Anni fa avevo letto diversi lavori di Stephen Hawking.
La ricerca della teoria del tutto e dell'origine dell'universo mi ha sempre appassionato anche se devo dire che non sempre, da profano, capisco le intricate teorie con le quali a partire da una formula matematica si arriva ad ipotizzare l'esistenza di strutture complesse. Se devo dire tutta la verità io prediligo le cose semplici.
Ma torniamo al libro e al suo autore.
Stephen Hawking è un fisico e matematico britannico, famoso soprattutto per i suoi studi di astrofisica e dei buchi neri in particolare. Nella sua lunga carriera ha raccolto tantissimi riconoscimenti e, nel suo libro dice spesso: "quando i buchi neri saranno individuati io vincerò il Nobel". Il nobel ancora non è tra i suoi riconoscimenti eppure di buchi neri se ne parla dappertutto!
Il libro è interessante, organizzato su sette "lezioni" di difficoltà crescente che seguono la storia delle principali teorie che trattano l'universo.
Nella prima lezione dal titolo "Idee sull'universo" l'autore compie un veloce excursus storico di queste teorie, partendo dal De Caelo di Aristotele, passando per Tolomeo, Copernico, Galileo, Keplero, Newton, Bentley, Olbers e Hubble con la scoperta del Red Shift.
La seconda lezione. l'universo in espansione, ci espone le teorie successive alla scoperta del fenomeno del red shift con i problemi che questo fenomeno pone alla comunità scientifica. L'universo è finito o infinito? Vengono inoltre spiegati i modelli di Fridman e si parla del big bang.
Nella terza lezione l'autore affronta il suo cavallo di battaglia: i buchi neri. Ipotetiche strutture stellari citate per la prima volta nel 1783 dal professor John Michell che suggerì ad un collega che la velocità di fuga da una stella potrebbe essere addirittura superiore alla velocità della luce che, tradotto per tutti significa che la luce di una stella molto massiccia potrebbe non riuscire ad allontanarsi dalla sua superficie e dunque dove dovrebbe esserci un corpo massiccio luminosissimo non si vede assolutamente niente.
Il quarto capitolo racconta del fatto che se è vero che la luce non riesce ad allontanarsi dalla superficie della stella, alcuni tipi di radiazioni sembra che lo possano fare. Questo perché sono stati individuati diversi oggetti chiamati quasar (quasi stelle) che emettono grandi quantità di radiazioni. Naturalmente gli astrofisici hanno cercato, e cercano tuttora, di trovare spiegazioni usando le teorie a loro disposizione e cercando di combinarle o farle evolvere per spiegare fenomeni rilevati ma ancora non perfettamente compresi.
Le ultime tre lezioni vanno nella direzione di cercare di includere tutti i fenomeni registrati in una teoria del tutto che possa ciò spiegare tutto.
La mia sensazione è che la fisica, anno dopo anno, si annodi su se stessa, come fanno le "dimensioni invisibili" di cui si parla nelle teorie degli ultimi capitoli (super stringhe, multiversi ecc...) Costruzioni matematiche e filosofiche complesse, costruite su basi che definire labili non da la giusta idea della situazione. Come si può utilizzare una teoria (non dimostrata) per costruire altre teorie, fino ad arrivare a teorie unificate complete (solo dal punto di vista matematico) che probabilmente non potranno essere mai dimostrate?
Che senso ha cercare di capire se l'universo, nei primi istanti di vita, sia stato caldo, più caldo o caldissimo?
Ancora non si ha la certezza dell'esistenza dei buchi neri ma si utilizzano per costruire altre teorie come se sapessimo di cosa si tratta e come si comportano, come se sul tavolo della nostra cucina o nel nostro ripostiglio si trovasse una scatola di buchi neri, nane bianche e stelle di protoni, perfettamente classificati!
Per concludere, continuerò a seguire gli sviluppi futuri, ma con un pizzico di scetticismo in più!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
che bello! Ti seguo e poi vorrei chiederti mi daresti un cosnsiglio.. ti aspetto da me!
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