Diversi anni fa, in una bancarella di libri a Milano, ho acquistato un vecchio libro dalla copertina rigida color blu profondo, col dorso scolorito, il titolo diceva: Tecnica del colpo di stato, autore: Curzio Malaparte.
Diversi anni prima avevo sentito parlare di Malaparte da un amico che aveva letto qualcosa. Non ricordavo bene l'argomento della discussione di allora ma pensai di approfondire, così comprai il libro e lo lessi immediatamente.
Ma chi era Curzio Malaparte?
Se fate una piccola ricerca scoprirete che Malaparte (1898-1957) si chiamava in realtà Kurt Erich Suckert. Nacque a Prato da madre italiana e padre sassone. Fu scrittore, saggista, giornalista e militare!
Allo scoppio della prima guerra mondiale Curzio aveva appena sedici anni ma decise di arruolarsi e lo fece arruolandosi nella Legione Garibaldina fino all'entrata in guerra. Nel 1915 si arruolò nel Regio Esercito come fante dove venne nominato sottotenente e partecipò a diverse imprese belliche in Italia e in Francia dove fu decorato con medaglia di bronzo al valore militare. Subito dopo la guerra pubblicò il suo primo libro: Viva Caporetto! in cui criticò fortemente la condotta della guerra da parte dello Stato Maggiore.
Ma torniamo un attimo al libro, perché voglio riportare un brano dell'introduzione, intitolato:
"Che a difendere la libertà ci si rimette sempre"
"Io odio questo mio libro. Lo odio con tutto il mio cuore. Mi ha dato la gloria, quella povera cosa che è la gloria, ma anche quante miserie. Per questo libro ho conosciuto la prigione e il confino, il tradimento degli amici, la malafede degli avversarii, l'egoismo e la cattiveria degli uomini. Da questo libro è nata la stupida leggenda che fa di me un essere cinico e crudele, una specie di Machiavelli nei panni del Cardinal de Retz: quando non sono che uno scrittore, un artista, un uomo libero che soffre più dei mali altrui che dei propri."
Ho voluto riportare questa che è l'introduzione del libro perché mi ha molto colpito.
Come può un autore odiare un proprio libro?
Lo si può capire se si considerano le conseguenze che la pubblicazione del libro ebbero sulla sua vita. A causa del libro, o meglio delle idee che in esso sono chiaramente riportate, delle sue considerazioni sugli uomini potenti del tempo, Curzio Malaparte fu perseguitato per tutta la vita.
Tecnica del colpo di Stato apparve a Parigi nel 1931 ed ebbe subito uno straordinario successo. Secondo l'autore la storia politica del periodo (1920 - 1930) non è ciò che comunemente si pensa, ciò che accadeva sulla scena politica europea, per lui, non dipendeva dall'applicazione del trattato di Versailles né dalle conseguenze economiche della guerra appena terminata, né tantomeno dalla volontà dei governi europei di mantenere la pace così a caro prezzo riconquistata. Malaparte afferma che sul piano politico era in corso una lotta tra due grandi fazioni. Da una parte i difensori del principio di libertà e democrazia (a favore dello stato parlamentare, liberali e democratici), dall'altra i suoi nemici, fascisti e comunisti.
"I catilinari di sinistra mirano alla conquista dello Stato per instaurare la dittatura della classe proletaria"... "I catilinari di destra temono il pericolo del disordine: accusano il governo di debolezza, d'incapacità e d'irresponsabilità..."
Mi sembra di riconoscere ancora oggi in alcuni nostri esponenti politici l'applicazione delle stesse tesi!
Chi era Bela Kun? E Kapp, Pilsudzki e Primo De Rivera? Trotzki e Bauer?
La Storia è veramente ricca di persone che la Storia l'hanno fatta ma poi sono passate e spesso dimenticate.
Colpa nostra! Chi conosce Lenin, al di la del nome? E Stalin?
Eppure il nostro mondo deriva dalle loro azioni (tra l'altro).
La Storia è il nostro passato, il nostro presente, il nostro futuro! Conoscerla e ricordarla è nostro compito, è nostro dovere.
Ma qui mi fermo per ora, sicuramente Curzio Malaparte merita approfondimenti, dopo adeguate letture.
Ma torniamo un attimo al libro, perché voglio riportare un brano dell'introduzione, intitolato:
"Che a difendere la libertà ci si rimette sempre"
"Io odio questo mio libro. Lo odio con tutto il mio cuore. Mi ha dato la gloria, quella povera cosa che è la gloria, ma anche quante miserie. Per questo libro ho conosciuto la prigione e il confino, il tradimento degli amici, la malafede degli avversarii, l'egoismo e la cattiveria degli uomini. Da questo libro è nata la stupida leggenda che fa di me un essere cinico e crudele, una specie di Machiavelli nei panni del Cardinal de Retz: quando non sono che uno scrittore, un artista, un uomo libero che soffre più dei mali altrui che dei propri."
Ho voluto riportare questa che è l'introduzione del libro perché mi ha molto colpito.
Come può un autore odiare un proprio libro?
Lo si può capire se si considerano le conseguenze che la pubblicazione del libro ebbero sulla sua vita. A causa del libro, o meglio delle idee che in esso sono chiaramente riportate, delle sue considerazioni sugli uomini potenti del tempo, Curzio Malaparte fu perseguitato per tutta la vita.
Tecnica del colpo di Stato apparve a Parigi nel 1931 ed ebbe subito uno straordinario successo. Secondo l'autore la storia politica del periodo (1920 - 1930) non è ciò che comunemente si pensa, ciò che accadeva sulla scena politica europea, per lui, non dipendeva dall'applicazione del trattato di Versailles né dalle conseguenze economiche della guerra appena terminata, né tantomeno dalla volontà dei governi europei di mantenere la pace così a caro prezzo riconquistata. Malaparte afferma che sul piano politico era in corso una lotta tra due grandi fazioni. Da una parte i difensori del principio di libertà e democrazia (a favore dello stato parlamentare, liberali e democratici), dall'altra i suoi nemici, fascisti e comunisti.
"I catilinari di sinistra mirano alla conquista dello Stato per instaurare la dittatura della classe proletaria"... "I catilinari di destra temono il pericolo del disordine: accusano il governo di debolezza, d'incapacità e d'irresponsabilità..."
Mi sembra di riconoscere ancora oggi in alcuni nostri esponenti politici l'applicazione delle stesse tesi!
Chi era Bela Kun? E Kapp, Pilsudzki e Primo De Rivera? Trotzki e Bauer?
La Storia è veramente ricca di persone che la Storia l'hanno fatta ma poi sono passate e spesso dimenticate.
Colpa nostra! Chi conosce Lenin, al di la del nome? E Stalin?
Eppure il nostro mondo deriva dalle loro azioni (tra l'altro).
La Storia è il nostro passato, il nostro presente, il nostro futuro! Conoscerla e ricordarla è nostro compito, è nostro dovere.
Ma qui mi fermo per ora, sicuramente Curzio Malaparte merita approfondimenti, dopo adeguate letture.
A presto.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO