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domenica 17 maggio 2015

Antica India, la culla della civiltà

Quante cose si danno per scontate!
Per esempio, nel mio caso, ho sempre pensato che la scrittura più antica fosse quella mediorientale cuneiforme assieme alla geroglifica egizia, mentre tra i testi più antichi ho sempre messo la bibbia, i testi delle piramidi e l'epopea di Gilgamesh.
Ora, leggendo questo libro, ho scoperto che, forse, i testi indiani che vanno sotto il nome collettivo di "Veda",
sono ancora più antichi, come il sanscrito, la lingua utilizzata per scriverli.
Certo, non ci metterei la mano sul fuoco, ma gli autori sostengono la cosa con convinzione.
Da dove viene questa loro convinzione? Dai Veda.
I Veda sono dei testi sacri che secondo i tre autori sono stati scritti in epoca remota. Ma quanto remota?
Questo è ancora da capire, sia perchè l'India ha una tradizione orale molto importante, sia perché i testi fanno riferimento ad una geografia dell'India che in parte non esiste più ed infine a causa delle distorsioni dovute alle interpretazioni storiche eurocentriche che hanno sempre negato all'India la giusta posizione nella cultura e nella storia del mondo.
I Veda sono i testi sacri più lunghi e complessi del mondo. Il Rig-veda, il più antico, è una raccolta di 1028 inni in lode del Divino. Notate bene che ho detto del Divino, al singolare, questo perchè nonostante si pensi comunemente che in India si adorino tanti dei, questi non sono altro che diversi aspetti della stessa unica divinità.
Il secondo dei Veda si chiama Sama-veda ed è un manuale liturgico che in buona parte riprende gli inni dal Rig-veda. Il terzo testo è l'Yajur-veda, ovvero il testo degli inni sacrificali. Sembra essere stato composto verso la fine dell'epoca vedica. Infine vi è l'Atharva-veda, un testo particolare e probabilmente più recente.
I testi sacri Veda non sono gli unici testi antichi provenienti dall'India, a questi occorre aggiungere i Brahmana, le Upanishad ovvero le scritture esoteriche e gli Aranyaka, testi destinati agli iniziati.
Ma, dopo aver dato dei cenni generali, potreste chiedermi: di che periodo sono i testi di cui si parla? Perchè ci dici che sono probabilmente i più antichi del mondo?
Devo dire che il libro, da questo punto di vista,  è molto interessante perchè ripercorre la storia degli studi fatti sui testi riportando le differenti ipotesi avanzate nel tempo sull'antichità dei testi vedici e sulla storia antica della stessa India. 
Una delle cose che più mi ha colpito è la teoria dell'invasione ariana dell'India. In breve si tratta di una ipotesi avanzata da alcuni studiosi europei, principalmente Max Muller e Gordon Childe, che legando l'uso della lingua al gruppo etnico ariano indirizzarono involontariamente gli studiosi nel pensare che un popolo nord europeo, gli ariani per l'appunto, avessero invaso l'India in tempi passati e da questa invasione nascesse la cultura indiana. Le prove a favore dell'ipotesi avanzata erano praticamente nulle ma la situazione politica dell'Europa di fine Ottocento e inizio Novecento era tale che l'ipotesi divenne ben presto verità e venne utilizzata, tra l'altro, per giustificare la superiorità della razza ariana sul resto del mondo.
E dire che il termine Ariano, che deriva dal sanscrito Arya, significava nell'antica India "nobile", "istruito"! Che beffa.
Ma torniamo per un attimo alle cose che si danno per scontate. 
La maggior parte delle persone da per scontato che l'evoluzione della società umana sia lineare. Da animali si è divenuti uomini cominciando a coltivare la terra, raggruppandosi in villaggi vicino ai fiumi. I villaggi ben amministrati crebbero divenendo città... e così si arriva ai giorni nostri.
Eppure le cose non sono così semplici e lineari.
Quante volte un terremoto, uno tzunami o una epidemia hanno rigettato l'uomo ad uno stadio di sviluppo precedente?
Non si può sapere, ma è accaduto di sicuro.
Nel lontano oriente la scoperta di diverse città datate almeno al 2000 a.C. confermano il fatto che la storia procede a singhiozzo e che culture anche molto avanzate possono regredire e scomparire del tutto.
Harappa, Mohenjo Daro, Kalibangan e tanti altri siti che sono stati scoperti all'inizio del Novecento, dimostrano che esistettero città nel passato remoto, città che scomparvero quando, probabilmente a causa di enormi sconvolgimenti terrestri, un fiume ad oriente dell'Indo scomparve, lasciando spazio ad una enorme pianura quasi desertica. Questo fiume scomparso, probabilmente è lo stesso fiume di cui si parla nel Rig-veda, il Sarasvati, oggi nascosto sotto le sabbie del deserto di Thar. Eppure se qualcuno avesse utilizzato le informazioni riportate nel Rig-veda, come fece Schliemann per la sua ricerca di Troia, avrebbero consentito di trovare città e tesori dove oggi effettivamente si stanno trovando.
Se le cose andarono così, occorre cominciare a pensare che i Veda vennero composti prima degli sconvolgimenti che fecero si che il Sarasvati scomparisse. Se così fosse i Veda sarebbero realmente i testi più antichi del mondo!
Dunque, intorno al 2000 a.C. (o prima!), sconvolgimenti di immani dimensioni cambiarono la faccia della terra nel territorio dell'India, cancellando fiumi e popolazioni intere. Una domanda, possibile che tali sconvolgimenti abbiano lasciato indenne il resto del mondo?
Non saprei, però mi sembra strano che simili sconvolgimenti possano accadere senza che il resto del mondo ne subisca una qualche influenza.
Comunque sia andata, una cosa posso dirla con certezza, nella mia lista dei libri da leggere, i Veda hanno conquistato una posizione prioritaria. Nella mia biblioteca gli ho già riservato un posto d'onore, affianco ad "Antica India, la culla della civiltà".


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 2 maggio 2015

Il genio della bottiglia, di Joe Schwarcz

Se avessi dato retta al mio istinto non avrei comprato il libro! Solitamente il primo approccio ad un libro è guidato dalla lettura del titolo, sarà sbagliato, ma se non mi piace difficilmente vado oltre.
Per fortuna ero con mia moglie in libreria. Il libro l'ha comprato lei ed è stata lei, dopo averlo letto, ad incuriosirmi, leggendo a voce alta qualche passo interessante.
Così anche io l'ho letto e devo dire che è stata una piacevole scoperta.
L'autore, Joe Schwarcz, è professore di chimica alla McGill University di Montreal, in Canada.
Di cosa parla, vi chiederete.

Non è il classico libro di chimica, difficile e talvolta noioso da seguire, ma un interessante percorso attraverso la chimica che ci circonda nella nostra vita di tutti i giorni. La chimica e la sua storia si intrecciano amabilmente, portando il lettore a scoprire assieme la chimica e gli uomini, protagonisti delle scoperte.

Spesso le scoperte, soprattutto nel campo farmaceutico, sono successe per caso, come pure per caso si sono scoperti gli effetti secondari, a volte benevoli, a volte cattivi, dei principi attivi e delle loro interazioni con altre sostanze naturali o meno.
Quando leggiamo il bugiardino di un farmaco difficilmente troviamo indicazioni del tipo, "attenzione, non assumere con succo di pompelmo", eppure il succo di pompelmo possiede delle sostanze in grado di accrescere l'efficacia di alcuni farmaci utilizzati per curare l'ipertensione. Naturalmente la cosa potrebbe anche essere pericolosa se non si fa attenzione. Ogni sostanza infatti, se presa nella giusta dose può far bene, ma se le dosi sono sbagliate...
 Poco tempo fa ho avuto un infarto e da allora sono sotto cura. Una delle mie medicine quotidiane è l'aspirina. Mai avrei pensato che l'uso dell'aspirina per la fluidificazione del sangue fu scoperta per caso da un medico di famiglia californiano, il dottor Lawrence Craven, che notò che i suoi pazienti che prendevano dei chewin-gum all'aspirina per alleviare i dolori della tonsillectomia, soffrivano spesso di emorragia. Fu lui che pensò di usare l'aspirina per evitare la formazione di coaguli di sangue nei pazienti che avevano sofferto di attacchi di cuore.
Tra i miei interessi vi è anche la storia. Quando studiai la dichiarazione di Balfour del 1917 (con la quale il governo inglese si disse disponibile all'insediamento degli ebrei in Palestina) non avrei mai pensato che tale dichiarazione fosse stata fatta per gratitudine verso un ebreo (il chimico Chaim Weizmann) che mentre cercava un metodo per produrre l'isoprene scoprì come produrre acetone dal frutto dell'ippocastano, acetone che servì alle fabbriche inglesi per produrre la cordite necessaria per la guerra.
Queste curiosità e tante altre, raccontate con dovizia di particolari, sono parte integrante del libro che vi consiglio di leggere.
Sono indeciso, se seguire il mio istinto riguardo ai titoli, e non acquistare gli altri libri dell'autore oppure fare un'eccezione e comprare "Come si sbriciola un biscotto?"...
Ancora non ho deciso, per ora buona lettura a tutti.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO