Traduttore automatico - Read this site in another language

venerdì 9 novembre 2007

ACCADE (1995)

Accade di remare il vento
Come se fastidiosi punti di luce ovattassero
Quello che resta della città
Il centro della notte scorre via
Appagato di leggera brezza della vita.

Accade di calpestare le orme
del deja come librato volo
di noi sopra le cose tangibili
quello che resta della memoria.

Rigurgitato fuori dal buio prepotenza
Dei ricordi e dei sogni sul presente
L’invisibile ricerca in fondo alle mani
Quel che resta dell’impossibile amore

Giuseppe MARCHI
“già pubblicata su Raccolta Ansol 2000- Milano”

giovedì 8 novembre 2007

Erodoto e l'Egitto

Erodoto, nel libro secondo ci parla, tra l'altro degli Egizi. Ci informa che le sue descrizioni sono raccolte spesso di persona intervistando i sacerdoti dei tempi di Menfi, di Tebe, di Sais e altri...

[Libro II, Euterpe, 2]
Gli egiziani prima che Psammetico salisse al potere, erano convinti di essere essi i primi uomini comparsi sulla Terra; ma da quando Psammetico, divenuto re, volle indagare chi fossero davvero i primi uomini, da allora riconoscono che prima di loro vennero al mondo i Frigi; poi comparvero essi prima di tutti gli altri.

Ma il modo in cui fu stabilito che i Frigi vennero prima non credo possa essere ritenuto scientifico...Gli egizi riferiscono ad Erodoto che...

[Libro II, Euterpe, 4]
...primi fra tutti gli uomini, furono gli egiziani a scoprire l'anno, avendo diviso il ciclo delle stagioni in dodici parti, e l'avevano scoperto, a quel che dicevano, osservando gli astri.
E' interessante la descrizione e il calcolo degli anni e delle generazioni...

[Libro II, Euterpe, 5]
Mi dissero pure che il primo re d'Egitto, che fosse uomo, era stato Mina, e che ai suoi tempi tutto l'Egitto, eccetto la regione di Tebe, era una palude e nulla emergeva da quei territori che ora sono a valle del lago Meri, al quale si giunge dal mare, risalendo la corrente del fiume, con sette giorni di navigazione.
Il primo re d'Egitto è stato Mina, altre volte chiamato Mene, probabilmente Erodoto si riferisce a Menes...

[Libro II, Euterpe, 99]
Dunque, mi raccontavano i sacerdoti che Mene, primo re d'Egitto, difese con degli argini il territorio di Menfi: il fiume, scorreva in tutta la sua larghezza lungo la catena sabbiosa dalla parte della Libia; Mene, a monte, a circa cento stadi da Menfi, verso sud, avendo costretto il fiume con degli sbarramenti a formare un'ansa mise a secco l'antico alveo, e incanalò il fiume in modo che scorresse in mezzo alle due catene montuose.

Grandi opere... per i tempi a cui ci si riferisce... deviare il corso del fiume... del Nilo...

[Libro II, Euterpe, 100]
Dopo Mene i sacerdoti, consultando un loro libro, elencavano i nomi di altri 330 re; e in tante generazioni umane c'erano stati 18 etiopi, e una donna indigena: tutti gli altri erano uomini ed egiziani.

[Libro II, Euterpe, 141]
Dopo il cieco, salì al trono dicevano, il sacerdote di Efesto che si chiamava Setone.

Questo Setone visse al tempo in cui re degli Arabi e degli Assiri era Sennacherib...
Potrebbe trattarsi di Sethi?

[Libro II, Euterpe, 142]
... dal primo re fino a questo sacerdote di Efesto [..] si contano 341 generazioni [..] 11340 anni...
Così, essi dicevano, in 11340 anni, nessun Dio era stato tra loro in forma umana. Nemmeno prima del resto, come neppure dopo, tra gli altri re che regnarono in Egitto, s'era verificato, a sentir loro, alcunché di simile.
In questo periodo di tempo, raccontavano, il sole si sviò quattro volte dall'usato suo corso: due volte sarebbe spuntato di là dove ora tramonta; e dove ora sorge, ivi due volte sarebbe tramontato: nulla in Egitto, per tutto questo tempo, ebbe a subire mutamenti: né i prodotti della terra, ne quanto veniva dato dal fiume, ne il decorso delle malattie o le cause di morte.

11.340 anni... certo che se fosse vero...
Ma cosa significa che "il Sole si sviò quattro volte dall'usato suo corso"?
Non so... non capisco... o forse...

Credo che sia il caso che chi conosce il greco mi dia una mano... è corretta la traduzione sulla quale sto lavorando?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 6 novembre 2007

SRIMAD BHAGAVATAM - Uttara e la freccia di ferro infuocata

Ho già accennato alle armi per così dire, non convenzionali per i tempi, presenti nello SRIMAD BHAGAVATAM, ed ecco ancora una stranezza...
(Canto 1, Cap. 8, verso 9)
Uttara disse:O Signore dei signori, maestro dell'universo! Tu che sei il più grande degli yogi, proteggimi, Ti prego, perchè nessun altro può salvarmi dalla morte in questo mondo di dualità.
(Canto 1, Cap. 8, verso 10)
O Signore onnipotente, una freccia di ferro infuocata si sta dirigendo verso di me a grande velocità. Che io sia pure ridotta in cenere, se questo è il Tuo desiderio, ma Ti prego, non lasciare che uccida il figlio che porto in me. O mio Signore, Ti supplico, concedimi questa grazia.
Come possiamo vedere, Uttara è preoccupata perché "una freccia di ferro infuocata" la sta per raggiungere "a gran velocità"... Di che si tratta? Il versetto successivo ci spiega che é Asvatthama che, non ancora contento, lancia un altro brahmastra contro l'ultimo discendente dei Pandava. Alla vista del radiante brahmastra i cinque Pandava afferrano le loro armi. Il loro Signore, allora...
(Canto 1, Cap. 8, verso 13)
Vedendo in pericolo i Suoi puri devoti, anime completamente sottomesse a Lui, il Signore onnipotente, Sri Krsna, afferra subito il Suo disco Sudarsana per proteggerli.Dunque, contro un'arma terribile occorre un rimedio potente, come dire, contro un missile occorre un sistema antimissile... e così il brahmastra, seppure era un'arma implacabile viene neutralizzata!
Solo ora il Signore può partire...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 4 novembre 2007

Erodoto, Glauco di Chio e le saldature, i giganti

Erodoto, di Jean-Guillaume Moitte - Louvre
Storie, di Erodoto, è uno dei testi più interessanti che abbia mai letto...anche perchè sconvolge le mie conoscenze...
Per esempio:

(Libro I, 25)
Aliatte di Lidia, quello che aveva portato alla fine la guerra contro i Milesi, venne in seguito a morire, dopo aver regnato 57 anni.
Egli fu il secondo di questa famiglia, che guarito da una malattia, dedicò in Delfi un grande cratere d'argento, col suo basamento in ferro le cui parti erano saldate, offerta degna di essere vista più di tutte quelle che sono in Delfi;
opera di Glauco di Chio, l'unico uomo al mondo che abbia trovato il modo di saldare il ferro.
Dunque, almeno 500 anni prima di Cristo si era in grado di saldare il ferro! Ma questa tecnologia, da dove arriva? Oppure si tratta di un caso unico?

(Libro I, 68)
Certo, io penso o straniero, che molto saresti meravigliato, se avessi visto quello che ho visto io [..] nel lavoro di scavo mi imbattei in una bara lunga sette cubiti (cioè circa 3,15 metri!) e, siccome non volevo credere che fossero mai esistiti degli uomini più grandi di quelli che ci sono ora, la scoperchiai e vidi un cadavere delle stesse dimensioni della bara..
Così parla un fabbro a Lica, spartano, che era alla ricerca della tomba di Oreste...
Non so se ciò che aveva trovato fosse la tomba di Oreste o meno... certo che se fossero però corrette le dimensioni... doveva trattarsi di un vero e proprio gigante!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Balai, 1° novembre 2007

E' arrivato l'autunno...
Con il suo tempo, il freddo, il vento,
si è portato via i resti di quella splendida estate...
che è stata!





Dove c'era la spiaggia e i bagnanti ora c'è solo acqua...
spumeggiante della sua forza.
E sopra, un cielo terso dallo sferzar dei venti,
ha sostituito la tepida calura di settembre!
Anche le rocce scricchiolano,
sotto i colpi possenti...
e si spaccano
e si sciolgono in sabbia.


E dove c'erano rocce nasce la spiaggia,
per i nuovi bagnanti... di un mondo nuovo!

E poi un'onda più forte delle altre spazza via tutto!
foto di Paola e Gavino FADDA
testi di Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO






sabato 3 novembre 2007

Su mobenti (l'asino)

Talvolta la realtà supera la fantasia... e quando si ascoltano i racconti dei nostri vecchi, si scoprono cose dell'altro mondo... che ci fanno sorridere...
Tanti anni fa era usanza l'accompagnare i fidanzati ogni volta che uscivano a passeggio per evitare che facessero danni...
Il compito spettava ai fratelli della donna oppure ai nonni. Talvolta i parenti della donna, quando parlavano del fidanzato, per non farsi capire, usavano dei nomi in codice... in questa storia, per esempio, il fidanzato era chiamato « mobenti » cioè asino.
Era sera e i due fidanzatini erano appena tornati, accompagnati dalla solita scorta, dalla passeggiata, quando cominciò a piovere a dirotto. Il tempo passava ma non accennava a smettere così, ad un certo punto, la padrona di casa decise di far stare il ragazzo a casa loro per la notte... La casa era piccola e la famiglia era grande... così il fidanzato fu sistemato nel loggiato, nella stanza adiacente dormivano i genitori della ragazza e nell'ultima stanza dormivano le donne e il nonno.
Il nonno, che tra l'altro era la loro scorta, non si fidava troppo del giovane e così parlò con il padre di lei che era già andato a letto, avvisandolo della presenza dell'ospite e raccomandandogli di far bene la guardia alle donne. Siccome il padre della ragazza ci vedeva da un occhio solo, il nonno gli disse di sistemarsi in modo da poter vedere cosa accadeva nel passaggio tra una camera e l'altra. Le camere erano infatti comunicanti e per andare in bagno o in cucina si doveva attraversare tutte le stanze...
Il nonno, sospettoso per natura temeva infatti che « su mobenti » tentasse di raggiungere la ragazza durante la notte. Così, mentre tutti dormivano, il padre della ragazza si svegliò per la sete e alzatosi avanzò a tentoni, senza accendere la luce per non svegliare nessuno, alla ricerca della bottiglia dell'acqua che solitamente si trovava sul comodino del nonno... Così, per errore, lo toccò e il nonno, svegliato di soprassalto e ricordandosi della presenza del fidanzato della nipote cominciò ad urlare: « Su mobenti s'est fuiu... su mobenti s'est fuiu... » (l'asino è scappato...) svegliando tutti quanti, ospite compreso, per un semplice bicchier d'acqua!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 2 novembre 2007

La posizione di Francia, Germania, Cina, Russia nel conflitto USA-IRAQ

I mass media hanno dato molto risalto alla posizione presa dalla Francia nel conflitto iracheno, contraria all’intervento unilaterale degli Stati Uniti in mancanza di prove certe di colpevolezza e dell’autorizzazione all’uso della forza da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
La posizione della Francia è facilmente individuabile sia dai discorsi del presidente Jaques Chirac, sia dalla linea politica sostenuta dai rappresentanti francesi in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, della NATO e dell’Unione europea, posizione sostenuta in forza del potere di veto posseduto in seno al Consiglio di Sicurezza.
Secondo il presidente francese Jaques Chirac, l’ONU è l’unica organizzazione internazionale che può decidere e quindi autorizzare l’uso della forza per la soluzione di problemi internazionali al fine di mantenere la pace e la stabilità. Per portare stabilità in Iraq gli strumenti da utilizzare sono il diritto, il dialogo tra culture, il rispetto del prossimo, il rispetto dei valori umani, la solidarietà e la ricerca di soluzioni politiche e soprattutto pacifiche.
La Francia ha trovato nella Germania un ottimo alleato nella sua linea di condotta. Francia e Germania hanno approfittato di ogni occasione per ribadire il loro punto di vista e per affermare che non permetteranno la legittimazione della guerra all’Iraq se non dopo aver avuto delle prove certe sia dell’esistenza di armi batteriologiche sia dell’esistenza di un programma segreto di armamenti di distruzione di massa, prove che devono essere ottenute tramite le ispezioni ONU e che devono essere valutate dall’ONU e non, unilateralmente, da uno Stato o gruppo di stati.
In seguito alla presentazione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU delle “prove” della colpevolezza dell’Iraq, ad opera di Colin Powell, la Francia ha sostenuto la necessità di rafforzare la missione degli ispettori affermando l’urgenza di fornire a Blix ed a ElBaradei tutti i mezzi e le informazioni necessari per verificare la veridicità delle presunte “prove” presentate da Powell al Consiglio di Sicurezza.
Francia e Germania, schierandosi apertamente contro gli Stati Uniti, hanno provocato la reazione indignata dei paesi europei più strettamente legati alla superpotenza. In particolare della Spagna, l’Italia e i paesi in corsa per accedere alla NATO.
Conseguenza indiretta di questa spaccatura nella linea di pensiero e nella condotta della politica estera tra i paesi europei, nei confronti del conflitto, ha causato la più totale impossibilità d’azione da parte dell’Unione europea, che ha dimostrato ancora una volta di non essere in grado di esprimere un peso politico rilevante in campo internazionale risentendo ancora troppo delle politiche estere nazionali.
La Francia rischia di rimanere isolata dall’Europa, anche per la scelta di stringere legami particolaristici con la Germania pacifista di Schroeder, anche dietro la spinta interessata della campagna mediatica condotta dai sostenitori degli Stati Uniti.
A dimostrazione di ciò si può considerare la dichiarazione di solidarietà, verso gli Stati Uniti, da parte di molti paesi europei a seguito delle dichiarazioni fatte durante i festeggiamenti del 40° anniversario del trattato Franco-Tedesco.
Nonostante il rischio di isolamento dovuto alla posizione anti interventista, l’analisi effettuata dalla Francia sui rischi di una guerra in Iraq si basa su considerazioni certamente non insensate e che possono essere riassunte fondamentalmente in alcune brevi considerazioni:
la guerra implica la morte di persone, civili e militari, Irachene e non;
la guerra implica distruzione;
la guerra potrebbe causare il collasso del paese, già in ginocchio da un trentennio di governo sconsiderato;
la guerra potrebbe contribuire alla destabilizzazione della regione mediorientale, già in fermento per i problemi noti.
Inoltre, gli effetti positivi che secondo gli Stati Uniti la guerra potrebbe avere sul paese e di riflesso sulla regione medio orientale in generale, vale a dire l’avvento della democrazia (stile occidentale) come conseguenza dell’allontanamento dal potere del governo di Saddam Hussein (con ripercussioni positive sul problema del terrorismo internazionale), non possono essere considerati certi in quanto si deve tenere in debito conto che le correnti religiose sciite potrebbero portare ad un avvicinamento dell’Iraq all’Iran, vanificando il tentativo degli Stati Uniti di portare la democrazia occidentale e rischiando di provocare più danni che benefici per il medio oriente.
La posizione della Francia appare essere, dunque, non quella del pacifista né quella dell’antiamericano, né diretta a salvare il regime di Saddam Hussein, ma dettata da considerazioni razionali di utilità, senza peraltro dimenticare gli interessi nazionali francesi nella zona e il problema dell’elevata percentuale di popolazione francese di religione musulmana.
La Francia ritiene in linea di massima che sia scorretto fare una guerra, tra le altre motivazioni, a causa di un errore di valutazione commesso dagli americani che, avendo già inviato sul posto 150.000 soldati, difficilmente possono tornare indietro senza provocare conseguenze politiche(1).
La Francia si dice pronta ad utilizzare il diritto di veto, in seno al Consiglio di Sicurezza, per impedire il progetto di risoluzione che legittimi l’intervento armato in Iraq, posizione sostenuta anche in seno alla NATO, dove la Francia si è opposta di fronte alle richieste degli Stati Uniti di fornire appoggio alla Turchia in vista della guerra, in quanto la NATO è una Organizzazione regionale avente carattere difensivo.
Alla stessa stregua di Francia e Germania, anche la Russia sostiene la necessità di proseguire la missione degli ispettori ONU, in tale contesto afferma che non vi è alcun motivo di parlare di una risoluzione che legittimi l’intervento armato in Iraq in quanto la situazione non desta particolare preoccupazione ma soprattutto perché un intervento con la forza sarebbe un grave errore sul piano politico nazionale e internazionale. Il capo della diplomazia Russa, Igor Ivanov, durante i colloqui con il capo della diplomazia finlandese ha affermato che:

“La Russie se prononce pour la continuation du travail des inspecteurs internationaux. S’il s’avère nècessaire d’offrir un soutien supplèmentaire aux inspecteurs au moyen d’une résolution, nous sommes prets à examiner cette question. [..] L’utilisation de la force contre l’Irak serait une misure extreme entrainant de lourdes conséquences, tant pour ce pays que sur le plan international. Il faut y avoir recours dans des cas extremes. [..] Le problème des armes de destruction massive en Irak pouvait réellement etre réglé par des moyens politiques et qu’il y avait aujourd’hui toutes les possibilités pour cela.” (2)

Francia, Germania e Russia, con il sostegno della Cina, il 25 febbraio 2003 presentano un memorandum al Consiglio di Sicurezza, articolato su quattro punti principali per mezzo del quale è possibile comprendere il punto di vista di questi paesi, con il quale propongono una loro linea d’azione basata su quattro punto cardine:
Disarmare l’Iraq. L’obiettivo imperativo della comunità internazionale è il disarmo reale e completo dell’Iraq. E’ nostra priorità far si che tale obiettivo sia raggiunto pacificamente per mezzo del regime delle ispezioni. Il ricorso all’uso della forza deve essere l’ultima possibilità;
L’uso della forza non è necessario. Nonostante l’esistenza di sospetti, nessuna prova è stata portata a favore della tesi che l’Iraq possieda delle armi di distruzione di massa. Le ispezioni hanno raggiunto un buon ritmo e proseguono senza ostacoli, hanno gà prodotto dei risultati significativi. La cooperazione irachena è migliorata, come indicato nel rapporto dei capi ispettori, anche se non è del tutto soddisfacente;
Rafforzare le ispezioni. La risoluzione 1441 ha stabilito un sistema rafforzato di ispezioni intrusive. In questo campo però non tutte le possibilità sono state utilizzate. Altre misure potrebbero essere prese, per esempio: l’aumento e la diversificazione del personale esperto; la creazione di unità mobili destinate in particolare al controllo dei convogli stradali; l’impiego di un nuovo sistema di controllo aereo; l’analisi sistematica delle informazioni fornite dal sistema di sorveglianza aerea;
Stabilire un calendario rigoroso. Nel quadro delle risoluzioni 1284 e 1441 i l programma di lavoro dovrà seguire un calendario realistico e rigoroso. Gli ispettori dovranno sottomettere i loro programmi di lavoro con l’indicazione dei principali compiti che l’Iraq dovrà assolvere, in relazione ai missili, alle armi chimiche, biologiche e nucleari durante la presentazione del rapporto del 1° marzo 2003. Perché una soluzione pacifica sia possibile, le ispezioni dovranno poter beneficiare dei tempi e delle risorse necessarie.
Il memorandum, chiaramente, andava contro gli interessi degli Stati Uniti che, nonostante contro il parere delle Nazioni Unite proseguirono nelle operazioni di dispiegamento delle forze.
Il presidente francese Jaques Chirac, a seguito dell’ultimatum americano del 17 marzo, ha riassunto con una dichiarazione alla stampa il suo pensiero sulla vicenda.
Secondo Chirac la Francia si è sempre preoccupata di rendere possibile il necessario disarmo dell’Iraq nel rispetto dell’autorità delle Nazioni Unite. In questo senso ha spinto affinché si provvedesse a intensificare le ispezioni per rendere possibile il disarmo, cosa che si è realizzata grazie all’azione degli ispettori delle Nazioni Unite.
L’azione della Francia è sempre stata improntata al rispetto del diritto e in virtù della propria concezione dei rapporti tra i popoli e tra le nazioni.
La Francia, fedele allo spirito della Carta delle Nazioni Unite, che considera come comune legge dei popoli della terra, ritiene che il ricorso all’uso della forza nei rapporti internazionali debba essere l’ultima spiaggia, da perseguire esclusivamente quando tutte le altre possibili linee d’azione si siano dimostrate inefficaci.
La posizione della Francia è condivisa dalla maggioranza della comunità internazionale e gli ultimi dibattiti hanno chiaramente mostrato che il Consiglio di Sicurezza non sarebbe stato disposto, viste le circostanze, a legittimare l’entrata precipitosa in guerra.
Per Chirac,

“Gli Stati Uniti hanno posto un ultimatum all’Iraq. Che si tratti, lo ripeto ancora una volta, del necessario disarmo dell’Iraq o del desiderabile cambio del regime nel paese, non è giustificabile il ricorso alla guerra attraverso una decisione unilaterale. Qualunque sia lo sviluppo successivo degli avvenimenti, quest’ultimatum mette in discussione l’idea che noi abbiamo delle relazioni internazionali. Ciò riguarda l’avvenire di un popolo, l’avvenire di una regione, la stabilità del mondo. E’ una decisione grave, in quanto il disarmo dell’Iraq è in corso e le ispezioni hanno dimostrato di essere una valida alternativa per il disarmo del paese. E’ una decisione che compromette per l’avvenire i metodi di regolamentazione pacifica delle crisi legate alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. L’Iraq non rappresenta, oggigiorno, una minaccia tale da giustificare una guerra immediata. La Francia fa appello alla responsabilità di ognuno affinché la legalità internazionale sia rispettata. Fa appello affinché sia preservata l’unità del Consiglio di Sicurezza nel restare all’interno del quadro fissato dalla risoluzione 1441. Affrancarsi dalla legittimità delle Nazioni Unite, privilegiare la forza al Diritto, significherà assumersi una sporca responsabilità.”(3)

Il discorso sottolinea, ancora una volta, il punto di vista francese riassumibile in breve:
la necessità di disarmare l’Iraq sotto la responsabilità delle Nazioni Unite;
la Francia considera che il ricorso alla forza sia l’ultima spiaggia;
il Consiglio di Sicurezza non legittimerà l’entrata precipitosa in guerra;
non è giustificabile il ricorso alla guerra attraverso la decisione unilaterale degli Stati Uniti;
l’ultimatum mette in discussione l’idea delle relazioni internazionali basate sul Diritto Internazionale;
tale modo d’agire potrà influire i metodi di regolamentazione pacifica delle crisi legate alla proliferazione delle armi di distruzione di massa;
gli Stati Uniti, privilegiando l’uso della forza al Diritto, si assumono una grave responsabilità.
Dello stesso avviso Germania, Russia, Cina e molti altri paesi, principalmente islamici ma non solo.
1. www.lefigaro.fr, 07 febbraio 2003, “Jaques Chirac maintient ses positions”, di Pierre Rousselin.
2. www.lefigaro.fr, 07 febbraio 2003, “Moscou reste favorable aux inspections”.
3. www.lefigaro.fr, “Ultimatum: Chirac dénonce une décision grave”, 18 marzo 2003.
_________________
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO