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sabato 21 dicembre 2013

Qui un tempo finiva il mondo, su Voyager di gennaio 2014

Oggi in edicola su Voyager di gennaio 2014 un articolo scritto da me e dall'amico Massimo Fraticelli dal titolo "Qui un tempo finiva il mondo".
L'articolo, come il titolo lascia intendere, parla delle Colonne d'Ercole, dei Fenici, della città di Tartesso  e sulla sua probabile posizione, senza trascurare i miti e le leggende legati all'eroe Ercole, quello africano, conosciuto come Melqart.
 
Sperando di essere riusciti a sintetizzare le interessanti notizie trovate, auguriamo a tutti buona lettura!
 
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 22 settembre 2008

Sergio Frau: Le Colonne d'Ercole, un'inchiesta

Già dal titolo si capisce che il libro ha qualcosa da dire sull'argomento, qualcosa di importante... un'inchiesta, dice l'autore... e sapendo che è un giornalista, un'inchiesta è un'inchiesta!

Poi inizi a leggere e subito ti senti trascinato verso tempi antichi, guidato per mano da quegli autori spesso bistrattati dai moderni "scienziati" della storia e della geografia. Frau no, lui li rispetta quegli autori antichi, come faccio io! Siamo sicuri che loro non sapessero cosa scrivevano? Erodoto mi ha accompagnato nelle letture negli ultimi tre anni e non mi sembra che non sapesse ciò che scriveva... eppure dai nuovi sapienti è talvolta tacciato di inconsistenza, di ignoranza, nella descrizione dei luoghi da lui visitati... mai nessuno che abbia pensato che, forse, gli ignoranti eravamo noi moderni, tutti pieni di strumenti elettronici che ci misurano con precisione il decimo di millimetro ma che spesso non siamo mai usciti da casa per fare una rilevazione sul terreno... cosa ne sappiamo noi delle difficoltà che occorreva affrontare per seguire la rotta delle stelle in mezzo il mediterraneo, senza bussola...

Ma lasciamo perdere...

Frau, dicevo, rispetta gli antichi e li fa parlare, come in un dialogo, come in un processo talvolta... ma li fa parlare e gli fa dire quello che sanno, guidati da un filo conduttore... le Colonne d'Ercole!

Le domande servono sempre a cercare di capire se le Colonne d'Ercole sono sempre state li dove oggi le conosciamo oppure... Chi ha letto i testi antichi il problema se l'é posto varie volte perché seguendo le descrizioni dei viaggi talvolta queste colonne sbucano dove meno te le aspetti... perché il problema è proprio quello, che te le aspetti in un certo posto, a Gibilterra, all'imboccatura del nostro Mediterraneo, ai confini con l'Oceano Atlantico e invece, se dovessimo disegnare la mappa di alcuni antichi viaggi, beh, forse, le si potrebbe mettere in mezzo al mediterraneo...

E se... Frau comincia sin da subito ad instillare il dubbio nel lettore, sapientemente... E se... le colonne non fossero state sempre laggiù? E se anticamente si fossero trovate prima, supponiamo, tra la Sicilia e l'Africa? beh, allora tutto cambia, le descrizioni diverrebbero leggibili con la carta del Mediterraneo... e ti permetterebbero di scoprire, anzi no, di riscoprire il Mediterraneo occidentale, forse un tempo chiamato "Oceano"... e con lui scoprireste le sue Isole, la Sardegna, la più grande, Ichnusa o Sandalia, quella conosciuta per le sue vene d'argento, per il suo bel clima... salvo la malaria delle paludi! Quella che fu soggetta al taglio degli alberi da parte dei Cartaginesi, che ne fecero il loro granaio e che vietarono, pena la morte, la piantagione di alberi (chissà poi parche!), quella stessa Sardegna cosi bistrattata da Cicerone che non perdeva mai occasione di parlar male dell'Isola e dei suoi abitanti, quella passata nelle mani dei Romani, dopo le guerre puniche, che conoscevano gli Iliensi e i Balari e che poi li chiamarono tutti "barbari" per negarne l'esistenza come civiltà! E ci riuscirono, perché i Sardi dimenticarono, dimenticarono le storie antiche che venivano tramandate, dimenticarono tutto ad eccezione di una cosa, la paura del mare! Paura del mare che proveniva, si dice, o forse dovrei dire "si diceva", dalla presenza dei pirati, dei dominatori stranieri e chissà di cos'altro! Eppure la Sardegna già a quei tempi era un'Isola fortificata, con migliaia di nuraghe distribuiti su quasi tutto il territorio, coste comprese, impossibile giungere senza essere visti, impossibile non prepararsi a respingere gli attacchi, oppure fuggire (cosa non certo onorevole per un sardo, anche moderno!). Ma allora perché tutta questa paura?

Il Frau tenta di spiegarci anche questo, dopo aver spostato le Colonne d'Ercole e averle rimesse dove probabilmente un tempo si trovavano, prova a spiegare la ancestrale paura del mare dei Sardi, e per farlo parte da una constatazione, i nuraghe del Campidano, la grande pianura del centro sud sono spesso distrutti e ricoperti di terra... di fango! Perché? Si chiede lui ed io e tanti altri che i nuraghe li hanno visitati, ma visitati per davvero, da ragazzino, lasciando la bicicletta "graziella" vicino ad un muretto a secco ed andando a frugare per curiosità tra quelle enormi rocce mute, senza una storia, solo preistoria, dicono, perché i nuragici non avevano la scrittura... possibile che popoli che avevano le conoscenze per costruire torri così gigantesche non conoscessero la scrittura? Possibile si, dicono... o forse occorre dire, di nuovo, dicevano... perché poco alla volta ce chi dice che qualcosa sta saltando fuori... ma qualcosa di antico, di più antico del fenicio... forse! E Frau allora ci parla dei resti, dei segni di uno tsunami che forse interessò quell'area del Mediterraneo di fronte al golfo di Cagliari, e che intorno al 1200 a.C. avrebbe distrutto una grande civiltà, quella dei governatori del commercio del mediterraneo, quella dei costruttori di torri, quella dei popoli del mare che poi tentarono di conquistare l'Egitto e furono sconfitti... forse quella stessa civiltà del Timeo e del Crizia di Platone, quella che negli ambienti "bene" si evita di citare perché poco seria, solo una favola per bambini, la civiltà Atlantidea...

Ma allora, tutte queste cose contiene il libro? Vi potrete domandare, la risposta è no, ne contiene molte, molte altre, sugli dei del tempo antico, sui movimenti delle popolazioni del Mediterraneo, su templi a pozzo Sardi e similsardi che però si trovano in Bulgaria, costruiti nel tempo in cui Sofia, la capitale, si chiamava ancora Sardica, chissà poi perché... dei nuraghe della Giordania e del passaggio, doloroso, dal bronzo al ferro... Ed ancora, ci racconta di Eratostene e delle sue manie di ordine e del fatto che proprio lui, forse, volente o nolente, fu la causa di tanti problemi!

Ci parla di Tartesso, quella favolosa città che gli spagnoli ancora cercano, senza trovarne traccia, lungo le coste della penisola Iberia, e che forse, invece, si trova lungo le coste si, ma della Sardegna, sotto uno strato di fango, sotto le città puniche che vi vennero costruite sopra secoli dopo la distruzione ad opera dello tsunami...

E allora, fate come ho fatto io, dedicate qualche giorno alla lettura e poi qualche anno a cercare di capire.... se può essere andata veramente così, come ci dice Frau... come ci dicono i resti archeologici del Mediterraneo e come ci hanno detto tante volte gli antichi... ad ascoltarli, gli antichi...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO