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domenica 24 luglio 2016

Credenze religiose degli antichi sardi, di Massimo Pittau

Ho appena terminato di leggere, con interesse, il libro di Massimo Pittau, professore ordinario nella facoltà di lettere e Preside nella facoltà di Magistero dell'Università di Sassari.
Il libro affronta il complesso argomento delle divinità della Sardegna, a partire dalla civiltà nuragica fino ai più recenti riti della religione cristiana, spesso costruiti sulla base (fisica e culturale) dei precedenti riti e luoghi di culto.
Alcuni simboli ancora presenti nella cultura sarda, come le corna del bue (maschere di Ottana) o la stella solare sulla fronte, riportano a tempi antichi legati al culto del sole e della luna, rintracciabili sia su monete antiche che in più antiche raffigurazioni. A parere di Pittau il bronzetto dotato di elmo cornuto, quattro occhi, quattro braccia e due scudi, è la rappresentazione del dio della guerra nuragico. Purtoppo sembra che il nome del dio non sia sopravvi
ssuto al passare del tempo. Diverso è il caso del dio della salute. Nel 1861 è stata infatti rinvenuta una colonna in bronzo, in località santu Jaci a San Nicolò Gerrei, con un'iscrizione trilingue  da cui si evince il nome del dio venerato nel tempio li presente (latino, greco, punico): Aescolapius Merre/ Asclepio Merre/Eshmun Merre.
L'autore fa risalire il termine Macomer all'espressione punica Maqom Merre che, se si considera che il santo protettore di Macomer è oggigiorno San Pantaleo (medico e protettore dei medici), trova una sua ragion d'essere
Stesse considerazioni valgono per Dolianova, un tempo chiamata San Pantaleo. Nella chiesa sono stati trovati simboli come il serpente, animale sacro all'antico dio della salute, Esculapio.
Interessante il capitolo relativo al culto di Bacco e alle cerimonie registrate fino a pochi anni fa in occasione dell'impianto di una vigna  nei pressi di Olzai e Mamoiada. Anche la venerazione di Bacco assimila gli antichi popoli sardi con gli Etruschi.
Un bel libro, da leggere e tenere a portata di mano.
I miei complimenti all'autore Massimo Pittau.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO