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sabato 17 giugno 2017

FIWARE: il futuro è in Europa!

Cos'è FIWARE?

Si tratta di una iniziativa europea nata dalla Public Private Partnership Future Internet, volta a aumentare la competitività europea nel campo dell'Information and Communication Technology (ICT). FIWARE è oggi una fondazione indipendente.

Ci si potrebbe chiedere: come?
Per mezzo di una infrastruttura tecnologica basata su OpenStack (architettura open source per il cloud computing) e di un insieme di specifiche di comunicazione basate su standard open in grado di aiutare gli sviluppatori a creare smart app per la gestione di servizi nei più disparati settori.
La forza di FIWARE sta nella capacità intrinseca di semplificare la creazione di smart application, consentendo un non indifferente risparmio di tempo nella creazione di applicazioni e aumentando, di conseguenza, la competitività di chi ne fa uso.
Il successo dell'idea è testimoniato dall'immagine qui sotto, che rappresenta la community europea.


Community FIWARE in Europa
Ma FIWARE, dal 2016, si sta dimostrando competitiva in tutto il mondo.

FIWARE nel mondo
FIWARE mette a disposizione delle community di sviluppatori alcuni potenti strumenti e i cosiddetti "Generic Enablers", ovvero dei moduli base da utilizzare, come i mattoncini della Lego, per costruire applicazioni complesse. La maggior parte dei Generic Enablers è rilasciata sotto licenza open, ma esistono anche blocchi proprietari.

Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una iniziativa destinata a morire a causa dei forti interessi delle industrie del software, ma sarebbe subito smentito.
Attualmente più di 200 organizzazioni ne fanno parte (tra queste alcuni giganti del mondo ICT europeo quali la spagnola Telefonica, la francese Orange, l'europea Atos, l'italiana Engineering ma anche la statunitense IBM).
Se ciò non bastasse a far capire la magnitudo del fenomeno FIWARE, posso aggiungere che nel progetto sono già stati investiti più di 460 milioni di dollari!

La fondazione gestisce diversi laboratori che possono essere utilizzati per testare le applicazioni prodotte. Inoltre FIWARE fornisce anche supporto e formazione a chi è interessato.


Tra le iniziative più interessanti, dal mio punto di vista, vi è quella relativa alle Open and Agile Smart Cities, iniziativa che mira a sviluppare un mercato aperto basato sui bisogni delle città e delle comunità che le compongono.
A febbraio del 2017 più di cento città in Europa hanno aderito al progetto. 
Tra queste ve ne sono otto in Italia: Milano, Palermo, Lecce, Cagliari, Terni, Ancona, Genova e Messina.

Per approfondire:
- https://www.fiware.org
- www.oascities.org
- https://joinup.ec.europa.eu/community/osor/news/city-malaga-shares-open-data-portal-extensions

Alessandro RUGOLO

mercoledì 7 giugno 2017

PlayerUnknown’s Battlegrounds


PlayerUnknown’s Battlegrounds
Sviluppatori: BlueHole, Brendan Greene
Data rilascio Steam: 23 marzo 2017

Il genere Battle Royale è sicuramente uno dei più discussi degli ultimi tempi nell’ambito videoludico.
Ma come e da dove è nata l’idea di creare una modalità di gioco così particolare?
Bene, per chi non lo sapesse l’idea è tratta dal romanzo Giapponese (in seguito adattato anche cinematograficamente) chiamato proprio Battle Royale, nel quale un dispotico governo asiatico organizza esperimenti e programmi atti a terrorizzare la popolazione, in questo scenario un gruppo di adolescenti viene lasciato su un isola con il solo scopo di dare il via ad una carneficina dove solo uno di loro potrà sopravvivere…


Questo è il fulcro di PlayerUnknown’s Battlegrounds, le cui regole sono semplici ma severe:
100 giocatori vengono paracadutati su un isola con nulla addosso se non i propri vestiti, dovranno muoversi liberamente su una vasta isola di 8x8 Km alla ricerca di equipaggiamento quali munizioni, armi, mirini, giubbotti antiproiettile, medicinali e molto, molto altro. L’isola è vasta e dettagliata, numerose cittadine faranno da campo di battaglia e sono spesso i luoghi dove la guerriglia si fa più intensa. Vi sono vaste aree boschive e campagne costellate da numerose fattorie e caseggiati ma anche zone montagnose molto difficili da percorrere con i veicoli. Bunker, trincee, zone militari e centrali elettriche sono solo alcune delle altre location in cui andranno a svolgersi le nostre partite. Ogni zona presenta le sue peculiarità, nei centri cittadini sarà più facile trovare armi, lungo le strade potremo prendere i veicoli (a patto di avere con noi abbastanza carburante) e solo con l’esperienza il giocatore imparerà a scegliere quale zona vale o no la pena di esplorare.
L’area di gioco viene ristretta durante il corso della partita a causa di una cupola elettrica che stringe sempre più i giocatori rimanenti fino a costringerli in uno scontro ravvicinato. La mappa è vasta e muoversi non sarà facile senza l’aiuto di mezzi, se si resta fuori dalla cupola si comincia a ricevere danno che aumenta col passare del tempo; rimanere all’esterno di essa nelle ultime fasi di gioco anche per pochi secondi potrebbe risultarci fatale. Spesso ci troveremo nella condizione di dover correre disperatamente al suo interno , magari dopo esserci soffermati troppo a lungo nell’esplorazione di una area ricca di equipaggiamento. Fortunatamente verremo avvisati in tempo da un messaggio su schermo, sta a noi decidere quanto vorremo rischiare di trovarci in una zona pericolosa.
Alcune zone della mappa possono essere il bersaglio di bombardamenti o alcuni aerei potrebbero paracadutare delle casse contenenti equipaggiamenti militari come ad esempio tute mimetiche ghillie (che ci trasformano in veri e propri cespugli molto difficili da distinguere dal resto del paesaggio) o fucili ad alta precisione.
Per quanto riguarda l’equipaggiamento, PlayerUnknown’s Battleground si dissocia dal suo “predecessore” H1Z1 KotH che presentava una componente di crafting, infatti nel gioco viene rimossa completamente e viene fatto spazio alla modifica delle armi.
Mirini, compensatori, silenziatori, caricatori e molto altro potranno rendere la nostra arma decisamente più efficace, trovare un mirino 8x per un fucile di precisione potrebbe cambiare le sorti della nostra partita!
Si tratta insomma di un gioco che necessita un approccio estremamente tattico, non esistendo il respawn dovremo pensare le nostre azioni prima di compierle; ci capiterà di passare attraverso momenti di grande tensione e momenti di pura adrenalina ed è proprio l’alternanza di queste fasi che rende il gioco sempre diverso, mai noioso partita dopo partita.

 

Parliamo un po del creatore di questo gioco, Brendan “PlayerUnknown” Greene.
Si è fatto conoscere negli ultimi anni come modder per giochi come Arma 2 e Arma 3 ed è la mente dietro H1Z1: King of the Kill, possiamo dire che si tratti di uno dei creatori stessi di questo genere e in collaborazione con lo studio Coreano BlueHole ha deciso di creare quello che sembrerebbe per ora il Battle Royale definitivo.
Le modalità di gioco per ora si distinguono tra la partita in solitaria, ossia tutti contro tutti e la partita in squadra con 2 o 4 giocatori. Le possibilità si moltiplicano, dunque, e così il divertimento.
Fino ad ora abbiamo parlato del gioco solo a grandi linee ( anche se non sembra è proprio così!) , tecnicamente parlando PlayerUnknown non è ancora completamente maturo, ricordiamoci anche che si tratta di un gioco ad accesso anticipato su Steam (ossia in fase di sviluppo). In circa due mesi dal suo rilascio sulla piattaforma di Steam il gioco ha beneficiato di grandi miglioramenti nell’ottimizzazione ( che rappresentava una delle più grandi critiche mosse al gioco) e sul lato server, che rappresenta tutt’ora uno dei punti deboli.
Da sottolineare il fatto che il gioco in circa due mesi dal rilascio ha venduto, nonostante il prezzo superiore alla media per un titolo in alfa, più di due milioni di copie e in poco tempo si è venuta a formare una vasta e attivissima community a supportarlo, numerosi streamer su Twitch.tv e youtuber lo giocano e hanno aiutato a renderlo estremamente popolare.
Si tratta in definitiva di un titolo interessante che migliora in tutti gli aspetti gli altri titoli del suo genere, pur essendoci ancora molto da fare il gioco ci offre una esperienza divertente e mai banale, con un approccio a metà tra il realistico tipico di Arma e l’arcade di H1Z1, una miscela che non stanca mai!

Sito: http://www.playbattlegrounds.com/main.pu

Francesco Rugolo

domenica 4 giugno 2017

La Via Crucis di Giovanni Dettori a Sassari

La Sardegna del novecento ha potuto vantare alcuni tra i più grandi esponenti italiani dell'arte della xilografia.
Tra questi, indimenticati, Mario Delitala (1887-1990) e Costantino Nivola (1911-1988), entrambi di Orani e poi Felice Melis Marini (1871-1953) di Cagliari e Stanis Dessy (1900-1986) di Arzana, per citarne solo alcuni.
Poteva, il nuovo millennio, fare a meno di uno xilografo nostrano?

Domanda retorica, risposta scontata: no!

Giovanni Dettori, nato a Sassari, dopo varie vicissitudini dovute ai casi della vita, per nostra fortuna ha trovato la sua strada, una "Strada" con la "S"  maiuscola: la xilografia.

Prima fermata: Gesù viene condannato a morte
Abbiamo avuto il piacere di intrattenerci con lui, visitare il suo laboratorio, parlare della sua vita e della sua opera appena conclusa: la Via Crucis, opera monumentale venuta finalmente alla luce dopo quattro lunghi anni di prove e fatiche.
L'Opera che ha sfidato e angosciato artisti di tutti i tempi, spesso usciti sconfitti dall'impresa.
Sesta fermata: La Veronica asciuga il volto di Gesù
Giovanni Dettori, dietro la sapiente guida dell'incisore piemontese Gianfranco Schialvino, anche grazie all'aiuto dei genitori, parenti, amici e al supporto continuo della sua musa Elena, è riuscito a dar vita alla sua personale Via Crucis realizzata su tavole di ciliegio americano e poi stampata in bianco e nero.

Quattordicesima fermata: Deposizione nel sepolcro
"Per realizzare le quattordici tavole della Via Crucis ne ho preparate quaranta", ci racconta Giovanni.

Impresa degna di un Ercole dell'Arte!

Ora, a pochi mesi dal compimento dell'opera, è arrivato il momento di raccogliere il dolce frutto delle sue fatiche: a Sassari, il 9 giugno alle ore 18.00 presso la sala della Biblioteca Universitaria di Sassari, in piazza Fiume, sarà presentata la sua opera.

Giovanni Dettori sarà li a spiegare ciò che ha realizzato, con la sua simpatia e l'aria da Sardo verace che lo contraddistingue: un consiglio, avvicinatevi a scambiare qualche parola con lui, sull'arte della xilografia o sull'amore per lo studio e per i libri, dai suoi occhi potrete leggere molto di più di ciò che potrà dirvi con le parole!

Alessandro Rugolo e Giusy Schirru.
   

sabato 3 giugno 2017

Donald Trump ritira gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima

President, do you believe that climate change is a reality?

Questa è la domanda che molti giornalisti vorrebbero fare in questi giorni al Presidente americano Donald Trump.

Ma questa, a quanto pare, è anche la domanda più evasa degli ultimi tempi dagli uomini che si trovano a lui più vicini.

Eppure non ci si poteva aspettare diversamente (anche se in Italia la cosa può stupire) infatti una delle linee guida di tutta la sua campagna elettorale era basata sull'uscita statunitense dagli accordi internazionali per la salvaguardia del clima, considerati dannosi per l'economia del nuovo mondo.

In America l'Agenzia per la protezione ambientale (Environmental Protection Agency) è sotto il mirino del Presidente che vorrebbe ridurne i finanziamenti e imbavagliare, o quanto meno fare in modo che il problema dei cambiamenti climatici sia messo in sordina.

Sembra che il pensiero di Trump in merito sia stato espresso alcuni anni fa: "The concept of global warming was created by and for the Chinese in order to make U.S. manufacturing non-competitive."

Sarà vero?

Sembra di si. 

Il fatto è, affermano i suoi più stretti collaboratori, che non si tratta di credere o meno al fatto che il clima stia cambiando. Si tratta di stabilire a quali condizioni l'America possa aderire al trattato: in pratica non vogliamo farci ridere dietro dagli altri!

Speriamo che si rendano conto per tempo dell'errore.
Anche perché la stessa cosa potrebbero dire (quasi tutti) gli stati del mondo in merito al "trattato di non proliferazione delle armi di distruzione di massa".

Il rischio è che a furia di ridere alle spalle degli altri il mondo vada a finire all'altro mondo!

Alessandro Rugolo

Per approfondire:

http://edition.cnn.com/2017/06/02/politics/donald-trump-climate-change-belief/index.html
http://edition.cnn.com/2017/06/02/politics/trump-doesnt-want-to-talk-about-climate-change/index.html
http://edition.cnn.com/2017/06/01/politics/trump-paris-climate-decision/index.html

domenica 28 maggio 2017

L'Accademia dei Tuttologi compie dieci anni sul web.

Cari amici lettori, non avrei mai immaginato di poter festeggiare, un giorno, i dieci anni di vita di questo piccolo spazio dedicato alle riflessioni mie e di qualche amico.
Eppure è così!
Oggi l'Accademia compie dieci anni sul web (23 dall'inizio del percorso!).

Credo sia opportuno fare un punto di situazione.
L'Accademia, in quanto associazione di persone, può essere considerata di poco successo. Dopo un breve periodo durante il quale diversi amici hanno partecipato pubblicando qualche articolo, ormai quasi tutti gli articoli portano la mia firma.
Di tanto in tanto però qualche amico mi manda ancora qualche articolo, tra questi devo ringraziare Enzo Cantarano.

In quanto a collaborazioni invece, il blog mi ha consentito di conoscere diverse persone con le quali collaboro pubblicando articoli su siti, blog e giornali on line. Tra questi, principalmente Difesaonline e di ciò ringrazio il Direttore Andrea Cucco.

Le statistiche non le riporto anche perchè non sono veritiere. Alcuni anni fa infatti persi tutte le statistiche e dovetti ricominciare daccapo. Oggigiorno ho circa 7.000 contatti al mese, non sono tanti ma neanche pochi.
In quanto alla mia produzione spero di riuscire a mantenere una media di 60 o 70 articoli all'anno anche per il futuro o, magari, aumentare con l'aiuto di qualche amico.
Sono pochi invece i commenti e le interazioni con i lettori. Ciò mi dispiace ma spero che comunque i miei lettori, seppure non hanno voglia di scrivere, leggano con interesse e diffondano almeno parte delle cose che io scrivo.

Perchè scrivere è per me così importante?
Perchè scrivere significa lasciare ad altri in eredità il proprio pensiero. Ogni articolo, poesia, recensione o racconto infatti, è comunque una parte di me.
Spero che ciò che scrivo un giorno serva da guida a generazioni di ragazzi, come io sono stato guidato dai tanti libri che ho letto nel corso della mia vita e dalle trasmissioni di Piero Angela!

Detto ciò auguri all'Accademia dei Tuttologi e a presto.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 27 maggio 2017

L'assedio di Rodi

L'Isle Adam lascia Rodi
"When shall we scape from the delay of Rome? 
And when, slow Venice, will thy Soccours come? 
How often too have we in vain Sought ayd from long consulting Spain? 
The German Eagle does no more about our barren Island sore." 
Cosi si esprimeva Alfonso, Maresciallo di Rodi, nell'opera teatrale "The Siege of Rhodes", di Sir W. Davenant. 
Ma cosa lo portava a lamentarsi in questo modo dei suoi sostenitori e alleati? 
Per capirlo occorre fare qualche passo indietro. 

Nel 1522, nel corso di una seduta del Divano Turco, alla presenza del Sultano Solimano il Magnifico da poco asceso al potere al posto del padre, l'Ammiraglio della Flotta turca prende la parola per sostenere la necessità di sottomettere Rodi all'Impero Ottomano: "Quale guerra potrebbe mai procurarti più facilmente una fama immortale, se non la vittoria e la conquista di Rodi, baluardo della Cristianità, che da sola ci preclude l'accesso ai territori degli infedeli? 
Cortug-Ogli ha ragione. 
Rodi è un ostacolo all'espansione degli Ottomani in Europa. Rodi e l'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. 
Nel 1048 alcuni mercanti della città marinara di Amalfi ottengono l'autorizzazione per creare un Ospedale con annesso Monastero, per ospitare i pellegrini desiderosi di recarsi a Gerusalemme.
Nel 1113 l'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni diviene indipendente e sovrano. 
Nel 1187 cade il Regno di Gerusalemme e i Cavalieri sono costretti a ritirarsi nella Contea di Tripoli da cui, nel 1291, si spostano a Cipro.
Nel 1309 i Cavalieri conquistano Rodi e qui li troviamo ancora nel 1522. 

Nella sala in cui si riuniva il Divano vi era chi era contrario a quanto chiedeva Cortug-Ogli. 
Le mura di Rodi si erano già dimostrate, in passato, un osso troppo duro anche per gli eserciti Ottomani. 
Lo stesso Mohammed II aveva visto infrangersi i suoi sforzi. Eppure Solimano decide di attaccare! 
Missive con richieste di soccorso erano partite da tempo alla volta del papa e dei capi degli stati europei rappresentanti della Cristianità. 
Qualche sporadico rinforzo arrivò... 

E' il 6 giugno del 1522 quando la flotta turca giunge in vista dell'Isola. 
Rodi è difesa da 600 cavalieri, 4500 fanti e arcieri e circa 7000 tra cittadini e contadini. I conquistatori turchi erano circa 115.000! 

Le artiglierie di ambo le parti si fecero sentire immediatamente. 
Due uomini tra tutti sono ricordati ancora oggi, dai pochi appassionati di storia: il Gran Maestro Philippe de Villiers de L'Isle Adam e il primo artigliere e ingegnere d'assedio Gabriele Tadino da Martinengo.

Nonostante la superiorità numerica degli Ottomani le difese resistettero e i Turchi, spinti in avanti dai propri comandanti, continuavano a cadere, finché un giorno si ammutinarono. 
Il Gran Visir, Piri, si vide costretto a scrivere al Sultano per richiedere la sua presenza sul posto. 
Il 28 agosto Solimano arriva a Rodi, porta con se un nuovo esercito e affronta immediatamente la rivolta interna ristabilendo l'ordine. Con nuove energie rianimò gli eserciti che ripresero a combattere. 
La battaglia riprese più cruenta di prima. 
L'Isle Adam non si dava mai per vinto e dove sorgeva la necessità lui c'era, con la sua figura imponente e la sua esperienza! 
Bombe, bombarde e basilischi mietevano vite umane da entrambe le parti. La guerra proseguiva anche sotto terra dove gli zappatori Turchi si opponevano agli uomini del Tadino. 
Gabriele Tadino da Martinengo
Gabriele Tadino era nato a Martinengo, responsabile delle difese di Candia (città cretese), venne invitato dal Gran Maestro ad unirsi ai suoi uomini. Esperto in assedi, aveva inventato un metodo per scoprire se vi fossero in corso lavori di scavo sotto le mura della città. Effettuava degli scavi sotto le mura e vi posizionava i suoi uomini muniti di uno strumento dotato di una pelle di tamburo, questa rivelava le vibrazioni degli scavi del nemico e permetteva di intervenire. 
Il 4 settembre una mina fa saltare il bastione dei Cavalieri della Langue Inglese. I turchi si precipitano all'interno della breccia apertasi nelle mura, subito ostacolati e respinti fuori da L'Isle Adam precipitatosi con alcuni cavalieri sui nemici. 
Nella battaglia che ne seguì morirono 2000 turchi da una parte e 50 cavalieri dall'altra. 
Pochi giorni dopo Solimano ordina un nuovo attacco che ottiene lo stesso risultato: nulla di fatto! 
Gabriele Tadino viene però ferito gravemente. 
Le spie infiltratesi tra gli abitanti di Rodi, intanto, agivano alle spalle. Una schiava turca e i suoi complici furono catturati, impiccati e squartati. Un medico ebreo e un cavaliere, accusati di tradimento, furono giustiziati. 
Nel campo turco la situazione non era migliore. 
Si combatte per la vita. 
Il Gran Maestro corre da un bastione all'altro per rintuzzare gli attacchi dei turchi. 
Solimano, di fronte all'inutilità del suo ultimo attacco e ai 20.000 uomini morti fa suonare la ritirata. 
Arriva il momento di punire chi ha mal consigliato il Sultano. 
I vertici militari sono rimossi con ignominia e allontanati, seppure la prima idea di Solimano fosse stata quella di decollare tutti! 
Poi ancora attacchi e nuovi morti, a migliaia. 
Non riuscendo però a vincere con la forza, Solimano diffonde la voce che se Rodi si fosse arresa avrebbe ricevuto clemenza. 
L'Isle Adam non è tipo da arrendersi: "Non sia mai detto che il nostro onore debba soccombere, se non con noi stessi!", ma i cittadini sono di diverso avviso. Lo supplicano, lo convincono a trattare. 
L'Isle Adam e un gruppo di cavalieri scelti vengono ricevuti, dopo una giornata di attesa sotto la pioggia, nella sontuosa tenda del Sultano. 
Il Gran Maestro si china e bacia la mano del Sultano, Solimano gli porge una ricca veste d'onore e gli offre un'alta carica nell'Impero. 
L'Isle Adam rifiuta: "Essere sconfitti è semplicemente il rischio di ogni guerra, ma abbandonare la propria gente e passare al nemico è, per me, una vergognosa codardia e un abbominevole tradimento." 
Solimano è colpito da quest'uomo, dalla sua forza, dalla sua integrità morale e concede condizioni di resa proporzionali al valore dell'avversario. 
I cavalieri poterono lasciare l'isola col le loro armi, i loro averi e con tutti coloro che li avrebbero voluti seguire. 
I Rodiesi che fossero restati sull'isola avrebbero potuto conservare la libertà, i propri beni e la libertà di professare la propria religione. 
Il 25 dicembre 1522 Solimano il Magnifico entra dalla porta principale di Rodi. Il 1° gennaio 1523 L'Isle Adam e il suo seguito abbandona Rodi. 
Sulle galee, in vece della bandiera dell'Ordine sventolava l'immagine della Vergine Maria che teneva Gesù fra le braccia, a voler indicare il tradimento da parte della Cristianità che li aveva abbandonati al proprio destino. 

A Rodi restavano i vincitori: gli Ottomani, con i loro 60.000 morti!  

I Cavalieri, nei secoli seguenti, proseguono il loro pellegrinaggio per il mediterraneo aggiungendo i nomi dei territori visitati al loro. 

Oggi sono conosciuti come Cavalieri del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta.

Alessandro RUGOLO

sabato 20 maggio 2017

29 maggio 1453: la caduta di Costantinopoli

Jean-Joseph Benjamin-Constant: Maometto II entra a Costantinopoli
Cinquecentosessantaquattro anni fa, Mohammed II il Conquistatore, settimo
Sultano della dinastia degli Osmanli (Ottomani), conquista la città che per lunghi secoli è stata la capitale di quella parte del mondo conosciuta col nome di Impero romano d'Oriente.
E' la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra.
L'ultimo Imperatore Bizantino, Costantino XI Dragases Paleologo, affronta il suo destino in battaglia contro i turchi e vi muore.
Per compiere l'impresa, Mohammed II, appena ventunenne, dimostrò ingegno e forza di volontà, ma sopratutto di essere un grande stratega. In preparazione dell'attacco fece costruire su Bosforo una fortezza esattamente all'altezza di un'altra fortezza costruita precedentemente dal suo avo Bajazed I per assediare Costantinopoli. Le due fortezze consentivano agli Ottomani di controllare il Bosforo e impedire che rinforzi potessero raggiungere la città. 
L'Imperatore Costantino si rese conto delle intenzioni di Mohammed II e chiese aiuto al Papa e alle potenze occidentali cristiane. Sembra che la difesa della città fosse organizzata su circa 7.000 soldati mentre l'esercito ottomano si dice fosse costituito da 160.000 a 300.000 uomini. Inoltre i turchi possedevano i primi rudimentali cannoni.
Mohammed II  inoltre non esita a far trasportare parte della sua flotta attraverso le colline per raggiungere il Corno d'Oro, in quanto il passaggio era bloccato da una catena. 
L'assedio durò circa due mesi e si concluse con la conquista della città da parte di Mohammed II.
La Basilica di Santa Sofia, cattedrale bizantina costruita nel 537 d.C. venne adibita a moschea!
La conquista di Costantinopoli, che da allora prenderà il nome di Istanbul, fece si che l'Impero Ottomano venisse riconosciuto da tutti come tale. 
Istanbul ne diverrà la capitale fino al 1922 quando, per ragioni strategiche, la capitale venne spostata ad Ankara.

Alessandro Rugolo