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domenica 1 febbraio 2009

Sulle Sibille... da Pausania il periegeta

Tempo addietro ho affrontato l'argomentocon l'articolo Sui libri sibillini promettendo di tornarci sopra non appena trovato qualcosa.
Ed ecco arrivato il momento.
Frugando tra i testi alla ricerca come al solito di non so bene cosa, mi sono imbattuto in un altro capitolo del testo Periegesi della Grecia, di Pausania.
Già in precedenza Pausania mi aveva regalato un bellissimo pezzo di storia della Sardegna, ed ora mi fa dono di un pezzo di storia delle Sibille.
Chi era la Sibilla? O meglio "le Sibille"?
Perdonate come al solito la mia traduzione non fedele e poco elegante, ma il francese l'ho studiato poco e male (e me ne pento!).
Un avvertimento, i nomi spesso sono in francese, ho tradotto in italiano solo quelli di cui ero "discretamente" certo! In alcuni punti troverete dei punti interrogativi, significa che non sono sicuro o non sono in grado di tradurre, mi auguro che qualcuno più bravo di me possa farlo e magari mi mandi una mail (alerugolo@yahoo.it) con le correzioni...
Ma ora basta con le premesse e togliamoci qualche dubbio sulle Sibille.

Pausania, libro X, capitolo XII

Hérophile la Sibilla. Rovine di Marpesse. Sibilla cumana. Sabbé (la juive?). Phaennis.

[1] Si vede, là vicino, una roccia che si eleva al di sopra della terra; gli abitanti di Delfi (Delphiens) assicurano che Hérophile soprannominata la Sibilla si intratteneva sulla roccia per cantare i suoi oracoli. La prima che ebbe il nome di Sibilla e che mi sembra risalire alla più grande antichità, é quella che i Greci dissero essere figlia di Giove e di "Lamie", figlia di Nettuno; lei é, secondo loro, la prima donna a pronunciare degli oracoli, ed essi aggiungono che fu dai Libici che lei ricevette il nome di Sibilla.
[2] Hérophile é di un'epoca più recente della prima Sibilla, sembra nondimeno che essa vivesse prima dell'assedio di Troia, perché essa annunciò, tra i suoi oracoli, la nascita di Elena a Sparta per il male dell'Asia e dell'Europa, e che Troia, a causa sua, sarebbe stata conquistata dai Greci. Gli abitanti diDeli (Déliens) ricordano un inno di questa donna su Apollo. Lei si attribuisce, in questi versi, non soltanto il nome di Hérophile ma anche quello di Diana; lei si definisce, in questo ambito, la legittima sposa di Apollo, in un altro inno si definisce sua sorella e sua figlia; lei recitava tutto ciò come fosse furiosa e posseduta dal dio.
[3] Lei pretende, in un'altra parte dei suoi oracoli, di essere nata da madre immortale, una delle ninfe del monte Ida, e da un padre mortale. Ecco le sue frasi:
"Io sono nata da una razza metà mortale, metà divina; mia madre é immortale, mio padre viveva del cibo rozzo/crudo. Io sono originaria del monte Ida, per parte di mia madre, la mia patria é la rossaMarpesse, consacrata alla madre degli dei, e bagnata dal fiume "Aïdonéus"
Ai miei tempi esistono ancora sul monte Ida nella Troade, le rovine di una città chiamata Marpesse, nella quale vi abitano ancora circa sessanta abitanti; tutto il suolo dei dintorni é rossastro e talmente arido che il fiume Aïdonéus scompare sotto terra e riappare di nuovo cosa che accade molte volte finché esso sparisce interamente; ciò accade, io credo, in quanto il suolo del monte Ida in questo luogo è molto leggero e pieno di crepacci.
Marpesse si trova a circa duecento quaranta stadi (circa 40 km) da Alessandria della Troade;
[5] Gli abitanti di questa Alessandria dicono che Hérophile era incaricata della cura del tempio di Apollo Sminteo, e che predisse ad Ecuba a seguito di un sogno da lei avuto cosa le sarebbe accaduto da li a poco. Questa Sibilla passò la maggior parte della sua vita aSamo; essa andò anche a Claros nel paese dei Colofoni, a Delo e a Delfi. Arrivata in quest'ultimo luogo, essa si ritirò sulla roccia, da cui rendeva i suoi oracoli; [6] essa finì i suoi giorni nella Troade, dove essa ha la tomba nel recinto sacro ad Apollo Sminteo, e si può leggere su un cippo, in versi elegiaci, l'iscrizione seguente:
"Io sono la Sibilla interprete vera di Febo, io sono ridotta in polvere sotto questa pietra, un tempo vergine eloquente, oramai ammutolita per sempre, la parca inflessibile mi incatenaqui; grazie al favore del dio che io sempre servii, io sono vicino alle ninfe e a Mercurio".
Vi si trova effettivamente nei pressi della sua tomba, un Mercurio in marmo di forma squadrata, e alla sua sinistra, dell'acqua in una fontana e delle statue delle ninfe.
[7] Gli Érythréens che sono tra tutti i Greci quelli che rivendicano Hérophile con maggior calore, mostrano sul monte Corycus una grotta in cui si dice che essa nacque; lei é, secondo loro, figlia di Teodoro, pastore del paese, e di una ninfa; il soprannome di Idea che essi diedero a questa ninfa non viene d'altro che da ciò che si chiamava allora Ida dagli spazi frondosi. GliÉrythréens eliminano dalle sue predizioni i versi in cui si parla di Marpesse e del fiume Aïdonéus.
Hypérochus di Cuma ha scritto che la Sibilla che seguì la precedente, era di Cuma presso gli Opiques.
[8] Essa sciorinava i suoi oracoli alla stessa maniera e si chiamava Demo. I Cumani non ci poterono mostrare alcun oracolo di questa donna, ma ci mostrarono, nel tempo di Apollo, una piccola urna di marmo nella qualesecondo quello che dicono ci sono le ossa della Sibilla. Nel luogo c'è inciso sull'urna il nome di Demo.
[9] Gli Ebrei, il cui paese si trova a sud della Palestina, hanno avuto anche essi presso di loro una donna che prediceva l'avvenire e che si chiamavaSabbé; secondo quanto dicono, essa ebbe Beroso come padre e Erymanthé per madre. Alcuni sostengono che essa fosse Babilonese, altri la chiamavano Sibilla Egiziana.
[10] Phénnis, (Ole d'un roi de Chaones?), e le Peliadi, donne ispirate dal dio, predissero anche l'avvenire e Dodone; ma esse non ricorsero mai al nome di Sibilla. E' molto semplice conoscere l'epoca in cui visse Phénnis e leggere le sue predizioni; essa visse in effetti nell'epoca in cui Antioco riprese il trono, immediatamente dopo che Demetrio fu imprigionato; in merito a quelle che chiamiamo le Peliadi (Colombe), esse erano, diciamo, precedenti a Phémonoé; esse sono le prime donne che cantarono questi versi:
"Giove é stato, Giove é, Giove sarà, o gran Giove!
La terra produce dei frutti; onoratela dunque del nome di madre"

Gli uomini che hanno fatto delle predizioni sono, per quanto ne so, Eucloüs, Cipriota; Musée, figlio di Antiophémus, Ateniese, e Lycus, figlio di Pandione, o di Bacis, Beota, ispirato dalle ninfe; io ho letto tutte le loro predizioni eccetto quelle di Lycus.
Ecco a voi, fino al giorno d'oggi, tanto gli uomini quanto le donne che hanno predetto il futuro per ispirazione divina; é possibile che ne arrivino degli altri con il tempo.

Grazie Pausania, ancora una volta grazie...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

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