Lo studio condotto prende in esame le capacità cyber e la volontà all'impiego di trenta Nazioni, redigendo una classifica in testa alla quale si trovano gli Stati Uniti, seguiti a qualche lunghezza da Cina e Regno Unito. Solo quarta la Russia. A seguire i Paesi Bassi, la Francia, la Germania, il Canada, il Giappone e l'Australia.
Tra le prime dieci nazioni vi sono quattro appartenenti alla cosiddetta "Five eyes", solo la Nuova Zelanda è più indietro, occupando la quindicesima posizione.
Sempre da una analisi sommaria si nota che tre nazioni su dieci sono europee, Paesi Bassi, Francia e Germania.
Ma, ci si potrebbe chiedere, come è stata stilata la classifica?
E perché una nuova classifica dato che già ne esistono altre?
Iniziamo col dare risposta alla prima domanda.
Il Belfer Center nasce nel 1973 come istituto statunitense, situato a Cambridge, nel Massachusetts con lo scopo di occuparsi di analisi e studi internazionali nel campo del nucleare e del controllo degli armamenti. Il suo campo d'azione negli anni si è ampliato ed oggi comprende anche il dominio cyber.
Con questo studio - parole di Eric Rosenbach (1) - il team del Belfer Center ha prodotto il miglior modello per censire la potenza cyber (di uno Stato).
Il gruppo di lavoro, bisogna riconoscerlo, ha fatto un ottimo lavoro nella identificazione dei possibili obiettivi nazionali alla base dello sviluppo e impiego del cyber power:
1. Surveilling and Monitoring Domestic Groups;
2. Strengthening and Enhancing National Cyber Defenses;
3. Controlling and Manipulating the Information Environment;
4. Foreign Intelligence Collection for National Security;
5. Commercial Gain or Enhancing Domestic Industry Growth;
6. Destroying or Disabling an Adversary’s Infrastructure and
Capabilities;
7. Defining International Cyber Norms and Technical Standards.
Come detto in precedenza esistono già altri indici che misurano in qualche modo il cyber power.
Tra questi abbiamo trattato in un precedente articolo del GCI (Global Cybersecurity Index) del International Telecommunications Union.
Esiste un secondo indice che analizza la maturità di 75 Paesi nel settore cyber e dei servizi digitali, si tratta del Potomac Institute's Cyber Readiness Index.
Il terzo indice, sviluppato da Economic Intelligence Unit & Booz Allen Hamilton, si chiama Cyber Power Index e misura il cyber power dei Paesi del G20 ma non comprende le capacità di cyber offensive essendo incentrato principalmente su indicatori economici.
Nello studio si effettua un paragone tra le diverse metodologie, da cui risulta la maggior precisione del nuovo indice. Da notare che sia nel GCI del ITU, sia nel CPI il Regno Unito risultava al primo posto, posizione occupata nel nuovo indice dagli Stati Uniti.
Molto interessante notare che secondo il NCPI, seppure il primato nel settore cyber sia in generale attribuito agli Stati Uniti, la Cina è indicata come la nazione con il maggior punteggio in relazione al "Intent" che è definito come:
"measurement of the quality and quantity of government planning initiatives (i.e. national cyber security strategies, crisis plans, and other related government planning documents). It is a subjective assessment of the government’s “observed behavior” on cyber relevant issues".
Ciò è in linea con la narrativa generale statunitense che descrive la Cina come una nazione estremamente aggressiva in tutti i campi.
In definitiva, lo studio è molto interessante e dovrebbe essere approfondito, soprattutto in relazione al fatto che l'Italia risulta essere in ventinovesima posizione su trenta Paesi !
Alessandro RUGOLO
Note:
(1) Eric Rosenbach è Co-Director del Belfer Center e Former Chief of Staff and
Assistant Secretary for the U.S. Department of Defense
Per approfondire:
- https://www.belfercenter.org/publication/national-cyber-power-index-2020/;
- https://www.difesaonline.it/evidenza/cyber/global-cybersecurity-index-2017-italia-al-31%C2%B0-posto-discesa
- https://www.itu.int/pub/D-STR-GCI.01-2018
- https://www.potomacinstitute.org/images/CRIndex2.0.pdf
- https://www.smartdatacollective.com/cyber-power-index/