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mercoledì 28 giugno 2017

Il cammino delle fate: sa pedra Mendalza

Tanto e tanto tempo fa... 
 - Ci stai forse raccontando una favola? Intervengo io... 
Noo, quando mai. 
Si tratta di una leggenda che circola nel mio paese. So che a voi piacciono le leggende. Hai mai sentito parlare de "Sa pedra Mendalza"? 
- No, mai. Rispondo io...
Così smettemmo per un attimo di mangiare la pizza per ascoltare ciò che Giommaria aveva da dire su un'antica leggenda del suo paese. 

Sa pedra mendalza è una roccia che si trova nel territorio di Torralba. Quando eravamo piccoli ci portavano li perchè si diceva che la pietra avesse poteri curativi. 

- Interessante. Giommaria, mi spieghi meglio dove si trova che appena posso voglio andare a vederla? 
La cosa al momento finì la forse distratti da qualcuno della compagnia che reclamava attenzione...
Finimmo di mangiare la pizza con gli amici. Uscimmo dalla pizzeria e io ebbi un piccolo incidente. Scivolai sul marciapiede e andai a finire all'ospedale di Sassari con un bel trauma cranico. 
La gita alla pedra Mendalza, allora, passò in secondo piano. 

Da allora è passato un anno e qualche tempo fa abbiamo incontrato nuovamente Giommaria e abbiamo ripreso lo stesso discorso. 
Sa pedra Mendalza aleggia su di noi... 

Così, questa volta, con mia moglie Giusy, abbiamo deciso di andare a vedere questa particolarità della Sardegna. 
Naturalmente prima di partire abbiamo cercato qualche informazione. Abbiamo così scoperto che non esiste una pedra Mendalza nel territorio di Torralba (o, se esiste, su internet non se ne parla!) mentre esiste nel territorio di Giave. 
Dato che non si vive di solo mare decidiamo di partire. 
Alle 10 ci mettiamo in macchina e dopo una mezz'ora siamo sul luogo. Sa pedra Mendalza è visibile dalla 131. 
Attraversiamo il paese di Giave e dopo pochi minuti ci troviamo di fronte la spettacolare formazione rocciosa. Sembra si tratti di ciò che resta di un camino vulcanico spento. Un enorme tappo di roccia vulcanica scura. circondato dal niente. 
La collina su cui si trova la roccia mette in risalto la sua forma e particolarità. Ci avviciniamo al luogo osservando le rocce e gli alberi di fico selvatici, contorti dal vento. Se fosse notte probabilmente il paesaggio metterebbe paura, ma è giorno, il sole splende alto e nessuno ci disturba nella nostra opera di esplorazione. 


Qualche cespuglio, l'erba secca e i resti del passaggio di qualche pecora ci ricordano che ci troviamo sulla terra. 
Raggiungiamo senza fatica la roccia. La osserviamo, curiosi, da vicino. Osserviamo le spaccature, i minerali di formazione vulcanica, la disgregazione dovuta agli agenti atmosferici che sembra stiano sfogliando la roccia, strato dopo strato... 

 
Un raggio di sole colpisce i nostri occhi, tramortendoci quasi... 
Sento un rumore provenire dal paese di Giave, alle nostre spalle. Mi volto ma non vedo nessuno. Cerco mia moglie con lo sguardo ma non la trovo. Dev'essersi spostata dietro la roccia. Meglio raggiungerla, penso. 
Provo a muovermi ma non ci riesco. Sento la testa pesante, forse è colpa del caldo. 
Allora vedo uno roccia vicino a me e mi siedo. Strano, non l'avevo notata prima... 

Cerco di chiamare mia moglie. Forse è meglio andar via. C'è troppo caldo per me. 

- Alessandro... 
- Alessandro... Qualcuno mi chiama. Eppure non sembra la voce di mia moglie. Mi volto verso la voce. Proviene dalla roccia, qualche metro sopra di me. 

Un'ombra si muove, eterea... come se volasse... mi chiama... sento il desiderio irresistibile di raggiungerla. Nonostante la spossatezza mi alzo e comincio ad arrampicarmi... 

Poi, una mano salda mi richiama alla realtà! - Cosa stai facendo? 
E' pericoloso salire lassù... e poi c'è troppo caldo.  Andiamo via!

Io e mia moglie ci avviamo verso la macchina, dopo aver dato ancora uno sguardo alla strana pietra e al suo mondo... 


Quello reale e quello nascosto, fatto di miti, leggende e favole in cui le fate rapiscono gli uomini...

Alessandro RUGOLO