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martedì 10 gennaio 2017

Annibale, di G.P. Baker

Mediterraneo!
Il Mare Nostrum dei romani. Antiche città sorsero lungo le sue coste in tempi diversi. 
Tra queste Utica, che in fenicio significa "città vecchia", ma anche Kart Hadasht, città nuova, che i romani chiamarono Cartagine.
La storia di Cartagine è legata a quella di Siracusa, di Roma e delle guerre Puniche ed a quella di una famiglia: i Barca.
Amilcare, padre di Annibale, era stato comandante delle truppe cartaginesi in Sicilia, dove da alcuni anni si assisteva agli scontri tra Roma e Cartagine, di volta in volta chiamate alla guerra per conquistare l'egemonia sul Mediterraneo.

Annibale nasce a Cartagine proprio in questo periodo, era il 247 a.C.

Dopo la fine del conflitto in Sicilia, Amilcare lascia la testa dell'esercito e rientra in patria. Seguiranno anni di ribellioni causati dal mancato pagamento del soldo alle truppe mercenarie.
Cartagine, in quella che è conosciuta come prima guerra punica e nelle rivolte successive, oltre alla Sicilia, perse anche la Sardegna. 

A seguito di un tentato colpo di stato architettato da Amilcare, non andato a buon fine, il generale partì per la Spagna, forse chiamatovi dal genero Asdrubale, e da li ricominciò i preparativi per la conquista dell'Italia.

Annibale in quel tempo aveva solo nove anni quando, un giorno, il padre lo chiamò a se e gli chiese se voleva seguirlo in Spagna. Annibale accettò con gioia. Il padre gli fece pronunciare allora un solenne giuramento con il quale si impegnava a non riconciliarsi mai con i suoi nemici, i Romani.

Nei nove anni successivi Amilcare, sempre con suo figlio al fianco, conquistò la Spagna. 
Si stava preparando alla conquista di ulteriori territori nel nord della Spagna quando, attraversando un fiume, annegò. 
Il potere passò nelle mani di Asdrubale, suo genero, che proseguì le sue campagne di conquista per altri otto anni, attestando il confine sull'Ebro. Oltre il fiume iniziava la zona di influenza dei Romani, non era possibile attraversarlo a meno di riprendere la guerra.
Asdrubale fu assassinato nel 221 a.C..
Annibale aveva 26 anni ed era il naturale successore di suo zio, a lui spettavano le redini del comando. D'altra parte Cartagine non si preoccupava più di tanto di quanto accadeva in terra di Spagna, così alla morte di Asdrubale fu ratificata la nomina di Annibale a nuovo comandante dell'esercito. 

In quegli anni di conquista in Spagna, l'esercito era cambiato. 
In primo luogo era diventato un esercito professionale. Assoldato, addestrato e pagato dallo Stato Maggiore che ne disponeva senza chiedere nessun parere alla classe politica di Cartagine. Non si trattava più dell'esercito di mercenari impiegato in precedenza e che tanti problemi aveva provocato al ritorno dalla Sicilia.
Annibale disponeva di un esercito ben addestrato e soprattutto fedele a lui e solo a lui.
Nei due anni successivi si preoccupò di consolidare il suo potere e di sottomettere le tribù della valle dell'Ebro, cercando di non entrare in conflitto con i Romani. Almeno fino a quando non furono i Romani a violare il trattato di pace allora in vigore. 
Una piccola città, Sagunto, a sud dell'Ebro e quindi sotto l'influenza dei cartaginesi di Spagna, chiese aiuto a Roma. Roma decisa a fermare l'avanzata di Cartagine intervenne in favore di Sagunto, dichiarando che la città si trovava sotto la sua protezione.
Annibale aspettava proprio questo momento. 
Incontrò gli ambasciatori Romani e si lamentò con loro dell'ingerenza nei territori che considerava suoi. Disse che non poteva far finta di niente a scapito della credibilità sua e di Cartagine. Se le cose restavano così la pace tra Cartagine e Roma era rotta e la responsabilità era dei Romani.
Il Senato di Roma non prese sul serio le minacce del giovane Barca, anche perchè era impegnato a gestire i problemi della più vicina Illiria (che si trovava dove oggi si trova Albania e il Montenegro). 
Il console Lucio Emilio Paolo era appena partito alla volta di Dimale, città nei pressi dell'attuale Durazzo, presso la quale il re dell'Illiria Demetrio di Faro (ex alleato Romano) aveva dislocato tutte le sue forze, quando Annibale intraprese l'assedio di Sagunto.
La conquista di Sagunto fu la prima grande impresa di Annibale, il grande generale Cartaginese che sarà ricordato dalla storia per aver attraversato le Alpi con i suoi elefanti da guerra e per aver messo in ginocchio i Romani nella celebre battaglia di Canne.
L'intelligenza del generale Cartaginese, la sua forza di volontà, le sue capacità di manovra e l'astuzia di cui diede ampia dimostrazione, ne fanno ancora oggi uno dei più studiati.
Il libro di George Philiph Baker, autore inglese nato a Plumstead nel 1879, è veramente appassionante, scritto con stile, mai pesante, ricco di particolari e citazioni dagli autori classici, merita a pieno titolo di far parte della biblioteca personale di ogni appassionato di storia.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 7 gennaio 2017

Visita alla Galleria Borghese - Roma

A Roma ieri è stata una giornata fredda, serena ma fredda.
Di quel freddo intenso delle giornate di tardo inverno, con quel vento freddo che ti congela le guance e le orecchie...
Noi abbiamo approfittato comunque del tempo libero per visitare la Galleria Borghese, uno dei nostri obiettivi ormai da diversi mesi.
La Galleria Borghese si trova all'interno dei giardini di Villa Borghese. Occupa una splendida palazzina che si staglia elegante sullo sfondo azzurro del cielo, fatta realizzare intorno alla fine del 1500 dal cardinale Scipione Borghese.


Al suo interno sono custodite opere di Caravaggio, Bernini, Canova, Raffaello, Tiziano... e tanti altri pittori e scultori famosi.

La visita va prenotata ed è un po cara, anche perchè oltre al costo dei biglietti si paga la prenotazione obbligatoria e il servizio di vendita al concessionario, comunque, dopo aver sborsato una media di 20 euro a testa, ci si può finalmente godere la visita.

Purtroppo è vietato scattare fotografie, per cui posso solo mostrarvi alcuni scatti effettuati prima di sentire l'avviso e qualche foto di alcune opere tratte da internet.

Tra le opere che ho più apprezzato, ecco forse la migliore: si intitola "Il ratto di Proserpina", ed è un gruppo scultoreo in marmo di Carrara di Gian Lorenzo Bellini, realizzata per il cardinale Scipione Caffarelli Borghese.




Per chi fosse interessato alla storia di Proserpina, la si può trovare in Ovidio, Metamorfosi  (Libro V, 391 e seguenti), da cui traggo una piccola parte:

           "Non lontano dalle mura di Enna vi è un lago di acqua profonda di nome Pergo; il Caistro non ode più di quello canti di cigni nelle sue acque correnti. Un bosco incorona le acque, cingendo ogni lato e con le sue foglie, come con un velo, allontana i raggi del sole; i rami danno frescura, l'umida terra fiori purpurei; vi è perpetua primavera. Mentre Proserpina si trastulla in questo bosco e coglie o viole o bianchi gigli e mentre con fanciullesca cura riempie i cestelli e il lembo della veste e si sforza di superare le coetanee nella raccolta, appena vista fu amata e rapita da Plutone, a tal punto fu rapida la passione."

Sempre del Bernini è una seconda opera in marmo, eseguita però con l'aiuto di un altro maestro scultore, Giuliano Finelli, che realizzò le parti più delicate, si tratta di "Apollo e Dafne", anche questa storia è tratta da Ovidio (I, 450 e seguenti).


La terza opera che voglio mostrarvi è è il David, sempre del Bernini.


L'opera è stata commissionata dal cardinale Peretti ma poi acquistata dal solito cardinale Scipione Caffarelli Borghese.

Non c'è molto da dire, di fronte a queste opere d'arte, bisogna solo osservarle in silenzio, ruotare attorno al loro piedistallo e osservarle ancora, alla ricerca di un particolare, di una muscolo, di una smorfia del viso...

Naturalmente nella Galleria Borghese sono esposti tantissimi quadri, oltre alle statue di cui vi ho fornito un assaggio.
Purtroppo le luci o la posizione elevata spesso non consentono di osservarli altrettanto bene che le statue.

Tra i quadri più belli, per me, uno su tutti, realizzato da Michele di Ridolfo del Ghirlandaio: Leda.

  
Per la sua particolarità, mi è restato in mente il "Paesaggio con corteo magico" di Girolamo da Carpi:


Osservando da vicino un quadro molto colorato mi sono reso conto che si trattava di un mosaico... di Marcello Provenzale, dal titolo "Orfeo".



E qui mi fermo, non certo perchè le altre opere non meritino di esser citate (ve ne sono più belle e sicuramente più famose) ma solo perchè mi sembra giusto dare anche a voi la possibilità di vedere coi vostri occhi, le opere presenti alla Galleria Borghese.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO