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mercoledì 23 settembre 2009

Tito Livio: Evandro ed Ercole nel Lazio

Precedenti:

Tito Livio: la morte di Remo...

Tito Livio: Rea Silvia, la lupa, Romolo e Remo...

Tito Livio: la storia di Roma continua...

Tito Livio: storia di Roma
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Buon sera Maestro,
la disturbo?

Alessandro, qual buon vento... é un po che non ti fai sentire, che fine hai fatto?

Mi perdoni ma mi sono lasciato distogliere dalla tecnologia...
ma ciò che importa é che sono tornato!

Mi fa piacere rivederti... sai, in questi ultimi mesi ho ricevuto veramente poche visite. Forse la storia antica non interessa più a nessuno!

Non dica così, la prego...
la Storia, antica o moderna, avrà sempre i suoi cultori!

Speriamo che tu abbia ragione. Ma veniamo a noi, se sei venuto a trovarmi sicuramente é anche per chiedermi qualcosa, o mi sbaglio?

Non sbaglia Maestro, al di là del piacere di parlare con Lei, sono venuto per approfondire le mie conoscenze... e sono sicuro che Lei ha ancora tanto da insegnarmi!

Non adularmi, non é da te! Piuttosto fammi la domanda e speriamo di avere la risposta...

Bene, allora le chiedo di parlarmi di Ercole e di Evandro e del loro soggiorno nel Lazio.

Ercole ed Evandro... iniziamo da quest'ultimo.
Evandro venne nel Lazio dal Peloponneso, forse profugo dopo la guerra di Troia. Era un uomo istruito e conosceva l'arte della scrittura, ciò gli permise di governare su quei popoli ignari di ogni arte... quando un giorno arrivò Ercole...

Maestro, io ricordo di aver letto qualcosa di un Evandro figlio di Priamo... é forse lo stesso?

Potrebbe darsi Alessandro, potrebbe darsi... ciò che so é il nome della madre, Carmenta, che in quei tempi era venerata come la Sibilla lo divenne poi. Ma lasciami finire, per favore, alla mia età ci vuol poco a perdere il filo!

Mi scusi...

Dunque... dicevo che arrivò Ercole, di ritorno dal compimento di una delle sue fatiche era stato derubato da un pastore che si chiamava Caco e che viveva sulle rive del Tevere. Ercole se ne accorse e lo uccise. Evandro si accorse dell'accaduto e intervenne per capire cosa fosse accaduto. Interrogò Ercole e riconosciutolo come figlio di Giove gli dedicò l'Ara Massima che lo stesso Ercole costruì. Quell'Ara fu affidata alla famiglia dei Potizii perché celebrassero il culto di Ercole...
Credo di averti detto tutto ciò che so, spero sia sufficiente!

Grazie Maestro, sapevo che mi sarebbe stato di aiuto... e se ciò che mi ha detto su Evandro e sulla sua conoscenza della scrittura é vero, ciò potrebbe significare che Iliade ed odissea potrebbero essere state scritte e tramandate molto prima di ciò che si dice...

Grazie Maestro, le auguro una buona serata...

A presto Alessandro, torna a trovarmi presto, ti aspetto!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 22 maggio 2009

Tito Livio: la morte di Remo...

Precedenti:

Tito Livio: Rea Silvia, la lupa, Romolo e Remo...

Tito Livio: la storia di Roma continua...

Tito Livio: storia di Roma
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Buon pomeriggio Maestro,
come sta?

"Ciao Alessandro, io sto bene e tu?
Come proseguono i tuoi studi?
E' un po che non ci sentiamo..."

Ha ragione Maestro, le chiedo scusa...

"Non ti devi scusare, so bene che comunque i tuoi studi proseguono incessantemente... come va la lettura di Polibio?"

Maestro, sa anche questo?

"E' naturale... noi abbiamo accesso a tutte le informazioni che ci occorrono!"

Capisco... io cerco di seguire la regola che occorre studiare tutti gli autori, al fine di evitare di sentire una sola campana! Questo mi permette di farmi una mia idea sugli avvenimenti accaduti...

"Ed hai pienamente ragione, bravo, continua così!
Ma ora cosa ne dici se andiamo avanti con la storia di Roma? Siamo arrivati al dunque..."

E si, l'ultima volta abbiamo visto che Romolo e Remo, assieme al nonno Numitore hanno ucciso il re Amulio... cosa accadde poi?

"Accadde che Numitore tornò ad Alba come re... alla popolazione si erano aggiunte le schiere di Romolo e Remo e di Numitore, troppe persone per una sola città!
Romolo e Remo decidono così di lasciare Alba e fondare una loro città. Romolo si portò sul colle Palatino mentre Remo si fermò sull'Aventino. Sarebbero stati gli dei a decidere chi dei due avrebbe regnato sulla nuova città... l'attesa non fu lunga, sei avvoltoi passarono sul colle Aventino e Remo e i suoi li videro. Ciò avrebbe dovuto significare che Remo era destinato a regnare sulla nuova città, ma in quel mentre anche Romolo scorse degli avvoltoi, questi erano addirittura dodici..."

Ecco, ora iniziano i guai...

"Proprio così! Nessuno dei due aveva intenzione di cedere il comando all'altro, così, dimenticatisi di essere fratelli, si azzuffarono, e con loro le loro schiere! Remo rimase a terra, colpito a morte..."

Il potere... sempre il potere di fronte a tutto, anche alla famiglia! Perché l'uomo é così stupido, Maestro?

"Non so cosa dirti Alessandro... se non che la penso come te!
Ma lasciami dire che esiste anche un'altra leggenda sulla morte di Remo. Secondo questa versione durante la costruzione delle mura della città Remo saltò dalla parte del fratello in segno di scherno ma il fratello, preso dall'ira lo uccise urlando: 'Patisca la stessa sorte chiunque abbia ad oltrepassare le mie mura'."

Che storia... o leggenda che sia!

"Per Remo fu in ogni caso la fine, per Roma invece questo fu, secondo la leggenda, l'inizio..."

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 29 aprile 2009

Tito Livio: Rea Silvia, la lupa, Romolo e Remo...

Tito Livio: la storia di Roma continua...

Tito Livio: storia di Roma
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Buona sera maestro...
Possiamo proseguire la Storia di Roma?
E' disponibile oggi?

"Sono sempre disponibile verso chi ha voglia di imparare... sai Alessandro, non c'era tanta gente disponibile ad imparare ai miei tempi!
Dimmi Alessandro, ai tuoi tempi le cose vanno meglio?"

Maestro, ai miei tempi di fronte ad una domanda cui non vogliamo o non possiamo dare risposta diciamo: "Qual é la domanda di riserva?"
Mi perdoni, ma preferirei sentire Lei, magari ci potrebbe dire qualcosa di più su Romolo e Remo... se vuole!

"Alessandro, ricordi da chi prese il nome il Tevere?"

Certo maestro, da Tiberino, annegato mentre attraversava il fiume Albula, ma cosa centra questo?

"Niente... volevo solo vedere se mi hai seguito fino ad ora... Bravo!
Allora andiamo avanti.
Proca ebbe due figli, Numitore ed Amulio. Numitore ricevette in eredità il regno ma il fratello Amulio usò la violenza per allontanare Numitore dal regno quindi trucidò i suoi figli maschi e costrinse l'unica figlia, Rea Silvia, a diventare vestale per evitare che potesse generare dei discendenti legittimi che un giorno avrebbero potuto reclamare il trono. Rea Silvia però venne violentata dal dio Marte ed ebbe due gemelli. Amulio non era certo contento del fatto, fece incatenare Rea Silvia e ordinò che i due gemelli venissero abbandonati al fato, sul fiume Tevere..."

Una bella storia, maestro, ma cosa c'é di vero e quanto di mito?

"Domanda legittima, risposta impossibile anche per me!
Ma andiamo avanti.
La leggenda dice che i gemelli vennero abbandonati in una cesta ma che il Tevere li depositò in riva. Una lupa assetata che era scesa dalle colline li vide e li prese sotto la sua protezione allattandoli... Un pastore che si trovava li vicino chiamato Faustolo trovò la lupa con i due piccoli, li prese e li portò alla moglie Larenzia che li allevò."

La lupa... e si, questa storia si sente spesso a scuola, me la ricordo dalle elementari...

"Alessandro, devi sapere che ce chi dice che la lupa non fosse una vera lupa...
Pare infatti che Larenzia, la moglie di Faustolo, si prostituisse e che fosse conosciuta come "la lupa" dai pastori della zona..."

Ha! Questo non lo sapevo...

"Bene, questi due gemelli erano Romolo e Remo e crebbero quasi selvaggi in mezzo ai pastori, lavorando nelle stalle o pascolando le greggi, oppure girovagando per i boschi, cacciando e facendo preda. Fu proprio a causa delle loro attività che un giorno durante la festa in onore del dio Pan Liceo, la festa Lupercale, Remo fu catturato riconosciuto predone e condotto al re Amulio con l'accusa di aver invaso il territorio di Numitore..."

Numitore? Ma non era stato ucciso?

"No, era stato scacciato, allontanato dal regno, ma evidentemente non doveva essere poi tanto lontano...
Ma proseguiamo, dunque...

Remo, accusato di essere un poco di buono e di aver invaso il territorio di Numitore, venne inviato proprio a Numitore, che era il nonno, per essere punito.
Ora, Faustolo, il pastore, padre adottivo di Romolo e Remo, sospettava da tempo la verità ma non aveva mai detto niente, aspettando il momento giusto.
Così, valutato il pericolo, si decise finalmente a raccontare tutto a Remo. Intanto anche Numitore, avendo saputo che Romolo aveva un fratello gemello e ricordando i tragici avvenimenti della sua famiglia si era insospettito. Anche perchè Romolo aveva un carattere forte e fiero, degno di un re!"

Così Romolo e Remo con l'aiuto dei pastori e di Numitore uccidono il re Amulio...

"Vedo che hai studiato... bene!"

Si maestro, ma é sempre un piacere sentirla...
Ancora una volta grazie... ma mi sembra stanco, forse é meglio se si riposa, continueremo un'altra volta se per lei va bene.

"Ti ringrazio, un saluto a te e a tutti i tuoi lettori allora!

Grazie maestro!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 25 aprile 2009

Pitagora secondo Tito Livio

Precedenti:

Aristotele, i Pitagorici e i corpi che si muovono nel cielo...
La sapienza degli antichi: Pitagora e gli strumenti per correggere i sensi
Giamblico - I misteri dell'Egitto
Moderazione...
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Pitagora... sempre lui.
Tito Livio doveva tenerlo in grande considerazione, e come lui i suoi predecessori!

Storia di Roma, volume I:
"Erano a quel tempo, famosi il senso di giustizia e la pietà di Numa Pompilio. Abitava a Curi, capitale dei Sabini, ed era l'uomo di maggior cultura, per quanto riguarda il diritto umano e divino, che si potesse trovare a quei tempi.
Secondo una ipotesi errata (ma in chi altro si sarebbe potuto identificare il suo maestro?) ad impartirgli l'insegnamento sarebbe stato Pitagora di Samo: ma sappiamo che costui raccoglieva attorno a sé, nelle regioni estreme d'Italia, a Metaponto, Eraclea e Crotone, dei giovani, tra loro in gara a chi dimostrava maggior zelo, quando a Roma, più di cento anni dopo, regnava Servio Tullio".

Ricordiamo che, secondo la cronologia oggi riconosciuta:

- Numa Pompilio, secondo Re di Roma, visse tra il 754 e il 674 a.C.
- Pitagora visse tra il 575 e il 495 a.C.;
- Servio Tullio regnò su Roma tra il 578 e il 535 a.C.;

Se le date oggi conosciute sono esatte si può pensare che effettivamente Tito Livio avesse ragione a ritenere impossibile che il maestro di Numa Pompilio fosse Pitagora... ma sarebbe interessante capire da dove e da chi provenga questa leggenda...

"Ma se anche fossero stati contemporanei, come avrebbe potuto giungere ai Sabini da città così lontane la fama di Pitagora? E ricorrendo a quale linguaggio avrebbe suscitato in qualcuno la voglia di apprendere? Con che mezzi un uomo solo avrebbe potuto attraversare popoli tanto diversi per lingua e costumi?"

Queste le domande che si poneva Tito Livio (59 a.C. - 17 d.C. circa).
Chi può sapere se lui avesse avuto notizia delle leggende su Pitagora?
Se così fu, non ci ha però lasciato detto niente di più...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 9 aprile 2009

Tito Livio: Albula diviene Tevere...

Precedenti:

Tito Livio: la storia di Roma continua...

Tito Livio: storia di Roma
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Maestro, mi diceva che Enea morì e venne sepolto in riva al fiume Numico...
E poi? Su, non si faccia pregare...

"Perché dovrei?
Sai bene che ad una certa età solo la stanchezza ti può trattenere dal dire e fare ciò che pensi, non certo il pericolo delle conseguenze delle proprie azioni!
Ma veniamo al dunque.
Alla morte di Enea Lavinia regnò fino alla maggiore età del figlio Ascanio. Intanto la popolazione cresceva, così Ascanio, ormai grande, partì per il monte Albano dove fondò una nuova città, Alba Longa."

Lavinio, Alba Longa... ma Roma quando viene fondata?

"Alessandro, hai forse fretta?
Se é così vai pure.
Torna quando hai più tempo..."

Mi perdoni Maestro...
E' solo curiosità!

"Abbi pazienza e la tua curiosità sarà soddisfatta... a tempo debito!
Tra i popoli confinanti vi erano già allora gli Etruschi. Il confine tra i due popoli era segnato dal fiume Albula, quello che oggi voi chiamate Tevere..."

E come mai gli fu cambiato il nome?

"Il Tevere si chiama così a causa di un fatto tragico, ha preso il nome di un re che vi morì annegato, Tiberino, discendente di Ascanio...
I discendenti di Enea furono, nell'ordine: Ascanio, Silvio, Silvio Enea, Silvio Latino (fondatore dell colonie dei Prischi Latini), Alba, Ati, Capi, Capeto, Tiberino (che annegò nel fiume dandogli il nome), Agrippa, Romolo Silvio, dopo di lui non ricordo i nomi ma di mano in mano il regno arrivò ad Aventino, quindi Proca che ebbe due figli, Numitore e Amulio. Numitore ereditò il regno ma il fratello minore lo scacciò e ne prese il posto con la violenza. Trucidò i figli maschi del fratello e obbligò ai voti la figlia femmina, Rea Silvia".

Non pensavo fosse passato tanto tempo dall'arrivo di Enea nel Lazio alla fondazione di Roma. Contando i soli nomi di quelli che Lei ricorda siamo arrivati a 14 generazioni, ad una media di circa 20 anni per generazione, dobbiamo considerare almeno 280 anni! E se é vero che Roma é stata fondata il 21 aprile del 753 a.C. allora Lavinio e Alba Longa si possono collocare intorno al 1000 a.C. o prima ancora!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 22 marzo 2009

Tito Livio: storia di Roma

Chi non ha mai sentito parlare di Tito Livio? Autore di una "Storia di Roma", Ab Urbe condita, per gli amanti del Latino.
Livio nasce forse intorno al 59 a.C. a Patavium, cioè a Padova.
La sua opera consisteva di 142 (o 144 per alcuni!) libri che coprono la storia di Roma dalle origini al 9 a.C, alla morte di Druso. Della sua immensa opera resta poco, i primi 10 libri e poi quelli dal 21 al 45, attraverso i quali é però possibile farsi una idea della storia di Roma.
Come al solito non voglio raccontarvi ciò che ho letto, ma solo stimolare la curiosità. Chi vuole potrà trovare i libri in qualunque biblioteca o in libreria...
Attraverso delle curiosità proveremo a percorrere i primi cinque libri della "Storia di Roma".
Livio inizia dalla guerra di Troia, ma proviamo a chiedere a lui direttamente, se é disponibile, di raccontarci la storia della nascita di Roma...

Maestro, possiamo disturbarLa?

"Dimmi Alessandro, sii breve però, sono molto impegnato..."

Certo, cercherò di essere breve, avrei alcune domande per Lei, ho letto alcuni libri della sua opera e...

"E ti sei incuriosito, vero? E' ciò che volevo, incuriosirti, cosicché tu e i tuoi amici dedichiate parte del vostro tempo allo studio della Storia!"

Posso farle, dunque, alcune domande? Se per lei va bene iniziamo dall'inizio... é mai possibile che Roma abbia avuto tra i fondatori proprio i profughi dalla distruzione di Troia?

"Iniziamo bene... Devi capire che tutto ciò che é così remoto, non può essere raccontato con certezza, la tradizione ci dice che le cose andarono proprio così.
Enea e Antenore, e con loro parte del popolo, si salvò dalla distruzione di Troia. Partirono alla volta di quella che oggi chiamate penisola italiana. Antenore sbarcò nel territorio degli Euganei, nelle coste bagnate dall'Adriatico. Antenore era a capo dei superstiti del suo popolo, gli Eneti. Una volta sbarcati, allontanarono gli Euganei e si stanziarono. Così i nuovi popoli presero il nome di Veneti e chiamarono col nome della antica città ormai distrutta il nuovo territorio".

Dunque i Veneti sarebbero i discendenti degli Eneti?

"Tu l'hai detto!"

Ed Enea, che cosa ne fu di lui?

"Enea sbarcò prima in Macedonia, quindi si spostò in Sicilia e poi ancora verso nord, nell'agro Laurente, in quello che oggi voi chiamate Lazio, a sud di Roma, ma allora Roma ancora non esisteva. Enea, chiamò il territorio Troia".

Ma nel Lazio non vi era nessuno in quel periodo?
Nessuna popolazione precedente?
Possibile che Enea sbarchi nelle coste del Lazio nessuno dica niente?

"Infatti non andò così! La terra era abitata dagli Aborigeni e il loro re si chiamava Latino...
Ma ora non posso proseguire, ti dispiace se ne parliamo domani? Così magari anche tu hai modo di leggere i miei libri ed approfondire..."

Va bene Maestro, come preferisci, a presto dunque e grazie per ora!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO