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venerdì 2 dicembre 2022

Da Information Warfare a Cognitive Warfare

A coloro che seguono l'evoluzione del campo militare non sarà sfuggito che dopo Cyber Warfare, Information Warfare e Hybrid Warfare, è sempre più comune leggere di Cognitive Warfare, allora ho pensato che potesse essere utile fare un po' di chiarezza, per quanto possibile.

Per prima cosa è necessario richiamare alla mente il significato dei termini e le definizioni di base. 

Se guardiamo sulla Treccani, leggiamo che cosa significa "Cognitivo": "Che riguarda il conoscere; in psicologia, processi c., i processi implicati nella conoscenza (percezione, immaginazione, memoria, tutte le forme di ragionamento), intesi funzionalmente come guida nel comportamento; psicologia c., lo stesso che cognitivismo; scienza c., campo di studio interdisciplinare (costituito da intelligenza artificiale, psicologia, linguistica, neuroscienze e filosofia della mente) che ha per oggetto i processi cognitivi umani, dalla percezione all’apprendimento, dalle strategie inferenziali all’elaborazione dell’informazione.

Detto ciò, cerchiamo ora assieme una definizione attendibile per "Cognitive Warfare" nei siti istituzionali militari dei principali paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Russia, Cina e delle principali organizzazioni internazionali come la NATO, e proprio da quest'ultima iniziamo. 

Sul sito Innovation Hub è possibile trovare diversi riferimenti agli studi in corso relativi al "Cognitive Warfare Project", tra questi è interessante leggere "The Cognitive Warfare Concept" di Bernard Claverie e François du Cluzel che parlano chiaramente di "sesto dominio" e danno la definizione seguente di Cognitive Warfare:

"Cognitive warfare is the art of using technological tools to alter the cognition of human targets, who are often unaware of any such attempt - as are those entrusted with countering, minimizing, or managing its consequences, whose institutional and bureaucratic reactions are too slow or inadequate."

Nello stesso studio si dice che il termine Cognitive Warfare è stato usato con questo significato per la prima volta negli Stati Uniti,  nel 2017. In quell'anno il generale americano Vincent R. Stewart (USMC, director, Defense Intelligence Agency), nel corso di una conferenza parlò di come le guerre moderne siano delle guerre cognitive in cui il controllo delle informazioni serve a manipolare il nemico. Per dirla con parole semplici: "...it is to know what to do and when to do it... and if you don’t control information or your decision-making cycle is disrupted, or your cognitive ability is degraded, then you are not able to win or fight effectively.”

Per gli autori dello studio, la guerra cognitiva è possibile sfruttando al meglio l'intersezione di due aree: "...PSYOPS and influence operations (soft power)" e "cyber operations" (cyber defence) intended to degrade or destroy physical information assets on the other."

In questo specchio, tratto dallo studio, si capisce quali siano le differenze tra il dominio delle PSYOPS e quello della Cognitive Warfare.  

Come si può notare la Cognitive Warfare è in qualche modo una evoluzione delle PSYOPS, grazie alle possibilità offerte dall'impiego di nuove tecnologie e di nuove conoscenze sui processi cognitivi umani.
Naturalmente gli studi sulla Cognitive Warfare sono solo agli inizi, per cui avremo modo di approfondire.

A questo punto credo sia chiara l'importanza di studiare questo nuovo dominio non fosse altro che per essere in grado di capire meglio cosa accade intorno a noi e cosa potrebbe accadere con l'introduzione di alcune nuove tecnologie, una per tutte, gli impianti cerebrali recentemente annunciati tra gli altri da Elon Musk. 

Alessandro Rugolo

Per approfondire: 

cognitivo in Vocabolario - Treccani

CW documents | Innovation Hub (innovationhub-act.org)

Cognitive Warfare Will Be Deciding Factor in Battle | AFCEA International

China using ‘cognitive warfare’ to intimidate Taiwan, says president Tsai | Taiwan | The Guardian

The Future of China's Cognitive Warfare: Lessons from the War in Ukraine - War on the Rocks

Elon Musk’s company aims to test brain implant in people (breakingnews.ie)

sabato 26 novembre 2022

Lockheed Martin e Microsoft, cloud classificato e nuove tecnologie per la Difesa americana

E' di qualche giorno fa l'annuncio che i due giganti, Lockeed martin e Microsoft, hanno deciso di stringere una alleanza strategica mirata a supportare il Departement of Defense statunitense in alcuni campi considerati critici, in particolare:

- innovazioni nel cloud classificato;

- Artificial Intelligence/Machine Learning e capacità nel campo del Modeling e Simulation;

- programmi MIL, in campo R&D;

- Digital Transformation.

Cerchiamo di capire qualcosa di più di queste quattro macroaree.

L'accordo prevede che Microsoft, per Lockeed Martin, realizzi entro il 2023 una struttura cloud secondo lo stesso standard impiegato per realizzare il cloud segreto del DoD. In questo modo si dovrebbero velocizzare tutte le procedure di "Compliance" per i progetti classificati, abbreviando i tempi di realizzazione dei programmi militari. Secondo le dichiarazioni pubblicate in diversi giornali, Lockeed Martin sarà la prima organizzazione non governativa a operare in modo indipendente all'interno del Microsoft Azure Cloud governativo segreto. 

Per quanto riguarda la seconda area -Artificial Intelligence/Machine Learning e capacità nel campo del Modeling e Simulation - i due giganti hanno stretto un accordo biennale per migliorare le capacità del DoD. In particolare nel settore conosciuto come GEMS (Gaming, Exercise, Modeling and Simulation) la Lockeed Martin potrà testare le proprie tecnologie e piattaforme riducendo i rischi e offrendo una alternativa alle esercitazioni militari.

L'accordo con Microsoft nel campo del 5G.MIL è parte della strategia aziendale di Lockeed Martin che nell'ultimo anno ha visto stringere rapporti di collaborazione anche con Intel, Verizon, Radisys e Keysight Technologies. 5G.MIL dovrebbe consentire di integrare le comunicazioni militari con capacità di tipo tattico, rendendo tra l'altro le comunicazioni più affidabili e sicure a supporto di operazioni Joint in tutto il mondo.  

La quarta macroarea mira a trasformare e sviluppare i processi di business sfruttando al meglio le capacità del mondo digitale per migliorare i processi interni e di riflesso la competitività della società.  

Come si può vedere le sfide sono tante e gli interessi in campo sono enormi, sia economici che strategici, in quanto tutte queste alleanze sono sicuramente parte della strategia nazionale di sicurezza americana.


Alessandro RUGOLO

Immagine: Lockheed Martin, Microsoft Demonstrate 5G.MIL Networking Technology (defensedaily.com) 

Per approfondire:

- https://techcommunity.microsoft.com/t5/core-infrastructure-and-security/introduction-to-microsoft-azure-government-secret/ba-p/2043581

Lockheed Martin to use Microsoft classified Cloud - InfotechLead

Lockheed Martin teams up with Microsoft on classified cloud services for Pentagon (msn.com)

5G.MIL® | Lockheed Martin

FACT SHEET: The Biden-Harris Administration’s National Security Strategy | The White House

National Security Strategy Aims to Address New Challenges > U.S. Department of Defense > Defense Department News

martedì 15 novembre 2022

Il dominio cyber: la sua importanza, in un percorso guidato attraverso le sue tante nature: cyber security, cyber intelligence, cyber warfare, cyber influence, cyber deterrence...


Mi capita sempre più spesso che amici o semplici conoscenti mi rivolgano delle domande sul mondo cyber. Spesso si tratta di domande volte a chiarire qualche aspetto particolare del quinto dominio, altre volte si tratta di domande che mettono in evidenza la voglia di capire qualcosa di più di un mondo che è ormai necessario conoscere.

Alla prima categoria appartengono per esempio: "Alessandro, che cos'è una APT1?", oppure: "Cosa pensi della sicurezza del 'tale' sistema di messaggistica?" o ancora: "quale algoritmo di cifratura è più performante?". Tutte domande la cui risposta seppure apparentemente semplice non lo è affatto e che richiede una profonda conoscenza degli argomenti ma soprattutto la capacità di spiegare in modo elementare argomenti che facili non sono.

Alla seconda categoria appartengono invece alcune domande di base come "Ma si può sapere cos'è il cyberspace?", oppure "Mi puoi indicare un corso di cyber per principianti?" o ancora più semplicemente "Mi spieghi qualcosa sulla cyber?".

Queste apparentemente semplici domande sono talmente generali che spesso mi trovo invischiato in spiegazioni troppo lunghe e per niente alla portata di chi ho di fronte. Allora mi rendo conto che ciò che a me sembra scontato, per la maggior parte delle persone con cui interagisco normalmente non lo è affatto!


Ecco perché è nato questo libro, in primo luogo per soddisfare curiosità.


Se volete potete trovarlo su Amazon in formato cartaceo ed ebook


Buona lettura.



Alessandro Rugolo

  


Amazon.it: Il dominio cyber: la sua importanza, in un percorso guidato attraverso le sue tante nature: cyber security, cyber intelligence, cyber warfare, cyber influence, cyber deterrence... - Rugolo, Alessandro - Libri

domenica 13 novembre 2022

Qui est l'ennemi?

Chi è il nemico?

Questo il titolo dell'ultima  opera che sto leggendo: "Qui est l'ennemi?", edito da Nouveau Monde, primo volume annuale del "Centre de recherche 451", guidato da Christian Harbulot anche direttore della "école de guerre économique" (EGE) di Parigi.

La EGE è nata nel 1997 e da allora si occupa di studiare i fenomeni legati all'influenza e alla guerra economica. In quest'opera sono poste in evidenza, senza peli sulla lingua, le contraddizioni di parte del mondo occidentale che vede diversi stati alleati militari su alcuni fronti e contemporaneamente competitors sul fronte economico.

Per trovare il parere degli studiosi non è necessario leggere tutto il libro o interpretare ciò che è scritto "tra le righe", ma è sufficiente arrivare a pagina 3, dove con uno specchio esplicativo a barre colorate si dice chi sono i primi cinque "nemici" economici della Francia, ovvero, nell'ordine: 

- Stati Uniti d'America;

- Cina;

- Germania;

- Russia;

- Regno Unito.

Come è facile vedere a colpo d'occhio, tre stati su cinque sono alleati militari, ma non per questo meno combattivi nel campo della guerra economica.

In particolare gli Stati Uniti si trovano al primo posto tra i "nemici" economici della Francia. 

Nell'ottobre 2021 l'EGE ha pubblicato un report dal titolo: "Comment le Etats-Unis contribuent-ils à affaiblir l'économie française?" (Come gli Stati Uniti contribuiscono ad indebolire l'economia francese?) nel quale sono presentati più di duecento casi di influenza economica esercitata contro gli interessi francesi, molti di questi sono stati utilizzati per costruire una carta cronologica veramente interessante, riproposta a pagina 44 e 45.


Opera interessante, ricca di spunti sulle nuove forme di guerra ibrida e di curiosità storiche ben documentate.

In Francia ormai non si parla più infatti di guerra o pace, ma di tre elementi: "competition, contestation, affrontement", che si sviluppano attraverso tutti i campi delle attività umane (economico, militare, tecnologico...) e non sempre in modo palese o coerente. Questo significa, solo per fare un esempio, che seppure alleati militarmente gli USA non si sono certo posti remore nel contrastare il programma franco-australiano sui sottomarini.      

Sarebbe interessante uno studio simile incentrato sui nemici economici dell'Italia, sicuramente aiuterebbe a guardare le cose che accadono da noi e nel mondo da un punto di vista differente... 


Alessandro Rugolo

Per approfondire:

À lire : Guerre économique - Qui est l'ennemi ? - Inter Ligere (inter-ligere.fr)

mercoledì 2 novembre 2022

Browser fingerprint, con buona pace della privacy!

Browser fingerprint, ovvero impronta del browser.

Penso che tutti sappiano cosa sia un browser, per cui lo dò per scontato e chiedo invece se sapete cosa sia una browser fingerprint.

Se proviamo a tradurre otteniamo "impronta del browser" ed in effetti si tratta proprio di una impronta, una traccia che identifica con una elevata precisione un utente di internet sulla base delle caratteristiche del browser impiegato.

Siamo talmente abituati a utilizzare internet che non sempre ci rendiamo conto delle informazioni che lasciamo dietro di noi quando navighiamo.

I più tecnologici sanno che occorre fare attenzione ai "cookies", non hai biscotti inglesi, ma ai piccoli software che permettono ai siti web di riconoscerci tra tanti clienti e di personalizzare la nostra esperienza.

E' poi possibile installare sui browser altri software che svolgono specifiche funzionalità, per esempio gli ad-blocker.

Ma siamo sicuri che i nostri dati personali e le nostre abitudini siano al sicuro?

Sappiamo bene che non è così.

Ma dopo questa premessa torniamo alla nostra "browser fingerprint".

Come dice il nome si tratta di una impronta, che chi naviga su internet lascia dietro di se, a disposizione di chi raccoglie i dati per professione e li utilizza per i propri scopi. Quando è nato il web capitava spesso di avere delle pagine in cui la visualizzazione non corrispondeva all'originale. Le differenze erano dovute alle caratteristiche tecniche dei differenti conputer. Per cercare di ridurre questo problema fu introdotto un pezzo di informazione (scambiato tra browser e server) chiamato "user agent header". In linea di massima nei primi tempi (anni '90) i dati che venivano forniti al server riguardavano le caratteristiche del browser, col tempo e la crescita di complessità dei siti web, le informazioni incluse nello user agent header sono diventate molte e consentono di profilare gli utenti, con buona pace della nostra privacy!

Esiste un servizio sul sito AmIUnique che ci permette di vedere molto semplicemente la nostra fingerprint. 

Uno dei test che vi consiglio di fare se volete rendervi conto di quale sia la vostra fingerprint e di cosa significa realmente è molto semplice. 

Installate due o tre browser e eseguite il test con ognuno si essi su sito AmIUnique. Ogni volta otterrete un risultato differente in alcuni elementi. Potete anche provare ad installare degli add-on, come per esempio degli ad-blck o altre funzionalità aggiuntive e rieseguire il test. Vi accorgerete che la vostra fingerprint è cambiata. In pratica, più personalizzate il vostro browser e più divenite "unico" e perciò tracciabile. 

Ecco perché, per esempio, gli sviluppatori di TOR browser sconsigliano l'installazione di qualunque estensione sul browser. Inoltre TOR browser (se non modificato da noi) fornisce una fingerprint standard per tutti gli users, in modo tale da far sì che essi siano più simili per limitare la possibilità di essere tracciati.

Ricordate, essere consapevoli di ciò che accade quando usiamo un browser ci rende più sicuri!

Alessandro RUGOLO

Per approfondire:

https://blog.torproject.org/browser-fingerprinting-introduction-and-challenges-ahead/

https://amiunique.org/fp

On the Robustness of Mobile Device Fingerprinting | Proceedings of the 31st Annual Computer Security Applications Conference (acm.org)

The Dangers of Human Touch: Fingerprinting Browser Extensions through User Actions | USENIX






sabato 17 settembre 2022

L'importanza della divulgazione nella società digitale

Quest'anno assieme ad alcuni amici abbiamo creato una associazione di promozione sociale chiamata "Società Italiana per lo sviluppo della cultura cyber e delle nuove tecnologie" il cui scopo è quello di promuovere la cultura cyber, delle nuove tecnologie e dell’intelligence a favore della società italiana, attraverso webinar, corsi on-line o in presenza, convegni, la creazione o il finanziamento di una squadra per la partecipazione alle competizioni del settore, partecipazione a convegni nazionali e internazionali, lezioni presso le scuole di ogni ordine e grado, con lo scopo di avvicinare i giovani al settore maggiori (informazioni sul sito SICYNT).

Il convegno sarà l'occasione per incontrarsi finalmente di persona e approfondire diversi argomenti, nel modo più semplice possibile a da differenti punti di vista, con esperti delle nuove tecnologie. 

Mi fa piacere invitare chiunque fosse interessato e soprattutto i giovani, a partecipare all'evento che si terrà presso l'Aula 1 - Facoltà di Ingegneria e Architettura dell'Università degli Studi di Cagliari in via Is Maglias 196 a Cagliari.  

Di seguito gli interventi ad oggi previsti:



L'evento é gratuito e la partecipazione per la mattina è aperta a tutti, previa registrazione sul sito:

L'importanza della divulgazione nella società digitale Tickets, Sat, Sep 24, 2022 at 9:00 AM | Eventbrite


E' possibile anche seguire l'evento via web su questo link.

Alessandro RUGOLO

domenica 11 settembre 2022

La geopolitica dei chip

Da diversi anni ormai si sente parlare di geopolitica dei semiconduttori e per me è arrivato il momento di approfondire l'argomento.

Per farlo partiamo da un recente articolo della Johns Hopkins University : "Clash of the Chips: A Comparison of US-China Semiconductor Production Capacities", di Varda He and Jennifer Roberts, pubblicato il 7 maggio 2022.

Nello studio gli autori analizzano il processo di fabbricazione dei semiconduttori (chip) da un punto di vista specificamente geopolitico e con uno specifico scopo: analizzare la competizione USA-Cina per far si che continui il dominio USA nel settore.

L'analisi mira a comprendere rischi e vantaggi dell'attuale processo produttivo americano, la produzione cinese e le criticità che gli USA dovranno affrontare per riportare alcuni processi produttivi nel proprio territorio per evitare problemi di supply chain e di sicurezza.

Parlare di confronto USA-Cina, come penso sia chiaro a tutti, significa interessare praticamente tutto il mondo, sia in considerazione delle materie prime occorrenti per la fabbricazione dei chip, sia per i luoghi dove questi sono fabbricati, sia per le politiche di influenza che mirano a proibire o favorire l'uso di componenti dell'una o dell'altra parte all'interno di prodotti militari o, più in generale, ad alta tecnologia.

In linea di massima, il processo di produzione dei chip può essere diviso in tre parti: progettazione, produzione, assemblaggio. Secondo gli autori, gli Stati Uniti sono attualmente in vantaggio nella fase di progettazione dei chip in quanto le proprie industrie controllano il 68 % del mercato mondiale.

Ma per capire bene cosa significa e in cosa consiste la sfida attuale gli autori analizzano il processo produttivo cinese individuando le differenze e i punti di forza e debolezza in confronto agli USA. Quindi, e secondo me ben più interessante, vengono individuati i principali motivi di preoccupazione nel settore della produzione di chip:

- il produttore taiwanese "Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC)", da solo è responsabile della produzione del 50% dei chip nel mondo;

- il secondo produttore al mondo è Samsung, sudcoreano;

- gli Stati Uniti sono solo terzi con Intel;

- i primi due produttori citati sopra sono gli unici capaci di produrre i chip delle nuove generazioni (tecnologia 5 nanometri).

Par capire perché entrambi i produttori siano da considerare strategici e geopoliticamente importanti, è sufficiente considerare che sia la Corea del Nord sia la Cina sono chiaramente individuati dagli USA come "nemici" (per gli USA la Cina dal 2022 é considerata la priorità n.1 nella 2022 National Defense Strategy) e ciò significa che un eventuale conflitto nell'area metterebbe a rischio la produzione dei chip ma soprattutto la produzione nel resto del mondo di "oggetti" da essi dipendenti, quali per esempio i computers, gli smart phone e tutta l'industria automobilistica mondiale, per non parlare dell'industria militare!

Nel 2020, nel pieno di questa guerra economica tra USA e Cina, gli Stati Uniti hanno inserito la Semiconductor Manufacturing International Corp (SMIC), la più grande società cinese produttrice di chip (detentrice di circa il 5% del mercato mondiale) nella black list, negandole l'accesso a tecnologie americane.

Ecco da cosa nasce la necessità degli USA di riportate sul territorio americano parte o tutta la catena di produzione dei chip ed ecco perché il 6 aprile 2022 la Casa Bianca ha stanziato 52 miliardi di dollari di sovvenzioni per produttori di chip locali.

Naturalmente la guerra economica USA-Cina nel settore dei semiconduttori ha influenze su tutto il mondo. In Europa per esempio si riflette nella impossibilità della società ASML Holding NV, con sede legale nei Paesi Bassi, di vendere le proprie tecnologie alle società presenti nella Black List statunitense, e guarda caso la ASML si occupa proprio di tecnologie legate all'industria di produzione dei chip.

Cerchiamo ora di fare un passo avanti nella comprensione di questo fenomeno globale legato ai semiconduttori. Per farlo mi avvalgo di un altro articolo: "The geopolitics of semiconductors: implications for Australian business", pubblicato da KPMG il 25 giugno 2021. Vi si parla di un altro aspetto non ancora toccato, relativo alla produzione del silicio impiegato per la produzione dei chip. Secondo quanto pubblicato infatti la Cina detiene il 64% della produzione del silicio per semiconduttori, mentre la Russia il 9 %, seguita dal Giappone (7%) e da USA (5%) e Norvegia (5%). É abbastanza chiaro che se gli USA vogliono realmente riportare in casa la produzione di chip, devono partire dalla base e quindi dalla produzione di silicio per semiconduttori. L'Australia considera l'attuale confronto sulla produzione dei semiconduttori un rischio elevato, nonostante sia uno dei principali alleati degli USA.

Se gli Stati Uniti vedono la Cina come un competitor globale in tutti i settori e soprattutto nelle nuove tecnologie, la Cina non é da meno e già da diversi anni ha capito che la globalizzazione può essere un vantaggio ma anche un rischio. Nel 2015 ha lanciato la sua nuova policy chiamata "Made in China 2025" con l'obiettivo di raggiungere e superare l'Occidente nelle tecnologie emergenti e tra queste la produzione di chip.

Come è facile intuire non tutti i problemi del settore sono attribuibili allo scontro tra superpotenze, consideriamo per un attimo ciò che è accaduto nel 2020 e 2021 con interi settori produttivi bloccati a causa del COVID 19. Quali sono stati i risvolti della mancata produzione di chip ? Blocchi di produzione nel settore automotive con mancati guadagni di circa 60 miliardi di dollari. É chiaro che la globalizzazione e la delocalizzazione selvaggia che abbiamo visto negli anni passati non funziona se non nel breve termine e in situazioni di relativa pace.

Alessandro RUGOLO


Per approfondire:

- Clash of the Chips: A Comparison of US-China Semiconductor Production Capacities - The SAIS Review of International Affairs (jhu.edu)

- 2 charts show how much the world depends on Taiwan for semiconductors (cnbc.com)

- U.S. blacklists dozens of Chinese firms including SMIC, DJI (cnbc.com)

- TSMC aumenta la produzione della tecnologia a 5 nanometri - tuttoteK

- U.S. blacklists dozens of Chinese firms including SMIC, DJI (cnbc.com)

- The Geopolitics of semiconductors - KPMG Australia (home.kpmg)

- China Tops Threats in New Defense Strategy - Defense One

- NDS Fact Sheet (defense.gov)

The U.S.-China Conflict Over Chips Is About to Get Uglier - BNN Bloomberg