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sabato 5 dicembre 2015

Filastrocca dell'idraulico

Qualche giorno fa, girando per mercatini, mi sono imbattuto in un libriccino colorato che ha subito attirato la mia attenzione, "Filastrocche in cielo e in terra", di Gianni Rodari.
Non credo occorra dire che ora il libro fa parte della mia biblioteca.
Da ragazzo lessi tantissime filastrocche di Gianni Rodari, una la ricordo ancora.
Si tratta di una filastrocca che ha come base la tabellina del tre:
Tre per uno Trento e Belluno,
tre per due bistecca di bue
tre per tre latte e caffè
tre per quattro cioccolato
tre per cinque malelingue
tre per sei patrizi e plebei
tre per sette torta a fette
tre per otto pasta e risotto
tre per nove scarpe nuove
tre per dieci pasta e ceci.
Purtroppo in questo libro non l'ho trovata ma continuerò a cercare.
Può sembrare una cosa stupida, come filastrocca, ma è fatta per bambini, per imparare, per stimolare la fantasia e indurre curiosità.
Negli stessi giorni sono stato costretto a cercare un idraulico, esperienza spiacevole sotto tutti i punti di vista, soprattutto finanziario.
Fatto sta che le due esperienze, si sono prese per mano e da esse è nata una piccola filastrocca, sicuramente non all'altezza di quelle che ho tanto amato in gioventù, ma credo altrettanto istruttiva.
Ve la racconto qui di seguito sperando che a qualcuno sia utile.

Filastrocca dell'idraulico

Ho deciso, per mio figlio,
un buon lavoro ricercare
non troppo faticoso
e che faccia guadagnare.

Guarda a sinistra, guarda a destra,
non c'è modo di capire
in quest'Italia malandrina
è sempre la stessa minestra!

Le statistiche ufficiali
sembran proprio tutte uguali,
gioiellieri ed imbianchini
fan la fame poverini
i più ricchi va a finire sono proprio
insegnanti e professori.

Giardini, auto d'epoca e ville
stanno in mano a nullatenenti
che per la loro posizione
prendon pure la pensione
di povertà!

Papà, papà
urla stupito mio figlio
tirandomi per un braccio
per attirare l'attenzione,

"Ecco, io voglio quella macchina
da grande",
una Ferrari, per la strada se ne va,
"Quel signore che lavoro fa?"
Ecco, lo sapevo,
altro che insegnante o professore,
è un idraulico di Roma,
quel signore là!

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

sabato 7 novembre 2015

La Città del sole, di Tommaso Campanella

Luglio 2012, Legnano. Una bancarella di libri in piazza, mi fermo...
La città del sole, di Tommaso Campanella.
La città del soleQualche anno prima ho letto Utopia di Tommaso Moro e ricordo un qualche riferimento alla Città del sole, forse nell'introduzione. 
"Quanto costa?", chiedo al venditore.
"2 euro" mi risponde lui. "Però se prende anche qualche altro libro poi ci mettiamo d'accordo."
Così passo una mezz'ora a frugare tra i libri. 
Alla fine me ne vado con cinque libri per 6 euro, Tra questi Ockham e Campanella.
Non starò a parlarvi del libro, credo sia abbastanza famoso, voglio solo indicare alcune curiosità che, credo, meritino attenzione.
Dirò solo che il libro racconta, attraverso un dialogo tra un genovese viaggiatore, nocchiero di Colombo, e un Ospitalario (Cavaliere dell'Ordine degli Ospitalieri) il suo viaggio presso un popolo che abitava nella Città del Sole, presso l'isola di Taprobana (Sumatra).
Ad un certo punto il genovese racconta che gli abitanti della città del sole pensano che vi fu un tempo in cui ci sia stato "gran scompiglio nelle cose umane, e stavano per dire con Platone, che li cieli prima giravano dall'occaso, dove mo è il levante, e poi variaro [..] Più pazzia è dire che prima resse Saturno bene, e poi Giove, e poi gli altri pianeti; ma confessano che l'età del mondo succedono secondo l'ordine dei pianeti, e credono che la mutanza degli assidi ogni mille anni o mille seicento variano il mondo. E questa nostra età par sia di Mercurio, si bene le congiunzioni magne l'intravariano, e l'anomalie han gran forza fatale."

Sarà pure una città ideale, cosa che io non credo (sono più propenso a pensare ad un viaggio reale!) ma una cosa è certa, come le antiche civiltà europee pensavano che il mondo è soggetto a sconvolgimenti più o meno direttamente legati al tempo e, forse, alla posizione dei pianeti.

La seconda curiosità è un'altra frase buttata là così: "questo sappi,c'han trovato l'arte del volare, che sola manca al mondo, ed aspettano un occhiale di veder le stelle occulte ed un oricchiale d'udir l'armonia delli moti dei pianeti."

Dal che si deduce che il popolo della città del sole aveva scoperto il volo, conosceva il telescopio e un qualche altro strumento di cui non mi è chiaro l'uso ma che doveva aver a che fare con l'astronomia.

Chissà cosa c'è di vero in tutto ciò, in ogni caso la cosa è curiosa e per questo la cito.

Dimenticavo, Campanella visse a cavallo tra il 1500 e il 1600...

Buona lettura a chi di Campanella ha sentito solo il nome, io intanto cerco gli altri suoi libri, e sono tanti, per leggerli nella speranza di trovare qualche altra curiosità.

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

sabato 19 settembre 2015

Res Publica, di Andrea Carandini

La storia di Roma antica, si può dire, è la nostra storia. Eppure in quanti sono a ricordare qualcosa dei primi Re e di come si passò alla Repubblica?
Certo, si sa, in linea generale, che vi furono scontri tra i ricchi e potenti del tempo e i poveri diseredati, spesso reduci delle guerre di conquista o di difesa della patria, ma qualcuno ricorda i nomi di coloro che hanno fatto la storia di quegli anni?
Vorrei rispondere "Si", la conosciamo, ma non è così, non per tutti.
Andrea Carandini, con il suo libro Res Publica, richiama alla mente quei giorni, descrive quei personaggi, ne racconta la storia pervenutaci attraverso le fonti antiche: Tito Livio, Catone, Cicerone, per citarne solo alcuni.
Nel libro sono illustrati con attenzione i caratteri dei personaggi principali, tra questi Tarquinio il Superbo e la sua famiglia e i suoi oppositori, Bruto in primis.
Stesso nome di colui che liberò Roma da un altro Cesare, vissuto però quasi cinque secoli prima.
Tarquinio il Superbo, così chiamato per il suo carattere, prese il potere intorno al 534 a.C. uccidendo il suo predecessore Servio Tullio.
Lucio Giunio (detto Bruto) e Publio Valerio (detto Poplicola) saranno coloro che riusciranno a cacciare Tarquinio e a creare la Repubblica.

Non starò qui a raccontarvi la storia, chi vuole può trovarla ovunque, aggiungerò solo poche righe a questo breve articolo per indicare delle altre curiosità che ho trovato nel libro, tra queste vi è un elenco di elementi tipici comuni a tiranni e demagoghi, forse utile, ancora ai giorni nostri, per riconoscere in anticipo una tale figura. Dunque, l'autore riporta un brano tratto dal libro "L'ombra lunga di Napoleone, di Alessandro Campi, in cui si dice che un tiranno si distingue per la sua "carica vitale, forza di volontà, testardaggine, risolutezza, frenesia, egocentrismo, brama di affermazione e rivalsa, magnetismo, carisma, sapienza nell'uso pubblico della propria immagine, culto di se fino all'eroizzazione, capacità di legarsi direttamente al popolo, abilità comunicativa e propagandistica, bisogno di prevalere, talento di seduzione legando moltitudini al proprio destino, brama di comando, di ostentazione, di ricchezza e di potenza, capacità di visione, avversione a forme, a regole e a convenzioni consolidate, volontà innovativa fino all'eversione, capacità demiurgica, organizzativa, gestionale e realizzativa, passione per grandi imprese, manie di grandezza, sfrontatezza, spregiudicatezza, cinismo, istrionismo, gusto per la menzogna, mancanza di scrupoli, voglia di intimidire e inclinazione alla vanità".

Questa lista è molto interessante, a mio avviso. Chiaramente non tutte le caratteristiche indicate prese per se stesse, sono negative, anzi alcune sono caratteristiche tipiche dei grandi uomini, però messe tutte assieme descrivono i tiranni.
Un'altra cosa degna di ricordo è l'arrivo a Roma dei libri sibillini, acquistati da Tarquinio il Superbo e da allora diventati oggetto di culto. La storia dell'aqcuisto è molto interessante e vi consiglio di leggerla, anche questa è nota.
Una delle cose che non avevo mai letto prima era l'uso in Roma di sacrificare bambini, che l'autore afferma fosse in uso nell'antichità e che Tarquinio il Superbo aveva reintrodotto. Fu poi Bruto a abolire nuovamente il sacrificio e reintrodurre l'uso di offrire a Giove teste di cipolla, capelli e sardine al loro posto, come aveva fatto in precedenza Numa Pompilio.
Sacrifici cruenti come questo erano in uso in antichità tra altri popoli, per esempio tra i Fenici.
E' ancora importante ricordare, a mio parere, la stesura del primo trattato tra Romani e Cartaginesi, firmato al tempo della Repubblica, è Polibio che ce ne parla.
Il trattato, è interessante anche perchè vi si parla della Sardegna, per cui lo riporto integralmente:
"Né i Romani né i loro alleati navighino oltre il Capo Bello, a meno che non vi siano costretti da un fortunale o dall'inseguimento di nemici. Chi vi sia stato costretto con la forza, non faccia acquisti sul mercato, né prenda più di quanto gli sia indispensabile per rifornire la nave e celebrare i sacrifici, ed entro cinque giorni si allontani. I trattati commerciali non abbiano valore giuridico se non siano stati conclusi alla presenza di un banditore o di uno scrivano. Delle merci vendute alla presenza di questi, il venditore abbia garantito il prezzo dallo Stato, se il commercio è stato concluso nell'Africa settentrionale o in Sardegna. Qualora un Romano venga in Sicilia nella parte in possesso dei Cartaginesi, goda di parità di diritti con gli altri. I cartaginesi a loro volta non facciano alcun torto alle popolazioni di Ardea, Anzio, Arenta, Circei e Terracina, né di alcuna altra città dei Latini soggetta a Roma; si astengano pure dal toccare le città dei Latini non soggette ai Romani e qualora si impadroniscano di una fra esse, la restituiscano intatta ai Romani. Non costruiscano in territorio latino fortezza alcuna e qualora mettano piede nel paese in assetto di guerra, è proibito loro passarvi la notte".
Questo trattato è, a mio parere, interessantissimo, perché fa capire su quali territori effettivamente i Romani erano influenti.
Spero di avervi incuriosito abbastanza per spingervi alla lettura di questo libro.
A presto.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO