Traduttore automatico - Read this site in another language

Visualizzazione post con etichetta storie per bambini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta storie per bambini. Mostra tutti i post

mercoledì 12 febbraio 2014

Il volpesce e l'estronauta - Secondo episodio

- Nonnino nonnetto caro, questa sera mi devi raccontare la storia dell'estronauta che incontra il volpesce. Come è fatto un volpesce caro nonno?
 
Giulia sembrava proprio eccitata. Quella sera aveva finito di cenare velocemente e dopo aver dato un bacio al papà e alla mamma era corsa dal nonno urlando che era ora di andare a letto.

- Così presto? Come mai nipotina cara, sei forse stanca? Domandò il nonno che senza aspettare risposta la prese in braccio e la portò nella sua cameretta dalle pareti rosa. Un nuovo disegno si trovava appeso alla testata del letto, si trattava della lumallina verde della sera prima.

- Allora allora, dove aravamo arrivati? Se non ricordo male il nostro amico estronauta, come si chiamava...


- Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici. Proruppe la piccola Giulia quasi saltando in piedi sul letto.

- E brava la mia piccola! Dicevamo dunque che Gionzo mentre salutava la sua nuova amica lumallina verde, agitando la mano rischiò di colpire un volpesce che passava per caso proprio li vicino mentre rientrava a casa dopo una giornata di svago al Lunapark.

- Che bello il lunapark sulla Luna, ci voglio andare anch'io a giocare!

- Cara Giulia, può anche darsi che tu un giorno possa andare a giocarci, ma ora parlavamo del nostro amico volpesce. Devi sapere che il volpesce è un tipico animale lunare, un po' strano, con un grosso naso all'insù, diversi tentacoli rosa, alcuni lunghi altri più corti a seconda del giorno e del tempo. Ma devi sapere che la caratteristica principale del volpesce è la sua ala, una grande ala che circonda tutto il corpo e gli permette di volare per lunghe distanze. Il volpesce è infatti un pesce lunare volante!

- Ma io pensavo che il volpesce fosse un pesce con la testa di volpe! Disse Giulia un poco delusa.

- E no! Ti sei confusa, quello che dici tu si chiama pesciolpe ed è un animale molto pericoloso. Spero che il nostro amico estronauta non lo incontri mai altrimenti rischia di morire.

- Speriamo di no! Disse Giulia ancora più preoccupata, e mentre parlava con le matite colorate provava a disegnare il volpesce appena descritto dal suo caro nonno.

- Come ti chiami caro il mio astronauta? Disse il nostro amico volpesce agitando la sua ala in segno di saluto.

- Non sai che sulla luna si deve tenere la destra quando si cammina? Disse con serietà esagerata, quasi ci fosse stato un incidente stradale.

- Veramente no, non lo sapevo e poi io ero fermo! Comunque ti chiedo scusa per il mio errore. Farò più attenzione la prossima volta. Però vorrei farti notare che io sono un estronauta e mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici. E mentre diceva questo allungò la mano come per stringere la mano del volpesce, ritraendola subito dopo, rendendosi conto che il volpesce non aveva una mano con cui ricambiare il saluto.

- Non preoccuparti. Non c'è problema non mi offendo. Devi sapere che tra noi volpesci non ci si stringe la mano per salutarsi ma si agita l'ala, in questo modo. E mentre parlava agitava sinuosamente la sua ala, come se si trattasse di un leggerissimo e splendente vestito di seta. Mentre l'ala si agitava in segno di saluto la luce del sole vi si rifletteva sopra creando tanti piccoli arcobaleni che erano uno spettacolo.

- Che bei colori! Disse Gionzo, affascinato e stupito allo stesso tempo per quello spettacolo incredibile.

- E si, i miei colori sono belli. Anche se la luce quassù non è il massimo, soprattutto dall'altra parte. E mentre lo diceva indicava con gli occhi una qualche destinazione lontana.

- Devi sapere che io abito sull'altro lato della Luna, quello scuro e a voi sconosciuto. Non che non sia un bel lato, sia chiaro, è casa mia! Ma è un po più scuro di questo lato. Però ha i suoi lati positivi. Per esempio, se vai a sbattere contro qualcuno nessuno ti dice niente, visto il buio si è sempre giustificati! E poi, un altro vantaggio consiste nel poter giocare a nascondino senza cercare il nascondiglio più lontano e nascosto. Noi abitanti dell'altro lato siamo bravissimi in questo gioco, non ci trova mai nessuno!

- Nonno, ma esiste davvero un lato della Luna così scuro? Domandò Giulia incredula.

- E si, mia cara piccola Giulia, esiste eccome e il nostro amico Giovanbattistamarialorenzo l'estronauta doveva proprio recarsi laggiù per esplorare quel mondo di oscurità. Disse il nonno facendo presagire chissà quali misteri.

- Però al momento il povero estronauta era sconvolto, infatti non avrebbe mai immaginato che un volpesce potesse essere così chiacchierone.

- Si, hai proprio ragione nonno, è proprio un chiacchierone, forse perché ha due lingue! Disse ridendo la piccola Giulia.

- Brava! Te ne sei accorta anche tu allora. Immagina lo stupore del nostro amico Giovanbattistamarialorenzo quando si rese conto che il suo interlocutore aveva due lingue! E poteva usarle anche per dire due cose diverse o in due lingue diverse contemporaneamente anche se di solito le usava solo per dire il doppio delle parole.

Il nostro amico estronauta rimase a bocca aperta di fronte alla scoperta e estratto un taccuino prese subito un appunto che diceva: “Ricordarsi di aggiornare l'enciclopedia lunare alla voce volpesce indicando la presenza di due lingue”.

Mentre il nonno raccontava la piccola Giulia rideva, tenendo una mano sulla bocca per non interrompere il nonno.

- Ora però devo proprio andare via. Ti chiedo scusa ma non posso proprio stare anche se mi farebbe veramente piacere continuare ad ascoltarti - disse il volpesce all'estronauta – e mentre si allontanava con la sua andatura altalenante, sospeso a mezz'aria come ogni buon volpesce che si rispetti, continuava a parlare facendo domande con la lingua di sopra e a rispondersi con la lingua di sotto e quando non riusciva a capirsi perché parlava troppo velocemente, ricominciava da capo il discorso confondendosi e correggendosi da solo.

- Ma anche oggi, mia cara nipotina, è ora di chiudere gli occhietti e fare la nanna, perché domani sarà un altro giorno e dovremo accompagnare il nostro estronauta nella sua faticosa e pericolosissima esplorazione della faccia scura della Luna.

- Buona notte nonno e sogni d'oro - disse la piccola senza lamentarsi, già pregustando le avventure del giorno seguente...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 11 febbraio 2014

L'estronauta sulla Luna - Primo episodio

- C'era una volta un estronauta che...
- Si dice astronauta, nonno! Disse Giulia al vecchio che la teneva sulle gambe.
- Hai ragione ed hai torto Giulia - disse il nonno senza scomporsi - quelli normali si chiamano astronauti, quello di questa storia si chiama estronauta perchè era un astronauta molto particolare, ricco di fantasia e sempre pronto alle novità. Dunque dicevo che questo estronauta aveva appena messo piede sulla Luna...
La bambina guardava il nonno non troppo convinta, la spiegazione era stata sufficientemente chiara ma lei non aveva mai sentito parlare di estronauti. Comunque decise di non interrompere il nonno e ascoltare la storia fino alla fine prima di esprimere un suo giudizio. Il nonno era sempre stato bravo a raccontare storie.
- quando una lepre dalle lunghe orecchie gli balzò davanti andando quasi a sbattere contro il suo casco da estronauta.
- hei! - Urlò la lepre, fai attenzione tu, non hai visto i segnali? Non sai che noi lepri abbiamo la precedenza su voi astronauti sulla Luna?
- Nonno, ma sei sicuro che sulla Luna ci siano le lepri? Disse Giulia con un sorriso beffardo sulle labbra.
- Ma certo! Vorresti forse metterlo in dubbio? Non sai che sulla luna vivono tantissimi tipi di animali? Ci si possono trovare i porciali d'India, le lucianatre, gli ipposcorfani, i volpesci, le pecorelle nane da cratere e anche le lumalline verdi. E poi il nostro estronauta aveva una fervida fantasia e quindi anche se per caso quella lepre dalle lunghe orecchie non fosse stata proprio una lepre ma qualcosa di simile o di diverso, occorre far finta di niente e stare ad ascoltare. Disse il nonno spazientito e facendo finta di metter su il broncio.
- Dai nonno, non ti offendere, sai che scherzavo. Continua a raccontare la storia di questo signor estronauta e della lepre dalle lunghe orecchie. Io stò zitta, promesso!
- Bene, allora riprendiamo la storia anche se purtroppo mentre noi discutevamo la nostra lepre dalle lunghe orecchie è ormai scappata via. Non possiamo certo pretendere che si fermi ad aspettare che noi si finisca di discutere. Tutti sanno che le lepri dalle lunghe orecchie sono velocissime e che le lepri lunari sono ancora più veloci. Dovremo accontentarci di seguire il nostro amico estronauta, che per semplicità chiameremo con il suo nome di battesimo: Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici.
- Gionzo? Ma che nome è mai questo? Protestò vigorosamente la piccola Giulia. Ricordandosi poi che aveva promesso di non interrompere più, si portò velocemente le mani alla bocca facendo finta di sigillarla.
- Dicevo dunque che il nostro amico Gionzo, ancora esterrefatto dall'incontro con la lepre dalle lunghe orecchie, muoveva i suio primi passi sul suolo della Luna, quando ad un tratto sentì un urlo di dolore provenire dal basso. Preoccupatissimo abbassò il capo per vedere cosa avesse combinato, sperando di non aver calpestato una delle orecchie della lepre dalle lunghe orecchie. Infatti queste ultime erano veramente molto lunghe e nonostante la lepre fosse già passata da qualche secondo, le orecchie erano ancora davanti a lui.
- Ma che tipo di lepre era, nonnino caro, una lepre simile non l'ho mai vista ne sentita nominare. Disse Giulia ridendo sotto sotto.
- Non saprei, la prossima volta le chiederò i documenti. Rispose il nonno restituendo il sorriso. - Dicevo dunque che il nostro amico Gionzo abbassò lo sguardo e, davanti a lui, a mezzo metro di distanza, vide una piccola lumallina verde che si lamentava debolmente. Tutto preoccupato si abbassò e gli domandò cosa fosse accaduto, che male avesse e se poteva essere d'aiuto.
- Ma nonno, cos'è una lumallina verde?
- Non conosci le lumalline verdi? Ecco, lo sapevo che sarebbe stato meglio cambiare storia. La prossima volta ti racconto quella del Capitan Fracotta in viaggio su Marte! Comunque, visto che sei così curiosa ti faccio un disegno così puoi capire. Preso un foglio di carta dallo scrittoio e alcuni pennarelli Carioca che conservava dai tempi della scuola, il nonno si cimentò nella difficile arte del disegno con risultati a dir poco comici. Dai colori emerse uno strano essere, con il corpo da lumaca, compresa la sua casetta mobile, e la testa da gallina con due occhioni grandi e pieni di lacrime da far compassione ad astronauti ben più duri del nostro amico estronauta.
- Povera lumallina, disse immediatamente Giulia, cercando di non ridere.
E si - povera lumallina verde - disse anche il nostro amico estronauta vedendo che la lumallina non accennava a smettere di piangere.
- Cosa posso fare per te? Disse tendendole una mano in segno di aiuto.
- Come sarebbe a dire - cosa posso fare per te? - Non lo capisci da solo testatonda? Disse nervosamente la lumallina verde, accusando Gionzo di essere l'artefice delle sue pene.
- Nonno, nonno, perchè hai chiamato l'estronauta "testatonda"? Disse Giulia mentre con una mano nascondeva la bocca per non far vedere che rideva.
- Veramente non sono stato io - rispose il nonno - ma la lumallina verde, dovresti chiederlo a lei e non a me.
- Perchè mi chiami testatonda? Disse Gionzo alla lumallina verde, togliendo le parole dalla bocca del nonno e dando così soddisfazione alla piccola Giulia che ascoltava con sempre maggiore interesse.
- Come dovrei chiamarti? Ti sei forse presentato? Ti devo forse chiamare nasorosso? Oppure braccialunghe? Come posso chiamarti se da gran maleducato non ti sei neppure presentato? Io sono una lumallina verde lunare, della specie lumallina lumallinax, e questo è chiaro, ma tu chi sei? Da cosa dovrei capirlo? Sbraitò la lumallina verde, dando segno di essere proprio una lumallina lunare, cosa che si poteva senza dubbio arguire dal suo carattere bizzoso e scontroso. Dicendo tutto ciò, naturalmente, non smise di lamentarsi un attimo, alternando ogni parola con un ahi hai, ohi ohi, uhi uhi.
- Ma si può sapere cos'hai? Disse il nostro estronauta ormai spazientito e quasi sul punto di andar via - Io comunque mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici.
- ma che razza di nome hai! Disse maleducatamente la lumallina verde - Chiamati pure come vuoi, io ti chiamo testatonda, mi piace di più e a proposito delle mie lamentele, visto che ancora non l'hai capito te lo dico io. Vedi la scia che lascio dietro di me? Non vedi che il tuo grosso piede (o dovrei forse chiamarlo appendicegigantedallabuffaforma) si trova sopra la mia scia? Come dovrei sentirmi secondo te? Dovrei fare i salti di gioia?
Il povero Gionzo, sentendosi in colpa ritrasse immediatamente il piede dalla scia e la lumallina verde, sollevata e libera di proseguire, lo guardò un'ultima volta con i suoi occhioni verdi prima di proseguire il suo viaggio sulla Luna. Il nostro estronauta, stupito ma soddisfatto, la salutò agitando una mano, rischiando così di colpire col suo grande guanto di metallo la coda di un volpesce che proprio in quel momento arrivava da destra. Ma questa è un'altra storia. Adesso è tardi, chiudi gli occhietti, piccola Giulia e dormi bene fino a domani.
- Ma nonno, raccontami almeno come è fatto un volpesce... - provò a lamentarsi Giulia senza successo. Poi diede un bacio al nonno e si addormentò, sognando la Luna, la lepre dalle lunghe orecchie e la lumallina verde...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO