Come non sapevo, e non so niente, di molti dei nostri uomini politici degli ultimi cinquant'anni.
Mi rendo conto che a scuola certi argomenti non sono mai stati trattati, ma non è una giustificazione, avrei dovuto informarmi per conto mio.
La biografia di Mattei, scritta da Carlo Maria Lomartire, è un libro veramente interessante, che aiuta a comprendere l'Italia dei giorni nostri percorrendo la storia di un uomo testardo di nome Enrico Mattei.
Mattei nasce ad Acqualagna, nelle Marche, il 29 aprile 1906. Il padre è maresciallo dei Carabinieri e gode di una certa fama in quanto ha riconosciuto e arrestato uno dei banditi più famosi della fine dell'ottocento, il calabrese Musolino.
Nel libro Lomartire ci racconta anche la storia di questo bandito, forse solo un povero sfortunato, morto in manicomio nel 1956, all'età di ottant'anni.
Mattei nasce povero e non è certo un grande studioso. Nel 1919 la famiglia si trasferisce a Matelica dove va a vivere in via Tommaso De Luca, oggi via Marcello Boldrini.
Qualche anno dopo Enrico trova lavoro in una fabbrica di letti in ferro, dove si occupa di verniciarli, così inizia la storia lavorativa dell'uomo più potente del dopoguerra italiano.
E' un periodo particolare, Mattei è giovane e scavezzacollo, ma nel giro di qualche anno darà prova di essere un grande lavoratore e di avere un grande fiuto per gli affari.
Nel 1927 Enrico Mattei parte per il servizio militare che svolgerà presso i Granatieri di Sardegna, ad Orvieto come soldato, ma solo per sei mesi, poi viene congedato e può tornare a lavorare a tempo pieno presso la conceria di Matelica di cui era già direttore tecnico. Viene promosso direttore dello stabilimento all'età di soli ventuno anni. Nel '29 il crollo delle borse in America causa ripercussioni in tutto il mondo e anche a Matelica il lavoro ne risente, la conceria chiude e Mattei è costretto, come tanti, a cercare lavoro. Decide di partire per Milano.
Li ritrova un conoscente, Marcello Boldrini, che seppure più grande di Mattei di sedici anni e di differente classe sociale, diviene suo amico e lo resterà sempre. E' proprio Boldrini che lo educherà politicamente. Negli anni '30 Mattei continua a lavorare e diventa presto un pezzo grosso nell'ambito della vendita di prodotti per la concia, settore che conosce molto bene. Poi nel '34 decide di mettersi in proprio e apre una azienda specializzata nella produzione e vendita di vernici, oli, grassi e saponi per l'industria conciaria. E, ancora una volta, raggiunge il successo. In pochi anni riuscirà a mettere da parte una ingente fortuna, che mette anche a disposizione della famiglia.
Poi arriva la guerra. Mattei non si tira indietro di fronte a niente e usa i soldi che ha messo da parte e tutta la sua forza di volontà per aiutare i partigiani, diventando lui stesso uno di loro.
Alla fine della guerra riuscirà a far valere il suo impegno tra i partigiani cattolici... è tra i fondatori della Democrazia Cristiana e da li a poco riceverà un incarico che lo trasformerà da uomo di successo a uomo potente.
Subito dopo la guerra infatti nasce l'esigenza di riorganizzare ciò che resta dell'Italia e delle grandi società di Stato, una di queste si chiama Agip.
Mattei riceve l'incarico di chiuderla, decisione presa principalmente per accontentare gli americani che non gradiscono l'interessamento dello Stato negli affari, soprattutto quando si parla di petrolio.
Da quel momento la storia di Mattei diviene la storia dell'Agip prima e dell'ENI poi.
La storia di Mattei si intreccia d'ora in poi con quella delle Sette Sorelle, le principali società produttrici di petrolio, con la vita politica italiana, con deputati, senatori, presidenti e re, diviene la storia d'Italia, fino all'ottobre 1962.
Enrico Mattei utilizza l'Agip e L'ENI per influenzare la vita politica di una nazione, l'Italia, e poi del mondo. Non si fa certo scrupoli nell'impiegare l'immensa disponibilità economica che l'Agip e poi l'ENI gli daranno, influenzando indifferentemente tutti i partiti politici italiani. Eppure nel suo agire vi è sempre qualcosa di fondamentalmente ammirevole...
Il 20 agosto 1962, sul Corriere della Sera e sul New York Times, in un articolo si parla così di Mattei: "L'Italia è un paese ricco di paradossi. La sua burocrazia comprende ancor oggi funzionari coloniali, di colonie perdute da lungo tempo. Nella sua burocrazia vi sono comunisti militanti e due pretendenti dell'antico trono di Bisanzio, uno dei quali si guadagna la vita facendo il clown. Ma di tutte le anomalie visibili la più curiosa e significativa è la posizione di Enrico Mattei, capo del trust nazionale del carburante, funzionario di Stato che virtualmente controlla lo Stato. Mattei è un uomo affascinante, ricco di talento organizzativo, appassionato della pesca; e può vantare uno splendido stato di servizio da partigiano in tempo di guerra. Orgoglioso e brillante, egli è afflitto da un complesso d'inferiorità e dall'odio per le compagnie petrolifere occidentali, che si è tradotto in una particolare antipatia per gli Stati Uniti e l'Alleanza Atlantica.".
Questa mi sembra un'ottima descrizione di Mattei, che può essere completata con quanto ha scritto Montanelli: "l'esempio di Mattei ci mostra questo spettacolo: un governo, un parlamento ed una burocrazia impotenti di fronte ad un funzionario che, potendo essere revocato ogni tre anni, nomina invece il ministro che dovrebbe controllarlo, impone un suo monopolio al di sopra di quelli che dovrebbe combattere, tratta direttamente coi governi stranieri e detta una sua politica estera spesso in contraddizione con quella dello Stato [..] Mattei è un imprenditore d'altissimo bordo. Possiede non solo tutte le qualità, ma persino i difetti del grande costruttore: l'introversione, la mancanza di calore umano, la malinconia puritana, la tendenza monomaniaca a concentrare tutte le proprie facoltà sull'essenziale, la certezza quasi mistica di una missione da compiere, la capacità di mentire credendo nelle bugie e perfino commuovendosene [..] ma della gigantesca quantità di denaro mossa dall'ENI, non una lira finisce nelle sue tasche. A tal proposito, continua Montanelli, "verrebbe da aggiungere "purtroppo!" , perché se così fosse tutto risulterebbe semplificato: avremmo soltanto un ladro in più, fra tanti che ce ne sono. Ma Mattei è onesto. Non ritira nemmeno il suo stipendio perché lo devolve in beneficenza."
Che dire di più?
Poco prima di morire, per un discusso incidente aereo, Mattei avrebbe dovuto incontrare Kennedy!
Un libro veramente ben scritto e per molti versi illuminante, che dovrebbe far parte della libreria di ogni italiano, per ricordarci sempre chi siamo e da dove veniamo.
Ringrazio l'autore, Carlo Maria Lomartire, per questo splendido libro.
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