un giorno di primavera inoltrata che a causa dei capricci del tempo sembra piuttosto appartenere ad un fresco autunno.
Parcheggio la macchina sotto casa e mi dirigo verso il cancello, le chiavi in mano...
- Hei, paesà...
Non capisco subito, mi guardo intorno.
A pochi metri da me un vecchio, capelli brizzolati, mossi, tagliati corti, di bassa statura, leggermente gobbo e tremolante, mi osserva.
- Paesà, vedi quelle cose... là?
Indica con la mano dei cartelli stradali, ammucchiati lungo il marciapiede... fino al giorno prima erano sistemati ad indicare una modifica dei sensi di marcia. Parla con un accento forte del sud...
- Beh, compaesani è difficile..
Gli rispondo, stressando ancora di più il mio accento Sardo (magari così se ne va, penso).
- Come no, paesani, italiani siamo...
Per un attimo resto senza parole. Ha ragione... questa risposta non me l'aspettavo!
- Li vedi quelli?
Insiste lui indicandomi ancora una volta il mucchio di cartelli stradali ormai inutili.
- Li ho messi io... perché le macchine... non riesce... parcheggio... ora si, è tutto libero, vedi?
Sul viso gli si legge un'aria soddisfatta, come di chi abbia appena vinto la sua battaglia più importante. In effetti i cartelli davano fastidio a chi doveva parcheggiare. Quell'uomo aveva reso un buon servigio, e lo sapeva...
- Armando mi chiamo, di Catanzaro...
Aveva fatto tutto lui, balbettava e ripeteva le parole. Sicuramente non aveva tutte le rotelle a posto, poveretto!
- Paesà, che mi presti venti centesimi?
Ecco... ora chiedeva la giusta ricompensa per il lavoro svolto! Lo osservo meglio, sembra innocuo. I suoi abiti sono vecchi ma puliti, lisi dal tempo. Non puzza d'alcol ne di sigaretta... forse i soldi gli servono per mangiare. Cerco nel taschino qualche moneta e gliela porgo.
- Grazie paesano... grazie!
Ora sono io che guido...
- Armando... ti chiami Armando, ho capito bene? Che ci fai qui, a Legnano?
Armando mi sorride e comincia a raccontare, lentamente, balbettando e ripetendo parole e concetti.
- Diciassette... diciassette anni avevo. la prima volta a Legnano...
Racconta di essere arrivato a Legnano tanti anni prima, aveva diciassette anni. Ne saranno passati almeno cinquanta. Mi racconta del suo lavoro di allora, un po' a parole un po' a gesti. Lavorava in un altoforno per la ghisa. Produceva tombini e grate...
- La ghisa è forte, ma debole... forte ma debole...
E' proprio vero, la ghisa è forte ma debole allo stesso tempo! Mi racconta che ogni tanto la ghisa esplodeva, come i fuochi d'artificio.
- Buummm... e poi cadevano i pezzi, ti buca un piede... anche con lo scarpo!
Armando si ferma ogni parola, per riflettere. Mi guarda in faccia per vedere se io lo capisco. Sorride e, felice, prosegue il suo racconto a gesti.
Percorriamo assieme qualche metro, quindi lo ringrazio per le spiegazioni sulla lavorazione della ghisa e lo saluto rumorosamente, come avrebbe fatto probabilmente un suo vecchio amico della sua Catanzaro.
Mi allontano, felice, per avere aiutato un paesano... Armando, un italiano...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO