- Ciao papà. Scusa se ti disturbo a quest'ora ma devo chiederti la cortesia di passare a prendere Giulia, se puoi… purtroppo io non posso uscire, sto aspettando che la torta finisca di cuocere. Vi raggiungo più tardi per cena.
Giulia naturalmente ascoltava con attenzione, appesa alla gonna della mamma, cercando di capire cosa avrebbe risposto il nonno. Lei adorava il suo nonno, un po perché da lui poteva fare tutte quelle cose che a casa erano vietate (anche infilare il dito nel barattolo della nutella!), ma soprattutto perché ogni volta c'era una nuova avventura del suo amico Gionzo, il suo estronauta preferito. E ora che ci pensava, la sera prima Gionzo si trovava in grave difficoltà, perso nel cyberspace: e dire che lei non sapeva neanche cosa fosse questa cosa...
- Certo mia cara, nessun problema. C'è anche Francesco da me per cui sono sicuro che si divertiranno. Arriviamo. Giulia aveva sentito a sufficienza. Senza attendere che la mamma mettesse giù il telefono, già correva verso la sua cameretta per afferrare alcune cose indispensabili (in particolare la statuetta in legno di Gionzo che gli aveva regalato il nonno tempo addietro) e per indossare il cappotto e la sciarpa. Anche se la strada da fare era poca meglio non rischiare un raffreddore (diceva sempre la mamma) altrimenti rischi di non essere in grado di aiutare il tuo amico Gionzo proprio quando ce n'è più bisogno. E Gionzo questa volta era nei guai...
- Giulia, è arrivato il nonno... vai ad aprire la porta!
- Si mamma... corro. E mentre rispondeva già correva per la stanza con la sciarpa a penzoloni e Gionzo stretto in braccio.
- Nonno!!! - urlò Giulia saltandogli al collo - Finalmente! Dimmi subito che Gionzo sta bene… ero molto preoccupata per lui. Allora ? Come sta? E' riuscito a tornare a casa dalla sua bella famiglia? Naturalmente tutto ciò era stato urlato nell'orecchio del nonno che per poco non cadde all'indietro.
- Giulia, non urlare e stai tranquilla. Gionzo sta bene, anche se si è perso riesce a telefonare grazie al suo nuovo telelunofono e Francesco sta cercando di aiutarlo ad uscire dal Cyberspazio. Adesso andiamo anche noi ad aiutarlo… quindi fece l'occhiolino alla figlia, la mamma di Giulia, e senza dire altro uscì di casa con la nipotina in braccio, visibilmente preoccupata!
La casa del nonno distava poco più di mezzo chilometro e non ci volle molto a raggiungerla. Giulia correva avanti, girandosi di tanto in tanto verso il nonno, pregandolo di fare presto, come se Gionzo fosse in fin di vita. Il suo visino esprimeva preoccupazione ma anche furbizia e i suoi occhioni assomigliavano tanto a quelli del gatto con gli stivali del film animato...
Qualche minuto dopo erano a casa del nonno.
- Ciao Fancesco! - urlò Giulia appena entrata in casa - hai parlato con Gionzo? Come sta? Puoi aiutarlo a tornare a casa? Le domande, come al solito, erano state poste con la sua voce alta e acuta e Francesco si era dovuto portare le mani alle orecchie per proteggersi. Poi l'aveva abbracciata e sollevata per portarla faticosamente sulla poltrona vicino al camino, dove Giulia si sedette in attesa che qualcuno rispondesse alle sue domande. Questa volta fu Francesco che parlò...
- cara cuginetta, Gionzo sta bene. Però non riesce a tornare. Il suo vascello spaziale è stato hackerato e lui non riesce a riprendere il controllo. Francesco diceva questo con la massima disinvoltura e serietà e Giulia pendeva dalle sue labbra. Certo, non aveva capito tutto, tra cibospazio e accherato non sapeva giudicare quale parola fosse più pericolosa per il suo amico Gionzo ma capiva che Gionzo era in pericolo e questa volta chissà se il nonno o Francesco potevano aiutarlo.
- Ma, ma... - balbettò Giulia - possiamo aiutarlo? Voglio parlarci io. Sono sicura che se sente la mia voce si sentirà meglio.
- No Giulia, - disse Francesco - adesso non puoi. E' impegnato al computer di bordo della sua navicella. Sta cercando di fare pulizia con un potente Antivirus per cercare di riprendere il controllo della navicella. Giulia, sentendo la terza parola misteriosa della giornata diventò pallida e solo allora capì veramente quanto il suo amico Gionzo fosse in pericolo. Non le era mai capitato di sentire tre parole sconosciute in così poco tempo.
- Ma io devo fare qualcosa per lui - urlò Giulia sul punto di piangere - non posso stare qui senza far niente. Fancesco, devi spiegarmi cosa sono tutte queste parole strane… dimmi la verità, Gionzo è... morto? Quest'ultima parola era stata pronunciata quasi sottovoce, come se detta a voce bassa fosse meno pericolosa.
- Ma no Giulia, che dici. Gionzo non può morire - disse il nonno, intervenendo prontamente per evitare una tragedia - stai tranquilla, vedrai che Gionzo riuscirà a trovare una soluzione, non è vero Francesco? E mentre parlava guardava il nipote con aria implorante. Dalla sua risposta probabilmente sarebbe dipesa la salute delle sue orecchie per i prossimi dieci minuti almeno!
- Ma certo nonno. Gionzo se la caverà di sicuro. Gli o appena inviato un antivirus potentissimo e gli ho spiegato come funziona. Gionzo ci sta lavorando ancora ma con il suo casco potenziante sono sicuro che riuscirà a trovare una soluzione. Le parole avevano fatto il loro effetto. Giulia riprese colore e cominciò a correre per il salotto e saltare dalla gioia. Nella sua fervida immaginazione un mostro chiamato "Accher" aveva assaltato la navetta di Gionzo e si era impossessato del computer (prima o poi avrebbe dovuto chiedere a Francesco di spiegargli cosa fosse un computer...) ma un cavaliere bianco che si chiamava "Antivirus", inviato da suo cugino Francesco era corso in suo soccorso. La lotta era dura, ma Gionzo avrebbe vinto...
- Francesco, puoi andare ad aprire la porta? Suonano… Disse il nonno, che intanto cercava di impedire che la piccola Giulia distruggesse gli ultimi soprammobili rimasti ancora interi!
Alessandro Rugolo
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sabato 14 dicembre 2019
Phishing e Fake news, dalla propria e-mail ai governi
Quando
la maggior vulnerabilità è (inconsapevolmente) tra la tastiera e il computer!
Vi sarà capitato di ricevere almeno una volta delle e-mail in cui un
qualche figuro, funzionario di una non specificata banca di un paese
a caso, vi ha chiesto qualche migliaio di dollari per sbloccare una
pratica tramite la quale vi sareste trovati milionari da un momento
all’altro.
Questo
tipo di e-mail sono comunemente contrassegnate come spam e sono un
esempio di come gli attaccanti cerchino di sfruttare la vulnerabilità
più grande di un sistema informatico, ovvero l’essere umano.
Questo
tipo di attacco viene chiamato “phishing”, ovvero il tentativo di
sfruttare la credibilità di un nome od un logo per indurre la
vittima a fornire informazioni personali o credenziali, le quali
vengono raccolte dall’aggressore e sfruttate o rivendute.
Il
phishing non è una tecnica proprietaria dell’informatica, si pensi
ad esempio alle truffe ai danni degli anziani, dove l’aggressore si
finge un addetto dell’azienda fornitrice di un servizio per poter
entrare nell’abitazione, o farsi fornire tramite l’inganno il
codice segreto riportato nella bolletta.
Nel
campo informatico, il phishing è ampiamente sfruttato non solo per
rubare credenziali bancarie o social, ma anche per propagare malware
(questo tipo di tecnica viene chiamata appunto “malspam”).
Di
solito, anche per via delle normali emozioni umane, si tende a non
dare peso al phishing, o si tende a pensare che “tanto io ne sono
immune… lo so riconoscere”.
Ebbene,
il consiglio è quello di essere sempre sospettosi, e non prendere
mai sottogamba questi tentativi di attacco, in quanto alcuni possono
essere molto elaborati.
Questa
è una copia “pixel-perfect” della home-page di Facebook, creata
ad hoc da me proprio per questo articolo.
Se
in questo momento lanciassi una campagna di phishing mirata agli
utenti americani del famoso Social Network, quante vittime riuscirei
a fare?
Ho
voluto inoltre pubblicare una dimostrazione (anche se è solo una
facciata, non ho inserito ovviamente nessuna
funzione di cattura dei dati) per dimostrare anche la semplicità di
un simile attacco.
Per
produrre un attacco simile è stato sufficiente:
-
Recuperare gli “asset” dal sito (circa 30 secondi).
-
Modificare un minimo il codice HTML per renderlo compatibile,
visibile e “navigabile” al di fuori dei server della Piattaforma
(circa 60 secondi).
-
Caricarlo su un hosting (circa 15 secondi).
-
Modificare l’htaccess (vedremo in seguito cos’è – circa 20
secondi).
Per
chi esegue attacchi del
genere “per mestiere”, inserire una funzione di salvataggio dei
dati richiede al massimo 10 minuti.
In
pratica, andando con calma e curando il “contenuto”, un “phisher”
esperto può costruire una campagna di successo in un quarto d’ora.
Con
una tecnica simile, si possono creare campagne anche per applicazioni
web create con framework moderni come Angular, React o Vue.
L’htaccess,
inoltre, serve proprio a questo.
I
framework sopra citati sono stati creati per facilitare gli
sviluppatori nel creare applicazioni che
funzionassero da subito come applicazioni multi-piattaforma, su
dispositivi diversi, e che supportassero da subito un design
“responsive”, ovvero che si adattassero subito agli schermi di
vari formati e dimensioni.
Data
la loro struttura, le applicazioni vengono eseguite direttamente nel
browser, evitando quindi un oneroso lavoro da parte dei server.
Il
componente che permette all’applicazione di funzionare viene
chiamato “service worker”.
La
struttura delle applicazioni create con dei framework può essere
molto complessa e strutturata in varie sotto-cartelle.
Ovviamente
il phisher non sempre può riprodurre il service worker in maniera
perfetta (quasi mai a dire la verità), così lavora per scaricare
gli “asset” dal sito.
Gli
“asset” sono dei file CSS e Javascript (CSS è un linguaggio che
descrive come deve essere visualizzata la grafica di un sito – può
essere paragonato ad un “motore grafico” per pagine web, mentre
Javascript permette ai vari componenti di funzionare, ad esempio i
pop-up che compaiono sui siti per farci accettare i cookies).
L’insieme
di HTML, CSS e Javascript permette al sito di funzionare esattamente
come dovrebbe, quindi una volta che il phisher ha questi
componenti, la struttura dell’applicazione e la pagina iniziale da
visualizzare, non deve fare nient’altro che caricare questa
“struttura simulata” all’interno di un hosting e modificare
l’htaccess.
Il
file “.htaccess” (il punto davanti non è un errore), è un file
di configurazione che dice ad Apache (un server web) come deve
funzionare una cartella o un’intera applicazione PHP.
PHP
è un linguaggio di programmazione per il web che permette di creare
delle applicazioni che, a differenza dei framework precedenti, è
“server-side”, ovvero tutte le operazioni vengono eseguite dal
server e non dal browser.
Apache
supporta applicazioni PHP, e tramite il file “.htaccess” il
phisher dice ad Apache dove prendere la pagina iniziale.
In
questo modo, per quanto possa essere complessa la struttura
dell’applicazione, il phisher può rispettarla, potendo
“riprodurre” qualunque pagina lui voglia (evitando
qualunque errore grafico).
Un
tipo di attacco del genere è molto difficile da evitare se non si è
particolarmente attenti ma, se si è davanti al proprio computer, si
può comunque controllare l’indirizzo del browser.
Per
questa dimostrazione, ad esempio, si può leggere
https://loremitalia.altervista.org/testp/
che
ovviamente non è l’indirizzo di Facebook.
Ma
davvero possiamo ritenerci
al sicuro semplicemente verificando il link?
In
linea generale il consiglio è quello di fare sempre attenzione a
quali dati si stanno immettendo e dove, ma non è sempre così
semplice.
E’
possibile accorgersi di un furto di dati, in quanto nella maggioranza
dei casi una volta immesse le credenziali, l’Utente viene
redirezionato su una pagina di errore, questo perchè il resto della struttura del sito web e le informazioni cui l'utente dovrebbe accedere non sono (ancora) noti per cui non riproducibili.
Nel
caso in cui non ci si renda conto di essere caduti nella trappola, le
conseguenze possono essere gravi: di solito l’obiettivo è il furto
di dati personali o industriali, il furto di coordinate bancarie
oppure (tramite malspam), infettare il dispositivo dell’Utente per
farlo rendere inconsapevolmente un “complice” del criminale (una
rete di questo tipo, formata da PC “zombie” controllata
dall’aggressore da remoto, viene definita “botnet”).
Proprio
per la gravità di tali conseguenze, si consiglia sempre di osservare
con attenzione il link della pagina dove si sta navigando, il
mittente delle e-mail che si ricevono e gli eventuali link riportati.
Molte
volte, per scoprire se si tratta di truffa, basta cliccare con il
tasto destro del mouse, cliccare su “copia indirizzo” ed
incollarlo sul blocco note.
Si
noterà subito se trattasi di link originale o di una truffa.
Nel
caso si ricevano ripetute e-mail di questo tipo, si può provvedere
ad inviarne segnalazione, tramite apposita procedura, tramite
il sito web https://www.commissariatodips.it/
Alcune
volte non basta, e ad aiutare i “bad guys” ci pensano le
innumerevoli vulnerabilità software, o applicazioni malevole.
Per
fare un esempio, mentre sul computer possiamo installare dei software
anti-virus, anti-spam e “reputazionali” che ci aiutano a
distinguere se stiamo navigando su un sito sicuro o meno, il discorso
cambia per I dispositivi mobili.
Proteggere
la navigazione su smartphone risulta molto più difficoltoso, sia
perchè non esistono delle suite di protezione ben sviluppate, sia
perchè sullo smartphone siamo legati a delle “app”, le quali ci
guidano verso il servizio da noi richiesto.
Le
app (di qualsivoglia servizio) di solito vengono pesantemente testate
prima del loro rilascio e in linea generale ricevono aggiornamenti
costanti, ma come ben sappiamo “poggiano” le loro basi sul
sistema operativo dello smartphone, il quale rappresenta un
ecosistema molto più grande e maggiormente prono alle vulnerabilità.
Per
fare un esempio, ultimamente è stata resa nota una vulnerabilità
che è stata chiamata “StrandHogg”, che
affligge tutte le versioni di Android.
Questa
particolare vulnerabilità sfrutta il sistema di multitasking del
sistema operativo, ovvero quel sistema che permette di avere aperte
molteplici applicazioni contemporaneamente.
La
vulnerabilità, per essere specifici, sfrutta un particolare
controllo del sistema Android chiamato “taskAffinity”, che
permette ad un’applicazione
(anche malevola), di assumere qualsiasi “identità” nel
sopracitato sistema multitask.
Sfruttando
questa vulnerabilità è possibile, per un’applicazione malevola,
di “prendere il posto” (tecnicamente viene effettuato un
“hijack”) dell’applicazione originaria.
Questo
consente di reindirizzare l’utente in una falsa schermata e poter
quindi rubare credenziali, ma anche superare le autenticazioni a due
fattori (pensiamo ad esempio alle app bancarie e all’SMS di
controllo).
Anche
in questo caso, il phisher può rubare i nostri dati ed è molto più
complesso per l’utente rendersi conto di ciò che sta accadendo.
E’
anche vero, però, che l’applicazione malevola deve essere
installata sullo smartphone della vittima, è quindi necessario fare
estrema attenzione a cosa si installa.
Aziende
come Google ed Apple, che gestiscono i marketplace più grandi
attualmente sul mercato, rimuovono sistematicamente molteplici app
dannose, ma comunque l’utente deve sempre fare estrema attenzione
per non avere problemi.
Ora
cerchiamo di pensare a cosa può portare un attacco di phishing,
stavolta mirando ad un intero Stato.
ATTENZIONE:
LO SCREENSHOT CHE SEGUE E’ UN FALSO, ED E’ STATO CREATO
APPOSITAMENTE COME DIMOSTRAZIONE.
Come
detto in precedenza questo è un falso, ed è solo una dimostrazione
creata ad hoc per l’articolo, ma analizziamolo nel dettaglio:
Come
si può immaginare, se
fosse vero questo tweet, ne risulterebbe uno scandalo e una possibile
rottura dei rapporti tra due Paesi.
Ma
sappiamo che non è reale, è appunto una dimostrazione, ma perchè
farlo?
Gli
attacchi informatici non sono mai casuali, e spesso hanno radici nelle
situazioni geopolitiche dei Paesi coinvolti.
Un
attacco informatico di questo genere è economico, non
causa vittime e difficilmente
può essere attribuito, è
quindi utile per creare
delle pressioni verso una
Nazione,
creare una destabilizzazione controllata e contemporaneamente
mantenere i
canali diplomatici aperti.
Un
“fake” come lo screenshot sopra riportato, potrebbe essere utile
per creare una destabilizzazione nell’opinione pubblica.
Nel
momento in cui qualcuno andasse a verificare la presenza del tweet,
si potrebbe sempre pensare che sia stato rimosso, mantenendo vivo il dubbio.
Questo
comportamento, tipico delle fake news, è utile per creare una
spaccatura nell’opinione pubblica la quale, a seconda delle
preferenze politiche, potrebbe credere o non credere che il post sia
vero.
Si
può usare questa tecnica anche per “distrarre” l’opinione
pubblica rispetto ad un determinato problema.
Per
massimizzare l’efficacia di una campagna simile, si può utilizzare
una tecnica relativamente nuova, chiamata “deepfake”.
Il
deepfake è una speciale tecnica che permette di elaborare
un’immagine sovrapponendo e modificando tramite l’Intelligenza
Artificiale l’immagine originale, creando quindi un falso
indistinguibile dall’immagine di partenza.
Questa
tecnica è ampiamente utilizzata, ed è famoso il caso del deepfake
mandato in onda dal programma Striscia la Notizia (link al video:
https://www.youtube.com/watch?v=E0CfdHG1sIs
)
Per
realizzare un video deepfake è necessario ricorrere ad una scheda
video NVIDIA che supporti l’architettura CUDA, ovvero che permette
l’elaborazione dei calcoli in parallelo.
Attualmente
è quindi sufficiente impiegare un normale computer da gaming, e il
software che è possibile reperire in rete.
E’
normale aspettarsi che, per chi ha abbastanza risorse, è molto
facile creare delle strutture, campagne e pagine/immagini/video
talmente ben fatte da portare un attacco su vasta scala e di sicura
efficacia.
E’
comunque possibile proteggersi da tutto ciò, e vorrei dare un
suggerimento in merito:
come
avete avuto modo di vedere, per quanto complessa fosse l’operazione,
quì il target dell’attacco non è una macchina ma la singola
persona, la quale rappresenta la “vulnerabilità” maggiore, in
quanto le proprie esperienze e le proprie emozioni, possono
influenzare o meno un giudizio.
Per difendersi è necessario “aggiornarsi”, senza pregiudizi dettati da un colore politico o da una preferenza
personale, analizzando secondo il proprio buon
senso le varie situazioni, informandosi, per non cadere vittime di
una truffa o per evitare di fare il gioco di chi trae profitto da una
destabilizzazione.
Alessandro Fiori
Per
approfondire:
martedì 10 dicembre 2019
Europeancybersecuritychallenge: Italia seconda in classifica.
Intervista a Emilio Coppa, Giovanni Lagorio e Mario Polino allenatori della squadra italiana di cyber defender "TEAM ITALY" formata da allievi del percorso formativo Cyberchallenge.IT (https://cyberchallenge.it/team).
Emilio Coppa è un assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale della Sapienza Università di Roma. Ha ricevuto un dottorato in Informatica nel 2015 e i suoi interessi di ricerca si focalizzano su tecniche di analisi statica e dinamica del software. Dal 2017 fa parte del comitato organizzativo di CyberChallenge.IT ed è uno dei responsabili della squadra nazionale per l'European Cyber Security Challenge (ECSC).
Giovanni Lagorio è ricercatore presso il DIBRIS dell'Università di Genova. Interessato alla sicurezza informatica e ad attività di ethical hacking, è fra i fondatori del team ZenHack e organizzatore di CyberChallenge.IT per la sede di Genova. Dal 2019 è uno dei responsabili della squadra nazionale di cyber-defender per l'European Cyber Security Challenge (ECSC).
Mario Polino è assegnista di ricerca
presso il DEIB del Politecnico di Milano dove si occupa di Malware e
Binary Analysis. Dal 2009 partecipa a competizione CTF con il team
Tower of Hanoi e dal 2018 con mhackeroni. Dal 2019 è l’allenatore
del team nazionale di cyber-defender per l'European Cyber Security
Challenge (ECSC)
Prima
di tutto una breve panoramica sui componenti della squadra. Quali
sono le città di provenienza? Quali i corsi di studio di
provenienza?
Ricordiamo
ai nostri lettori che i componenti della squadra vengono dal percorso
di formazione CyberChallenge.IT, organizzato dal Laboratorio
Nazionale Cybersecurity del CINI, che ha visto inizialmente 20
ragazzi formarsi in ciascuna delle 18 sedi universitarie
partecipanti. Terminato il periodo di formazione, ciascuna sede ha
selezionato quattro ragazzi per formare la squadra locale che ha
partecipato alla finale nazionale a Chiavari, lo scorso 27 Giugno.
Grazie
alla finale nazionale è stato possibile formare il team nazionale.
Il
team è composto da dieci ragazzi che provengono da diverse realtà
italiane.
Andrea
Biondo (il capitano) e Riccardo Bonafede sono due studenti
dell’Università degli studi di Padova. Il primo vive a
Cassier (Treviso) ed è attualmente iscritto alla Magistrale in
Informatica, mentre il secondo viene da Padova e sta completando la
Triennale in Ingegneria Informatica. Sempre dal Veneto arriva Antonio
Groza, che vive a Mirano (Venezia) e dopo essersi diplomato nel 2018
all’ITIS Levi Ponti ha deciso di intraprendere direttamente una
carriera professionale.
Marco Bonelli,
Andrea Laisa e Samuele Turci studiano a Milano. Marco viene da Terni
e frequenta la triennale in Ingegneria Informatica presso il
Politecnico di Milano. Andrea invece viene da Bergamo, studia sempre
al Politecnico di Milano ma è iscritto alla triennale in
Informatica. Infine, Samuele viene da Gatteo (Forlì-Cesena) ed è
iscritto alla triennale in Informatica presso l’Università degli
Studi di Milano.
A Roma studiano
tre partecipanti del team: Qian Matteo Chen, Dario Petrillo e Michele
Lizzit. Matteo vive a Roma ed è uno studente triennale di
Informatica presso l’Università La Sapienza di Roma. Anche Dario
vive a Roma e studia alla Sapienza, ma frequenta la triennale di
Ingegneria Informatica. Infine, Michele vive a Pasian di Prato
(Udine) e frequenta la Triennale in Management and Computer Science
presso la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali
(LUISS) Guido Carli.
Scendendo
geograficamente ancora più a sud, Davide Palma studia alla triennale
di Informatica dell’Università degli studi di Bari e vive a
Apricena (Foggia).
Con
quale criterio sono stati selezionati i componenti della squadra
nazionale a partire dai partecipanti alla finale?
Il
pool di scelta era composto dai partecipanti di CyberChallenge.IT del
2019, ma anche degli anni precedenti. L’iniziativa è stata molto
efficace e ha introdotto a questo tipo di competizioni molti giovani
capaci, che nel tempo sono migliorati tanto fino ad arrivare a
competere ai massimi livelli nonostante la loro giovane età.
Scegliere non è stato facile, ci sono molti ragazzi in gamba, ma
alcuni vincoli sulla composizione della squadra presenti nel
regolamento della competizione hanno semplificato questa scelta.
Tutti e 10 i giocatori devono avere meno di 25 anni, e 5 di loro devono essere sotto i 20 anni. Ci sono tantissimi ragazzi bravi con meno di 25 anni. Meno, invece, per quanto riguarda la fascia fino ai 20. Questo regolamento divide fondamentalmente la squadra in due quote: Senior (21-25) e Junior (minori di 20 anni). Abbiamo quindi realizzato due classifiche, una per i Senior e una per i Junior, in cui abbiamo valutato le prestazioni dei candidati negli eventi passati. In particolare, abbiamo valutato la prova locale, cioè la sfida individuale che ogni partecipante di CyberChallenge.IT ha affrontato alla fine del percorso di formazione, la competizione nazionale, che si svolge a squadre fra le varie sedi, ma anche competizioni esterne a cui diversi membri del team finali hanno preso parte. Il risultato è stato un team formidabile e il posizionamento al secondo posto ne è la conferma.
Tutti e 10 i giocatori devono avere meno di 25 anni, e 5 di loro devono essere sotto i 20 anni. Ci sono tantissimi ragazzi bravi con meno di 25 anni. Meno, invece, per quanto riguarda la fascia fino ai 20. Questo regolamento divide fondamentalmente la squadra in due quote: Senior (21-25) e Junior (minori di 20 anni). Abbiamo quindi realizzato due classifiche, una per i Senior e una per i Junior, in cui abbiamo valutato le prestazioni dei candidati negli eventi passati. In particolare, abbiamo valutato la prova locale, cioè la sfida individuale che ogni partecipante di CyberChallenge.IT ha affrontato alla fine del percorso di formazione, la competizione nazionale, che si svolge a squadre fra le varie sedi, ma anche competizioni esterne a cui diversi membri del team finali hanno preso parte. Il risultato è stato un team formidabile e il posizionamento al secondo posto ne è la conferma.
A
questo punto passiamo alla fase di allenamento e di costruzione del
vero e proprio "gioco di squadra". Come avete gestito la
diversa provenienza geografica e di formazione di base?
L’allenatore
ha selezionato i partecipanti scegliendo, di proposito, una
formazione eterogenea, essenziale per essere pronti ad affrontare
ogni tipo di sfida. La diversa provenienza geografica, invece, è
stata mitigata organizzando, a metà settembre, un ritiro di quattro
giorni presso la Scuola IMT Alti Studi di Lucca. Lì i ragazzi hanno
avuto modo di conoscersi, formando una squadra vera e propria, grazie
a varie attività di gruppo. Fra queste, anche attività non
strettamente legate all’informatica, ma non meno importanti, quali,
per esempio, ripresa e montaggio del video, goliardico, di
presentazione della squadra e birrate serali.
Potete
raccontarci come si è organizzata la squadra in termini di divisione
dei compiti? E’ stato nominato un capo o è emerso un leader
spontaneo? Sicuramente questo aspetto è strettamente legato al tipo
di competizione. Potete darci una breve descrizione della modalità
di gioco?
Grazie al raduno
di Lucca, il team è stato in grado di identificare le competenze che
ogni membro del team poteva mettere a disposizione ai fini della
competizione.
Come capitano
della squadra, abbiamo immediatamente visto in Andrea Biondo il
migliore candidato: parte del team che ha vinto CyberChallenge.IT
2018, membro dei team CTF Spritzers e mHACKeroni, membro della
nazionale per ECSC nel 2018 e anche co-autore di articoli scientifici
in conferenze di rilievo nell’ambito della cybersecurity.
La
competizione si è svolta in due giornate seguendo un format
jeopardy,
in cui i team devono risolvere delle challenge
per ottenere dei punti. Ogni
challenge può essere vista come una sfida informatica, sia software
che hardware, che replica uno scenario reale ma in un contesto
isolato, permettendo ai ragazzi di divertirsi senza fare danni nel
mondo reale. Esempi concreti di queste sfide possono essere dei
portali web in cui occorre ottenere accesso amministrativo oppure dei
sistemi embedded su cui identificare delle falle per far eseguire
azioni non autorizzate.
Le
36 challenge preparate dagli organizzatori rumeni sono state
egualmente divise fra i due giorni di gara, non permettendo ai
ragazzi di risolvere challenge del primo giorno durante la seconda
giornata. Il punteggio di ogni challenge è stato ottenuto in modo
dinamico: tale meccanismo evita di dover assegnare un punteggio a
priori in base alla difficoltà stimata (sempre molto difficile da
valutare).
Oltre
alle challenge hardware e software, gli organizzatori hanno assegnato
ulteriori punti in base alla capacità dei vari team di: (a) superare
una escape room
caratterizzata da sfide hardware entro un tempo massimo di 30 minuti,
(b) presentare in 5 minuti la soluzione di una delle challenge
risolte ad una giuria composta da non esperti.
Durante
le ultime due ore di gara, la scoreboard con i punteggi è stata
oscurata, in attesa della premiazione avvenuta la sera del giorno
dopo.
E
ora veniamo ai momenti di gara, divisa in tre giornate. Potete
descriverci quali sono state le emozioni provate dalla squadra
durante le giornate? L'Italia già dalla seconda parte della prima
giornata faceva parte del gruppo di testa, conquistando anche il
primo posto in diverse fasi della gara. Come sono stati vissuti
questi momenti?
Quale è stato l'aspetto più difficile della gara? Quale
quello che vi ha dato più soddisfazione?
All’inizio
eravamo tutti molto emozionati ma, una volta che abbiamo iniziato ad
affrontare le varie sfide, la concentrazione era tale da non farci
pensare molto ad altro.
Alcune challenge
hanno richiesto diverse ore e il lavoro congiunto di vari membri, un
po’ per difficoltà tecniche, un po’ perché non era chiarissimo
cosa si doveva fare e la comunicazione con gli organizzatori era a
volte difficoltosa. Chiaramente, rimanere bloccati per ore su una
sfida può essere estremamente frustrante ma, come si dice, chi la
dura la vince, e alla fine siamo riusciti a risolverne molte. Far
parte del gruppo di testa fin da subito ci ha creato un po’ di
tensione, ma ogni sfida risolta ci ha dato una grande carica e
fiducia in noi stessi, che ci hanno aiutato a mantenere la grinta per
tutte quelle ore.
Il team ha
funzionato molto bene e questo aspetto ha dato i suoi frutti,
portandoci in alto in classifica. È questo, probabilmente, l’aspetto
che ci ha dato più soddisfazione.
Ora
che la gara è terminata portando a casa il secondo posto, quali sono
i riflessi di questa esperienza che avranno sicuramente un effetto
nelle vostre attività future nel campo della didattica e della
ricerca? Qualcuno dei ragazzi ha pensato di lanciarsi nel lavoro con
una start-up? Quando pensano al loro futuro si vedono in Italia o
all'estero?
Faremo sicuramente
tesoro di questa esperienza; alcuni ragazzi hanno già esperienze
lavorative e stanno considerando anche la possibilità di lanciarsi
in qualche startup. Altri puntano invece ad attività di ricerca: c’è
chi pensa a un dottorato e chi invece vorrebbe entrare a far parte
del settore ricerca e sviluppo di qualche grossa industria.
Fortunatamente per il nostro paese, quando pensano al futuro alcuni
si vedono in Italia, anche se non manca chi considera la possibilità
di andare a lavorare per qualche colosso informatico dall’altra
parte dell’oceano.
Per
quanto riguarda la squadra, continuerà a partecipare ad altre competizioni? Cosa intendete fare
per condividere la vostra esperienza coi più giovani?
Sicuramente la squadra parteciperà
anche il prossimo anno a ECSC, alcuni membri supereranno il limite di
età e quindi il team dovrà per forza cambiare un po’. Ma queste
sono valutazioni da fare a valle della prossima edizione di
CyberChallenge.IT dove ci aspettiamo, come è successo in passato,
che i membri attuali del team aiutino a formare le nuove leve.
Nel frattempo, subito dopo la
competizione in Romania, una grossa fetta del team è volato ad Abu
Dhabi per la Hack in The Box CyberWeek, dove hanno preso parte
in due competizioni diverse:
- Una parte di loro ha partecipato e vinto la “Cyber Battle of The Emirates” una competizione pensata per giovani che si affacciano al mondo dei Capture the Flag e della security più in generale.
- Un'altra parte ha invece preso parte al ProCTF come “mhackeroni”. Il ProCTF è una competizione senza restrizioni di età, e pensata per professionisti. Il Team mhackeroni è arrivato al terzo posto.
Molti dei giocatori del Team Italy, ma
anche gli altri partecipanti di CyberChallenge.IT, dopo questa
esperienza continuano a giocare nei team locali delle varie sedi
universitarie. Queste squadre sono formate non solo da novizi, ma
anche da giocatori di lunga data, che durante l’anno si sfidano in
varie competizioni. Esiste una lista pubblica dei Team Italiani che
hanno assorbito partecipanti di CyberChallenge.IT o che sono nati
proprio dai ragazzi che hanno partecipato a questa iniziativa:
https://cyberchallenge.it/ctf-teams
Uno di questi team è il team
“mahckeroni” (https://mhackeroni.it/)
che oramai da diversi anni partecipa al DEF CON CTF, una delle
competizioni più difficili di questa categoria. Per partecipare a
questa competizione bisogna qualificarsi vincendo uno degli eventi
selezionati. Non ci sono restrizioni di età, numero, o professione,
e a questo tipo di competizioni prendono parte anche molti
professionisti del settore. E solo le migliori 16 squadre al mondo
riesco a vincere un posto per la finale di Las Vegas. Diversi membri
del “Team Italy” fanno parte della squadra “mhackeroni” che
lo scorso Agosto si è piazzata al 5° posto di questa competizione.
Grazie per il vostro impegno,
teneteci informati sulle vostre attività. Difesaonline e i suoi
lettori vi sostengono. In bocca al lupo a tutti!
Giorgio Giacinto
https://europeancybersecuritychallenge.eu/
sabato 7 dicembre 2019
APT 32 hackera BMW e Hyundai?
E' di qualche giorno fa la notizia che degli hackers hanno colpito BMW e Hyundai.
Gli hackers si sarebbero infiltrati nella rete aziendale di BMW già da questa estate utilizzando un toolkit chiamato Cobalt Strike, utilizzato come backdoor per muoversi verso le reti dei due giganti dell'automobile e, presumibilmente, esfiltrare dati, associato all'impiego di siti web fake.
Nell'articolo di zdnet si lascia intendere che BMW abbia volontariamente permesso agli hacker di restare all'interno della propria rete per seguire i loro movimenti e comportamenti e cosi cercare di individuare la provenienza dell'attacco, bloccando quindi l'accesso solo a novembre. Per quanto riguarda la Hyundai non si sa praticamente niente.
Secondo quanto riportato dalle riviste tedesche Bayerischer Rundfunk e Taggesschau che per prime hanno rivelato l'accaduto, il gruppo responsabile sarebbe conosciuto con la sigla APT 32 (Advanced Persistent Threath 32) o anche Ocean Lotus che farebbe capo al governo vietnamita, cosi affermano gli esperti della German Cybersecurity Organisation (DCSO) anche se ammettono che non vi siano prove in merito.
Il gruppo è attivo dal 2014 e sembra che negli ultimi anni abbia preso di mira in particolare le industrie del settore automobilistico. Toyota Australia, Toyota Japan e Toyota Vietnam sono state tra le vittime precedenti.
Secondo varie fonti l'attacco si pone nel contesto della guerra industriale tra case automobilistiche.
Secondo alcune fonti gli hacker non avrebbero rubato dati sensibili e non sono riusciti nel loro intento di penetrare nelle reti della sede centrale di Monaco.
Ancora una volta l'industria è oggetto di attacchi informatici, a dimostrazione dell'interesse che il settore ha per gli hacker. Il settore automobilistico non è solo possibile fonte di dati personali degli acquirenti ma anche ben più paganti informazioni relative a segreti industriali, brevetti e eventuali difetti delle parti meccaniche, per non parlare dei danni all'immagine subiti.
Facciamo attenzione, checché se ne dica la guerra economico-industriale è sempre in corso.
E se colossi come BMW e Hyundai ne sono vittime… nessuno è al sicuro!
Cosa fare allora?
Primo: informarsi, sempre.
Secondo: formare il personale della propria società, i tecnici, i quadri e i dirigenti, ognuno al proprio livello. I dirigenti in particolare non devono fare i tecnici ma devono capire come adattare la propria organizzazione al mondo attuale e al livello di rischio cyber esistente.
Terzo: dedicare le giuste risorse al settore cyber, effettuando una attenta analisi del rischio.
Quarto: aiutare a creare una società migliore, per esempio appoggiando campagne di informazione presso le scuole. E' dalle scuole infatti che escono futuri operai, impiegati e dirigenti.
Lasciare allo Stato il peso di cambiare la società è una utopia. L'impegno di tutti consente invece di accelerare il processo di digitalizzazione della nostra società e di ridurre i rischi.
Per approfondire:
https://www.zdnet.com/article/bmw-and-hyundai-hacked-by-vietnamese-hackers-report-claims/
https://www.br.de/nachrichten/wirtschaft/fr-autoindustrie-im-visier-von-hackern-bmw-ausgespaeht,RjnLkD4
https://www.tagesschau.de/investigativ/br-recherche/bmw-hacker-101.html
https://www.technadu.com/vietnamese-hackers-apt32-hacked-hyundai-bmw/86959/
https://www.cobaltstrike.com/
https://attack.mitre.org/groups/G0050/
https://dcso.de/
L'estronauta sulla luna e il telelunofono
Torna tra noi "L'estronauta sulla luna" con una nuova serie di avventure.
La piccola Giulia a breve andrà in prima elementare. Un passaggio obbligato della nostra vita, accompagnato da tanti piccoli (e grandi) cambiamenti. Sicuramente il più importante è quello della maggiore indipendenza. Riuscirà il nostro amico Gionzo a guidare la sua piccola amica per prepararla a questa nuova avventura? Vediamolo assieme, a cominciare da questa nuova avventura intitolata...
L'estronauta sulla luna e il telelunofono
- Nonno, nonno... sono arrivata! La voce squillante della piccola Giulia annunciava l'arrivo della gioia in persona. Era sempre cosi. Appena si apriva lo sportello dell'auto parcheggiata nel cortile di fronte alla sua casa Giulia si precipitava verso l'ingresso annunciando il suo arrivo al nonno e ai vicini. Non ci si poteva sbagliare.
- Ciao piccola! Disse il nonno aprendo la porta. Giulia era già attaccata alla sua gamba e lo tirava verso l'esterno.
- Sei pronto? Sei pronto? Dobbiamo andare, il centro commerciale chiude tra un'ora e tu mi hai promesso il telelunofono, ti ricordi? La mamma e il papà di Giulia alla fine avevano ceduto. Era inutile opporsi all'infinito. Era arrivato il momento. Il nonno non aveva bisogno di parlare, leggeva sulle loro facce la preoccupazione.
- Vieni qua piccola. Disse prendendola in braccio. Prima di andare al centro commerciale sentiamo cosa ne pensa il nostro amico Gionzo, magari ci può consigliare qualche modello particolare.
- Si dai, chiamiamolo… io voglio il nuovo modello con le antennine verdi… cosi lo collego al casco potenziato come fa Gionzo. E mentre parlava Giulia si agitava tra le braccia del nonno come fosse un'anguilla.
- Calmati piccola mia, andiamo a sederci vicino al camino che qui fa freddo. Poi chiamiamo Gionzo e vediamo che ci può consigliare… e mentre diceva queste parole, con la testa salutava i genitori di Giulia che quatti quatti uscivano di casa. Giulia ormai era al sicuro, nel mondo fantastico del suo amico Gionzo. Avrebbero potuto fare la spesa con tutta calma.
- Dunque, sentiamo che ci dice Gionzo. Disse il nonno mentre prendeva il cellulare per chiamare il suo amico.
- Speriamo che ci sappia consigliare. Io non ne capisco tanto di queste nuove tecnologie...
- Si nonno - urlò Giulia mentre correva in cerchio sul tappeto di fronte al camino - chiamalo e chiedigli tutte queste cose sulle nuove techiologie...
- Tecnologie… Giulia, non techiologie. La corresse il nonno sapendo che la nipotina aveva una capacità incredibile di apprendere anche e soprattutto mentre correva da una parte all'altra della stanza. Era fatta cosi, non si fermava un attimo ma imparava subito!
- Allora, Gionzo, ho qui la piccola Giulia che chiede consiglio… - disse il nonno a voce alta per attirare l'attenzione della nipotina, portandosi il cellulare all'orecchio - … sui modelli di telelunofoni per bambine speciali. Ci puoi aiutare? E mentre parlava al telefono strizzava l'occhio alla piccola Giulia che si era fermata di colpo e attendeva col fiato sospeso come se dalle parole di Gionzo dipendesse la sua stessa vita...
- Si, hai capito bene, Giulia vuole un telelunofono, lei pensava al modello con le antenne verdi, tu cosa ci consigli? Il nonno parlava sicuro, deciso, ma mentre ascoltava il suo corrispondente lontano il suo viso si rabbuiava fino a quando...
- Capisco, grazie Gionzo, allora ci sentiamo più tardi, in bocca al lupo! A Giulia non era sfuggita ne una parola ne una espressione del nonno e lei stessa era diventata scura in volto, preoccupata per qualcosa che non sapeva ma che intuiva dovesse essere di una gravità assoluta.
Le ultime parole del nonno erano state decisive…
- Cosa è successo a Gionzo nonno… disse Giulia con la voce rotta dall'emozione. I suoi occhioni erano diventati umidi e si vedeva che mancava poco e si sarebbe messa a piangere. Giulia aveva capito subito che era successo qualcosa a Gionzo.
- E' rientrato a casa vero? Non dirmi che è successo qualcosa al mio amico Giovanbattistamarialorenzo - perché, meglio ricordarlo, questo era il nome per intero di Gionzo - durante il viaggio di ritorno. Forse era la prima volta che Giulia chiamava Gionzo col suo nome completo. Il nonno la guardò in faccia, la prese tra le braccia e la fece sedere a cavallo della sua gamba che cominciò a muoversi su e giù come faceva sempre con Giulia per tranquillizzarla.
- Si, è successo qualcosa… Giulia lanciò un urlo di preoccupazione e si portò le mani alla bocca, in un gesto che non lasciava speranze.
- Nonno, nonno, possiamo aiutarlo vero? Dimmi di si, cosa possiamo fare? Chiamiamo la polizia? Dimmi, cosa possiamo fare? Le parole erano state pronunciate tutte assieme, mischiate ad una serie di singhiozzi che facevano pena. Sembrava quasi che a parlare non fosse Giulia ma il volpesce dalle due lingue che Gionzo aveva incontrato qualche tempo prima nel corso delle sue avventure sulla luna.
- Giulia, calmati! Disse il nonno con la faccia più seria del solito.
- Sai bene che Gionzo è in gamba e vedrai che riuscirà ad uscirne anche questa volta. E poi ha sempre con se il suo casco potenziante e il telelunofono con cui possiamo restare in contatto e provare ad aiutarlo. Per cui calmati e asciugati gli occhi, non è piangendo che possiamo aiutare Gionzo! Le ultime parole erano state pronunciate con una fermezza che aveva convinto Giulia che il suo nonnino era il più forte nonno del mondo. Sicuramente doveva essere stato un eroe da giovane. Nella sua mente il nonno doveva aver affrontato chissà quanti draghi e salvato chissà quante principesse...
- Allora - disse il nonno - vediamo cosa possiamo fare per aiutare Gionzo. E mentre parlava si massaggiava il mento per far capire che occorreva una seria riflessione.
- Ma io non so cos'è successo. Dai nonnino, sarò forte, non piangerò, dimmi la verità, cos'è successo a Gionzo? La piccola Giulia questa volta aveva parlato con decisione, pronta a fare qualsiasi cosa per aiutare il suo amico Gionzo. Pure se si fosse trattato di raggiungerlo sulla Luna, Giulia l'avrebbe fatto.
- Brava, così si ragiona. Aiutami ora. Portami quel quaderno e qualche pennarello che magari ci possono servire. Non aveva neanche finito la frase che già Giulia correva verso la scrivania per prendere quello che il nonno aveva chiesto e che nella sua immaginazione era una specie di arma potenziante che avrebbe aiutato a salvare il comune amico di tante avventure...
- Ecco nonno. Disse Giulia porgendo con attenzione il quaderno e i pennarelli.
- Grazie. Dunque vediamo. Come posso dirtelo. Gionzo si è perso - la faccia di Giulia divenne pallida - ma sta bene e ha già indossato il suo casco potenziante - Giulia riprese fiato, visibilmente tranquillizzata - e ci chiede di aiutarlo. Si è perso nel cyberspazio!
- Il Cibospazio!?! Disse Giulia non avendo la più pallida idea di cosa potesse significare quella parola mai sentita prima… E proprio mentre stava per chiedere spiegazioni, e sarebbero dovute essere convincenti. Qualcuno suonò il campanello...
Giulia, super eccitata saltò giù dalle gambe del nonno e corse alla porta. Si mise in punta di piedi per vedere dallo spioncino chi veniva ad interrompere il loro momento magico...
- Francesco !!! Urlò con gioia, e senza attendere, guardato il nonno per ricevere l'autorizzazione, aprì la porta. Francesco era il suo cugino preferito. Era grande lui, aveva almeno dieci anni, forse anche di più… e a lei piaceva giocare con Francesco. Il telelunofono avrebbe potuto aspettare, pensò Giulia, tanto Gionzo non era veramente in pericolo… col suo casco potenziante e con l'aiuto del nonno avrebbe sicuramente risolto i suoi problemi e sarebbe riuscito a ritornare sulla Terra, dalla sua famiglia numerosa che lo attendeva...
Alessandro Rugolo
La piccola Giulia a breve andrà in prima elementare. Un passaggio obbligato della nostra vita, accompagnato da tanti piccoli (e grandi) cambiamenti. Sicuramente il più importante è quello della maggiore indipendenza. Riuscirà il nostro amico Gionzo a guidare la sua piccola amica per prepararla a questa nuova avventura? Vediamolo assieme, a cominciare da questa nuova avventura intitolata...
L'estronauta sulla luna e il telelunofono
- Nonno, nonno... sono arrivata! La voce squillante della piccola Giulia annunciava l'arrivo della gioia in persona. Era sempre cosi. Appena si apriva lo sportello dell'auto parcheggiata nel cortile di fronte alla sua casa Giulia si precipitava verso l'ingresso annunciando il suo arrivo al nonno e ai vicini. Non ci si poteva sbagliare.
- Ciao piccola! Disse il nonno aprendo la porta. Giulia era già attaccata alla sua gamba e lo tirava verso l'esterno.
- Sei pronto? Sei pronto? Dobbiamo andare, il centro commerciale chiude tra un'ora e tu mi hai promesso il telelunofono, ti ricordi? La mamma e il papà di Giulia alla fine avevano ceduto. Era inutile opporsi all'infinito. Era arrivato il momento. Il nonno non aveva bisogno di parlare, leggeva sulle loro facce la preoccupazione.
- Vieni qua piccola. Disse prendendola in braccio. Prima di andare al centro commerciale sentiamo cosa ne pensa il nostro amico Gionzo, magari ci può consigliare qualche modello particolare.
- Si dai, chiamiamolo… io voglio il nuovo modello con le antennine verdi… cosi lo collego al casco potenziato come fa Gionzo. E mentre parlava Giulia si agitava tra le braccia del nonno come fosse un'anguilla.
- Calmati piccola mia, andiamo a sederci vicino al camino che qui fa freddo. Poi chiamiamo Gionzo e vediamo che ci può consigliare… e mentre diceva queste parole, con la testa salutava i genitori di Giulia che quatti quatti uscivano di casa. Giulia ormai era al sicuro, nel mondo fantastico del suo amico Gionzo. Avrebbero potuto fare la spesa con tutta calma.
- Dunque, sentiamo che ci dice Gionzo. Disse il nonno mentre prendeva il cellulare per chiamare il suo amico.
- Speriamo che ci sappia consigliare. Io non ne capisco tanto di queste nuove tecnologie...
- Si nonno - urlò Giulia mentre correva in cerchio sul tappeto di fronte al camino - chiamalo e chiedigli tutte queste cose sulle nuove techiologie...
- Tecnologie… Giulia, non techiologie. La corresse il nonno sapendo che la nipotina aveva una capacità incredibile di apprendere anche e soprattutto mentre correva da una parte all'altra della stanza. Era fatta cosi, non si fermava un attimo ma imparava subito!
- Allora, Gionzo, ho qui la piccola Giulia che chiede consiglio… - disse il nonno a voce alta per attirare l'attenzione della nipotina, portandosi il cellulare all'orecchio - … sui modelli di telelunofoni per bambine speciali. Ci puoi aiutare? E mentre parlava al telefono strizzava l'occhio alla piccola Giulia che si era fermata di colpo e attendeva col fiato sospeso come se dalle parole di Gionzo dipendesse la sua stessa vita...
- Si, hai capito bene, Giulia vuole un telelunofono, lei pensava al modello con le antenne verdi, tu cosa ci consigli? Il nonno parlava sicuro, deciso, ma mentre ascoltava il suo corrispondente lontano il suo viso si rabbuiava fino a quando...
- Capisco, grazie Gionzo, allora ci sentiamo più tardi, in bocca al lupo! A Giulia non era sfuggita ne una parola ne una espressione del nonno e lei stessa era diventata scura in volto, preoccupata per qualcosa che non sapeva ma che intuiva dovesse essere di una gravità assoluta.
Le ultime parole del nonno erano state decisive…
- Cosa è successo a Gionzo nonno… disse Giulia con la voce rotta dall'emozione. I suoi occhioni erano diventati umidi e si vedeva che mancava poco e si sarebbe messa a piangere. Giulia aveva capito subito che era successo qualcosa a Gionzo.
- E' rientrato a casa vero? Non dirmi che è successo qualcosa al mio amico Giovanbattistamarialorenzo - perché, meglio ricordarlo, questo era il nome per intero di Gionzo - durante il viaggio di ritorno. Forse era la prima volta che Giulia chiamava Gionzo col suo nome completo. Il nonno la guardò in faccia, la prese tra le braccia e la fece sedere a cavallo della sua gamba che cominciò a muoversi su e giù come faceva sempre con Giulia per tranquillizzarla.
- Si, è successo qualcosa… Giulia lanciò un urlo di preoccupazione e si portò le mani alla bocca, in un gesto che non lasciava speranze.
- Nonno, nonno, possiamo aiutarlo vero? Dimmi di si, cosa possiamo fare? Chiamiamo la polizia? Dimmi, cosa possiamo fare? Le parole erano state pronunciate tutte assieme, mischiate ad una serie di singhiozzi che facevano pena. Sembrava quasi che a parlare non fosse Giulia ma il volpesce dalle due lingue che Gionzo aveva incontrato qualche tempo prima nel corso delle sue avventure sulla luna.
- Giulia, calmati! Disse il nonno con la faccia più seria del solito.
- Sai bene che Gionzo è in gamba e vedrai che riuscirà ad uscirne anche questa volta. E poi ha sempre con se il suo casco potenziante e il telelunofono con cui possiamo restare in contatto e provare ad aiutarlo. Per cui calmati e asciugati gli occhi, non è piangendo che possiamo aiutare Gionzo! Le ultime parole erano state pronunciate con una fermezza che aveva convinto Giulia che il suo nonnino era il più forte nonno del mondo. Sicuramente doveva essere stato un eroe da giovane. Nella sua mente il nonno doveva aver affrontato chissà quanti draghi e salvato chissà quante principesse...
- Allora - disse il nonno - vediamo cosa possiamo fare per aiutare Gionzo. E mentre parlava si massaggiava il mento per far capire che occorreva una seria riflessione.
- Ma io non so cos'è successo. Dai nonnino, sarò forte, non piangerò, dimmi la verità, cos'è successo a Gionzo? La piccola Giulia questa volta aveva parlato con decisione, pronta a fare qualsiasi cosa per aiutare il suo amico Gionzo. Pure se si fosse trattato di raggiungerlo sulla Luna, Giulia l'avrebbe fatto.
- Brava, così si ragiona. Aiutami ora. Portami quel quaderno e qualche pennarello che magari ci possono servire. Non aveva neanche finito la frase che già Giulia correva verso la scrivania per prendere quello che il nonno aveva chiesto e che nella sua immaginazione era una specie di arma potenziante che avrebbe aiutato a salvare il comune amico di tante avventure...
- Ecco nonno. Disse Giulia porgendo con attenzione il quaderno e i pennarelli.
- Grazie. Dunque vediamo. Come posso dirtelo. Gionzo si è perso - la faccia di Giulia divenne pallida - ma sta bene e ha già indossato il suo casco potenziante - Giulia riprese fiato, visibilmente tranquillizzata - e ci chiede di aiutarlo. Si è perso nel cyberspazio!
- Il Cibospazio!?! Disse Giulia non avendo la più pallida idea di cosa potesse significare quella parola mai sentita prima… E proprio mentre stava per chiedere spiegazioni, e sarebbero dovute essere convincenti. Qualcuno suonò il campanello...
Giulia, super eccitata saltò giù dalle gambe del nonno e corse alla porta. Si mise in punta di piedi per vedere dallo spioncino chi veniva ad interrompere il loro momento magico...
- Francesco !!! Urlò con gioia, e senza attendere, guardato il nonno per ricevere l'autorizzazione, aprì la porta. Francesco era il suo cugino preferito. Era grande lui, aveva almeno dieci anni, forse anche di più… e a lei piaceva giocare con Francesco. Il telelunofono avrebbe potuto aspettare, pensò Giulia, tanto Gionzo non era veramente in pericolo… col suo casco potenziante e con l'aiuto del nonno avrebbe sicuramente risolto i suoi problemi e sarebbe riuscito a ritornare sulla Terra, dalla sua famiglia numerosa che lo attendeva...
Alessandro Rugolo
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