Traduttore automatico - Read this site in another language

sabato 15 ottobre 2016

L'estronauta sulla luna

Un piccolo libro di storie per bambini che sognano l'avventura, magari diventando astronauti, e di scoprire altri mondi, bizzarri ma belli. Ecco la nuova edizione economica del libro, rivista per cercare di risparmiare. Come al solito è un libro cartaceo, gli ebook non mi piacciono. E' un libro da tenere sul camino, per le sere in cui i nipotini vogliono ascoltare i nonni (anche se mi sembra che queste cose accadano sempre più raramente...). In quei momenti, io bambino, ero pronto ad assorbire tutto. Ecco perchè il libro, un po bizzarro, contiene tanti argomenti istruttivi, tanti termini (molti inventati) che servono a stimolare la fantasia e la memoria e a insegnare ai bambini tante piccole cose. Il personaggio principale è un estronauta dal nome impronunciabile: 
Giovanbattistamarialorenzo, Giozo per gli amici.
Coprotagonisti sono un nonno e la sua piccola nipotina, Giulia.
Poi ci sono mostri di tutti i tipi, i "lunimali" ovvero gli animali lunari, e tanti popoli abitanti sulla luna, oggetto di visita da parte di Gionzo.
Ogni storia cerca di avere qualcosa di istruttivo, infatti questo era il mio intento principale (dopo il piacere di scrivere per se stesso) nello scrivere questi racconti. Non so se ci sono riuscito, ma ci ho provato.
Spero che chi lo leggerà possa divertirsi e imparare qualcosa.
Vi lascio con la prima storia, buona lettura.

L'estronauta sulla luna

- C'era una volta un estronauta che...
- Si dice astronauta, nonno! Disse Giulia al nonno che la teneva sulle gambe.
- Hai ragione e hai torto Giulia - disse il nonno senza scomporsi - quelli normali si chiamano astronauti, quello di questa storia si chiama estronauta perchè era un astronauta molto particolare, ricco di fantasia e sempre pronto alle novità. Dunque dicevo che questo estronauta aveva appena messo piede sulla Luna...
La bambina guardava il nonno non troppo convinta, la spiegazione era stata sufficientemente chiara ma lei non aveva mai sentito parlare di estronauti. Comunque decise di non interrompere il nonno e ascoltare la storia fino alla fine prima di esprimere un suo giudizio. Il nonno era sempre stato bravo a raccontare storie.
- quando una lepre dalle lunghe orecchie gli balzò davanti andando quasi a sbattere contro il suo casco da estronauta.
- hei! - Urlò la lepre, fai attenzione tu, non hai visto i segnali? Non sai che noi lepri abbiamo la precedenza su voi astronauti sulla Luna?
- Nonno, ma sei sicuro che sulla Luna ci siano le lepri? Disse Giulia con un sorriso beffardo sulle labbra.
- Ma certo! Vorresti forse metterlo in dubbio? Non sai che sulla luna vivono tantissimi tipi di animali? Ci si possono trovare i porciali d'India, le lucianatre, gli ipposcorfani, i volpesci, le pecorelle nane da cratere e anche le lumalline verdi. E poi il nostro estronauta aveva una fervida fantasia e quindi anche se per caso quella lepre dalle lunghe orecchie non fosse stata proprio una lepre ma qualcosa di simile o di diverso, occorre far finta di niente e stare ad ascoltare. Disse il nonno spazientito e facendo finta di metter su il broncio.
- Dai nonno, non ti offendere, sai che scherzavo. Continua a raccontare la storia di questo signor estronauta e della lepre dalle lunghe orecchie. Io stò zitta, promesso!
- Bene, allora riprendiamo la storia anche se purtroppo mentre noi discutevamo la nostra lepre dalle lunghe orecchie è ormai scappata via. Non possiamo certo pretendere che si fermi ad aspettare che noi si finisca di discutere. Tutti sanno che le lepri dalle lunghe orecchie sono velocissime e che le lepri lunari sono ancora più veloci. Dovremo accontentarci di seguire il nostro amico estronauta, che per semplicità chiameremo con il suo nome di battesimo: Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici.
- Gionzo? Ma che nome è mai questo? Protestò vigorosamente la piccola Giulia. Ricordandosi poi che aveva promesso di non interrompere più, si portò velocemente le mani alla bocca facendo finta di sigillarla.
- Dicevo dunque che il nostro amico Gionzo, ancora esterrefatto dall'incontro con la lepre dalle lunghe orecchie, muoveva i suio primi passi sul suolo della Luna, quando ad un tratto sentì un urlo di dolore provenire dal basso. Preoccupatissimo abbassò il capo per vedere cosa avesse combinato, sperando di non aver calpestato una delle orecchie della lepre dalle lunghe orecchie. Infatti queste ultime erano veramente molto lunghe e nonostante la lepre fosse già passata da qualche secondo, le orecchie erano ancora davanti a lui.
- Ma che tipo di lepre era, nonnino caro, una lepre simile non l'ho mai vista ne sentita nominare. Disse Giulia ridendo sotto sotto.
- Non saprei, la prossima volta le chiederò i documenti. Rispose il nonno restituendo il sorriso. - Dicevo dunque che il nostro amico Gionzo abbassò lo sguardo e, davanti a lui, a mezzo metro di distanza, vide una piccola lumallina verde che si lamentava debolmente. Tutto preoccupato si abbassò e gli domandò cosa fosse accaduto, che male avesse e se poteva essere d'aiuto.
- Ma nonno, cos'è una lumallina verde?
- Non conosci le lumalline verdi? Ecco, lo sapevo che sarebbe stato meglio cambiare storia. La prossima volta ti racconto quella del Capitan Fracotta in viaggio su Marte! Comunque, visto che sei così curiosa ti faccio un disegno così puoi capire. Preso un foglio di carta dallo scrittoio e alcuni pennarelli Carioca che conservava dai tempi della scuola, il nonno si cimentò nella difficile arte del disegno con risultati a dir poco comici. Dai colori emerse uno strano essere, con il corpo da lumaca, compresa la sua casetta mobile, e la testa da gallina con due occhioni grandi e pieni di lacrime da far compassione ad astronauti ben più duri del nostro amico estronauta.
- Povera lumallina, disse immediatamente Giulia, cercando di non ridere.
E si - povera lumallina verde - disse anche il nostro amico estronauta vedendo che la lumallina non accennava a smettere di piangere.
- Cosa posso fare per te? Disse tendendole una mano in segno di aiuto.
- Come sarebbe a dire - cosa posso fare per te? - Non lo capisci da solo testatonda? Disse nervosamente la lumallina verde, accusando Gionzo di essere l'artefice delle sue pene.
- Nonno, nonno, perchè hai chiamato l'estronauta "testatonda"? Disse Giulia mentre con una mano nascondeva la bocca per non far vedere che rideva.
- Veramente non sono stato io - rispose il nonno - ma la lumallina verde, dovresti chiederlo a lei e non a me.
- Perchè mi chiami testatonda? Disse Gionzo alla lumallina verde, togliendo le parole dalla bocca del nonno e dando così soddisfazione alla piccola Giulia che ascoltava con sempre maggiore interesse.
- Come dovrei chiamarti? Ti sei forse presentato? Ti devo forse chiamare nasorosso? Oppure braccialunghe? Come posso chiamarti se da gran maleducato non ti sei neppure presentato? Io sono una lumallina verde lunare, della specie lumallina lumallinax, e questo è chiaro, ma tu chi sei? Da cosa dovrei capirlo? Sbraitò la lumallina verde, dando segno di essere proprio una lumallina lunare, cosa che si poteva senza dubbio arguire dal suo carattere bizzoso e scontroso. Dicendo tutto ciò, naturalmente, non smise di lamentarsi un attimo, alternando ogni parola con un ahi hai, ohi ohi, uhi uhi.
- Ma si può sapere cos'hai? Disse il nostro estronauta ormai spazientito e quasi sul punto di andar via - Io comunque mi chiamo Giovanbattistamarialorenzo, Gionzo per gli amici.
- ma che razza di nome hai! Disse maleducatamente la lumallina verde - Chiamati pure come vuoi, io ti chiamo testatonda, mi piace di più e a proposito delle mie lamentele, visto che ancora non l'hai capito te lo dico io. Vedi la scia che lascio dietro di me? Non vedi che il tuo grosso piede (o dovrei forse chiamarlo appendicegigantedallabuffaforma) si trova sopra la mia scia?
Come dovrei sentirmi secondo te? Dovrei fare i salti di gioia?
Il povero Gionzo, sentendosi in colpa ritrasse immediatamente il piede dalla scia e la lumallina verde, sollevata e libera di proseguire, lo guardò un'ultima volta con i suoi occhioni verdi prima di proseguire il suo viaggio sulla Luna. Il nostro estronauta, stupito ma soddisfatto, la salutò agitando una mano, rischiando così di colpire col suo grande guanto di metallo la coda di un volpesce che proprio in quel momento arrivava da destra. Ma questa è un'altra storia. Adesso è tardi, chiudi gli occhietti, piccola Giulia e dormi bene fino a domani.
- Ma nonno, raccontami almeno come è fatto un volpesce... provò a lamentarsi Giulia senza successo. Poi diede un bacio al nonno e si addormentò, sognando la Luna, la lepre dalle lunghe orecchie e la lumallina verde...
Se volete potete trovare il libro su ilmiolibro.itilmiolibro.it
 


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO




domenica 9 ottobre 2016

Museo laboratorio della mente

Roma, domenica 9 ottobre 2016.
Come (quasi) tutti i giorni andiamo a fare una bella camminata veloce. Il parco dell'ex ospedale psichiatrico di Roma è perfetto. Niente rumori molesti, niente traffico, solo natura e altri che come noi amano camminare (o correre) a piedi o andare in bicicletta.
Ci attende una sorpresa, l'ASL Roma 1 ha organizzato una gara per amatori. Ma c'è spazio per tutti e noi riusciamo a fare la nostra passeggiata con la solita tranquillità, cercando di non disturbare i corridori...
Fatti i nostri chilometri notiamo che il museo della mente oggi è aperto. Decidiamo di visitarlo.
 La prima cosa che ci colpisce è la camera di Ames, un ambiente particolare costruito per ingannare il cervello. Progettata da Adelbert Ames junior nel 1935, la camera fa capire come le nostre percezioni possano essere ingannate. Si tratta di due ambienti contigui che, visti dal foro di fronte, dall'esterno dell'ambiente, fanno si che non ci si renda conto della reale disposizione degli oggetti, che effettivamente si trovano a diverse distanze dall'osservatore.
 Poco dopo, una parete ci mostra i ritratti di alcuni ospiti dell'ospedale degli anni '30, realizzati dallo psichiatra Romolo Righetti.

 Le sale sono strane, un misto di effetti sonori e di luci ti porta a dubitare di ciò che senti e vedi. Qui sotto la stanza degli imbuti. Quando passi sotto un imbuto puoi sentire delle voci, forse anche la tua...
 Poi, affianco, c'è un'altra stanza dove ti sembra di essere dentro un film degli anni '30, in bianco e nero. La tua immagine viene proiettata su uno schermo a velocità diverse.
 Si prosegue il percorso entrando nella sala chiamata "inventori di mondi". Su una parete alcuni disegni che sembrano realizzati da bambini...
 inquietanti...
Affissi senza regola alla parete si vedono vari oggetti, armadio, letto... ad indicare, immagino, lo sconvolgimento di una mente malata...
 il mondo sembra capovolto...
 e per un attimo anche noi possiamo provare, forse, ciò che prova un malato, non riuscendo a spiegarci ciò che vediamo.
Affianco, un proiettore proietta diapositive e racconta parte della storia della chiusura dell'ospedale.
Alcuni oggetti raccontano di medici, di cartelle cliniche, 
Di malati, di esami, ancora primitivi, se paragonati ad oggi... di cervelli dall'aspetto non sempre normale...
Dal buco di una porta si osserva l'ambiente in cui vivevano i malati
e si può solo immaginare le loro sensazioni, la loro tristezza, la loro... solitudine!
Oggetti dimenticati, o lasciati volontariamente
Oggetti di altri tempi
 Strumenti di cura, come quello per fare l'elettroshock

Oppure oggetti banali come una scatola di whisky, usata per contenere alcuni pennelli, occupano le stanze...
Al centro della stanza, la riproduzione delle scritte e dei graffiti ritrovati in alcune stanze, opera di alcuni ospiti.
Si leggono ancora alcune parole, si intuisce il significato dei disegni


Ci si può ancora stupire, di fronte alla rappresentazione di un uomo, con le braccia legate nella camicia di forza... abbruttito dalla malattia e dalla solitudine
 La stanza del refettorio...

 e la farmacia concludono la nostra visita in questo angolo di mondo dimenticato...



 
All'uscita un registro raccoglie i pensieri e le firme dei visitatori... e la tristezza ti assale di fronte all'impossibilità di capire la malattia e all'impotenza di chi la vive nella propria famiglia...
Grazie per aver conservato questi ricordi, tristi...

Usciamo all'aria aperta e raggiungiamo il centro del parco, dove stanno premiando i vincitori della gara.
Alcuni vip si muovono con disinvoltura tra la gente...

La passeggiata è finita, è ora di rientrare...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 8 ottobre 2016

Roma, museo archeologico di Palazzo Venezia



Roma è un unico immenso museo.
Le strade, i palazzi, le case, i monumenti di ogni parte del mondo, stanno li a ricordarti i tre millenni di storia.
Uno dei musei più interessanti è quello di Palazzo Venezia.
 All'interno vi è solo l'imbarazzo della scelta.
Bellissimi bronzetti,
 statue lignee e in marmo
 mobili antichi, lavorati in modo stupendo.
 Quadri, pale d'altare, crocifissi
 opere d'arte pittorica, questo è il bellissimo san Pietro piangente, del Guercino. Provate ad ingrandire la foto e ammirate le lacrime sugli occhi di san Pietro...
 Stupende ceramiche
 La statua di san Michele, con fattezze da giovane donna.



 e una splendida fontana, nel giardino
 vi lasceranno a bocca aperta.
Roma, splendida città...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO