Nel 1725 viene pubblicato un testo che riassumeva la storia della Sicilia, della Sardegna, della Corsica e delle altre principali isole loro limitrofe. Questo testo, scritto in lingua latina, di tanto in tanto riporta testi di altri autori, tra questi ve n'è uno molto particolare, in italiano antico, che qui sotto riproduco integralmente, sperando di non fare errori di trascrizione. Parla della Sardegna e vale la pensa leggerlo e perderci un po di tempo per capirlo. Più avanti ne farò anche una rilettura in italiano moderno.
"Mira Sardigna, e dal figliuol d'Alcide
Sardo fu detta, e prima era detta Hico
Poi Sandaliothe, e il che si vide.
Questo fu il nome suo al tempo antico,
Che dall'Orientale, e'l mar Tirreno,
Da Noto hà l'Africano o uvoi Libico.
Sardòo, e dell'Occaso, e dipoi il seno
Tra Cirno, e questa, e così si
prescrive,
Vedi ora il lato Occidentale ameno.
Corditan cavò in prima, il qual quì
vive
Detto Falone, e poi Tilio Cittade
Detta hora Argente in quelle amate
rive.
Porto Nimpheo, poi di Conte il nomate,
Poi Large, poi il pormontorio Ecco
Hermeo,
Marasso detto dalla nuova etade.
Temo poi fiume, e forse, e Pisaneo
Appresso à Bossa, e Caracode porto:
Tarre Città dipoi Ptolomeo.
In Arbor Provincia hor Thirso intorto
Fiume poi segue, e poi la Città Vesta,
Colonia Usele, e Città poi dicorto.
Fiume Sacro, indi Osca Città cotesta,
Sardopatoro, Tempio, quel fu detto
Neapoli hor si monstra, e manifesta.
Pachia estrema, e nel nostro conspetto;
Vedi hora il lato volto a mezzo giorno
Città Pupulo hà nome quel ricetto.
Poi Città Solci, e Solci porto interno
Detto Melfita, e Chersoneso pende
Boeja porto, su Cagliari formo.
Hercole Porto, questo litto prende,
Nora Cittade, Cittade onde una Casa Spera
Poter molto à Firenze, ove hoggi
splende.
Cuniocario cavo, e la riviera,
E litto Preche, e lato orientale,
Caralli estrema, e Città magna intera.
Questa fu posta d'Aristeo, il quale
Figliuol d'Apollo fù, il suo fin
hebbe,
Sol da Tiberio Gracco esitiale.
Caralitano sen veder si debbe,
E Susalea Villa, e Sepro fiume
Sipicio Porto, questo mai sarebbe.
Agulliastro forse si presume,
E quello, e Cedro rivo, e Pheronìa
Città nota secondo il mio volume.
Philolao, Terranova, detta Olbia,
Fece il Porto Olbiano, e'l promontoro
Colimbario, et il cavo Artico poi sia.
Ellato Boreale, e dopò loro.
Dove Erebantio Acrone in pria si face
Poi Città Plubio, et intorno il
territore.
Fuliola Città in su'l salo edace,
Tibula hà qui le pulitiche mura,
Torre Città di Bissone ivi giace.
Trà longo Sardo, e Sassari indi cura
Gli habitatori, e ciascuna sua gente
Degna, che sia più verso Cinosura.
E Tibulatii, e Corsii parimente
Sotto à lor Coracensii, et Cuncitani,
E poi Carensii successivamente.
Cunusitani, e sotto Sulcitani
Luquidonesii, e poi Esaronensii,
Cornesi sotto lor meridiani.
Detti Achilensii, e dopò son Rucensii
Sotto lor, Celsitani, et il terreno
hanno
Gli altri son nominati Corpicensii.
Poi Scapitani e Siculesii stanno
Neapolite sotto à questi harai,
Et Valentini, e più verso Austro
vanno.
E Solcitani, e Noritani homai
Mira, e da Philolao, e nominati,
Ch'è nopoti d'Alcide Philolai.
Perche habitanti quivi eron mandati
D'Alcide co' figlioli, et co'nipoti
Di Thespio, ne mai furon soggiogati.
Non da Romani, non da Libonoti
Cartaginesi, hora à tutti comanda
Casa Aragona, alla qual son devoti.
Hora infra terra ogni sua Città spanda
Degna di fama Sardo Isola molta
Ericino quell'altra si domanda.
Hereo, e l'altra, e poi Guruli ascolta
Guruli vecchia, e Macopsisa, e Bosa
In Turritana regione accolta.
Di sotto Menomeno monte posa
Saralapi in quel sito, e non inane
Guruli nuova ancor non ti sia ascosa.
Corno, e cotesto, e l'acque Lesitane,
E Lisa, e l'acque Hisitane hora mira,
E quelle altre acque Neapolitane.
Valeria, e Latta quale ò se ci tira,
E quell'altra, e Gisarde, et Ottavena,
E questa, e Fusta, che più alto
aspira.
Gallatellina, e Civita, e Casirena.
Arborena, e Tirena, e Plonacensa,
Suella, e Solcitana, e Doliena.
All'Isole più degne intorno pensa
Linagra à Diebata, ad Asinara,
E questa è detta d'Ercole onde
immensa.
Ninfea, e l'altra in mezzo all'onda
amara
Ilua, questa è Fintonte, detta quella;
Quell'altra è Figo, e quell'altra
Tolara.
Figo dalla età priscaHermea s'appella
Vedi Ficaria quella detta, e forse
Serpentaria hoggi dall'età novella.
Ma perchè troppo in Austro transcorse
Non ardisco affermare à lei appresso
Coltellazzo ove Sardo il monte torse.
E Molibode, qual è detta adesso
Palma di Sole, e l'Isola San Piero
Hieraco detta, hor vedere, e concesso.
E Vacca, e Toro, Scagli, che nel vero
Con altri molti, a cui parlarne lice
Si perde il tempo rapido, e leggiero."
A presto, per la traduzione, di cui in alcuni tratti si sente la necessità e sulla quale sto lavorando...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO