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lunedì 13 aprile 2009

Alla ricerca del passato. Il libro di Enoch


Precedenti:

Lago d'Orta e l'Isola di San Giulio
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Alcune volte si inizia una viaggio dopo aver letto un libro, altre volte un viaggio porta a leggere un libro... o più d'uno, magari!
Qualche giorno fa ho iniziato un nuovo viaggio tra i libri alla ricerca di un passato dimenticato... tutto é iniziato con la visita all'Isola di San Giulio.
La basilica di San Giulio e i suoi affreschi, le sue statue, i simboli, l'aria di mistero...

Un pilastro con la rappresentazione di un "Serafino" dai mille occhi, una ricerca su Wikipedia alla ricerca del significato di "Serafino", come al solito poco o niente nella parte italiana:
I serafini sono una classe di Angeli con sei ali... il loro nome pare derivi da un termine ebraico che vuol dire "ardente". Nella Bibbia é Isaia che ce ne parla, ma solo poche righe... dove trovare altre informazioni?
Wikipedia in inglese é più interessante...
Oltre che nella Bibbia ne parla il Libro di Enoch, dove vengono chiamati "Dracones" cioé "serpenti"... anche se il termine deriva dall'Ebraico "Sarap" cioé "bruciare"...
Nel libro di Enoch si parla dei "Serafini" assieme ai "Cherubini", creature angeliche che stanno al fianco del trono di Dio!
Serafini... Serpenti... Angeli... Cherubini... Dio...
Mi torna in mente una vecchia lettura, non ricordo se da uno dei libri della Bibbia, in cui si parlava di Cherubini...
E' sufficiente! Ho deciso di andare avanti...
Ciò che mi occorre é Il libro di Enoch... ma dove lo trovo?
Wikipedia, versione inglese, mi viene incontro, ancora una volta... é possibile scaricare una traduzione dall'Etiope antico all'Inglese, realizzata a fine 1800 dal Rev. George H. SCHODDE. Certo, l'inglese del 1800 é diverso da quello di oggi... ma l'impresa si può tentare!
Così mi ritrovo per le mani un vecchio testo, "The book of Enoch", e dopo la stampa sono pronto ad immergermi nella lettura... e che lettura!
I Giganti, il Diluvio, esseri angelici di vario tipo, le leggi del cielo, il calendario... 108 capitoli suddivisi in venti sezioni di lunghezza irregolare...
Curiosi?!?
E allora seguitemi...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 12 aprile 2009

Gita a Zurigo

Finalmente il bel tempo!
Decidiamo così di intraprendere un viaggio per lunghi mesi rimandato... visita a Zurigo.
Dobbiamo attraversare tutta la Svizzera ma non occorrono più di tre ore dalla Lombardia, così decidiamo e si parte!
Superato il tunnel del San Gottardo (17 chilometri di galleria!) il paesaggio cambia totalmente, niente più fabbriche, niente più nuvole, splendidi colori di prati verdi, casette in legno dalle mille piccole finestrelle, ancora le nevi bianche sulle cime...Siamo quasi tentati di fermarci nel primo villaggio... ma sappiamo che se ciò accadesse non raggiungeremo Zurigo così, anche se a malincuore, proseguiamo il nostro viaggio!

Ed eccoci ripagati dalle fatiche, dopo aver parcheggiato in uno degli immensi sili interrati al centro della città eccoci, visitatori per il centro storico.
Quanta gente, quante lingue diverse si sentono per la capitale del cantone Zurigo, Zürich o Taricum... città nata celtica, forse intorno al 500 a.C.
Passeggiare per il centro storico é molto suggestivo, vi sono punti in cui quasi non si riesce a passare tanta é la folla, altri in cui é possibile godersi il panorama e, magari fare una partita a scacchi con gli amici, senza essere disturbati da nessuno...
Per le stradine fermatevi a vedere le vetrine, quelle degli orologi a cucù sono stupende...
Per chi viene dall'Italia le chiese sono particolari, esternamente molto interessanti, l'interno é spesso spoglio, essenziale, e molto luminoso...
La chiesa evangelica riformata di St. Peter, la più antica di Zurigo, risale almeno al IX secolo. L'orologio della torre, con un diametro di quasi 9 metri, é il più grande d'Europa...
Affacciata sul fiume Limmat, la chiesa di Grossmünster, con le sue due torri. La leggenda vuole che Carlo Magno ne facesse edificare il primo edificio...
Dall'altra parte del fiume, la chiesa di Fraumünster, fondata nel 853 da Ludovico il Tedesco...In una parete di una casa ecco l'immagine di Carlo III, detto "il grosso"...
Ogni angolo merita di essere osservato attentamente...per la sua bellezza...

Ed ecco la chiesa di Predigerkirche, nei pressi dell'università...

Ma il tempo é volato via e così, con questa immagine vi lascio e lasciamo Zurigo con l'idea di tornarvi, un giorno...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Visita a Zurigo

Finalmente il bel tempo!
Decidiamo così di intraprendere un viaggio per lunghi mesi rimandato... visita a Zurigo.
Dobbiamo attraversare tutta la Svizzera ma non occorrono più di tre ore dalla Lombardia, così decidiamo e si parte!
Superato il tunnel del San Gottardo (17 chilometri di galleria!) il paesaggio cambia totalmente, niente più fabbriche, niente più nuvole, splendidi colori di prati verdi, casette in legno dalle mille piccole finestrelle, ancora le nevi bianche sulle cime...Siamo quasi tentati di fermarci nel primo villaggio... ma sappiamo che se ciò accadesse non raggiungeremo Zurigo così, anche se a malincuore, proseguiamo il nostro viaggio!

Ed eccoci ripagati dalle fatiche, dopo aver parcheggiato in uno degli immensi sili interrati al centro della città eccoci, visitatori per il centro storico.
Quanta gente, quante lingue diverse si sentono per la capitale del cantone Zurigo, Zürich o Taricum... città nata celtica, forse intorno al 500 a.C.
Passeggiare per il centro storico é molto suggestivo, vi sono punti in cui quasi non si riesce a passare tanta é la folla, altri in cui é possibile godersi il panorama e, magari fare una partita a scacchi con gli amici, senza essere disturbati da nessuno...
Per le stradine fermatevi a vedere le vetrine, quelle degli orologi a cucù sono stupende...
Per chi viene dall'Italia le chiese sono particolari, esternamente molto interessanti, l'interno é spesso spoglio, essenziale, e molto luminoso...
La chiesa evangelica riformata di St. Peter, la più antica di Zurigo, risale almeno al IX secolo. L'orologio della torre, con un diametro di quasi 9 metri, é il più grande d'Europa...
Affacciata sul fiume Limmat, la chiesa di Grossmünster, con le sue due torri. La leggenda vuole che Carlo Magno ne facesse edificare il primo edificio...
Dall'altra parte del fiume, la chiesa di Fraumünster, fondata nel 853 da Ludovico il Tedesco...In una parete di una casa ecco l'immagine di Carlo III, detto "il grosso"...
Ogni angolo merita di essere osservato attentamente... per la sua bellezza...

Ed ecco la chiesa di Predigerkirche, nei pressi dell'università...


Ma il tempo é volato via e così, con questa immagine vi lascio e lasciamo Zurigo con l'idea di tornarvi, un giorno...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 10 aprile 2009

Lago d'Orta e l'isola di San Giulio

Splendida giornata nonostante le previsioni del tempo!
Partiamo alla volta del Piemonte, meta di oggi è l'isola di San Giulio, sul lago d'Orta!
Arriviamo sul lago a metà mattina, il paesino d'Orta ci accoglie con un'aria incantevole...
e che immagini!


Il paese è stupendo, si respira un'aria di pace e tranquillità... i turisti prendono qualcosa seduti ai tavolini all'aperto, ma la meta preferita é l'isola di San Giulio.
Dopo una passeggiata rilassante per le stradine del paese prendiamo i biglietti per l'isola e ci avventuriamo sul lago...
Sbarchiamo... di fronte a noi troviamo la basilica di San Giulio, un santo del IV secolo d.C. che era conosciuto come costruttore di chiese. Pare che la Basilica sia la sua chiesa n. 100!
Il santo è raffigurato nell'atto di giungere sull'isola infestata da serpenti e draghi, sorretto dal suo mantello poggiato sull'acqua...
La basilica é molto particolare... una colonna ci ricorda che in quel luogo doveva essere stato visto un serafino dai mille occhi!
Serafino... drago... serpente...
L'isola é piccolissima e il silenzio é perfetto per riflettere...
Il percorso lungo le strade antiche è sorvegliato da strane figure che ci accompagnano e sorvegliano dall'alto...
Ma é già ora di ripartire, giusto il tempo per uno sguardo ai piccoli negozietti di ricordi e ci reimbarchiamo...
Al rientro ci fermiamo al Sacro Monte, si gode una vista bellissima e il panorama é proprio dei migliori.
Le cappelle con la vita di San Francesco sono stupende anche se il tempo, in parte, le ha rovinate...
Ecco una immagine del Santo e delle tentazioni...
Ma il Sacro Monte sembra fatto apposta per controllare l'isola di San Giulio... con tutte le sue antiche mostruosità...
E' ora di andare, a malincuore ci allontaniamo col proposito di tornare... un giorno!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 9 aprile 2009

Figlio

Ho fatto un figlio
Una mattina d’inverno
Che il sole caldo esplodeva
Già fuori della finestra
Intravista nel viaggio
Giorno d’Africa lontana
Momento irripetibile
Sembrerebbe al caso.
Ho vissuto senza aspettare
E ho avuto ragione.
Prendere a piene mani
Il sangue della vita
Dissetarsi dell’aria stessa.
Non celarla nel profondo
Di dolore e paura.
Urla figlia mia
Così che io
Possa ascoltarti.

Giuseppe MARCHI

Tito Livio: Albula diviene Tevere...

Precedenti:

Tito Livio: la storia di Roma continua...

Tito Livio: storia di Roma
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Maestro, mi diceva che Enea morì e venne sepolto in riva al fiume Numico...
E poi? Su, non si faccia pregare...

"Perché dovrei?
Sai bene che ad una certa età solo la stanchezza ti può trattenere dal dire e fare ciò che pensi, non certo il pericolo delle conseguenze delle proprie azioni!
Ma veniamo al dunque.
Alla morte di Enea Lavinia regnò fino alla maggiore età del figlio Ascanio. Intanto la popolazione cresceva, così Ascanio, ormai grande, partì per il monte Albano dove fondò una nuova città, Alba Longa."

Lavinio, Alba Longa... ma Roma quando viene fondata?

"Alessandro, hai forse fretta?
Se é così vai pure.
Torna quando hai più tempo..."

Mi perdoni Maestro...
E' solo curiosità!

"Abbi pazienza e la tua curiosità sarà soddisfatta... a tempo debito!
Tra i popoli confinanti vi erano già allora gli Etruschi. Il confine tra i due popoli era segnato dal fiume Albula, quello che oggi voi chiamate Tevere..."

E come mai gli fu cambiato il nome?

"Il Tevere si chiama così a causa di un fatto tragico, ha preso il nome di un re che vi morì annegato, Tiberino, discendente di Ascanio...
I discendenti di Enea furono, nell'ordine: Ascanio, Silvio, Silvio Enea, Silvio Latino (fondatore dell colonie dei Prischi Latini), Alba, Ati, Capi, Capeto, Tiberino (che annegò nel fiume dandogli il nome), Agrippa, Romolo Silvio, dopo di lui non ricordo i nomi ma di mano in mano il regno arrivò ad Aventino, quindi Proca che ebbe due figli, Numitore e Amulio. Numitore ereditò il regno ma il fratello minore lo scacciò e ne prese il posto con la violenza. Trucidò i figli maschi del fratello e obbligò ai voti la figlia femmina, Rea Silvia".

Non pensavo fosse passato tanto tempo dall'arrivo di Enea nel Lazio alla fondazione di Roma. Contando i soli nomi di quelli che Lei ricorda siamo arrivati a 14 generazioni, ad una media di circa 20 anni per generazione, dobbiamo considerare almeno 280 anni! E se é vero che Roma é stata fondata il 21 aprile del 753 a.C. allora Lavinio e Alba Longa si possono collocare intorno al 1000 a.C. o prima ancora!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 4 aprile 2009

Vite dei grandi: Galileo Galilei


E' stata una settimana piena!
La famiglia, il lavoro... la lettura della biografia di un grande uomo, Galileo Galilei.
Galileo nasce a Pisa il 15 febbraio 1564, muore ad Arcetri l'8 gennaio 1642 lasciando in eredita al mondo intero il suo pensiero scientifico.
Il Dialogo dei Massimi Sistemi, causa per lui, nello stesso tempo, di fama e notorietà infinite e di disgrazie imminenti, ora si trova sulla mia scrivania, appena stampato, pronto ad essere letto e studiato e commentato come non ho mai fatto all'Università con i miei libri di testo... che differenza!

Ma ora cercherò di presentarvi Galileo, o forse solo di incuriosirvi e spingervi, sulle ali della vostra curiosità e grazie alla biografia scritta da Ettore Janni , a ricercare da voi stessi di approfondire una pagina di storia incupita dalla stupidità umana... Vi racconterò Galileo, per quel che ne so, presentandovi alcune curiosità da lui scoperte o comunque che emergono durante le mie letture.
Niente di sistematico dunque... non vi spaventate!

Galileo soffriva di salute cagionevole... causa, pare, l'aria condizionata...
Aria condizionata? Direte voi... si, proprio l'aria condizionata! Altro che invenzione moderna...

"Una volta, dunque, secondo il Viviani, egli si recò in compagnia di due gentiluomini amici, a una villa dei Trento a Costozza, nel Vicentino. Dopo il pranzo la brigata si pose a fare la siesta in una sala dove sboccava un condotto d'aria fresca proveniente da certe grotte. Era una speciale ricercatezza in quel luogo, e non soltanto in quella villa, temperare i calori estivi per mezzo di una conduttura che recava dalle grotte una piacevole frescura [..] Ma quella volta, o per l'eccesso di calore o per la negligenza della compagnia gravata dal sopore della digestione, l'aria fredda fu lasciata entrare in troppo gran quantità e troppo a lungo [..] le conseguenze furono gravi: uno ne morì, probabilmente di polmonite, di lì a pochi giorni, l'altro divenne sordo e Galileo fu preda di quei dolori reumatici e artritici che lo tormentarono tutta la vita".

Ma i dolori reumatici non furono la sua unica tortura. I fastidiosi emulatori, sostenitori dell'immutabilità dell'universo e della Terra al centro del mondo erano i veri fastidi!

Galileo ebbe l'opportunità di aprire all'uomo l'infinita grandezza dell'Universo stellato! Il cannocchiale, o cannone, come talvolta era chiamato, da lui migliorato così da permettergli di osservare la via lattea e di scoprire i satelliti di Giove, si diceva fosse però conosciuto sin dalla antichità...

"Quando se ne cominciò a parlare e a discutere fra studenti e curiosi, se ne cercò l'origine nell'antichità, secondo l'opinione tuttora corrente che quasi tutte le cose nuove trovate di poi e che saranno trovate in avvenire siano state per lo meno intraviste dagli antichi. Galileo vide col telescopio che la via lattea era formata di innumerevoli piccole stelle, e Democrito, un paio di millenni prima, aveva detto che così doveva essere".

Prima di Galileo altri avevano almeno studiato, se non realizzato, lenti capaci di ingrandire e avvicinare, Ruggero Bacone, francescano inglese del XIII secolo fu uno di questi e nell'Opus Majus, la sua opera, se ne può trovar traccia... e non appena potrò ve ne lascerò testimonianza scritta!
Alcuni attribuirono addirittura ad Archimede la costruzione di una "macchina da veder lontano venticinque o trenta miglia, fatta a forma di tamburo con un solo fondo, che sarebbe esistita lungo tempo a Ragusa, in Dalmazia...". Fantasie? O, veramente, gli antichi conoscevano il cannocchiale o telescopio?
Forse non avremo mai una risposta...

Ma gli studi di Galileo si spingevano troppo in avanti, toccavano parti dell'ordine costituito che la Chiesa non poteva non considerare come eretiche! Galileo d'altro canto si faceva trascinare ben volentieri, dal suo spirito vivo, nel discorrere su temi cari alla Chiesa come le Sacre Scritture. Chi era Galileo per arrogarsi il diritto di interpretarle?

"Il cardinale Bellarmino, massima autorità del Santo Uffizio, s'era rivolto ai matematici del Collegio per sapere che c'era di vero in quelle novità galileiane. La più rigorosa sorveglianza della chiesa sul movimento intellettuale esigeva una sollecita attenzione ai pericoli che potevano nascere per la tradizione e per l'autorità da opinioni e teorie nuove".

Il nuovo che mette in pericolo lo status quo!
Sempre la solita storia, la stessa che impedisce all'umanità di progredire, la stessa, però, che impedisce talvolta alla stessa umanità di commettere enormi errori contemperando il nuovo con la saggezza del conosciuto!

Galileo insegnava, studiava, inventava, scriveva... e intanto cercava anche di vivere al meglio!
Diversi personaggi famosi e potenti, principi e Cardinali, lo conoscevano e lo stimavano, come matematico e scienziato o, come amava dire lui, come filosofo della natura. L'Accademia dei Lincei, fondata da Principe Cesi, lo annoverava tra i suoi gioielli!

Erano tempi difficili quelli, tempi in cui chi osava troppo veniva bruciato al rogo!
Giordano Bruno era allora un ricordo recente...

I peripatetici copiavano, secondo Galileo. Egli aveva sotto gli occhi il naturale, loro avevano sotto gli occhi i libri del loro maestro, Aristotele, e mai li sollevavano al mondo per osservarlo e studiarlo!

Il dubbio, il porsi domande, l'investigare la natura, é il fondamento della filosofia... mai la certezza!

Ma ciò non significa che Galileo non ammirasse i grandi uomini del passato, che non li studiasse, anzi tra questi ammirava e stimava, pare, Pitagora. Galileo combatteva l'idea che veniva sostenuta dai peripatetici, che ciò che aveva scritto Aristotele fosse immutabile perché perfetto! Ma Galileo non era contro Aristotele ma contro la stupidità dei suoi seguaci!

La teoria Copernicana é al centro della sua opera "Dialogo dei massimi sistemi" ma Galileo sostiene che prima di Copernico altri furono della stessa opinione "Questa teoria del resto, é tanto poco sua che l'ebbero Pitagora con tutti i suoi,Eraclide Pontico, Filolao maestro di Platone e Platone stesso, Aristarco di Samo, forse lo stesso Archimede, Niceta filosofo citato da Cicerone; se la propose Seneca come un problema da considerare e finalmente fu confermata da Copernico".
Nomi insigni... grandi menti del passato... ma da dove veniva la loro conoscenza del sistema solare? Dobbiamo dunque supporre che il passato remoto abbia avuto uno o più "Galilei"?

Pitagora, forse?
Che alcune antiche leggende sulla sua persona lo vogliono in grado di viaggiare attraverso il tempo e lo spazio e di comunicare con piante ed animali!?!

Ma torniamo a Galileo e alle sue opere senza ulteriori digressioni... e a quelli che forse sarebbero diventati i suoi principali oppositori e persecutori, i Gesuiti. Tra questi vi fu "il Mostro", padre Niccolò Riccardi, forse combattuto tra il dovere e il rispetto per una grande mente...

Ma anche Galileo sbagliava, come é normale per gli uomini, ma aveva anche la capacità di riconoscere la "sua umanità". Spesso diceva "questa è una di quelle tante e tante cose ch'io non so" oppure "questa é una di quelle tante cose che so di non sapere".

I suoi studi occupavano tutto il suo tempo, anche perché non doveva più dedicarsi a i suoi studenti... anche se ne ebbe sempre intorno!
La sua mente era sempre in fervore, e su problemi i più diversi.

"Nel 1626 scriveva al Marsili: "Io sono da tre mesi in qua sopra un maneggio ammirabile, che é di multiplicar con artificio estremamente la virtù della Calamita di sostenere il ferro: già sono arrivato a fare che un pezzetto di sei once, che per sua forza naturale non sostiene più di un'oncia di ferro, ne sostiene con arte once 150, e spero di avere a passare ancora a maggior quantità..."

Esperimenti sull'elettromagnetismo? Parrebbe di si!

E quante lettere tra lui e i grandi del tempo, Keplero, Tommaso Campanella... sulle maree e sugli effetti del movimento della Terra o della Luna!

Nel Dialogo dei Massimi Sistemi Galileo dice: "Però, se a niuno toccò mai in eccesso differenziarsi nell'intelletto sopra gli altri uomini, Tolomeo e 'l Copernico furono quelli...ch'io stimo i maggiori ingegni che in simili speculazioni ci abbian lasciato loro opere". Era sincero fino in fondo? Oppure vi fu portato dalla prudenza?
Tutta l'opera, scritta in forma di dialogo tra tre personaggi, aveva il solo scopo di "rimettere la Terra nel cielo". I personaggi rappresentano Galileo e i suoi nemici e nell'arco temporale di quattro giornate discutono delle teorie Copernicana e Tolemaica, cercando di mostrare l'importanza del metodo scientifico, la necessità di sperimentare, osservare, riprodurre...
A questo forse dobbiamo anche il ritardo di secoli negli esperimenti sulle onde radio, forse già ipotizzate o scoperte...

"Curioso é l'esempio che reca a un certo punto l'arguto veneziano della necessità di sicure dimostrazioni; curioso perché parla di un tale che sarebbe stato un precursore, nientemeno, del telefono e della radio.
Voi mi fate sovvenire di uno che mi voleva vendere un segreto di poter parlare, per via di certa simpatia di aghi calamitati, a uno che fusse stato lontano due o tremila miglia [..] io lo licenziai..."


Che dire...

Era un tempo di grandi uomini, di grandi studiosi, di grandi rivolgimenti... tutti nuovi o alcuni riemersi dal passato?
Chissà cosa voleva dire il Castelli quando parlando dell'emisfero sud del globo terrestre dovessero trovarsi "vaste provincie di continenti e terre"?

Seguiva forse l'esempio del grande Galileo Galilei, autore di grandi opere che meritarono le parole

"Non est factum tale opus in universa Terra"?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO