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lunedì 7 luglio 2014

Dracula, di Bram Stoker



Son so perchè ma ero convinto di aver letto da tempo uno dei classici del romanzo gotico, "Dracula", di Bram Stoker, scrittore irlandese (1847-1912). Eppure si trattava di una mia falsa convinzione, forse basata sui tanti film di vampiri che sono usciti in questi ultimi anni, forse un semplice errore.
Qualche settimana fa, mentre mi aggiravo tra gli scaffali della mia libreria personale, ho ritrovato il libro di Dracula, in lingua originale, comprato anni fa e mai letto, così mi sono reso conto che non conoscevo la storia del Dracula di Stoker ma solo alcuni luoghi comuni sui vampiri, il loro odio per l'aglio, la mancanza di immagine riflessa nello specchio, i poteri mentali che i vampiri esercitano sulle loro vittime e poco altro.
La storia si svolge tra la Transilvania e Londra e vede un gruppo di uomini impegnati nella lotta contro il male rappresentato da Dracula, un Conte non-morto, che dopo secoli di vita ritirata nella lontana Transilvania ha deciso di trasferirsi a Londra.
Stoker racconta la lotta contro questo mostro per il tramite dei diari dei protagonisti del romanzo attraverso articoli di giornale attraverso cui è possibile ricostruire lo sviluppo delle azioni.
Talvolta questi diari si sovrappongono, si intrecciano, sembra perfino che si allontanino dal filo principale del racconto per poi farvi immancabilmente ritorno.
Jonathan Harker, avvocato londinese, viene inviato dalla sua società presso il Conte Dracula per aiutarlo a preparasi alla nuova vita a Londra.
Il viaggio di avvicinamento al castello viene raccontato con maestria da Stoker che mette ben in evidenza i sentimenti della popolazione circostante nei confronti del Conte, temuto da tutti.
Jonathan porta a compimento il suo lavoro, rendendosi conto troppo tardi di trovarsi prigioniero nel castello del Conte...
 
Riuscirà a fuggire?
Riuscirà a tornare a Londra dalla sua amata Mina?
Chi è veramente il Conte Dracula?
 
Il libro ci racconterà tutto con dovizia di particolari... per cui, buona lettura a tutti!
 
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO 

giovedì 3 luglio 2014

Su goppai miu de Casteddu (Il mio compare di Cagliari)

Ancora si raccontano, a Gesico, storielle antiche che parlano dell'ingenuità delle persone umili.
Eccone una, raccontata da mia nonna Annunziata Carboni, che la cara zia Nina pochi giorni fa ha riportato alla mia memoria.

Un signore deve mandare un dono ad un compare che abita a Cagliari.
Siamo negli anni '50.
Chiama la domestica e le dice: "Porta custu presenti a goppai Luigi".
     (Porta questo regalo a compare Luigi)
La ragazza, un po preoccupata risponde: "Sissignore, ma in dui dia deppi pottai?"
     (Sissignore, ma dove lo devo portare?)
"A Casteddu 'ndui bivvidi su goppai miu!"
     (A Cagliari, dove vive compare Luigi)
"A Casteddu?" Risponde la domestica.
     (A Cagliari?)
"Ma su merixeddu miu caru, deu non mi sciu giostrai beni in Casteddu, ma bandu cun d'una amiga mia cara, issa esti prusu acculturada de mei".
     (Ma, padroncino mio caro, io non mi so giostrare bene a Cagliari, ma vado con una mia amica che è più acculturata)
Così le due ragazze partono per la città.
Una volta arrivate, la ragazza più sveglia chiede all'altra quale fosse l'indirizzo.
La domestica risponde: "Su merixeddu m'a nau de bussai e domandai de goppai Luigi"
      (Il padroncino mi ha detto di bussare e chiedere di compare Luigi)
Così le due ragazze bussano alla prima porta che trovano.
- "Cosa volete?" Risponde una voce da dietro la porta chiusa.
"Esti vi signoria goppai Luigi?" Dicono timidamente le due ragazze paesane.
      (E' Lei compare Luigi?)
- Andate via, puttane zozze! Risponde una voce dall'interno scambiandole per donne di malaffare.
Le ragazze, capendo male, ringraziano e si allontanano.
"Duncasa, deppeusu bussai in cussa via e in cussa porta! DIce la più acculturata alla domestica.
     (Dunque, dobbiamo bussare in quella via e in quella porta.)
Si spostano di pochi metri e bussano ancora: - Toc, toc...
"Bivvidi innoi su signori nostru?" Chiedono ancora le due ragazze.
     (Abita qui, il signore nostro?)
Affacciandosi, una voce gentile risponde: "Chi cercate, signorine belle?"
"Ciccausu su signori nostru. Pottausu uno presenti de su goppai de vi signoria"
     (Cerchiamo il nostro signore. Portiamo un dono del suo compare.)
- Entrate pure - risponde l'uomo pregustando i doni - Cosa mi manda il mio bravo compare? Chiede interessato.
"Pottausu unu porceddu, pani de simbua e is pardulasa po fai una bella Pasca."
     (Portiamo un maialetto, pane di semola e le formaggelle per fare una buona Pasqua)
- Ma prego, accomodatevi pure. Risponde l'uomo furbescamente, approfittando della ingenuità delle due ragazze.
- Siete arrivate nella casa giusta e ringraziate tanto il compare per essersi disturbato con tutto questo ben di dio.
Le ragazze così tornano a casa soddisfatte.
Al loro rientro il padrone chiede come è stato il viaggio e se è stato facile trovare il compare.
"Facili facili, eusu bussau in sa prima porta e s'anti arrespustu - in cussa via e in cussa porta! -
      (Facilissimo, abbiamo bussato alla prima porta che ci è capitata e ci hanno risposto "in quella via e in quella porta")
Il padrone è così soddisfatto del lavoro svolto, ignorando però che il suo compare non aveva ricevuto niente!

Demuro Fernanda