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domenica 1 novembre 2009

L'enigma della lingua Etrusca... prime curiosità!

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Necropoli di Cerveteri

Mostra "Gli Etruschi e la Sardegna"

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Ieri ho iniziato a leggere un libro comprato l'anno scorso durante la visita ad una mostra sugli Etruschi, mostra che si teneva in Sardegna... Sardi ed Etruschi accomunati dal mistero del loro passato!

Il libro ci parla della lingua Etrusca e dei testi sopravvissuti al tempo. Spesso si tratta di testi funerari e le parole usate sono quasi sempre le stesse... ma meglio che niente!
Dall'Egitto arriva il cosiddetto "libro di Zagabria"... un rotolo di lino scritto in Etrusco usato per avvolgere una mummia di una donna Egizia risalente ad un periodo tra il I° secolo a.C. e il I secolo d. C., ora custodita a Zagabria.
Alcuni testi bilingue aiutano la traduzione... uno di questi é conosciuto col nome di "lamina di Pyrgi" e vi si può leggere una iscrizione in Etrusco e Fenicio.
Da una tavoletta per la scrittura, detta Marsiliana d'Albegna, sappiamo che l'alfabeto Etrusco aveva 26 lettere...
Generalmente i testi si scrivevano (e leggevano) da destra a sinistra, anche se vi sono delle eccezioni!
Sembra che nell'Isola di Lemno vi fosse un gruppo che usava una lingua molto simile all'Etrusco. Esistono anche delle testimonianze antiche che fanno risalire gli Etruschi ad una popolazione proveniente dall'area greco/turca... ne parlarono Erodoto, che li chiamava Tirreni, Tucidide e Dionigi di Alicarnasso che ci riferisce di una leggenda che vede gli Etruschi partire da Lemno per arrivare prima a Crotone, ora Cortona, per poi occupare buona parte della penisola... secondo i racconti riportati da vari storici che lo precedettero gli Etruschi o Tirreni sarebbero quelli che i greci conoscono come Pelasgi. Dionigi di Alicarnasso però non condivide questa teoria e afferma che gli Etruschi o Tusci, così chiamati dai Romani, si davano il nome di "Rasenna", da uno dei loro capi.
Potrei continuare citando altre curiosità sia sulla lingua che sulla storia ma per ora é tutto!
Alla prossima.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

2 commenti:

  1. Pare che gli abitanti di Lemno fossero proprio Etruschi. Essi scrivevano infatti secondo l'alfabeto etrusco.
    Del resto gli storici greci parlano di pirati tirreni (Etruschi) nell'Egeo. Cosa che non sarebbe stata possibile, considerate le caratteristiche delle imbarcazioni di quell'epoca, senza una base avanzata in quelle acque.

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  2. Alessandro,
    tu sai che mi occupo in modo preponderante di preistoria e storia antica della Sardegna. E' proprio in questa ottica, senza avere alcuna pretesa di ordine scientifico (perché non ho sottoposto ad attenta analisi ciò che vado a narrare) che desidero mettere a disposizione degli eventualmente volenterosi fruitori del tuo blog, due aspetti in stretta relazione con l'isola di Lemnos (sulla quale sarebbe lungo discutere per le implicazioni che coinvolgono "Pelasgi", "Tirreni" e "Sardiani") da te nominata per la presenza della famosa stele di Kaminia, che è appunto una località della stessa isola.
    1- sull'isola esiste un villaggio ove mi sono imbattuto in una anziana signora che nella corte della sua abitazione stava facendo quello che noi chiamiamo "su pistizone" che è precisamente ciò che i campidanesi chiamano "sa freula".
    Ebbene sai come è chiamato quel paese? Apri le orecchie, la mente e il cuore!
    Si chiama SARDES e si trova a nord est di Mirina. Tale villaggio passa inossevato ai più, anche ad uno studioso del calibro di C. De Palma, che pur ha visitato l'isola (ed ha scritto "La Tirrenia Antica", storia e civiltà degli Etruschi, in due volumi, che segnalo perché è anche una fondamentale testimonianza della storica, ancestrale dipendenza della Toscana dalla Sardegna, in termini strettamente culturali e tecnologici) mentre non poteva che essere fagocitata dal sottoscritto, con anche solerte degustazione de "su pistizone" in casa della gentile ospite.
    2- Ritenuta del VI secolo a.C, la stele di Kaminia (villaggio che trovasi poco a nord est del famoso sito neolitico di Poliochni (risalente al Bronzo Antico e scoperto dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene negli anni trenta) fu trovata inserita nel muro della locale chiesa di Sant'Alessandro nel 1886. La particolarità di questa mia seconda parte è racchisa nel fatto che ti voglio mandare una "libera" traduzione del testo in essa scolpito, stai a vedere:

    -Viaggiatore, se racconti le tue sventure, sii mesto.
    -Quando i vicini attaccarono con navi da guerra,
    -Tabarzios salvò la sua città natale.
    -E quando i Maliani attaccarono,
    -di nuovo egli salvò i Mirinati.
    -Lunga vita a Tabarzios!.

    -Viaggiatore, quando i Focei attaccarono,
    -egli salvò la sua città natale,
    -ma fu ucciso.
    -Lunga vita a te, Karales!
    -La sfortuna seguì, ma
    -i Focesi furono respinti.
    -Rivelati adesso che, o sventura!
    -i vicini hanno veleggiato contro di noi.
    -Oh, Karales è perduto/a!

    Saluti, mikkelj.

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