Per
«servizi speciali», detti altrimenti «servizi di informazione»,
«servizi di sicurezza», «servizi di informazione e sicurezza», o
più comunemente e per così dire “volgarmente” «servizi di
segreti», si intendono quegli apparati dello Stato (…) che
svolgono, per il raggiungimento dei propri fini, attività
informativa ed operativa secondo modalità e con mezzi non
convenzionali,
nel senso che sono in massima parte loro propri, e non comuni ad
altre amministrazioni, e la cui legittimità si fonda su interessi
fondamentali dello Stato, la cui difesa e/o la cui realizzazione
attengono cioè alla vita stessa dello Stato; per cui la «legittimità
dei fini»
viene a prevalere sulla legalità
dei mezzi».1
Questa
in sintesi è la definizione dei «servizi» lasciata ai posteri
(Istituzioni, cittadini e imprese) dal nostro Presidente Emerito
della Repubblica Francesco
Cossiga
nel suo libro2
intitolato Abecedario
per principianti, politici e militari, civili e gente comune, sulla
cui copertina lui stesso, si firmò usando l’epiteto Francesco
Cossiga dilettante. Il suo sarcasmo, come la sua intelligenza, erano
(e restano) insuperabili: non era un dilettante, bensì l’esempio,
ad imperitura memoria, di vero «uomo
di intelligence».
Non
potevo che partire dalla sua eredità culturale, almeno per tre buoni
motivi che ci hanno accomunati: la nostra origine sarda (nonostante
il mio cognome3
possa sviare alla prima lettura), la curiosità per il mondo
dell’intelligence
e un’indefinita quanto sincera forma di “simpatia a pelle”,
anche se purtroppo non ho mai avuto la fortuna ed il piacere di
conoscerlo di persona.
Tornando,
alla legittimità sostanziale dell'attività dei servizi, essa
risiede nella richiamata peculiarità degli interessi tutelati,
definiti da Francesco Cossiga «alti interessi dello Stato». Di
conseguenza, la loro legalità sostanziale, che può non
corrispondere ai principi di legalità formale, si basa sulla
legittimità dei fini, usando le sue stesse parole: «legittimità
non sempre coincide con legalità né tanto meno con correttezza» e, per citare l’ex senatore Giuseppe Esposito, già Vicepresidente
COPASIR nella XVI legislatura, sempre con riferimento agli apparati
di sicurezza: «l'ultima
sacca d’illegalità a difesa della Democrazia»
(v.
articolo).
Spesso
circondati ed avvolti da un alone di mistero, con la complicità del
cinema e di una certa letteratura romanzata,
nasce spontaneo chiedersi: perché i servizi sono segreti?
La
risposta, a parer mio, è molto semplice: perché
sono (e devono restare) segreti. Indispensabili per la democrazia e, per loro stessa natura,
essenziali
alla vita di uno Stato.
Talvolta
mi accade di vedere usati i termini servizi segreti ed intelligence
come sinonimi, tuttavia i due termini si riferiscono a cose diverse:
i primi, in buona sostanza, sono quelli appena indicati nella
definizione sopraccitata, che si identificano negli “apparati di
Stato”; mentre la seconda - l’intelligence
- rappresenta la
«capacità
gestionale dei servizi segreti»,
quella
cioè che si concretizza nell’elaborazione delle informazioni e
nella previsione delle mosse future di alcuni attori, capacità
necessaria per essere d'aiuto ai vertici politici nel fare delle
scelte4.
I
servizi segreti quindi, per svolgere questo ruolo fondamentale e
imprescindibile, si avvalgono di professionalità reclutate ed
“avvicinate” da ambienti diversi tra loro, che agiscono secondo
peculiari procedure volte tutte a salvaguardare la sicurezza dello
Stato anche attraverso la riservatezza degli operatori della
sicurezza e delle loro attività.
Con
la riforma apportata dalla Legge
124 del 2007,
la vera e propria pietra miliare tra le norme che regolano la materia
in parola (o come usano dire gli addetti ai lavori: “il nostro
faro”), l’intelligence è diventata un
vero e proprio «sistema»,
e in tale rinnovata veste pianifica, raccoglie, gestisce, analizza,
diffonde informazioni per la sicurezza della Repubblica (in sigla,
SISR5),
a protezione degli interessi politici, militari, economici,
scientifici ed industriali dell’Italia.
Un frame tratto dal video Decennale Intelligence6
La
spinta propulsiva ad effettuare il restyling
dell’intelligence italiana è stata “agevolata” dal rapido
palesarsi e concatenarsi di eventi storici e di minacce (purtroppo
ancora attuali), tra cui cito senza pretese esaustive: la fine del
mondo bipolare, il nuovo volto del terrorismo internazionale (sia di
matrice etnica o nazionalista, sia di tipo ideologico o religioso)
con i suoi attentati suicidi, il crescente disagio sociale,
l’esportazione illegale di capitali all’estero, i rischi connessi
ad eventuali intrusioni da parte di attori ostili (oggi più che mai
attraverso lo spazio cibernetico!) nei sistemi di gestione delle
infrastrutture critiche quali le reti di trasporto pubblico, di
distribuzione dell’energia e, di recente, anche di strutture
sanitarie.
Un frame tratto dal video Decennale Intelligence7
Dal
punto di vista funzionale, il sistema di intelligence può essere
descritto8
come il processo informativo definito da un ciclo
di azioni articolato su fasi
e finalizzato agli obiettivi generali individuati dalle Autorità di
governo.
Il
«cuore»
dell’attività
di intelligence
si concretizza nelle seguenti tre fasi:
- l’acquisizione della notizia, attraverso la ricerca, la raccolta e la valutazione dei dati acquisibili da un’ampia gamma di fonti, che vanno dal singolo individuo all’uso di sofisticate apparecchiature elettroniche. In questa fase particolare rilievo assumono le fonti aperte, come i mezzi di comunicazione di massa e la rete;
- la gestione dell’informazione, in cui attraverso l’analisi trasforma l’elemento informativo grezzo in un articolato contributo conoscitivo. Questa fase rappresenta il passaggio distintivo dell’intelligence: si cerca, in buona sostanza, di prevedere una “tendenza”, fornendo al decisore «qualcosa che non sia altrimenti disponibile»9.
- la comunicazione alle Autorità di governo sia di semplici informazioni, sia di rapporti, analisi e punti di situazione, utili per le decisioni da assumere o per le azioni da intraprendere. L’estensione del concetto di sicurezza nazionale fa sì che vengano oggi inclusi, tra i destinatari dei prodotti di intelligence, anche amministrazioni ed enti pubblici.
Infine,
soffermandoci sull’attività di raccolta delle informazioni
è possibile proporre la seguente classificazione, in base alla
tipologia di fonte informativa10:
- OSINT 11: Open Source INTelligence, attività di raccolta delle informazioni mediante l’analisi di fonti aperte.
- IMINT: IMagery INTelligence, attività di raccolta delle informazioni mediante l’analisi di fotografie aeree o satellitari.
- HUMINT, HUman INTelligence, attività di raccolta delle informazioni mediante contatti interpersonali.
- SIGINT: SIgnal INTelligence, attività di raccolta delle informazioni mediante l’intercettazione e analisi di segnali, sia tra persone sia tra macchine.
- TECHINT: TECHnical INTelligence, riguardante armi ed equipaggiamenti militari.
- MASINT: MeAsurement and Signature INTelligence, attività di raccolta delle informazioni non classificabili nelle precedenti categorie, e si traduce in informazioni atte a scoprire e classificare obiettivi, identificare o descrivere tracce strumentali, caratteristiche distintive o sorgenti-bersaglio fisse e dinamiche. Fanno parte di questa classificazione di Intelligence tutti i sensori capaci di raccogliere misure metriche, angolazioni, lunghezze d’onda, rapporti temporali, modulazioni ed idro-magnetismo12.
In
conclusione, senza pretese di esaustività, ricordo ai lettori che i
fronti sui quali i nostri comparti di intelligence devono
confrontarsi quotidianamente sono molteplici, diversi tra loro e
complessi, nei quali si insinuano (spesso, sotto traccia) ed emergono
minacce dirette ad indebolire l’ordine democratico della nostra
Repubblica, almeno su tre versanti: sul versante estero, su quello
interno (con fenomeni eversivi) e su quello dello spazio
cibernetico
(noto anche come cyberspazio)14.
Per
chi volesse approfondire anche sul tipo delle minacce e sulle
tendenze in atto, consiglio di leggere l’annuale Relazione
sulla politica dell’informazione per la sicurezza,
scaricabile gratuitamente dal sito istituzionale dei Servizi15.
Infatti, ogni anno, entro il mese di febbraio, viene presentata al
Parlamento una dettagliata Relazione relativa all’anno precedente.
Da
appassionato cultore della materia, permettetemi solo un breve
appunto sulla definizione normativa16
della parola spazio
cibernetico:
l'insieme
delle infrastrutture informatiche interconnesse, comprensivo di
hardware, software, dati ed utenti, nonché delle relazioni logiche,
comunque stabilite, tra di essi.
Per novità, spunti di riflessione o semplice curiosità in materia
si rimanda all’apposita sezione
Cyber del sito.
Ricordo,
da letture fatte, che a plasmare il termine cyberspazio
(così ricco di fascino e, a parer mio, per sua natura “liquido”)
fu lo scrittore canadese di fantascienza William
Gibson nel lontano
1984, che lo fece con il suo romanzo Neuromante,
in cui racconta di uno spazio digitale navigabile da persone di
realtà diverse che comunicano tra loro all’interno di un mondo
computerizzato fatto di reti digitali.
Da
questa prima definizione oramai sono passati tanti anni e lo “stato
del mondo” anche.
Ma
di questo, forse, scriverò in un prossimo articolo…
Danilo
Mancinone
1
Cossiga Francesco, Abecedario
per principianti, politici e militari, civili e gente comune,
Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore, 2002
2
https://www.lanuovasardegna.it/tempo-libero/2019/11/02/news/cossiga-intelligence-smisurata-1.37827229
3
https://www.difesaonline.it/evidenza/cyber/racconti-e-aneddoti-di-un-pioniere-informatico
4
https://www.difesaonline.it/evidenza/interviste/servizi-segreti-fiducia-crescita-nuove-sfide-e-figure-ricercate
5
http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/chi-siamo/organizzazione.html
6
http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/comunicazione/decennale-intelligence.html
7
Ibidem.
8
http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/cosa-facciamo/l-intelligence.html
9
Cfr. intervista al Dott. Paolo Scotto di Castelbianco, responsabile
della Comunicazione del Comparto Intelligence:
https://www.difesaonline.it/evidenza/interviste/la-scuola-di-formazione-campus-dellintelligence-nazionale-raccontata-dal-neo
10
Per un’analisi più approfondita della classificazione delle fonti
si consiglia la visione dei seguenti contributi:
https://www.youtube.com/playlist?list=PL8W3mWzQEiWRRfcH-53-zbpA0oYuytWCi
11 Per ulteriori approfondimenti e studi su OSINT:
https://www.difesaonline.it/evidenza/approfondimenti/la-demodoxalogia-losint-open-source-intelligence-italiana.
https://www.difesaonline.it/evidenza/approfondimenti/la-demodoxalogia-losint-open-source-intelligence-italiana.
12
https://www.angelotofalo.com/masint-measurament-and-singantures-intelligence-misurare-i-fenomeni-per-anticipare-mosse/
13 Secondo F.D. Kramer “esistono
28 definizioni differenti di cyberspace”.
Cfr. Cyberpower
and National Security: Policy Recommendations for a Strategic
Framework,
in Cyberpower
and National Security,
edited by F.D. Kramer, S. Starr, L.K. Wentz, National Defense
University Press, Washington (D.C.), 2009. Cfr. anche: Gibson
William, Neuromancer,
Ace Books, New York, 1984.
14 http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/category/relazione-annuale.html
15 Cfr. Definizione di spazio cibernetico fornita nel dettato normativo
del DPCM 17 febbraio 2017, art. 2, co. 1, lett. h).
https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/documentazione/normativa-di-riferimento.html
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