quello che poteva servirle per la giornata. 
Lo zainetto era piccolo e ci stava appena il nuovo pupazzo di Gionzo ma Giulia era riuscita ad infilarci anche degli altri oggetti, tra cui due ghiande raccolte il giorno prima in giardino e un maglioncino di lana che le piaceva tanto, anche se sapeva che non lo avrebbe utilizzato perché si era in primavera inoltrata e le giornate erano già tiepide.
Mentre ancora faceva colazione arrivò il nonno per potarla con sé. I genitori di Giulia lavoravano tutto il giorno e sarebbero usciti di li a pochi minuti, per essere inghiottiti dal tran-tran quotidiano del lavoro...
- Buon giorno piccola - disse il nonno baciandola sui capelli dai riccioli d'oro - come va oggi? Sei pronta per una nuova avventura?
- Certo che si. Sono prontissimissima… e cosi dicendo alzò le braccia verso il nonno quasi rovesciando la tazza di caffellatte (di caffè non ce n'era naturalmente, lei era ancora piccola, al suo posto la mamma aggiungeva un cucchiaio di Nesquik che lo rendeva più saporito!).
- Bene, allora finisci la colazione che si parte!
Naturalmente non c'era alcun bisogno di ripeterlo perché Giulia già beveva l'ultimo sorso, senza troppa attenzione, col risultato di alzarsi da tavola con degli splendidi baffetti di schiuma sulle labbra...
- Oggi andiamo a prendere un libro in biblioteca…
- Ma nonno, dobbiamo proprio? Io pensavo che potremmo usare il lungo occhio
- Telescopio, Giulia… si chiama telescopio...
- Si nonno, il teleschioppo volevo dire… per vedere le stelle.
- Ma Giulia, guarda il cielo - disse il nonno indicando col dito un punto in alto nel cielo in cui non c'era proprio niente.
- Non vedo niente nonno…
- Appunto, è troppo presto per vedere le stelle. Adesso loro dormono, dato che stanno fuori tutta la notte (e mentre lo diceva ridacchiava come faceva sempre quando scherzava).
- Ma no nonno, le stelle sono sempre lassù, ma c'è troppa luce del Sole e quindi non le possiamo vedere, disse Giulia con la sua voce più seria che riusciva ad avere quando era con il nonno!
- Ieri abbiamo visto un documentario di Piero Angela alla Tv e hanno parlato proprio delle stelle, del Sole e anche di Alfacentaria… - aggiunse Giulia con soddisfazione.
- Brava, allora sai già tutto. Ed io che pensavo di andare in biblioteca a prendere proprio un libro che parla dei pianeti e delle stelle. Visto che sai già tutto andiamo al parco a giocare con gli scoiattoli...
- Non se ne parla popio! - disse Giulia con i pugni sui fianchi, pronta a combattere. - Andiamo in brinbrioteca a prendere un libro. Non so tutto ancora, chissà quante cose ci sono che non conosco… e per diventare estronauta dovrò studiare tantissimo. L'ha detto ieri Piero Angela...
- Ok, allora andiamo in biblioteca. - e detto ciò si incamminarono verso la vicina biblioteca. Il bibliotecario era un amico del nonno e li aiutò a trovare qualche libro adatto alla bisogna guidandoli attraverso gli scaffali pieni di libri.
Giulia si guardava attorno affascinata. Non era la prima volta che veniva in biblioteca col nonno ma adesso cominciava a capire il valore dei libri. In ogni libro infatti si nascondevano, dietro i simboli della scrittura (che lei cominciava a decifrare) tantissime storie interessanti e a lei sconosciute… ma soprattutto era interessata a tutto ciò che avrebbe potuto aiutarla a diventare estronauta.
Si fermarono  di fronte ad uno scaffale pieno di libri illustrati sull'universo e il nonno si mise a parlare con l'amico bibliotecario cercando di capire quale libro fosse più adatto allo scopo. Serviva un libro con tante belle foto a colori ma anche con un minimo di spiegazioni scritte in modo semplice.
Dopo averne sfogliato diversi finalmente si misero d'accordo su due volumi di grande formato...
- Allora buona giornata a te e alla tua piccola estronauta - disse il bibliotecario stringendogli la mano - e buono studio. Comunque segui il mio consiglio, inizia dall'inizio, ovvero dal Sole…. e con queste parole si salutarono.
- Nonno nonno, possiamo cominciare dal Sole? Io penso che sia molto importante cominciare dal Sole ed oggi c'è proprio un bel Sole grande e possiamo guardarlo con il lun... teleschioppo, non è vero?
- Si, penso che si possa iniziare proprio dal Sole, ma prima ci serva una lente particolare che dobbiamo andare a comprare. Ma facciamo subito, vedrai… così, invece che rientrare a casa nonno e nipotina si diressero verso il negozio di ottica del loro paese, alla ricerca di una lente per guardare il Sole...

Alessandro Rugolo

domenica 12 gennaio 2020

Ransomware: un po di storia. Il lato oscuro della cryptologia

Da qualche tempo si sente parlare di ransomware: uno degli attacchi più conosciuti, forse perché consiste nel mettere le mani direttamente nel portafoglio di chi ne rimane vittima. Ransomware, nel cyberspace, è sinonimo di rapimento a scopo di riscatto nel mondo reale e questo lo capiscono tutti. Poco importa se ad essere rapiti siano i nostri dati e non un parente, un amico o un conoscente, la paura di essere colpito da un ransomware è almeno uguale a quella di un rapimento.
Sono molte le società colpite da ransomware negli ultimi anni, di alcune abbiamo già parlato, di altre non sentiremo mai parlare perché, come spesso accade, alla paura di essere colpiti dal ransomware, in caso reale, segue quella di perdere la faccia, specialmente quando ad essere colpita è una società, magari del mondo delle TLC o della Difesa o ancor peggio, della sicurezza informatica.
Per alcune società infatti il danno maggiore non è il pagamento del riscatto per riavere i propri dati ma il fatto che la cosa diventi pubblica e che la reputazione dell'azienda ne sia intaccata.
Eppure, nonostante si parli spesso di ransomware non sono tanti coloro che sanno in che cosa consista e sono ancora meno quelli che conoscono la storia di questo tipo di attacco, almeno quella ufficiale, pubblica. Provimamo dunque a fare un po di chiarezza, spostandoci nel tempo e nello spazio per recarci in una università americana, la Columbia University, una delle università private più conosciute e importanti al mondo.
Siamo a New York.
In particolare dobbiamo ritornare indietro nel tempo fino all'autunno del 1995. In quel periodo uno studente di nome Adam Young, appassionato dello studio dei virus, seguiva un corso di computer security del professor Matt Blaze, uno dei più famosi criptologi, ricercatore e facente parte del board del TOR project. Tra le sue lezioni, sembra che una delle più interessanti (almeno per il nostro Adam Young) sia stata quella sul cifrario conosciuto con il nome di Tiny Encryption Algorithm (TEA), un algoritmo di cifratura progettato allo scopo di essere sicuro, veloce e di piccole dimensioni. Tale algoritmo è stato creato dunque per migliorare la sicurezza, velocizzando il processo di cifratura. 
Adam Young pensò che poteva essere interessante studiare come un tale algoritmo poteva essere impiegato in maniera differente, si mise infatti nei panni di un hacker. 
Come poteva essere impiegato l'algoritmo TEA per rendere ancora più pericoloso un attacco tipo quello dei "One-half virus" ?
One-half virus è un virus scoperto nel 1994 che cifra il contenuto dell'hard-disk infetto. E' un virus polimorfico, ovvero modifica se stesso ad ogni infezione per rendere più difficile il suo riconoscimento. Purtroppo, per un attaccante, un virus di questo tipo ha un difetto, infatti una volta scoperto, può essere osservato e studiato. In pratica il modo di vedere il virus è identico per il difensore e per l'attaccante. Le riflessioni sul tema portarono Young a considerare che se fosse stato possibile modificare il modo di vedere le cose, in pratica rendere asimmetrico il sistema, allora l'attacco poteva essere molto più pericoloso in quanto l'analista non avrebbe avuto modo di studiare il virus.
I termini simmetria e asimmetria sono impiegati spesso nella crittografia. Uno dei sistemi di cifratura più noti oggi consiste proprio nell'impiego della cifratura asimmetrica, basata sull'impiego di due chiavi di cifratura, dette "chiave pubblica" e "chiave privata". L'impiego di un sistema a due chiavi per potenziare un virus non era mai stata esplorata e proprio questo fece Young. Ma si trattava di una idea che andava studiata bene e per farlo ottenne il supporto della università che, grazie al professor Moti Yung, gli offrì la possibilità di sviluppare la sua tesi. 
Adam Young e Moti Yung hanno ideato il primo criptovirus (ovvero un virus che contiene e fa uso di una chiave pubblica), in questo modo l'hacker poteva cifrare i dati di una vittima e chiedere un riscatto per "liberarli". Riscatto che di solito ha un costo inferiore all'eventuale ricorso ad una società di sicurezza. 
La tesi fu discussa e i risultati vennero presentati anche alla conferenza del 6-8 maggio 1996 dell' IEEE Symposium on Security and Privacy con un intervento dal titolo: "Cryptovirology: extorsion-based security threats and countermeasures.
In particolare questo ransomware appartiene alla categoria dei cryptolocker.
Per concludere, una semplice osservazione sui ransomware: seppure assurti agli onori delle cronache in questi ultimi anni essi hanno un loro posto nella storia scientifica, sono documentati e studiati presso le università e, soprattutto, hanno ormai 23 anni compiuti, un'età più che rispettabile nel mondo ultraveloce dell'informatica... eppure ancora oggi continuano a fare danni!

Alessandro Rugolo

Per approfondire:
- Exposing cryptovirology, Adam Young, Moti Yung, Wiley publishing, 2004
- https://www.iacr.org/jofc/
- http://www.tayloredge.com/reference/Mathematics/TEA-XTEA.pdf
- https://www.f-secure.com/v-descs/one_half.shtml
- https://ieeexplore.ieee.org/document/502676
- https://www.difesaonline.it/evidenza/cyber/fine-anno-da-brividi-nel-cyber-spazio-tra-nuovi-rischi-e-vecchie-minacce-mutanti
- https://www.difesaonline.it/evidenza/cyber/satori-il-risveglio-delle-botnet-e-le-altre-sfide-del-2018-la-cyber-security

Giulia, Gionzo e il lungo occhio.

Quella sera Giulia era molto soddisfatta. Il nonno le aveva portato due regali. Il primo l'aveva scartato poco prima di cena. Si trattava di un bellissimo pupazzo di Gionzo.
Era un pupazzo di lana, morbido e profumato, bellissimo!
Giulia era seduta a tavola ma non vedeva l'ora di potersi alzare per scartare il secondo regalo. Il nonno aveva detto che si trattava di due regali di natale da parte di Gionzo ma lei sapeva bene che non era vero. Ormai era cresciuta e non era così facile ingannarla! Dove stava Gionzo, sulla sua navicella diretto verso Marte non c'era l'Ufficio Postale… Ma adesso il suo problema consisteva nel riuscire a convincere la mamma che poteva alzarsi per andare ad aprire il secondo regalo, il pacco più grande che stava poggiato sulla poltrona in pelle vicino al camino.
Chissà cosa conteneva!
Dal suo posto a tavola poteva vederlo. Si trattava di una scatola grande, un po' allungata, avvolta con la stessa carta con il disegno dei pianeti utilizzata per il suo nuovo pupazzo.
Non poteva trattarsi del telelunofono che aspettava con ansia, il pacco era troppo grande.
Ma allora di che cosa si trattava? Giulia non aveva idea… ma doveva essere qualcosa di fantastico.
- Mamma, posso alzarmi? Vorrei aprire il regalo assieme al nonno, prima di andare a letto… Giulia aveva pensato che forse la cosa più semplice era domandare il permesso. Si vede che stava crescendo. Fino a qualche mese prima avrebbe semplicemente provato ad allontanarsi e la mamma o il papà l'avrebbero costretta a stare seduta. Questa era la prima volta che chiedeva il permesso.
- Giulia, hai finito di mangiare?
- Si mamma... Rispose prontamente.
- Ed il nonno? Hai chiesto al nonno se ha finito di mangiare? Disse la mamma con tono di rimprovero...
- Si cara - rispose il nonno poggiando la forchetta - oggi non ho molta fame. Per cui, se per voi va bene, io e Giulia ci spostiamo vicino al camino per aprire il regalo.
- Certamente, potete alzarvi allora, ma consideratela un'eccezione. Disse con tono serio il papà di Giulia che fino a quel momento era stato in silenzio, e mentre parlava faceva l'occhiolino alla moglie per chiederle di lasciarli fare… per una volta le regole si possono anche violare.
- Siiii, urlò Giulia, che non credeva alle sue orecchie. Qualche istante le fu sufficiente per portarsi sopra il pacco e armeggiare, questa volta senza troppa attenzione nei confronti della carta, per aprirlo. Le ci volle però l'aiuto del nonno per estrarre una grossa scatola azzurra, sulla quale era impressa l'immagine di un piccolo telescopio, strumento che Giulia non conosceva.
- Nonno, nonno, che cos'è questo apparecchio? Disse Giulia col suo solito tono di voce - non ho mai visto una cosa del genere.
- Questo si chiama telescopio, nipotina mia, è uno strumento che serve per guardare il cielo. Le stelle, i pianeti, la Luna, Marte… e magari, se siamo fortunati, anche la piccola navicella di Gionzo!
Giulia era incredula. Gli occhi spalancati e la bocca aperta… per la prima volta nella sua vita di bambina non trovava il fiato per parlare, e per lei non era normale. L'emozione all'idea di poter vedere il suo amico Gionzo, anche se non capiva bene come fosse possibile, la costringeva ad un silenzio irreale. Poi, pian piano, la gioia prese il posto dello stupore e senza alcun preavviso finalmente riuscì a parlare… anzi, ad urlare.
E mentre urlava saltò in braccio al nonno pregandolo di spiegarle tutto di quel magico strumento che seppure aveva un nome cosi strano, e che aveva già dimenticato a favore del più semplice "Lungo Occhio", preannunciava delle splendide novità.
- Nonno, nonno, dai, fammi vedere come funziona questo lungo occhio… andiamo a vedere il nostro amico Gionzo… e mentre parlava lo tirava per i pantaloni verso la finestra.
- Un attimo piccola mia - disse il nonno - lasciami montare il cavalletto, due minuti e siamo pronti.
Giulia non stava più nella pelle e il resto della serata non stacco gli occhi dall'oculare per neanche un istante ed ogni cosa che guardava nel cielo era una concerto di "ho...", "siii…", "bellissimo..."
Guardarono prima di tutto la Luna, poi riuscirono a trovare Marte, quasi per miracolo (a causa della troppa luce non era facile vedere i pianeti). Giulia si sentiva molto più vicina al suo amico Gionzo e al Camaleone, che sapeva perduti lassù, in viaggio verso Marte.
Poi, una stella più luminosa di altre apparve nell'obiettivo...
- Vedi questa stella più luminosa? - Disse il nonno con una voce che sembrava preannunciare qualcosa di importante - Quella si chiama Alfa Centauri ed è la stella più vicina al Sole. Guarda che bella...
Giulia guardava affascinata. Quella sera le si era aperto un mondo, anzi, un Universo, di cui non aveva mai avuto veramente idea… Questo era un mondo tutto nuovo, enorme, da esplorare, magari assieme al suo amico Gionzo. Per la prima volta qualcosa le aveva fatto pensare che forse da grande avrebbe voluto esplorare il cielo… come faceva il suo amico Gionzo, su una navicella tutta sua. Anche lei, la piccola Giulia, voleva diventare una estronauta...

Alessandro Rugolo

sabato 11 gennaio 2020

USA - Iran, una nuova guerra ibrida dal futuro incerto

Esiste una guerra silenziosa. Le armi sono invisibili, gli schieramenti fluidi e di difficile identificazione. Potrebbe sembrare una spy story da romanzo eppure vicende come quella degli attacchi informatici avvenuti nel corso delle ultime elezioni americane sono soltanto alcuni tra i più eclatanti episodi di cyber war, una realtà a metà strada tra spionaggio e atto di guerra. Cina, Corea del Nord, Stati Uniti, Russia, cani sciolti, mercenari del web. Lo scenario è vasto e intricato”
Si tratta della descrizione del libro “Cyber War, La Guerra prossima ventura” di Aldo Giannuli e Alessandro Curioni e rappresenta benissimo lo scenario a cui stiamo assistendo dal 2007 ad oggi.
In questo scenario si innesta ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni tra USA e Iran, ossia quello che possiamo definire un nuovo conflitto ibrido che ha una chiara matrice politica. Allora, dando seguito a quanto scritto pochi giorni fa da Alessandro Rugolo nell’articolo: USA vs Iran: conflitto convenzionale o cyber ?, proviamo ad approfondire, anche da un punto di vista tecnico, quanto sta accadendo in questi giorni.


Il governo degli Stati Uniti ha emesso un avviso di sicurezza durante il fine settimana d’inizio anno, mettendo in guardia contro possibili atti di terrorismo e cyber-attacchi che potrebbero essere compiuti dall'Iran in seguito all'uccisione del generale Qassim Suleimani, avvenuto all’aeroporto di Baghdad da parte dell'esercito statunitense venerdì 3 gennaio. L’attacco aereo che ha provocato la morte del Generale Suleimani è accaduto dopo violente proteste e attacchi contro l'ambasciata americana a Baghdad da parte di sostenitori dell'Iran.
Dopo l'uccisione del generale Suleimani, la leadership iraniana e diverse organizzazioni estremiste affiliate al Governo, hanno dichiarato pubblicamente che intendevano vendicarsi contro gli Stati Uniti tanto che Il DHS (Department of Homeland Security) ha dichiarato che "l’Iran e i suoi partner, come Hizballah, hanno tutte le capacità per condurre operazioni cibernetiche contro gli Stati Uniti”.
Senza ombra di dubbio le Infrastrutture critiche rappresentano un obiettivo primario e, sempre secondo il DHS, i possibili scenari di attacco potrebbero includere "scouting e pianificazione contro le infrastrutture e attacchi cyber mirati contro una serie di obiettivi basati negli Stati Uniti."
"L'Iran ha un solido programma informatico e può eseguire attacchi informatici contro gli Stati Uniti," ha detto il DHS. "L'Iran è in grado, come minimo, di effettuare attacchi con effetti dirompenti temporanei contro le infrastrutture critiche negli Stati Uniti."
Anche se il Segretario alla Sicurezza Interna degli Stati Uniti Chad F. Wolf ha detto che "non c'è una minaccia specifica e credibile contro il Paese", l'allarme lanciato dal National Terrorism Advisory System (NTAS) avverte anche che "un attacco negli USA può avvenire con poco o nessun avvertimento".
Le aziende di sicurezza informatica, come Crowdstrike e FireEye, ritengono che eventuali futuri attacchi informatici colpiranno, con molta probabilità, le infrastrutture critiche statunitensi, molto probabilmente utilizzando malware con capacità distruttive e di cancellazione dei dati, come i gruppi di hacker sponsorizzati dallo Stato iraniano avrebbero fatto in passato contro altri obiettivi nel Medio Oriente.
Ciò che, forse, non è così noto, è il fatto che gruppi di hacking iraniani hanno ripetutamente attaccato obiettivi degli Stati Uniti nel corso dell'ultimo anno anche se le due motivazioni principali sono state da un lato il cyber-spionaggio (Silent Librarian) e dall’altro motivazioni di natura finanziaria attraverso gruppi criminali informatici (SamSam gruppo ransomware).
Joe Slowik, un cacciatore di malware ICS per Dragos, suggerisce che gli Stati Uniti dovrebbero adottare un approccio proattivo e prevenire alcuni attacchi informatici.
"Gli Stati Uniti o elementi associati agli Stati Uniti potrebbero utilizzare questo periodo di incertezza iraniana per interrompere o distruggere i nodi di comando e controllo o delle infrastrutture utilizzate per controllare e lanciare attacchi informatici ritorsivi, annullando tale capacità prima che possa entrare in azione" ha detto Slowik in un post sul blog pubblicato lo scorso sabato.
A valle di questo articolo, non si sono segnalate risposte provenienti da gruppi di hacker facenti riferimento al governo iraniano anche se abbiamo visto alcuni attacchi informatici di basso livello verificatisi durante lo scorso fine settimana, sotto forma di defacement di alcuni siti web.
Tra questi, quello più significativo è il portale ufficiale del governo, il “Federal Depository Library Program” (FDLP). Secondo un'analisi condotta che descriviamo nel seguito, sul portale FDLP era in esecuzione un'installazione obsoleta di Joomla ed è stato, molto probabilmente, sfruttando proprio le vulnerabilità dettate dalla mancanza di aggiornamento di Joomla stesso che gli hacker hanno eseguito il defacement.
In ogni caso, è giusto segnalare che questi attacchi sembrano essere stati effettuati da attori non affiliati con il regime di Teheran ma con una lunga storia di azioni di defacement non particolarmente sofisticati risalenti agli anni precedenti. Gli attacchi sembrano essere opportunistici e non legati ad operazioni pianificate.
Per il momento, la maggior parte delle ricadute relative all'uccisione del generale Soleimani sembrano essere limitate al fronte politico. Per fare un esempio, il governo iraniano ha annunciato nella giornata di martedì 7 gennaio che non avrebbe rispettato più i limiti contenuti nell'accordo nucleare Iran-USA 2015, dal quale gli USA si erano peraltro già ritirati unilateralmente. Inoltre, il parlamento iracheno ha anche votato per cacciare le truppe statunitensi dal paese.
Nel frattempo, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha esortato i cittadini statunitensi a lasciare immediatamente l'Iraq in quanto le loro vite potrebbero essere in pericolo e potrebbero essere intrappolate nel mezzo di complotti e rapimenti terroristici. Quello che è avvenuto dopo, con il lancio dei missili iraniani, è, forse, solo l’inizio di un qualcosa che tutti vorremmo terminasse subito.

Breve Analisi del Defacement di FDLP.gov

A noi interessa, però, capire cosa sia successo in termini cibernetici e quali siano stati i fattori che hanno portato al defacement di molti siti americani. Alla stesura questo articolo, se ne contavano già 150. Per farlo, come anticipato, focalizziamoci sul sito http://fdlp.gov/. Consentitemi, pertanto, di iniziare dicendo che questo defacement non è né una sorpresa né, tantomeno, merita necessariamente una grandissima attenzione ma è un esercizio da cui si possono imparare molte cose in merito alla cultura del defacement e da cui si possono trarre spunti interessanti per ricerche future.
Il defacement è di una semplicità estrema. Gli attaccanti hanno caricato due immagini e oscurato il resto della pagina. Hanno aggiunto il bit standard "lol u get Owned" nella parte inferiore della pagina e, una volta modificata la pagina del sito, si sono dedicati a lanciare defacement automatici verso altri siti grazie a tecniche di SQL Injection.

Quello che si è rivelato davvero interessante è il fatto che c'erano dei dati di tipo EXIF ​​in "we_resist.jpg" il che indica il fatto che erano stati creati nel 2015 con Adobe Photoshop CS6. L'immagine immediatamente sottostante, quella con Donald Trump (1.jpg) non aveva, invece, questo genere di dati. Visto che quasi tutti i principali siti di hosting di immagini e siti di social media rimuovono questi dati, questo fatto, di per sé. Rappresenta un'anomalia interessante.


Facendo un po' di ricerche in relazione al nome dell'immagine è emerso un sito “izumino.jp”. Questo sito si concentra sulla raccolta di metadati estremamente rilevanti per le attività di defacement e, quindi, ha consentito di scoprire che il nome dell'immagine era presente nel codice sorgente di un precedente defacement.

L'immagine è stata originariamente caricata su un sito di hosting di immagini in lingua persiana dove è ancora disponibile (http://s6.picofile.com/file/8223803084/we_resist.jpg). L'immagine è stata utilizzata per la prima volta nel 2015 in una violazione avvenuta ai danni del sito supersexshop.com.br e successivamente, su altri siti. Questi defacement sono stati segnalati in una classifica dei defacement conosciuta come Zone-H da “IRAN-CYBER” che contengono circa 2.447 "notifiche" di defacement risalenti alla fine del 2015. Vale la pena notare che nessuno ha rivendicato il defacement di FDLP su Zone-H.
Fin dall’anno in cui fu creato, nel 2008, FDLP.gov è sempre stato un sito basato su Joomla. Il codice è stato modificato nel corso degli anni con un cambio di modello avvenuto nel 2014 e plug-in differenti che sono stati implementati nel corso degli anni. Tuttavia, quando si osserva il codice sorgente più recente, prima della defacement, sembra che molti plug-in, come MooTools, e dipendenze esterne, come Bootstrap, non siano stati aggiornati dal 2012.

Ora che abbiamo stabilito che gran parte del codice non veniva aggiornato dal 2012, proviamo a dare un'occhiata ai plug-in e ai vari componenti. Navigando tra le due pagine si evidenzia quanto segue:
media/com_rsform
media/com_hikashop
media/mod_rsseventspro_upcoming
modules/mod_djmegamenu
plugins/system/maximenuckmobile
La cosa sconvolgente è che una di queste stringhe è stata realizzata senza criteri di sicurezza e, pertanto, con la possibilità di accettare e pubblicare eventuali modifiche apportate da un qualsiasi utente, senza alcun privilegio amministrativo ☹
Se diamo un’occhiata alla RSForm quello che appare evidente è che questa era presente fin dal 2014 sulla pagina fdlp.gov/collection-tools/claims e che la versione in essere presentava delle vulnerabilità note da oltre un anno e mezzo come segnalato da KingSkrupellos.
Insomma, per finire, purtroppo, tutto il mondo è Paese 😊

Carlo Mauceli

Nota:
Defacing - termine inglese che, come il suo sinonimo defacement, ha il significato letterale di "sfregiare, deturpare", in italiano reso raramente con defacciare) nell'ambito della sicurezza informatica ha solitamente il significato di cambiare illecitamente la home page di un sito web (la sua "faccia") o modificarne, sostituendole, una o più pagine interne. Pratica che, condotta da parte di persone non autorizzate e all'insaputa di chi gestisce il sito, è illegale in tutti i paesi del mondo.
Un sito che è stato oggetto di questo tipo di deface vede sostituita la propria pagina principale, spesso insieme a tutte le pagine interne, con una schermata che indica l'azione compiuta da uno o più cracker. Le motivazioni di tale atto vandalico possono essere di vario tipo, dalla dimostrazione di abilità a ragioni ideologiche. Le tecniche utilizzate per ottenere i permessi di accesso in scrittura al sito sfruttano solitamente i bug presenti nel software di gestione del sito oppure nei sistemi operativi sottostanti; più raro il caso di utilizzo di tecniche di ingegneria sociale.

Fonti: