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venerdì 14 febbraio 2014

L'estronauta e la lanternucciola - Terzo episodio

- Nonno, nonno, mi prendi sulle ginocchia? Disse la piccola Giulia saltando sulle gambe del nonno mentre lui, seduto sul divano, leggeva il giornale.

- Pare che tu abbia già deciso. Disse il nonno sorridendo alla nipotina e mettendo da parte il giornale. Forse l'avrebbe ripreso più tardi, o forse no, poco importava. Cosa c'era di meglio che godersi la nipote finché era piccola?

- Immagino che anche oggi vorrai sentire come prosegue la storia del nostro estronauta esploratore. E senza aspettare oltre cominciò il suo racconto.

- Il nostro amico estronauta dopo l'incontro con quel simpatico chiacchierone di volpesce si diresse senza indugio verso la faccia più buia della luna.
Cammina cammina, ad un certo punto si imbattè su un muro gigantesco che gli sbarrava la strada. Si guardò intorno ma non vide nessuno cui chiedere informazioni.

- Nonno, che ci fa' un muro sulla luna? E chi l'ha costruito? Di che materiale era fatto? Perchè...

- Giulia, non ti sarai mica lasciata contagiare dal volpesce? Ricordati una cosa mia cara nipotina, prima di far domande devi imparare ad ascoltare. A volte è sufficiente ascoltare e aver pazienza per avere tutte le risposte. La piccola, come faceva sempre in questi casi, si portò le mani alla bocca e strinse tanto forte che diventò paonazza.

- Respira! Stupidina... Disse il nonno staccandole con delicatezza le manine dalla bocca.

- Dicevo dunque che il nostro estronauta si imbattè in un muro enorme e per un pelo non ci andò a sbattere contro. Per sua fortuna riuscì a fermarsi per tempo, altrimenti chissà che sfacelo. Giovanbattistamarialorenzo decise quindi di seguire il muro, prima o poi avrebbe trovato un passaggio, una porta o una finestra. Pensò il nostro estronauta senza preoccuparsi troppo.

- Cammina cammina, ad un certo punto vede in lontananza uno strano animaletto dirigersi con sicurezza dritto dritto verso il muro e poi scomparire.

- Allora deve esserci una porta! Dice Giulia destandosi di colpo.

- E' quello che pensò il nostro estronauta che senza farselo dire due volte si mette a correre. Raggiunto il punto dove aveva visto scomparire l'animale osservò a lungo il muro, spostandosi avanti e indietro senza però trovare alcun passaggio.

- Com'è possibile nonno? Forse Gionzo ha avuto un'allucinazione? E' possibile non pensi? In mezzo a tante cose strane...

- E' proprio ciò che in quel momento aveva pensato anche lui. In terra però si vedevano delle strane impronte che andavano dritte dritte verso il muro e poi sparivano, come se fosse passato oltre.

- Allora doveva essere un fantasma! Disse Giulia preoccupatissima per il suo amico estronauta.

- Gionzo - continuò il nonno - stupito per ciò che aveva visto e un po stanco, quasi senza accorgersene appoggiò una mano al muro per riposarsi e, meraviglia delle meraviglie, di colpo si ritrovò a terra dall'altra parte! Il muro non era fatto di roccia ma di una specie di sostanza grigia un po' appiccicosa. Mentre stava sdraiato a terra, a qualche metro di distanza una lanternucciola lo guardava dall'alto stupita.

- Che strano muro, nonno. E chi è questa lanternucciola?

- Cara Giulia, un po' di pazienza. Lascia parlare i nostri amici e vedrai che capirai tutto.

- Va bene. Hai ragione, ma sai, sono proprio curiosa. Vorrei proprio andare anche io lassù sulla luna e proseguire l'esplorazione con Giovanbattistamarialorenzo.

- Magari un giorno sarà possibile. Ma ora zitta e ascolta. Disse il nonno fingendo severità ma ridendo sotto sotto.

Dicevo che una lanternucciola osservava con stupore il nostro amico estronauta dall'alto delle sue lunghe e sottilissime ed eleganti gambe. Sopra le sottili gambe una grossa testa a forma di lanterna si era illuminata non appena sentito il rumore della caduta dell'inaspettato visitatore.

- Chi sei? Domandò con la sua vocina stridula la lanternucciola, guardando Gionzo fisso negli occhi.

- Ciao cara amica lanternucciola, io mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici e sono un estronauta in esplorazione, alla ricerca del lato oscuro della luna.

- Piacere - rispose la lanternucciola, ora più tranquilla - io sono Pilina. Se stai cercando il lato oscuro della luna posso darti una buona notizia, sei arrivato a destinazione. Ma posso sapere che ci fai li per terrà? Stai riposando? E che razza di essere sei? Non ho mai visto niente di simile su questo lato della luna. Hai bisogno di una mano? E senza aspettare oltre gli tese una mano tutta affusolata per aiutarlo a rialzarsi.


- Posso farti una domanda prima di darti tutte le risposte che occorrono? Domandò l'estronauta alla lanternucciola.

- Che strano tipo di muro è mai questo? Mi sono appoggiato per riposarmi e gli sono passato attraverso trovandomi a terra di colpo!

- Muro? Ripetè senza capire la lanternucciola. Forse parli del nebbiungo che si trova alle tue spalle?

- Nebbiungo? - Ripeté il nostro esploratore cercando di riportare alla memoria le sue conoscenze di botanica lunare. Nebbiungo... ripetè ancora una volta a voce alta. - Ora capisco, non si tratta di un muro ma di un enorme fungo nebbioso. Non ne avevo mai visto di così grandi. Anzi, non ne avevo mai visto e basta. Dicono che i nebbiunghi siano commestibili, non è vero? Domandò con voce squillante alla lanternucciola che nel mentre cominciava a scolorire.

- Si, i nebbiunghi sanno un po' di panna e fragole, assaggialo pure, non si offende per così poco!

- Certo, volentieri. E allungata una mano prese una manciata di quella sostanza appiccicaticcia.

- Che schifo! Disse Giulia storcendo la bocca in segno di disgusto. Un fungo al sapore di panna e fragola io non l'ho mai sentito. Aggiunse guardando storto il nonno.

- Perchè dici che schifo senza avere assaggiato? Mi sembra che la panna e le fragole ti piacciano o sbaglio? E poi non era proprio un fungo come i nostri, era piuttosto un enorme ammasso di panna al sapore di fragola e se ne poteva mangiare quanto vuoi perché più ne mangi e più ne ricresce. Rispose il nonno prontamente.

- Comunque io non lo assaggerei mai un nebbiungo!

- Comunque sia, il nostro estronauta era finalmente arrivato nella faccia oscura della luna, ora poteva iniziare l'esplorazione. E mentre pensava questo notò che la lanternucciola era diventata sempre più scura e oramai era quasi scomparsa alla vista. Ora si che si rendeva conto di essere sul lato oscuro della luna! Fino ad un istante prima infatti la luce della lanternucciola illuminava i dintorni e lui poteva vedere tutto senza difficoltà.

- Perchè stai scomparendo? Disse con stupore l'estronauta.

- Perchè io sono una lanternucciola. Prima mi hai spaventato e così mi sono illuminata per vedere cosa stava succedendo, ma non posso certo restare accesa tutto il giorno, non pensi? Che motivo avrei per continuare ad illuminare?

- Ma se ti spegni io non vedo più niente! Disse l'estronauta un po' sconsolato.

- Allora sarà meglio che tu torni sull'altro lato della luna. Quì non troverai molta luce. Quella che serve a noi la produciamo solo all'occorrenza, disse, troncando la conversazione. E girandosi di spalle si allontanò velocemente, ormai stanca di quella discussione.

- Maleducata! Disse allora Giulia, sconvolta dal comportamento della lanternucciola.

- Non devi arrabbiarti piccola, purtroppo non tutti gli animali lunari sono simpatici e socievoli. Ma non preoccuparti, vedrai che il nostro amico estronauta domani incontrerà qualcuno più simpatico.

Detto questo il nonno prese in braccio la nipotina, infatti era arrivato il momento di andare a letto.
 
- Buona notte e sogni d'oro piccola, a domani.
 
- Sogni d'ora anche a te, nonnino caro. Rispose Giulia soddisfatta.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 12 febbraio 2014

Il volpesce e l'estronauta - Secondo episodio

- Nonnino nonnetto caro, questa sera mi devi raccontare la storia dell'estronauta che incontra il volpesce. Come è fatto un volpesce caro nonno?
 
Giulia sembrava proprio eccitata. Quella sera aveva finito di cenare velocemente e dopo aver dato un bacio al papà e alla mamma era corsa dal nonno urlando che era ora di andare a letto.

- Così presto? Come mai nipotina cara, sei forse stanca? Domandò il nonno che senza aspettare risposta la prese in braccio e la portò nella sua cameretta dalle pareti rosa. Un nuovo disegno si trovava appeso alla testata del letto, si trattava della lumallina verde della sera prima.

- Allora allora, dove aravamo arrivati? Se non ricordo male il nostro amico estronauta, come si chiamava...


- Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici. Proruppe la piccola Giulia quasi saltando in piedi sul letto.

- E brava la mia piccola! Dicevamo dunque che Gionzo mentre salutava la sua nuova amica lumallina verde, agitando la mano rischiò di colpire un volpesce che passava per caso proprio li vicino mentre rientrava a casa dopo una giornata di svago al Lunapark.

- Che bello il lunapark sulla Luna, ci voglio andare anch'io a giocare!

- Cara Giulia, può anche darsi che tu un giorno possa andare a giocarci, ma ora parlavamo del nostro amico volpesce. Devi sapere che il volpesce è un tipico animale lunare, un po' strano, con un grosso naso all'insù, diversi tentacoli rosa, alcuni lunghi altri più corti a seconda del giorno e del tempo. Ma devi sapere che la caratteristica principale del volpesce è la sua ala, una grande ala che circonda tutto il corpo e gli permette di volare per lunghe distanze. Il volpesce è infatti un pesce lunare volante!

- Ma io pensavo che il volpesce fosse un pesce con la testa di volpe! Disse Giulia un poco delusa.

- E no! Ti sei confusa, quello che dici tu si chiama pesciolpe ed è un animale molto pericoloso. Spero che il nostro amico estronauta non lo incontri mai altrimenti rischia di morire.

- Speriamo di no! Disse Giulia ancora più preoccupata, e mentre parlava con le matite colorate provava a disegnare il volpesce appena descritto dal suo caro nonno.

- Come ti chiami caro il mio astronauta? Disse il nostro amico volpesce agitando la sua ala in segno di saluto.

- Non sai che sulla luna si deve tenere la destra quando si cammina? Disse con serietà esagerata, quasi ci fosse stato un incidente stradale.

- Veramente no, non lo sapevo e poi io ero fermo! Comunque ti chiedo scusa per il mio errore. Farò più attenzione la prossima volta. Però vorrei farti notare che io sono un estronauta e mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici. E mentre diceva questo allungò la mano come per stringere la mano del volpesce, ritraendola subito dopo, rendendosi conto che il volpesce non aveva una mano con cui ricambiare il saluto.

- Non preoccuparti. Non c'è problema non mi offendo. Devi sapere che tra noi volpesci non ci si stringe la mano per salutarsi ma si agita l'ala, in questo modo. E mentre parlava agitava sinuosamente la sua ala, come se si trattasse di un leggerissimo e splendente vestito di seta. Mentre l'ala si agitava in segno di saluto la luce del sole vi si rifletteva sopra creando tanti piccoli arcobaleni che erano uno spettacolo.

- Che bei colori! Disse Gionzo, affascinato e stupito allo stesso tempo per quello spettacolo incredibile.

- E si, i miei colori sono belli. Anche se la luce quassù non è il massimo, soprattutto dall'altra parte. E mentre lo diceva indicava con gli occhi una qualche destinazione lontana.

- Devi sapere che io abito sull'altro lato della Luna, quello scuro e a voi sconosciuto. Non che non sia un bel lato, sia chiaro, è casa mia! Ma è un po più scuro di questo lato. Però ha i suoi lati positivi. Per esempio, se vai a sbattere contro qualcuno nessuno ti dice niente, visto il buio si è sempre giustificati! E poi, un altro vantaggio consiste nel poter giocare a nascondino senza cercare il nascondiglio più lontano e nascosto. Noi abitanti dell'altro lato siamo bravissimi in questo gioco, non ci trova mai nessuno!

- Nonno, ma esiste davvero un lato della Luna così scuro? Domandò Giulia incredula.

- E si, mia cara piccola Giulia, esiste eccome e il nostro amico Giovanbattistamarialorenzo l'estronauta doveva proprio recarsi laggiù per esplorare quel mondo di oscurità. Disse il nonno facendo presagire chissà quali misteri.

- Però al momento il povero estronauta era sconvolto, infatti non avrebbe mai immaginato che un volpesce potesse essere così chiacchierone.

- Si, hai proprio ragione nonno, è proprio un chiacchierone, forse perché ha due lingue! Disse ridendo la piccola Giulia.

- Brava! Te ne sei accorta anche tu allora. Immagina lo stupore del nostro amico Giovanbattistamarialorenzo quando si rese conto che il suo interlocutore aveva due lingue! E poteva usarle anche per dire due cose diverse o in due lingue diverse contemporaneamente anche se di solito le usava solo per dire il doppio delle parole.

Il nostro amico estronauta rimase a bocca aperta di fronte alla scoperta e estratto un taccuino prese subito un appunto che diceva: “Ricordarsi di aggiornare l'enciclopedia lunare alla voce volpesce indicando la presenza di due lingue”.

Mentre il nonno raccontava la piccola Giulia rideva, tenendo una mano sulla bocca per non interrompere il nonno.

- Ora però devo proprio andare via. Ti chiedo scusa ma non posso proprio stare anche se mi farebbe veramente piacere continuare ad ascoltarti - disse il volpesce all'estronauta – e mentre si allontanava con la sua andatura altalenante, sospeso a mezz'aria come ogni buon volpesce che si rispetti, continuava a parlare facendo domande con la lingua di sopra e a rispondersi con la lingua di sotto e quando non riusciva a capirsi perché parlava troppo velocemente, ricominciava da capo il discorso confondendosi e correggendosi da solo.

- Ma anche oggi, mia cara nipotina, è ora di chiudere gli occhietti e fare la nanna, perché domani sarà un altro giorno e dovremo accompagnare il nostro estronauta nella sua faticosa e pericolosissima esplorazione della faccia scura della Luna.

- Buona notte nonno e sogni d'oro - disse la piccola senza lamentarsi, già pregustando le avventure del giorno seguente...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 11 febbraio 2014

L'estronauta sulla Luna - Primo episodio

- C'era una volta un estronauta che...
- Si dice astronauta, nonno! Disse Giulia al vecchio che la teneva sulle gambe.
- Hai ragione ed hai torto Giulia - disse il nonno senza scomporsi - quelli normali si chiamano astronauti, quello di questa storia si chiama estronauta perchè era un astronauta molto particolare, ricco di fantasia e sempre pronto alle novità. Dunque dicevo che questo estronauta aveva appena messo piede sulla Luna...
La bambina guardava il nonno non troppo convinta, la spiegazione era stata sufficientemente chiara ma lei non aveva mai sentito parlare di estronauti. Comunque decise di non interrompere il nonno e ascoltare la storia fino alla fine prima di esprimere un suo giudizio. Il nonno era sempre stato bravo a raccontare storie.
- quando una lepre dalle lunghe orecchie gli balzò davanti andando quasi a sbattere contro il suo casco da estronauta.
- hei! - Urlò la lepre, fai attenzione tu, non hai visto i segnali? Non sai che noi lepri abbiamo la precedenza su voi astronauti sulla Luna?
- Nonno, ma sei sicuro che sulla Luna ci siano le lepri? Disse Giulia con un sorriso beffardo sulle labbra.
- Ma certo! Vorresti forse metterlo in dubbio? Non sai che sulla luna vivono tantissimi tipi di animali? Ci si possono trovare i porciali d'India, le lucianatre, gli ipposcorfani, i volpesci, le pecorelle nane da cratere e anche le lumalline verdi. E poi il nostro estronauta aveva una fervida fantasia e quindi anche se per caso quella lepre dalle lunghe orecchie non fosse stata proprio una lepre ma qualcosa di simile o di diverso, occorre far finta di niente e stare ad ascoltare. Disse il nonno spazientito e facendo finta di metter su il broncio.
- Dai nonno, non ti offendere, sai che scherzavo. Continua a raccontare la storia di questo signor estronauta e della lepre dalle lunghe orecchie. Io stò zitta, promesso!
- Bene, allora riprendiamo la storia anche se purtroppo mentre noi discutevamo la nostra lepre dalle lunghe orecchie è ormai scappata via. Non possiamo certo pretendere che si fermi ad aspettare che noi si finisca di discutere. Tutti sanno che le lepri dalle lunghe orecchie sono velocissime e che le lepri lunari sono ancora più veloci. Dovremo accontentarci di seguire il nostro amico estronauta, che per semplicità chiameremo con il suo nome di battesimo: Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici.
- Gionzo? Ma che nome è mai questo? Protestò vigorosamente la piccola Giulia. Ricordandosi poi che aveva promesso di non interrompere più, si portò velocemente le mani alla bocca facendo finta di sigillarla.
- Dicevo dunque che il nostro amico Gionzo, ancora esterrefatto dall'incontro con la lepre dalle lunghe orecchie, muoveva i suio primi passi sul suolo della Luna, quando ad un tratto sentì un urlo di dolore provenire dal basso. Preoccupatissimo abbassò il capo per vedere cosa avesse combinato, sperando di non aver calpestato una delle orecchie della lepre dalle lunghe orecchie. Infatti queste ultime erano veramente molto lunghe e nonostante la lepre fosse già passata da qualche secondo, le orecchie erano ancora davanti a lui.
- Ma che tipo di lepre era, nonnino caro, una lepre simile non l'ho mai vista ne sentita nominare. Disse Giulia ridendo sotto sotto.
- Non saprei, la prossima volta le chiederò i documenti. Rispose il nonno restituendo il sorriso. - Dicevo dunque che il nostro amico Gionzo abbassò lo sguardo e, davanti a lui, a mezzo metro di distanza, vide una piccola lumallina verde che si lamentava debolmente. Tutto preoccupato si abbassò e gli domandò cosa fosse accaduto, che male avesse e se poteva essere d'aiuto.
- Ma nonno, cos'è una lumallina verde?
- Non conosci le lumalline verdi? Ecco, lo sapevo che sarebbe stato meglio cambiare storia. La prossima volta ti racconto quella del Capitan Fracotta in viaggio su Marte! Comunque, visto che sei così curiosa ti faccio un disegno così puoi capire. Preso un foglio di carta dallo scrittoio e alcuni pennarelli Carioca che conservava dai tempi della scuola, il nonno si cimentò nella difficile arte del disegno con risultati a dir poco comici. Dai colori emerse uno strano essere, con il corpo da lumaca, compresa la sua casetta mobile, e la testa da gallina con due occhioni grandi e pieni di lacrime da far compassione ad astronauti ben più duri del nostro amico estronauta.
- Povera lumallina, disse immediatamente Giulia, cercando di non ridere.
E si - povera lumallina verde - disse anche il nostro amico estronauta vedendo che la lumallina non accennava a smettere di piangere.
- Cosa posso fare per te? Disse tendendole una mano in segno di aiuto.
- Come sarebbe a dire - cosa posso fare per te? - Non lo capisci da solo testatonda? Disse nervosamente la lumallina verde, accusando Gionzo di essere l'artefice delle sue pene.
- Nonno, nonno, perchè hai chiamato l'estronauta "testatonda"? Disse Giulia mentre con una mano nascondeva la bocca per non far vedere che rideva.
- Veramente non sono stato io - rispose il nonno - ma la lumallina verde, dovresti chiederlo a lei e non a me.
- Perchè mi chiami testatonda? Disse Gionzo alla lumallina verde, togliendo le parole dalla bocca del nonno e dando così soddisfazione alla piccola Giulia che ascoltava con sempre maggiore interesse.
- Come dovrei chiamarti? Ti sei forse presentato? Ti devo forse chiamare nasorosso? Oppure braccialunghe? Come posso chiamarti se da gran maleducato non ti sei neppure presentato? Io sono una lumallina verde lunare, della specie lumallina lumallinax, e questo è chiaro, ma tu chi sei? Da cosa dovrei capirlo? Sbraitò la lumallina verde, dando segno di essere proprio una lumallina lunare, cosa che si poteva senza dubbio arguire dal suo carattere bizzoso e scontroso. Dicendo tutto ciò, naturalmente, non smise di lamentarsi un attimo, alternando ogni parola con un ahi hai, ohi ohi, uhi uhi.
- Ma si può sapere cos'hai? Disse il nostro estronauta ormai spazientito e quasi sul punto di andar via - Io comunque mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici.
- ma che razza di nome hai! Disse maleducatamente la lumallina verde - Chiamati pure come vuoi, io ti chiamo testatonda, mi piace di più e a proposito delle mie lamentele, visto che ancora non l'hai capito te lo dico io. Vedi la scia che lascio dietro di me? Non vedi che il tuo grosso piede (o dovrei forse chiamarlo appendicegigantedallabuffaforma) si trova sopra la mia scia? Come dovrei sentirmi secondo te? Dovrei fare i salti di gioia?
Il povero Gionzo, sentendosi in colpa ritrasse immediatamente il piede dalla scia e la lumallina verde, sollevata e libera di proseguire, lo guardò un'ultima volta con i suoi occhioni verdi prima di proseguire il suo viaggio sulla Luna. Il nostro estronauta, stupito ma soddisfatto, la salutò agitando una mano, rischiando così di colpire col suo grande guanto di metallo la coda di un volpesce che proprio in quel momento arrivava da destra. Ma questa è un'altra storia. Adesso è tardi, chiudi gli occhietti, piccola Giulia e dormi bene fino a domani.
- Ma nonno, raccontami almeno come è fatto un volpesce... - provò a lamentarsi Giulia senza successo. Poi diede un bacio al nonno e si addormentò, sognando la Luna, la lepre dalle lunghe orecchie e la lumallina verde...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Sulla formazione dello stretto di Messina, da Marco Anneo Lucano

Chi è Marco Anneo Lucano?
Poeta latino, nasce a Cordova il 3 novembre del 39 dopo Cristo. Il padre è Marco Anneo Mela, lo zio è Seneca.
La famiglia si trasferisce a Roma poco dopo la sua nascita dove Marco si dedica allo studio della poesia. Nel giro di alcuni anni diventa famoso e entra nel cerchio dei poeti dell'imperatore Nerone.
Sarà la sua fortuna e anche la sua fine.
Nel 65 entra a far parte della congiura contro Nerone e scoperto viene obbligato a darsi la morte all'età di 26 anni.
Dopo questa breve nota biografica, parlo un attimo della sua opera: "La guerra civile o Farsaglia".
L'opera racconta la storia della guerra civile tra Pompeo e Cesare che il secolo prima aveva insanguinato tutto l'impero romano.
In quest'opera vi sono tante curiosità ma io mi soffermo su una sola, il riferimento ad un avvenimento antico, celebrato da altri autori e di cui ho già parlato in altri articoli, ovvero la formazione del Mediterraneo e la separazione della Sicilia dall'Italia:
- Ancora su "Questioni Naturali"... da Lucio Anneo Seneca;
 
Ma vediamo subito cosa dice il poeta Marco Anneo Lucano in proposito, mentre descrive gli Appennini e i corsi d'acqua che da esso prendono vita:
 
"Dove l'Appennino allungando i gioghi si erge nell'aria,
vede le campagne galliche e s'innesta nel digradare delle Alpi.
Poi, fertilizzato dagli Umbri e dai Marsi e dissodato
dall'aratro sabello, abbracciando con le rocce pinifere
tutti i popoli autoctoni del Lazio, non lascia l'Esperia
prima che l'interrompano le onde di Scilla, e protende
le sue rupi fino ai templi di Giunone Lacinia.
Era più lungo dell'Italia, finchè l'assalto del mare
non ne disgiunse i confini e l'acqua non respinse le terre.
Ma, dopo che l'istmo fu aperto dal duplice mare,
gli estremi contrafforti si allontanarono dal siculo Peloro."
 
Ecco dunque ancora una volta la descrizione di un avvenimento che da come è descritto pare essere accaduto in tempi relativamente recenti e che ha lasciato tracce nell'immaginario collettivo del tempo.
 
Quando si separò realmente la Sicilia dall'Italia?
Quale fu la causa?
 
Domande ancora aperte che ripropongo ancora una volta a voi
tutti.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO 

giovedì 6 febbraio 2014

I libri maledetti, di Jacques Bergier

Libri maledetti, autori scomunicati, scomparsi o sconosciuti.
L'autore (1912-1978) è stato ingegnere, chimico, giornalista e altro, forse anche una spia, che si è occupato di misteri e magia.
Tra le sue opere più conosciute:
- il mattino dei maghi;
- l'uomo eterno;
- gli extraterrestri.
Ma parliamo un attimo del libro in questione: i libri maledetti.
Mi sono ritrovato a leggerlo senza neppure accorgemene. L'autore sostiene l'esistenza di un gruppo di persone che hanno il compito di evitare che l'umanità compia qualche sciocchezza a causa di conoscenze che non è in grado di capire e gestire. Secondo questa linea di pensiero, questa società segreta che chiama degli uomini in nero, avrebbe distrutto o impedito la divulgazione di conoscenze troppo pericolose, distruggendo libri o i loro autori.
Bergier, tra l'altro, parla anche delle distruzioni accadute alla biblioteca di Alessandria d'Egitto.
Il libro di Thot è uno di questi libri maledetti, un libro le cui conoscenze dovevano restare nascoste. Un altro di questi si chiama "le stanze di Dzyan".
Alcuni personaggi molto particolari vi sono descritti: tra questi Madam Blavatsky, John Dee, Tritemius, Ruggero Bacone, con ricchi riferimenti alle loro opere e alla loro vita.
Un libro molto particolare e molto interessante, da leggere!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


La fuga...

Mi avvicinai alla riva incuriosito dal mulinello di uccelli marini.
Si muovevano sinuosamente, creando disegni bianchi su sfondo azzurro. Il mare in lontananza si perdeva nel cielo senza soluzione di continuità.
Il rumore delle onde sulla spiaggia e della risacca copriva le voci dei pochi villeggianti; una famiglia con tre bambini consumava il suo pranzo al sacco in un riparo naturale, sotto una roccia che per metà si gettava a strapiombo nelle acque azzurrine, dando sicuro riparo a saraghi e ricci di mare.
Il vento soffiava forte sollevando onde spumeggianti che si infrangevano rumorosamente sugli scogli.
Alla mia destra una lunga striscia di sabbia rossastra, risultato dell'erosione millenaria del granito, offriva una vista splendida e dava risalto alle acque verde smeraldo della spiaggia gallurese.
Amavo questa atmosfera, amavo quella solitudine quasi totale. Così distante dal caos interminabile di Roma. Erano anni ormai che almeno una volta al mese prendevo l'aereo da Ciampino e mi precipitavo nel mio angolo di paradiso, anche solo per un giorno. Mi rilassava, mi faceva dimenticare tutta la fatica del lavoro, cancellava gli effetti devastanti del traffico, portava via lo stress come una mareggiata cncella le orme dalla sabbia...
Gli uccelli marini continuavano nella loro danza festante. Il loro andirivieni, accompagnato dallo stridulo rumoreggiare era un calmante naturale. Mi sedevo sulla spiaggia, mi toglievo le scarpe e restavo li, seduto, a fissare le onde, come un bambino estasiato. Alle mie spalle delle piccole dune di sabbia e alghe offrivano riparo nelle giornate più ventose e nascondevano alla vista le coppiette di innamorati. Poco più in la, sulle collinette ricche di macchia mediterranea si intravvedevano le case bianche coi tetti di tegole rosse tipiche della zona.
Non avevo mai parlato con nessuno del mio segreto, non volevo condividerlo con nessuno.
Semplicemente ed egoisticamente volevo tenerlo tutto per me, il mio angolo di paradiso!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

La scomparsa di Majorana, di Leonardo Sciascia

Chi era Ettore Majorana?
Alcune settimane fa mi sono imbattuto nel nome di Ettore Majorana, forse mentre leggevo la biografia di un altro fisico, Schroedinger, non ricordo di preciso. Ciò che però non posso dimenticare è l'appunto preso sulla mia agenda: Approfondire Majorana...

Così due giorni fa mentre stavo in biblioteca alla ricerca infruttuosa di un volume sui fratelli Grimm, per non andar via senza niente da leggere, ho estratto il mio taccuino e ho ritrovato quell'appunto frettoloso.
Per abbreviare le ricerche tra gli scaffali della biblioteca di Pomezia ho chiesto informazioni al banco e i bibliotecari sono stati cosi gentili da indicarmi un volumetto catalogato sotto 853.14, di Sciascia. Così, a colpo sicuro, mi sono recato al piano di sopra dove si trovano la maggior parte dei volumi ed ho individuato velocemente il mio libro: La scomparsa di Majorana.
Leonardo Sciascia ha magistralmente ripercorso la storia della scomparsa del giovane genio: Ettore Majorana.
Majorana nasce a Catania il 5 agosto 1906 e, a detta di tutti, era un genio della matematica e della fisica. Poi, un giorno, scomparve, lasciando dietro di se alcune lettere che lasciavano intendere che avesse intenzioni suicide...
Sciascia ripercorre le flebili tracce di quei giorni per poi passare all'analisi della sua vita alla ricerca di motivazioni. Perchè Majorana decise di sparire? Si suicidò realmente o semplicemente decise che il suo sapere non doveva essere condiviso col il resto dell'umanità?
Per cercare di dare una risposta occorre conoscere megli questo genio.
Majorana visse per un certo periodo a contatto con i più grandi fisici riconosciuti al mondo, Fermi il primo tra questi, eppure sembra che lui fosse non solo alla loro altezza, ma molto più innanzi...
Fermi, di lui dice:
"al mondo ci sono varie categorie di scienziati. Persone di secondo e terzo rango, che fan del loro meglio ma non vanno molto lontano. Persone di primo rango, che arrivano a scoperte di grande importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono i geni, come Galileo e Newton. Ebbene, Ettore Majorana era uno di quelli. Majorana aveva quel che nessun altro al mondo ha; sfortunatamente gli mancava quel che invece è comune trovare negli altri uomini: il semplice buon senso."
 
Con queste parole vi lascio, invitandovi a ricordare per un attimo il grande Ettore Majorana.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO