“L’obiettivo di Microsoft è quello di democratizzare l’accesso alla tecnologia, così che tutti possano beneficiarne, mantenendo come priorità la tutela della privacy e la sicurezza dei dati.”, (Satya Nadella, A.D. Microsoft)
Rivoluzione Digitale significa il passaggio graduale da una tecnologia elettronica analogica a tecnologie elettroniche digitali, il cui principale protagonista è Internet e gli strumenti che lo adoperano, come computer o telefoni cellulari digitali. Questa rivoluzione ha cambiato in maniera significativa il nostro approccio alla cultura, al mondo del lavoro, al modo in cui passiamo il tempo libero.
In tutti gli aspetti della vita sociale, la digitalizzazione dell’informazione è diventata indispensabile, un elemento chiave che ha modificato anche il modo di interagire con il prossimo.
Con l’avvento dell’era digitale, infatti, si evolvono le modalità di accesso alle informazioni. Mutano i mezzi con cui accediamo ai contenuti informativi, si trasforma il modo in cui i media, le aziende o personaggi pubblici comunicano con il proprio pubblico, attraverso il sito web o blog piuttosto che i canali social.
Nei possibili scenari futuri ipotizzati, la rivoluzione digitale è un evento storico di cui facciamo parte e che sta trasformando la società in tutti i suoi aspetti; così come il rapporto tra le persone e il mondo del lavoro, che offre oggi nuove possibilità di occupazioni legate al mondo digitale.
Ci sono state ampie discussioni al riguardo perché la tecnologia crea si nuovi casi d’uso, nuove opportunità, ma anche pericoli reali o potenziali e solleva interrogativi complessi sul suo impatto sociale: lavoro, privacy, sicurezza, inclusione, equità. Un processo innovativo senza etica, o semplicemente un comportamento che non tenga conto delle variabili intangibili, sta mostrando di non essere in grado di soddisfare quel ruolo sociale che in una visione moderna gli compete. Tutto questo in attesa di una legislazione che ancora arranca, intenta a inseguire invece di prevenire.
Sono tanti i personaggi che hanno dato il loro parere.
“La tecnologia è sì uno strumento, ma siamo noi a darle un valore. Posso servirmi di un coltello per tagliare il pane o uccidere una persona, ma il coltello per spalmare il burro è diverso dal coltello da combattimento. Ciò significa che la neutralità e la dualità possono essere orientate positivamente fin dal principio — sottolinea il filosofo Luciano Floridi — In questo senso la tecnologia digitale appare molto più orientata a migliorarci la vita che a rovinarcela, nel senso che sostiene ciò che abbiamo già e consente di fare ciò che finora non era possibile. È opportunità di sviluppo ma deve essere guidata”
La “galassia digitale”, e in particolare la cosiddetta “intelligenza artificiale”, si trova proprio al cuore del cambiamento d’epoca che stiamo attraversando. L’innovazione digitale, infatti, tocca tutti gli aspetti della vita, sia personali sia sociali. Essa incide sul nostro modo di comprendere il mondo e anche noi stessi” così scrive Papa Francesco nella lettera Humana communitas, inviata alla Pontificia Accademia per la Vita (PAV) in occasione del suo 25° anniversario.
Anche la comprensione che l’essere umano ha di sé stesso pone l’accento sulla centralità delle relazioni e dell’informazione: l’organismo opera sulla base di informazioni ed è connesso con altri organismi analoghi, immersi in un ambiente condiviso con altri agenti informazionali, naturali e artificiali. È quello che si indica con il termine “infosfera”. Nella realtà in cui siamo immersi, in cui le connessioni si moltiplicano, non ha più neanche senso porre la domanda se si è online o offline. Sarebbe più corretto dire che siamo “onlife”, un neologismo che alcuni pensatori utilizzano per esprimere l’inestricabile intreccio tra vita e universo digitale. E le interazioni si infittiscono non soltanto tra gli esseri umani e i dispositivi, ma anche tra i dispositivi stessi, sovente senza che noi neanche ce ne accorgiamo, come avviene nel cosiddetto «Internet delle cose».
Perché questa introduzione? Perché partire da queste considerazioni?
La risposta è semplice. Perché è arrivato il covid-19 e questo tsunami ha fatto sì che molte discussioni passassero, non dico in secondo piano, ma accelerassero nel processo di acquisizione e di utilizzo per lasciare, però spazio, ad altri termini che, in ogni caso, negli ultimi mesi hanno rappresentato le parole chiave con cui definire l’evoluzione dei nostri comportamenti: sicurezza, privacy, responsabilità e territorialità dei dati.
Le ultime vicende hanno mostrato con forza come le dinamiche digitali e gli interessi pubblici, di cittadini e Stati, ormai siano strettamente intrecciati. Il problema di fondo è che viviamo un momento di confusione, in cui si stanno alternando tentativi (spesso ambigui e contraddittori) di autoregolamentazione da parte delle piattaforme e tentativi di normazione da parte degli Stati.
Se da un lato le prime oscillano tra mosse “di facciata” volte a rassicurare utenti e Governi circa la loro volontà di tutelare i nostri dati e le necessità di business che mirano al profitto ad essi legato, le iniziative degli Stati appaiono spesso contraddittorie, confuse, e con impatti ad oggi imperscrutabili (che oscillano tra l’inefficacia e il rischio di censura e soffocamento dell’innovazione).
Scandali come Cambridge Analytica o i grandi data breaches che tra gli altri hanno colpito Google, Facebook e la catena di alberghi Marriott, hanno, insomma, contribuito a segnare la fine di un certo modo forse un po’ naif d’intendere il web.
In questo scenario anche Microsoft riveste un ruolo fondamentale pur rimanendo una società il cui business principale è legato ai servizi e non certamente ai dati. Eppure, troppo spesso, viene accomunata ad altri giganti del web che non hanno le medesime caratteristiche né, tantomeno, sviluppano lo stesso business, Negli ultimi tempi, Microsoft è assurta alle cronache per l’incremento esponenziale che i servizi di comunicazione e collaborazione, basati sulla piattaforma O365, hanno avuto. In Italia l'azienda ha assistito a un aumento del 775% del numero di chiamate e di meeting fatti su Teams in un mese.
Ovviamente non sono mancati i dubbi, le discussioni e, spesso, anche le critiche relative all’adozione da parte delle aziende italiane di questa piattaforma. Critiche relative, ad esempio, legati a dubbi quali:
Garantire le misure minime di sicurezza, riservatezza e protezione dei dati personali;
La sicurezza della rete utilizzata per i collegamenti remoti;
Che fine fanno i dati raccolti e archiviati durante le comunicazioni;
Chi può accedere ai dati;
giusto per citarne alcuni.
Mi sembra, pertanto, corretto fornire una serie di delucidazioni che non hanno la pretesa di essere esaustive ma che possono aiutare a fare un po' di chiarezza.
Prima di farlo partiamo, però, da alcune considerazioni del CEO di Microsoft, Satya Nadella: “L’obiettivo di Microsoft è quello di democratizzare l’accesso alla tecnologia, così che tutti possano beneficiarne, mantenendo come priorità la tutela della privacy e la sicurezza dei dati.”
"Quando iniziamo a parlare di sicurezza informatica, voglio iniziare con la missione di Microsoft", ha detto Nadella. "La nostra missione di consentire a ogni persona e organizzazione del pianeta di ottenere di più è ciò che guida tutta la nostra agenda di innovazione tecnologica, come interagiamo con i nostri clienti, come ci presentiamo con i nostri clienti, come collaboriamo con l'ecosistema più ampio. Guida tutto ciò che facciamo."
Oggi, i dipendenti accedono a dati sensibili su sistemi on-premise e basati su cloud, utilizzando tutto, da laptop e desktop a sensori internet di cose e dispositivi proprietari. Ma mentre i vantaggi aziendali di tale connettività sono enormi, anche la minaccia per la sicurezza informatica è aumentata.
"Stiamo adottando un approccio di principio con un impegno forte per garantire che i nostri clienti possano fidarsi della tecnologia digitale che usano", ha affermato Nadella. "Abbiamo quattro pilastri su cui si basa la nostra strategia. Quando si tratta di privacy, ci assicureremo che i tuoi dati siano privati e sotto il tuo controllo. Quando si tratta di conformità, gestiremo i tuoi dati in conformità con la legge del terreno. Saremo anche trasparenti sia sulla raccolta dei dati che sull'utilizzo dei dati. Infine, ci assicureremo che tutti i tuoi dati siano al sicuro."
Non dimentichiamoci, quindi, che la sicurezza è un viaggio ed è solo grazie alla realizzazione di tutte le fermate che costituiscono questo viaggio che si possono ottemperare i giusti requisiti che ogni persona ed ogni azienda esige.
Carlo Mauceli