Un piccolo libro di storie per bambini che sognano l'avventura, magari
diventando astronauti, e di scoprire altri mondi, bizzarri ma belli. Ecco la nuova edizione economica del libro, rivista per cercare di risparmiare. Come al solito è un libro cartaceo, gli ebook non mi piacciono. E' un libro da tenere sul camino, per le sere in cui i nipotini vogliono ascoltare i nonni (anche se mi sembra che queste cose accadano sempre più raramente...). In quei momenti, io bambino, ero pronto ad assorbire tutto. Ecco perchè il libro, un po bizzarro, contiene tanti argomenti istruttivi, tanti termini (molti inventati) che servono a stimolare la fantasia e la memoria e a insegnare ai bambini tante piccole cose. Il personaggio principale è un estronauta dal nome impronunciabile:
Giovanbattistamarialorenzo, Giozo per gli amici.
Coprotagonisti sono un nonno e la sua piccola nipotina, Giulia.
Poi ci sono mostri di tutti i tipi, i "lunimali" ovvero gli animali lunari, e tanti popoli abitanti sulla luna, oggetto di visita da parte di Gionzo.
Ogni storia cerca di avere qualcosa di istruttivo, infatti questo era il mio intento principale (dopo il piacere di scrivere per se stesso) nello scrivere questi racconti. Non so se ci sono riuscito, ma ci ho provato.
Spero che chi lo leggerà possa divertirsi e imparare qualcosa.
Vi lascio con la prima storia, buona lettura.
L'estronauta sulla luna
-
C'era una volta un estronauta che...
-
Si dice astronauta, nonno! Disse Giulia al nonno che la teneva sulle
gambe.
-
Hai ragione e hai torto Giulia - disse il nonno senza scomporsi -
quelli normali si chiamano astronauti, quello di questa storia si
chiama estronauta perchè era un astronauta molto particolare, ricco
di fantasia e sempre pronto alle novità. Dunque dicevo che questo
estronauta aveva appena messo piede sulla Luna...
La
bambina guardava il nonno non troppo convinta, la spiegazione era
stata sufficientemente chiara ma lei non aveva mai sentito parlare di
estronauti. Comunque decise di non interrompere il nonno e ascoltare
la storia fino alla fine prima di esprimere un suo giudizio. Il nonno
era sempre stato bravo a raccontare storie.
-
quando una lepre dalle lunghe orecchie gli balzò davanti andando
quasi a sbattere contro il suo casco da estronauta.
-
hei! - Urlò la lepre, fai attenzione tu, non hai visto i segnali?
Non sai che noi lepri abbiamo la precedenza su voi astronauti sulla
Luna?
-
Nonno, ma sei sicuro che sulla Luna ci siano le lepri? Disse Giulia
con un sorriso beffardo sulle labbra.
-
Ma certo! Vorresti forse metterlo in dubbio? Non sai che sulla luna
vivono tantissimi tipi di animali? Ci si possono trovare i porciali
d'India, le lucianatre, gli ipposcorfani, i volpesci, le pecorelle
nane da cratere e anche le lumalline verdi. E poi il nostro
estronauta aveva una fervida fantasia e quindi anche se per caso
quella lepre dalle lunghe orecchie non fosse stata proprio una lepre
ma qualcosa di simile o di diverso, occorre far finta di niente e
stare ad ascoltare. Disse il nonno spazientito e facendo finta di
metter su il broncio.
-
Dai nonno, non ti offendere, sai che scherzavo. Continua a raccontare
la storia di questo signor estronauta e della lepre dalle lunghe
orecchie. Io stò zitta, promesso!
-
Bene, allora riprendiamo la storia anche se purtroppo mentre noi
discutevamo la nostra lepre dalle lunghe orecchie è ormai scappata
via. Non possiamo certo pretendere che si fermi ad aspettare che noi
si finisca di discutere. Tutti sanno che le lepri dalle lunghe
orecchie sono velocissime e che le lepri lunari sono ancora più
veloci. Dovremo accontentarci di seguire il nostro amico estronauta,
che per semplicità chiameremo con il suo nome di battesimo:
Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici.
-
Gionzo? Ma che nome è mai questo? Protestò vigorosamente la piccola
Giulia. Ricordandosi poi che aveva promesso di non interrompere più,
si portò velocemente le mani alla bocca facendo finta di sigillarla.
-
Dicevo dunque che il nostro amico Gionzo, ancora esterrefatto
dall'incontro con la lepre dalle lunghe orecchie, muoveva i suio
primi passi sul suolo della Luna, quando ad un tratto sentì un urlo
di dolore provenire dal basso. Preoccupatissimo abbassò il capo per
vedere cosa avesse combinato, sperando di non aver calpestato una
delle orecchie della lepre dalle lunghe orecchie. Infatti queste
ultime erano veramente molto lunghe e nonostante la lepre fosse già
passata da qualche secondo, le orecchie erano ancora davanti a lui.
-
Ma che tipo di lepre era, nonnino caro, una lepre simile non l'ho mai
vista ne sentita nominare. Disse Giulia ridendo sotto sotto.
-
Non saprei, la prossima volta le chiederò i documenti. Rispose il
nonno restituendo il sorriso. - Dicevo dunque che il nostro amico
Gionzo abbassò lo sguardo e, davanti a lui, a mezzo metro di
distanza, vide una piccola lumallina verde che si lamentava
debolmente. Tutto preoccupato si abbassò e gli domandò cosa fosse
accaduto, che male avesse e se poteva essere d'aiuto.
-
Ma nonno, cos'è una lumallina verde?
-
Non conosci le lumalline verdi? Ecco, lo sapevo che sarebbe stato
meglio cambiare storia. La prossima volta ti racconto quella del
Capitan Fracotta in viaggio su Marte! Comunque, visto che sei così
curiosa ti faccio un disegno così puoi capire. Preso un foglio di
carta dallo scrittoio e alcuni pennarelli Carioca che conservava dai
tempi della scuola, il nonno si cimentò nella difficile arte del
disegno con risultati a dir poco comici. Dai colori emerse uno strano
essere, con il corpo da lumaca, compresa la sua casetta mobile, e la
testa da gallina con due occhioni grandi e pieni di lacrime da far
compassione ad astronauti ben più duri del nostro amico estronauta.
-
Povera lumallina, disse immediatamente Giulia, cercando di non
ridere.
E
si - povera lumallina verde - disse anche il nostro amico estronauta
vedendo che la lumallina non accennava a smettere di piangere.
-
Cosa posso fare per te? Disse tendendole una mano in segno di aiuto.
-
Come sarebbe a dire - cosa posso fare per te? - Non lo capisci da
solo testatonda? Disse nervosamente la lumallina verde, accusando
Gionzo di essere l'artefice delle sue pene.
-
Nonno, nonno, perchè hai chiamato l'estronauta "testatonda"?
Disse Giulia mentre con una mano nascondeva la bocca per non far
vedere che rideva.
-
Veramente non sono stato io - rispose il nonno - ma la lumallina
verde, dovresti chiederlo a lei e non a me.
-
Perchè mi chiami testatonda? Disse Gionzo alla lumallina verde,
togliendo le parole dalla bocca del nonno e dando così soddisfazione
alla piccola Giulia che ascoltava con sempre maggiore interesse.
-
Come dovrei chiamarti? Ti sei forse presentato? Ti devo forse
chiamare nasorosso? Oppure braccialunghe? Come posso chiamarti se da
gran maleducato non ti sei neppure presentato? Io sono una lumallina
verde lunare, della specie lumallina lumallinax, e questo è chiaro,
ma tu chi sei? Da cosa dovrei capirlo? Sbraitò la lumallina verde,
dando segno di essere proprio una lumallina lunare, cosa che si
poteva senza dubbio arguire dal suo carattere bizzoso e scontroso.
Dicendo tutto ciò, naturalmente, non smise di lamentarsi un attimo,
alternando ogni parola con un ahi hai, ohi ohi, uhi uhi.
-
Ma si può sapere cos'hai? Disse il nostro estronauta ormai
spazientito e quasi sul punto di andar via - Io comunque mi chiamo
Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici.
-
ma che razza di nome hai! Disse maleducatamente la lumallina verde -
Chiamati pure come vuoi, io ti chiamo testatonda, mi piace di più e
a proposito delle mie lamentele, visto che ancora non l'hai capito te
lo dico io. Vedi la scia che lascio dietro di me? Non vedi che il tuo
grosso piede (o dovrei forse chiamarlo
appendicegigantedallabuffaforma) si trova sopra la mia scia?
Come
dovrei sentirmi secondo te? Dovrei fare i salti di gioia?
Il
povero Gionzo, sentendosi in colpa ritrasse immediatamente il piede
dalla scia e la lumallina verde, sollevata e libera di proseguire, lo
guardò un'ultima volta con i suoi occhioni verdi prima di proseguire
il suo viaggio sulla Luna. Il nostro estronauta, stupito ma
soddisfatto, la salutò agitando una mano, rischiando così di
colpire col suo grande guanto di metallo la coda di un volpesce che
proprio in quel momento arrivava da destra. Ma questa è un'altra
storia. Adesso è tardi, chiudi gli occhietti, piccola Giulia e dormi
bene fino a domani.
-
Ma nonno, raccontami almeno come è fatto un volpesce... provò a
lamentarsi Giulia senza successo. Poi diede un bacio al nonno e si
addormentò, sognando la Luna, la lepre dalle lunghe orecchie e la
lumallina verde...
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Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO