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venerdì 25 aprile 2008

Platone e il cavallo bronzeo...

La Repubblica, di Platone, è uno dei dialoghi in cui Socrate usa la sua arte per discorrere, tra l'altro, su argomenti legati alla formazione dello Stato e alla giustizia.
Ma come anche nel Timeo Platone si lascia andare a ricordi antichi, miti e favole, utili al suo scopo... una di queste non l'avevo mai sentita e ritenendola "particolare" vale la pena raccontarla. Impegnato a costruire lo Stato, Socrate parla del giusto e dell'ingiusto e si chiede come si comporterebbero se liberi di comportarsi come vogliono fossero osservati facendo ricorso ad una facoltà particolare di cui si parla in una leggenda...

[Libro II]
"La facoltà di cui parlo è questa qui, di disporre del potere che si dice abbia avuto un tempo Gige, l'antenato del Lidio. Costui era pastore alle dipendenze del principe che governava allora la Lidia. Ora, in seguito a un nubifragio e a una scossa tellurica la terra si squarciò per un certo tratto producendo una voragine nel luogo ove egli pascolava l'armento. A quella vista, pieno di stupore, discese nella voragine e oltre alle meraviglie di cui narra la fiaba scorse un cavallo bronzeo, cavo, provvisto di aperture. Vi si affacciò e vide giacervi dentro un cadavere di proporzioni, a quanto pareva, sovrumane, senza nulla addosso se non un aureo anello alla mano."

Dunque, riassumendo, in quel periodo vi era una fiaba abbastanza conosciuta in cui si parlava di meraviglie. Tra queste si parla di un cavallo bronzeo, vuoto all'interno e provvisto di aperture che si trovava all'interno di una voragine apertasi a causa di un nubifragio e di un terremoto... E se invece dicessimo che durante un nubifragio una navicella in grado di volare precipitò a terra creando una voragine?
Il corpo poi era di dimensioni sovrumane...
Chissà, se si potesse dire così potrebbe trattarsi della prima testimonianza scritta di un U.F.O.?
Ma, al di là di ciò che potrebbe essere accaduto, di quale favola si tratta?


Ma le cose strane non sono finite, infatti l'anello...

"Glielo prese e se ne tornò fuori. Quando, come di consueto, si fece la riunione dei pastori per inviare al re il rapporto mensile sulle greggi, si presentò pure lui con l'anello. Ed ecco che, mentre se ne stava seduto insieme con gli altri, girò per caso il castone dell'anello verso la propria persona, dalla parte interna della mano, e con ciò divenne invisibile a quelli che gli erano seduti accanto, sì che discorrevano di lui come se se ne fosse andato. Ed egli se ne meravigliava e continuava a gingillarsi con l'anello finché ne girò il castone dalla parte esterna e con ciò tornò visibile."

Dunque, altra meraviglia, l'anello è un anello dell'invisibilità...

Al di là della stranezza del racconto, mi chiedo da dove possa provenire una fiaba di questo tipo, a meno che non vogliamo ipotizzare che nella Grecia di Platone, o forse prima, esisteva il genere fantascienza!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO