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lunedì 7 gennaio 2008

Antico Egitto e il ferro...

Solo poche riflessioni...

anche oggi sull'Egitto.

Parliamo di egizi e di ferro...

Quando si iniziò ad usare il ferro nel mondo?

In generale la risposta è: dopo il bronzo, infatti lavorare il ferro è più difficile...

Ok, ma quando... dopo il bronzo? E chi iniziò a lavorare il ferro?

Bene, esistono almeno due casi di rinvenimenti di oggetti in ferro sottovalutati o forse solo poco conosciuti.

Un caso è un "piatto in ferro" ritrovato nel 1837 dall'archeologo Hill nel corso degli scavi condotti nella piramide di Cheope... (se ne parla nella sua opera Operations Carried on at the Pyramids of Gizes) si tratta dunque della IV dinastia... 2600 circa a.C.!!!

Eppure niente da fare, agli egittologi la cosa non è piaciuta...

In un secondo caso, sempre in egitto, si tratta del ritrovamento della mummia di Tut-ench-Amun (XVIII dinastia) colui che ripristinò gli antichi riti dopo il faraone Echnaton...

Ebbene, stiamo parlando del 1400 a.C.!!! secondo la datazione Ufficiale...

Il ritrovamento fu dell'archeologo Howard Carter, parliamo del 1925... durante gli scavi intrapresi nella Valle dei Re...

Ed anche questa volta niente da fare... o perlomeno non ne parla nessuno...

Perchè?
E' solo uno spunto di riflessione, chiaramente...

Meditate gente, meditate...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 6 gennaio 2008

A mia madre

A te dedico queste poche righe, mamma,
scritte di getto...
Senza troppo riflettere,
perché non serve!

Che bisogno c'é di riflettere per dire
ciò che ho sempre pensato?
Che bisogno c'é, infatti, di pensare
per dire cosa si prova?

A te dico ciò che già tante volte ho detto,
ciò che hanno detto tutti i figli,
almeno una volta...
ciò che hanno pensato tutti i figli,
almeno una volta...

Per tutte le volte che sei stata sveglia
quando stavo male,
per il freddo preso
per proteggermi dal freddo,
per il tempo dedicatomi
sottratto a te stessa,
per gli insegnamenti che mi hai dato
e che ancora mi dai.

E se qualche volta mi hai ripreso,
ora so che l'hai fatto per me.
E se talvolta non ti ho capita,
ora ti capisco.
E se talvolta ti ho fatto stancare,
ora riposati.
E se talvolta sono stato lontano,
mi spiace, ora ci sono.

E se talvolta non te l'ho dimostrato,
ora te lo dico... mamma,
ti voglio bene!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO




Se volete, potete sentire la poesia recitata da me: A mia madre...

I gatti nell' Antico Egitto

Uno dei culti più popolari sorto nel Tardo Periodo in Egitto era quello della dea-gatto Bastet. In questo periodo migliaia di gatti sono stati mummificati per venderli ai pellegrini, che li hanno presentati alla dea come un'offerta. I corpi dei gatti venivano disidratati usando il Natron, questo processo era simile a quello usato per la mummificazione umana. Venivano poi avvolti in una bendatura, con le zampe parallele al corpo. L'esempio mostrato qui è preso dalla raccolta del Museo britannico. Ed illustra bene lo standard molto elaborato per la preparazione usata su queste offerte sacre. Enormi cimiteri sono stati scoperti contenenti migliaia di queste sepolture per gli animali. Il centro principale per il culto di Bastet era la città di Tell Basta.


I gatti mummificati di Flinders Petrie
Nel 1952, nel Museo di Storia Naturale di Londra, fu ritrovata una cesta piena di oggetti provenienti dall’Egitto.All’interno 192 gatti mummificati risalenti dal IV al II secolo a.C., sette manguste, tre cani ed una volpe. Ritrovate durante degli scavi a Giza erano state donate al museo nel 1907 da Flinders Petrie, purtroppo non erano accompagnate da nessuna informazione circa la provenienza esatta. Scoperta molto importante in quanto faceva luce sul ruolo e sull’ascendenza che il gatto aveva nella società egizia. Nel IV secolo a.C. i gatti erano apprezzati probabilmente perché erano abili cacciatori di roditori che infestavano i magazzini di granaglie. Entrarono poi a far parte del culto religioso.Bubasti, nel delta del Nilo, era il centro più importante del culto della dea Bastet, rappresentata sia come gatta, sia come donna con la testa di gatta. Nella seconda metà del XIX secolo, le catacombe di Bubasti restituirono centinaia di migliaia di gatti mummificati. Ricerche zoologiche rivelarono che delle 192 mummie, tre erano più grandi delle altre; erano i resti di gatti della giungla (Felis chans), le altre 189 erano simili al comune gatto selvatico africano o gatto egiziano delle sabbie (Felis libica). Una via di mezzo tra il gatto selvatico africano e l’attuale gatto domestico.

Lo studio delle mummie, ha inoltre cambiato un certo numero di credenze sul ruolo del gatto nella società egizia.

Sabrina Bologni

venerdì 4 gennaio 2008

Torino di notte

Torino...
pochi scatti per ricordarti,
com'eri quindici anni fa...

Poche parole per non disturbare,
chi come me ricorda...
e guarda...

Pochi istanti per passeggiare
per le strade illuminate,
sulle rive del Po...


Pochi istanti per un biglietto
di un treno che parte
e non torna più.


Ciao Torino, bella di notte.



Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 2 gennaio 2008

Erodoto di Turi, Libia, Asia ed Europa

Erodoto di Turi, nelle sue Storie, ci ha tramandato pezzi di storia che altrimenti non avremmo mai conosciuto...
Ma talvolta lui stesso non conosceva le risposte alle domande che, da persona erudita, si poneva... talvolta domande banali ma la cui risposta presupponeva conoscenze antiche.
Il suo mondo era diviso in tre parti, Europa, Asia e Libia, come ci racconta egli stesso. L'Europa e l'Asia le chiamiamo ancora così, la sua Libia corrisponde alla nostra Africa!
Ma, chi diede i nomi a queste parti del mondo? Sicuramente qualcuno di molto antico, di molto precedente ad Erodoto, infatti:

(Storie, cap. IV, 45)
Riguardo all'Europa, invece, nessuno conosce con sicurezza se é circondata dal mare, né ad oriente, né a settentrione: si sa solo che, in lunghezza, si stende quanto le altre due parti del mondo prese insieme.
Né io riesco a comprendere per quale ragione alla terra, che é una, si diano tre distinte denominazioni, prese da nomi di donna, e alle sue parti siano stati fissati, come confini, il Nilo, fiume d'Egitto, e il Fasi, fiume della Colchide (secondo altri, invece, il Tanai, fiume della Meotide e lo stretto dei Cimmeri); né si possono sapere i nomi di quelli che ne hanno determinato i limiti, né donde ne abbiano tratto le denominazioni...

Dopo queste affermazioni, che ci fanno capire quanto antichi siano i nomi delle nostre terre, é forse il caso di fermarsi a riflettere e porsi delle domande, le stesse che 2500 anni fa si pose Erodoto.
Perché la terra ha diversi nomi?
Perché nomi di donna?
Da cosa derivano questi nomi?
Chi li ha fissati, per la prima volta, nella mente e nelle tradizioni dei popoli?
Ed ancora, se tali nomi erano già tanto antichi 2500 anni fa da non esistere memoria della loro nascita, in che periodo si cominciò a chiamare Europa, Asia e Libia?
Come mai qualcuno sentì la necessità di stabilire dei nomi per dei territori così estesi?
Si tratta forse, ancora una volta, dei "resti" di una antica civiltà? Civiltà tanto grande, potente ed estesa da avere la necessità di individuare dei distretti amministrativi di tali dimensioni?
Credo proprio che ci sia ancora tanto da riflettere...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

lunedì 31 dicembre 2007

Esiodo (VIII secolo a.C.) e le cinque età del mondo

Esiodo fu un poeta greco, probabilmente contemporaneo di Omero. Forse nato in Beozia, conosciuto principalmente per "Le opere e i Giorni" e per la sua "Teogonia", scrisse anche altre opere considerate minori e di incerta attribuzione. Interessante vedere che in "Le opere e i Giorni" ci parla delle cinque età del mondo:
- età dell' Oro: gli uomini vivevano "sempre giovani" e non avevano preoccupazioni di alcun tipo. Siamo ai tempi di Crono;
- età dell'Argento: gli uomini sono governati da Zeus. Per il loro comportamento si estinsero;
- età del Bronzo: é il mondo di uomini violenti che si dedicavano solo alla guerra e si estinsero per la loro stessa stupidità;
- età degli Eroi: é l'età in cui gli Eroi combatterono a Troia e a Tebe;
- età del Ferro: è l'età del mondo di Esiodo ed anche la nostra, e finirà anch'essa, come le precedenti.
Ancora una volta un "antico" ci parla di età del mondo e di come queste si sono susseguite nel tempo... ci parla di guerre e di estinzioni di massa...
Ci parla di un passato remoto e ancora per la gran parte sconosciuto...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Google Earth, il più grande “GRANDE FRATELLO”.

Google Earth, una tecnologia affascinante ma che può diventare pericolosa allo stesso tempo. Google Earth è una tecnologia molto affascinante, che ha aperto nuovi scenari della esplorazione e del WEB. Basato su una idea molto semplice (la visione di mappe geografiche), si prefigge di far conoscere alla popolazione di INTERNET tutti (o quasi) gli angoli del pianeta, anche i più remoti o i più nascosti. Sono quasi sconfinate le sue potenzialità di sviluppo, ma può rappresentare anche un pericoloso strumento di sabotaggio e di criminalità, fornendo fotografie satellitari e cartine di ogni parte del mondo anche alle organizzazioni criminali che possono usare Google Maps per tracciare i propri traffici, i luoghi di consegna e di deposito, per segnalare gli obiettivi delle prossime azioni, nonché per sviluppare attività criminose. Tutto questo è possibile perché quello che sta costruendo Google Earth è un mondo che non segue le leggi stabilite dagli Stati perché non ha confini tangibili e né può essere definito uno spazio "internazionale", o uno Stato/Nazione in senso stretto, essendo al di sopra di qualsiasi tipo di Istituzione sovranazionale e nazionale, essendo basato su INTERNET appunto. Il mondo dell'informatica e le piattaforme WEB fanno ormai parte della nostra vita e le possiamo considerare le autostrade per l' economia e lo sviluppo del nostro futuro. Gli scenari diventano sempre più interessanti se si pensa all'attuale evoluzione dei progetti di Google e della NASA, che avrà come scopo quello di sviluppare il cd. "supercomputing", ossia un sistema di informazioni che conterrà immagini e dati della Terra: il più grande “GRANDE FRATELLO” che possa essere pensato.
… Comunque, in attesa che ciò avvenga, godiamoci le immagini dei Google Earth, e spaziamo con la fantasia per quei viaggi che avremmo sempre voluto fare e che gli impegni quotidiani ci impediscono.
Un saluto ai tuttologi
Paolo CARTILLONE