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lunedì 30 aprile 2012

Macomer: i bétili di Tamuli

Approfittiamo della bella giornata per visitare alcuni siti archeologici del territorio di Macomer.
L'idea è di andare a visitare le tombe dei giganti e i bétili di Tamuli, poco oltre Macomer; lungo la strada notiamo un nuraghe e ci fermiamo. 

Ci troviamo all'ingresso di Macomer giungendo dalla SS 131 e sulla sinistra notiamo un nuraghe.          Ci fermiamo a visitarlo.


Di fronte a noi si trova il nuraghe Ruggiu e l'area archeologica delle tombe ipogee di Filigosa (il nome deriva da "filighe" cioè felce, pianta un tempo presente nella zona). 
Compriamo i biglietti e iniziamo la visita con la guida della cooperativa Esedra che gestisce il sito.
Visitiamo le tombe scavate nella roccia, ancora ben conservate nonostante i millenni.    

In alcune tombe si nota ancora il focolare, usato probabilmente per i riti funebri.


Sulla collina, poco distante dalle tombe, il nuraghe che aveva attirato la nostra attenzione. Ci inerpichiamo su per la collina e diamo uno sguardo. Non si trova in buone condizioni, è un peccato perchè doveva essere una bella torre in passato.
Tutto intorno al nuraghe si trovano ancora piccole piante di felce e, naturalmente, i nostri asparagi!



Dai piedi della collina avevamo notato una strana pietra. Qualcuno dice si tratti di un totem, sembra una faccia e così decidiamo di avvicinarci per vederla meglio da vicino.
Sembra un misto tra l'opera della natura e quella dell'uomo che forse, in tempi passati, ha modellato la roccia con qualche sapiente colpo di martello.


LA visita è finita.
Proseguiamo verso la nostra meta originaria, Tamuli.
Dopo qualche errore nella ricerca della giusta direzione arriviamo alla meta. Il paesaggio roccioso nasconde alla vista il nuraghe Tamuli.


Ci avviciniamo e solo allora riusciamo a vedere le antiche strutture arroccate sulla roccia grigia.



Nel pianoro antistante alcune tombe dei giganti praticamente irriconoscibili e i bétili, sei in tutto.



Tre bétili sono maschili e tre femminili.


Pare che la loro posizione non sia quella originaria, l'area venne infatti visitata da La Marmora e descritta nella sua opera Voyage en Sardaigne che lasciò alcuni disegni del luogo.