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giovedì 24 settembre 2009

Lucio Anneo Seneca: la fine del mondo...

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Oggi ho ripreso in mano il libro di Lucio Anneo Seneca, "Naturales Quaestiones"...
Ho cominciato a sfogliarlo alla ricerca di qualche appunto interessante preso durante la prima lettura... ho ritrovato tante cose interessanti di cui vi ho già parlato nei precedenti articoli, ma ho trovato anche altre cose di cui non vi avevo mai parlato!

Una di queste curiosità é relativa alla fine del mondo...
Seneca [Libro III, 29, 1] ci riferisce di Beroso, interprete delle dottrine di Belo, come colui che asserì che la distruzione del mondo arriva ciclicamente, a causa di diluvi o di conflagrazioni...
Beroso infatti sostiene:
"che il mondo terreno sarà incenerito, allorché tutti gli astri che ora seguono orbite diverse si saranno riuniti sotto il segno del Cancro, disposti lungo una stessa traccia così che una linea retta possa passare attraverso tutti i globi; si verificherà l'inondazione quando la stessa moltitudine di astri si sarà radunata sotto il segno del Capricorno. Il Cancro da luogo al solstizio d'estate, il Capricorno a quello d'inverno: costellazioni che esercitano un grande influsso, dal momento che determinano addirittura le mutazioni dell'anno."

Quando si verificherà il prossimo allineamento?
Chissà...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 14 aprile 2008

Naturales Quaestiones, la dimensione del Sole... (Lucio Anneo Seneca)

Dopo aver detto che della Terra si deve parlare tra i corpi celesti, Seneca nel LIBER I (3,10) del suo "Naturales quaestiones" parlandoci del Sole afferma che:

"i calcoli dimostrano che è più grande di tutto quanto il globo terrestre, ma la nostra vista lo considerò così piccolo che alcuni scienziati sostennero che avesse un diametro di un piede; e pur sapendo che che è il corpo più veloce di tutti, nessuno di noi lo vede muoversi e non crederemmo che si sposti, se non potessimo verificare che si è spostato. Il mondo stesso che ruota a velocità vertiginosa e rinnova in un batter d'occhio il sorgere e il tramontare degli astri, nessuno di noi s'accorge che si muova".

Dunque quando fu composta l'opera, 62-63 d.C., si sapeva che la Terra (il mondo) ruota a velocità vertiginosa... senza effetti apparenti sugli esseri umani che possono rendersi conto di ciò dall'osservazione delle stelle. Afferma inoltre che il Sole è più grande della Terra e che si tratta del corpo più veloce di tutti...
E' chiaro che Seneca aveva sicuramente idea dei movimenti reciproci di Sole e Terra e delle loro dimensioni...
Ma da dove venivano queste conoscenze?
Pare che le fonti cui Seneca poteva attingere in quei tempi così lontani da noi fossero poche, le opere di Posidonio (filosofo e scienziato greco, 135 - 50 a.C. circa, autore di tantissime opere tra le quali una Storia Universale in 52 libri...) in primo luogo, ma anche Carneade (filosofo greco, 214 - 129 a.C. circa), Enesidemo (filosofo greco, I sec. a.C.) ed ancora Asclepiodoto (filosofo greco, allievo di Posidonio), citato diverse volte dall'autore.
Bene, io penso che in quegli anni Lucio Anneo Seneca avrebbe potuto attingere a conoscenze molto più antiche di quanto oggi si pensi... le biblioteche esistevano già da tempo e l'estendersi dell'Impero Romano aveva sicuramente portato opere e conoscenze dei popoli conquistati...
In ogni caso Naturales Quaestiones è un'opera immensa e bellissima... che merita di essere letta attentamente... e dunque, buona lettura!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 18 agosto 2007

Ancora su "Questioni Naturali"...

In questo periodo sto leggendo "Questioni Naturali " di Lucio Anneo Seneca e vi sono dei punti che vi invito a leggere, in cui si parla senza ombra di dubbio, di conoscenze scientifiche avanzate! Per esempio, nel libro VI, cap. 30, Seneca parla dei terremoti e dice: "Non mi meraviglio che si sia spaccata una statua, dopo aver detto che le montagne e il suolo stesso si è squarciato dal profondo. Raccontano che questi luoghi un tempo si spaccarono sconvolti dalla violenza di un'immane rovina (così vasto mutamento e capace di determinare il lungo volger dei secoli), mentre l'una e l'altra terra costituivano un'unità senza interruzione. S'introdusse il mare con furia scatenata e infuriando staccò dalla Sicilia la costa dell'Esperia e coll'onda che ribolle nello stretto passaggio prese a bagnar da una parte e dall'altra le campagne e le città dopo averle separate coi suoi flutti".Strano, non è vero? Poi, non contento, poco dopo aggiunge: "Così il mare ha strappato anche le Spagne dalla stretta unione con l'Africa, così attraverso questa inondazione celebrata dai maggiori poeti la Sicilia è stata bruscamente allontanata dall'Italia".Chiaramente non è Seneca il problema... ma quali possono essere le spiegazioni a queste affermazioni?
In primo luogo: è possibile che un fatto del genere sia avvenuto alla presenza di esseri umani che hanno tramandato l'evento?
Secondo: Come è possibile che si parli anche di Spagna e Africa associandole al fenomeno?
Terzo: chi erano i poeti che raccontarono l'avvenimento?
Quarto: stiamo parlando di duemila anni fa!
Se però il fatto, come è probabile, non fosse avvenuto alla presenza di testimoni, le considerazioni da fare sarebbero altre, prima fra tutte: Chi aveva potuto ipotizzare che potessero esserci dei movimenti della crosta terrestre che avevano allontanato la Spagna dall'Italia doveva avere delle cognizioni scientifiche molto avanzate... doveva conoscere l'equivalente delle nostre teorie sulla tettonica!
Già in precedenza infatti ho parlato di Talete e di quanto sosteneva sul fluttuare della Terra su di un fluido...
I problemi sono sotto esame... ma se qualcuno vuol dire la sua...

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo