Sono quasi vent'anni che il volume dell'Eneide si trova nella mia biblioteca personale, ma fino alla settimana scorsa non era mai stato aperto!
Tanti libri sona ancora là che aspettano...
Eneide... ovvero l'epopea di Enea e della sua nuova terra, l'Italia!
E si, perché forse non tutti sanno che l'Eneide é la storia della nascita di un popolo, quello dei Romani!
Se la storia sia veramente andata come Virgilio ci ha raccontato o se si tratti di pura e semplice invenzione a me poco importa (anche se io penso che come per tutte le cose la verità sia nel mezzo!). Ciò che mi interessa invece é la ricerca di notizie e informazioni che l'Eneide ci ha tramandato!
Ma prima di cominciare a raccontarvi curiosità, stranezze e fatti meravigliosi lasciatemi dire che se anche voi avete tra i vostri libri l'Eneide e non l'avete mai letta (non considerando ciò che avete fatto a scuola!), beh... rispolverate il libro e leggetelo, anche solo pochi versi al giorno, ma leggetelo! Vale veramente la pena!
"Armi canto e l'uomo che primo dai lidi di Troia venne in Italia fuggiasco per fato e alle spiagge lavinie..."
Così inizia la storia di Enea che, finita la guerra che vide Troia distrutta, profugo per mare e per terra alla fine si stanzierà in Italia, nel Lazio in particolare nella città di Lavinio.
Durante il viaggio, che durerà anni, possiamo seguire Enea lungo il suo percorso, da quando si lascia dietro la costa della sua terra fino a Cartagine, dove conoscerà e sposerà, per poi abbandonarla, la bella Didone, fonte di odio eterno tra Roma e Cartagine.
Didone, sorella di Pigmalione "assassino feroce su quanti mai furono...", re della città di Tiro, scappò da Tiro dopo che il fratello assassinò il suo sposo. Arrivata via mare dove poi fonderà Città Nuova... Cartagine.
E pagina dopo pagina Virgilio ci racconta ciò che sa sulla storia dell'Italia o, per meglio dire, della penisola...
Così si scopre che secondo lui Padova fu fondata dai Troiani, anch'essa:
"Antènore, pure, ha potuto, sfuggendo agli Achivi, penetrar sicuro il mar d'Illiria, e i lontani regni Liburni e la fonte superar del Timavo, donde per nove bocche, con vasto rimbombo del monte, va, dilagato mare, travolge i campi nell'onda muggente. Si, egli pose qui Padova, sede di Teucri, e diede un nome alla gente, e appese l'armi di Troia..."
Ma la storia non é semplice e prima di riuscire a regnare sul Lazio Enea dovrà combattere e soffrire e con lui il suo popolo e suo figlio Ilo, Ascanio o Iulo che dir si voglia, perché si tratta sempre dalla stessa persona.
Dovranno passare trecento anni prima che dalla stirpe di Enea nascano Romolo e Remo e quindi Roma e i Romani!
E così voltiamo ancora pagina, seguendo l'istinto e sottolineando e tornando indietro e rileggendo...
Italia... Italia... Virgilio, raccontaci le sue origini se puoi...
"C'è un luogo, Esperia i Greci per nome dicono, terra antica, d'armi potente e feconda di zolla, gli Enotrii l'hanno abitata, ora è fama che i figli Italia abbian detto dal nome d'un capo la gente..."
Esperia... terra degli Enotrii!
Ma ancora una volta giriamo pagina assieme, per arrivare all'immagine di un immenso cavallo, macchina infernale, che ricolmo di uomini in armi attendeva che i Troiani lo accettassero... quale terribile imbroglio! Ulisse tra questi, ma chi ricorda il nome dell'inventore del cavallo? Epeo si chiamava...
Eppure il cavallo di Troia avrebbe fatto una misera fine se non fosse per un uomo, una spia disposta a sacrificarsi per vincere la guerra, che si presentò di fronte ai Troiani e li convinse a portare il cavallo integro dentro le mura!
Solo qualche dio poteva convincere Priamo e i Frigi così fù! Infatti mentre Laocoonte, colui che poco prima aveva colpito con la sua lancia il cavallo, compiva i sacrifici al dio Nettuno, ecco che
"immensi due draghi incombon sull'acque e tendono insieme alla spiaggia. Alti hanno i petti tra l'onde, le creste sanguigne superan l'onde, l'altra parte sul mare striscia dietro, s'inarcan le immense terga in volute. Gorgoglia l'acqua e spumeggia. E già i campi tenevano, gli occhi ardenti iniettati di sangue e di fuoco, con le lingue vibratili lambendo le bocche fischianti. Qua, là, agghiacciati a tal vista, fuggiamo. Ma quelli diritto su Laocoonte puntavano: e prima i piccoli corpi dei due figli stringendo, l'uno e l'altro serpente li lega, divora a morsi le piccole membra; poi lui, che accorreva in aiuto e l'armi tendeva... "
I serpenti scapparono poi verso i templi e li si nascosero... subito tutti interpretarono il fatto come il volere degli dei che il cavallo prendesse posto tra i templi... solo Cassandra dicendo, mai creduta, il vero... E Troia cadde e con lei la stirpe di Priamo...
E così é arrivato il momento di voltar ancora una volta pagina...
Eccomi ora ancora una volta ad Enea, che ricorda la sua fuga lungo le vie della città urlante, in mezzo ai nemici...
E mentre corre la sposa amata, Creusa, si perde e lui la cerca urlando tra i nemici il suo nome...
E lei allora, o forse il suo fantasma, gli appare...
"Perché cedi tanto a un dolore insensato, mio dolce sposo? Non senza volere dei numi avvenne questo, con te portarti Creusa non puoi, non vuole il sovrano dell'altissimo Olimpo. Lungo esilio t'aspetta, tanto mar da solcare: e alla Terra verrai del Tramonto, dove l'etrusco Tevere scorre tra fertili campi con lenta corrente. Qui prosperi eventi e regno e sposa regale son pronti per te: non pianger più l'amata Creusa. Non io le case superbe vedrò di Mirmidoni o Dolopi, non a servire le donne dei Greci anderò io, la Dardanide nuora di Venere. Me la Gran Madre dei numi tien qui, in queste terre. E ora addio, e del nostro bambino conserva l'amore..."
Grazie Virgilio, grazie per queste parole...
Ma Enea prosegue il suo viaggio e noi, come fantasmi, ospiti non visti, ne seguiamo da lontano le mosse...
Per prima toccarono la terra Tracia, dove un tempo regnava Licurgo, ma il loro viaggio era appena all'inizio.
"Dardanidi duri, la terra che dalla radice dei padri vi generò per prima, quella nel seno fecondo vi accoglierà ritornanti..."
Così il vecchio Anchise, padre di Enea, cercando tra i ricordi degli Antichi, indicò in Creta la casa di partenza da ricercare...
Levate le ancore dal porto di Ortigia diretti verso Creta speranzosi i nostri eroi viaggiano... ma giunti a Creta la peste li accoglie malevola. Un nuovo viaggio al santuario di Apollo, ad Ortigia, riporta la giusta interpretazione delle parole degli dei, Anchise sbagliava...
"Esiste una terra, Esperia i Greci la dicono a nome, terra antica, potente d'armi e feconda di zolla, gli Enotrii l'ebbero, ora è fama che i giovani Italia abbian detto, dal nome d'un capo, la gente..."
Dall'Italia Iasio e Dardano vennero a fondare Ilio e in Italia é destino che Enea torni a fondare Lavinio dal nome della sposa Lavinia...
E il viaggio prosegue, lungo lo Ionio, fino alle Strofadi dove lottarono contro le Arpie. Poi verso Zacinto e poi Itaca e oltre fino a Butroto. Poi attraversar il mare e ridiscendere lungo la costa fino all'isola Trinacria, la nostra Sicilia, che occorre circumnavigare per evitare le orribili Scilla e Cariddi.
"Poi quando, salpato, ti spinga alle Sicule spiagge il vento e ti s'apran le chiostre dell'angusto Peloro, le rive a sinistra, i mari a sinistra, in lungo circuito tu devi seguire, fuggi l'onde di destra e le coste. Questi luoghi violenta sconvolse in antico e vasta rovina (tanto può trasformare vetusta lunghezza di tempi) e lontani, si narra, balzarono, mentre eran prima un'unica terra: scrosciò in mezzo il mare e coi flutti il lato esperio tagliò dal siculo, e campi e città, separati di lido, bagnò con angusto fluire. Il fianco destro Scilla, il sinistro Cariddi implacabile tiene..."
Per la seconda volta trovo il riferimento agli eventi che separarono la Sicilia dall'Italia, mi fermo rifletto... rileggo quella nota presa alcuni anni fa da Naturales Quaestiones di Lucio Anneo Seneca e poi riprendo la lettura...
Ed ecco dopo Scilla e Cariddi la seconda isola Ortigia... questa di fronte al golfo sicanio, dopo Megara... che sia l'isola Ogigia di Ulisse? E poi Agrigento e Drepane... e Cartagine e la storia della sua regina suicida per amore e la maledizione contro il popolo che sarebbe sorto!
Povera Didone, sedotta e abbandonata... ma immortale nei versi del grande poeta Virgilio, richiamata a nuova vita nel cuore di ogni lettore...
E poi le coste della Sicilia e la Calabria fino all'Averno, dove Enea si recherà per rivedere il padre Anchise, morto lungo il viaggio, che gli racconterà il futuro della sua stirpe... Qui Enea incontrerà vari personaggi, anche la povera Didone... ma chi é veramente interessante é Salmoneo, condannato alle pene infernali per aver cercato di imitare "le fiamme e il rimbombo di Giove"... Ma leggiamo assieme...
"tirato da quattro cavalli e squassando una fiaccola, tra i popoli Greci, per la città che dell'Elide é il cuore, andava, esaltandosi, per se pretendendo dei numi l'onore: pazzo!, che i membri e il non imitabile fulmine simulava col bronzo e il galoppo dei cavalli monungoli..."
Cosa può significare tutto ciò? Nuove armi da guerra? L'invenzione, forse, di armi da fuoco? Chissà...
E così, pagina dopo pagina, Enea si avvicina al suo destino... le coste dell'Esperia, il Lazio... a combattere contro i Rutuli guidati da Turno, promesso sposo della bella Lavinia... e sangue e guerre e simboli di eroi passati disegnati sugli scudi, l'Idra cinta di serpi è il simbolo di Aventino figlio d'Ercole!
E un filo di vento immaginario, in questa calda giornata d'estate, gira le pagine e si ferma, poi, ben conoscendomi, sull'origine del termine Lazio...
"Per primo venne Saturno dall'Olimpo celeste, l'armi di Giove fuggendo, dal tolto regno scacciato. Egli, quel popolo barbaro (Fauni e Ninfe indigeni...) per gli alti monti disperso, riunì, diede leggi e chiamar volle Lazio la terra ove latebre (cioè rifugio!) aveva trovato, sicure... "
Lazio significa dunque "rifugio"... e quella era l'età d'oro. E si parla di Ausonia, di Sicani e di terra Saturnia e di Albula che muta il suo nome in Tevere... e di Giano e Saturno, fondatori delle antiche città di Gianicolo e Saturnia, già allora solo mura diroccate... e mentre leggo ancora un soffio di vento, dispettoso, mi gira la pagina fino alla fine e chi é interessato dovrà, se vuole sapere di più, aprire il libro da se!
Tanti libri sona ancora là che aspettano...
Eneide... ovvero l'epopea di Enea e della sua nuova terra, l'Italia!
E si, perché forse non tutti sanno che l'Eneide é la storia della nascita di un popolo, quello dei Romani!
Se la storia sia veramente andata come Virgilio ci ha raccontato o se si tratti di pura e semplice invenzione a me poco importa (anche se io penso che come per tutte le cose la verità sia nel mezzo!). Ciò che mi interessa invece é la ricerca di notizie e informazioni che l'Eneide ci ha tramandato!
Ma prima di cominciare a raccontarvi curiosità, stranezze e fatti meravigliosi lasciatemi dire che se anche voi avete tra i vostri libri l'Eneide e non l'avete mai letta (non considerando ciò che avete fatto a scuola!), beh... rispolverate il libro e leggetelo, anche solo pochi versi al giorno, ma leggetelo! Vale veramente la pena!
"Armi canto e l'uomo che primo dai lidi di Troia venne in Italia fuggiasco per fato e alle spiagge lavinie..."
Così inizia la storia di Enea che, finita la guerra che vide Troia distrutta, profugo per mare e per terra alla fine si stanzierà in Italia, nel Lazio in particolare nella città di Lavinio.
Durante il viaggio, che durerà anni, possiamo seguire Enea lungo il suo percorso, da quando si lascia dietro la costa della sua terra fino a Cartagine, dove conoscerà e sposerà, per poi abbandonarla, la bella Didone, fonte di odio eterno tra Roma e Cartagine.
Didone, sorella di Pigmalione "assassino feroce su quanti mai furono...", re della città di Tiro, scappò da Tiro dopo che il fratello assassinò il suo sposo. Arrivata via mare dove poi fonderà Città Nuova... Cartagine.
E pagina dopo pagina Virgilio ci racconta ciò che sa sulla storia dell'Italia o, per meglio dire, della penisola...
Così si scopre che secondo lui Padova fu fondata dai Troiani, anch'essa:
"Antènore, pure, ha potuto, sfuggendo agli Achivi, penetrar sicuro il mar d'Illiria, e i lontani regni Liburni e la fonte superar del Timavo, donde per nove bocche, con vasto rimbombo del monte, va, dilagato mare, travolge i campi nell'onda muggente. Si, egli pose qui Padova, sede di Teucri, e diede un nome alla gente, e appese l'armi di Troia..."
Ma la storia non é semplice e prima di riuscire a regnare sul Lazio Enea dovrà combattere e soffrire e con lui il suo popolo e suo figlio Ilo, Ascanio o Iulo che dir si voglia, perché si tratta sempre dalla stessa persona.
Dovranno passare trecento anni prima che dalla stirpe di Enea nascano Romolo e Remo e quindi Roma e i Romani!
E così voltiamo ancora pagina, seguendo l'istinto e sottolineando e tornando indietro e rileggendo...
Italia... Italia... Virgilio, raccontaci le sue origini se puoi...
"C'è un luogo, Esperia i Greci per nome dicono, terra antica, d'armi potente e feconda di zolla, gli Enotrii l'hanno abitata, ora è fama che i figli Italia abbian detto dal nome d'un capo la gente..."
Esperia... terra degli Enotrii!
Ma ancora una volta giriamo pagina assieme, per arrivare all'immagine di un immenso cavallo, macchina infernale, che ricolmo di uomini in armi attendeva che i Troiani lo accettassero... quale terribile imbroglio! Ulisse tra questi, ma chi ricorda il nome dell'inventore del cavallo? Epeo si chiamava...
Eppure il cavallo di Troia avrebbe fatto una misera fine se non fosse per un uomo, una spia disposta a sacrificarsi per vincere la guerra, che si presentò di fronte ai Troiani e li convinse a portare il cavallo integro dentro le mura!
Solo qualche dio poteva convincere Priamo e i Frigi così fù! Infatti mentre Laocoonte, colui che poco prima aveva colpito con la sua lancia il cavallo, compiva i sacrifici al dio Nettuno, ecco che
"immensi due draghi incombon sull'acque e tendono insieme alla spiaggia. Alti hanno i petti tra l'onde, le creste sanguigne superan l'onde, l'altra parte sul mare striscia dietro, s'inarcan le immense terga in volute. Gorgoglia l'acqua e spumeggia. E già i campi tenevano, gli occhi ardenti iniettati di sangue e di fuoco, con le lingue vibratili lambendo le bocche fischianti. Qua, là, agghiacciati a tal vista, fuggiamo. Ma quelli diritto su Laocoonte puntavano: e prima i piccoli corpi dei due figli stringendo, l'uno e l'altro serpente li lega, divora a morsi le piccole membra; poi lui, che accorreva in aiuto e l'armi tendeva... "
I serpenti scapparono poi verso i templi e li si nascosero... subito tutti interpretarono il fatto come il volere degli dei che il cavallo prendesse posto tra i templi... solo Cassandra dicendo, mai creduta, il vero... E Troia cadde e con lei la stirpe di Priamo...
E così é arrivato il momento di voltar ancora una volta pagina...
Eccomi ora ancora una volta ad Enea, che ricorda la sua fuga lungo le vie della città urlante, in mezzo ai nemici...
E mentre corre la sposa amata, Creusa, si perde e lui la cerca urlando tra i nemici il suo nome...
E lei allora, o forse il suo fantasma, gli appare...
"Perché cedi tanto a un dolore insensato, mio dolce sposo? Non senza volere dei numi avvenne questo, con te portarti Creusa non puoi, non vuole il sovrano dell'altissimo Olimpo. Lungo esilio t'aspetta, tanto mar da solcare: e alla Terra verrai del Tramonto, dove l'etrusco Tevere scorre tra fertili campi con lenta corrente. Qui prosperi eventi e regno e sposa regale son pronti per te: non pianger più l'amata Creusa. Non io le case superbe vedrò di Mirmidoni o Dolopi, non a servire le donne dei Greci anderò io, la Dardanide nuora di Venere. Me la Gran Madre dei numi tien qui, in queste terre. E ora addio, e del nostro bambino conserva l'amore..."
Grazie Virgilio, grazie per queste parole...
Ma Enea prosegue il suo viaggio e noi, come fantasmi, ospiti non visti, ne seguiamo da lontano le mosse...
Per prima toccarono la terra Tracia, dove un tempo regnava Licurgo, ma il loro viaggio era appena all'inizio.
"Dardanidi duri, la terra che dalla radice dei padri vi generò per prima, quella nel seno fecondo vi accoglierà ritornanti..."
Così il vecchio Anchise, padre di Enea, cercando tra i ricordi degli Antichi, indicò in Creta la casa di partenza da ricercare...
Levate le ancore dal porto di Ortigia diretti verso Creta speranzosi i nostri eroi viaggiano... ma giunti a Creta la peste li accoglie malevola. Un nuovo viaggio al santuario di Apollo, ad Ortigia, riporta la giusta interpretazione delle parole degli dei, Anchise sbagliava...
"Esiste una terra, Esperia i Greci la dicono a nome, terra antica, potente d'armi e feconda di zolla, gli Enotrii l'ebbero, ora è fama che i giovani Italia abbian detto, dal nome d'un capo, la gente..."
Dall'Italia Iasio e Dardano vennero a fondare Ilio e in Italia é destino che Enea torni a fondare Lavinio dal nome della sposa Lavinia...
E il viaggio prosegue, lungo lo Ionio, fino alle Strofadi dove lottarono contro le Arpie. Poi verso Zacinto e poi Itaca e oltre fino a Butroto. Poi attraversar il mare e ridiscendere lungo la costa fino all'isola Trinacria, la nostra Sicilia, che occorre circumnavigare per evitare le orribili Scilla e Cariddi.
"Poi quando, salpato, ti spinga alle Sicule spiagge il vento e ti s'apran le chiostre dell'angusto Peloro, le rive a sinistra, i mari a sinistra, in lungo circuito tu devi seguire, fuggi l'onde di destra e le coste. Questi luoghi violenta sconvolse in antico e vasta rovina (tanto può trasformare vetusta lunghezza di tempi) e lontani, si narra, balzarono, mentre eran prima un'unica terra: scrosciò in mezzo il mare e coi flutti il lato esperio tagliò dal siculo, e campi e città, separati di lido, bagnò con angusto fluire. Il fianco destro Scilla, il sinistro Cariddi implacabile tiene..."
Per la seconda volta trovo il riferimento agli eventi che separarono la Sicilia dall'Italia, mi fermo rifletto... rileggo quella nota presa alcuni anni fa da Naturales Quaestiones di Lucio Anneo Seneca e poi riprendo la lettura...
Ed ecco dopo Scilla e Cariddi la seconda isola Ortigia... questa di fronte al golfo sicanio, dopo Megara... che sia l'isola Ogigia di Ulisse? E poi Agrigento e Drepane... e Cartagine e la storia della sua regina suicida per amore e la maledizione contro il popolo che sarebbe sorto!
Povera Didone, sedotta e abbandonata... ma immortale nei versi del grande poeta Virgilio, richiamata a nuova vita nel cuore di ogni lettore...
E poi le coste della Sicilia e la Calabria fino all'Averno, dove Enea si recherà per rivedere il padre Anchise, morto lungo il viaggio, che gli racconterà il futuro della sua stirpe... Qui Enea incontrerà vari personaggi, anche la povera Didone... ma chi é veramente interessante é Salmoneo, condannato alle pene infernali per aver cercato di imitare "le fiamme e il rimbombo di Giove"... Ma leggiamo assieme...
"tirato da quattro cavalli e squassando una fiaccola, tra i popoli Greci, per la città che dell'Elide é il cuore, andava, esaltandosi, per se pretendendo dei numi l'onore: pazzo!, che i membri e il non imitabile fulmine simulava col bronzo e il galoppo dei cavalli monungoli..."
Cosa può significare tutto ciò? Nuove armi da guerra? L'invenzione, forse, di armi da fuoco? Chissà...
E così, pagina dopo pagina, Enea si avvicina al suo destino... le coste dell'Esperia, il Lazio... a combattere contro i Rutuli guidati da Turno, promesso sposo della bella Lavinia... e sangue e guerre e simboli di eroi passati disegnati sugli scudi, l'Idra cinta di serpi è il simbolo di Aventino figlio d'Ercole!
E un filo di vento immaginario, in questa calda giornata d'estate, gira le pagine e si ferma, poi, ben conoscendomi, sull'origine del termine Lazio...
"Per primo venne Saturno dall'Olimpo celeste, l'armi di Giove fuggendo, dal tolto regno scacciato. Egli, quel popolo barbaro (Fauni e Ninfe indigeni...) per gli alti monti disperso, riunì, diede leggi e chiamar volle Lazio la terra ove latebre (cioè rifugio!) aveva trovato, sicure... "
Lazio significa dunque "rifugio"... e quella era l'età d'oro. E si parla di Ausonia, di Sicani e di terra Saturnia e di Albula che muta il suo nome in Tevere... e di Giano e Saturno, fondatori delle antiche città di Gianicolo e Saturnia, già allora solo mura diroccate... e mentre leggo ancora un soffio di vento, dispettoso, mi gira la pagina fino alla fine e chi é interessato dovrà, se vuole sapere di più, aprire il libro da se!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO