«Molto Illustre Signor Ministro,
sono venuto a conoscenza del fatto che Ella, pochi giorni addietro, ha dato una sorta di imprimatur ad una iniziativa commerciale (che coinvolge anche altre nazioni) denominata “La rotta dei Fenici”.
Essendo, il sottoscritto, un ricercatore indipendente di preistoria e storia antica della Sardegna, mi sono naturalmente imbattuto (da lustri ormai) nella tematica, gli esiti della cui approfondita essenza etimologica, pur nella loro devastante evidenza, non sono ancora riusciti a condurre su ragionevoli percorsi, quella parte degli studiosi non adusi ad un elevato incedere.
Ebbene, sono in procinto di pubblicare un lavoro che ha il seguente titolo:
I Fenici non sono mai esistiti
Mi preme darLe questo supporto, onde fornirLe una visione più universale di quell’ambito storico cui si vuol far risalire la suddetta iniziativa.
Ove ritenga utile entrare nel merito, La prego di contattarmi.»
Di nessun cenno di risposta fu però giudicata esser degna la mia missiva.
Il 24 Marzo 2010, sono venuto a sapere che da parte dei Beni culturali viene dato parere favorevole alla messa a punto di alcune biasimevoli iniziative. Esse culminano nella sostituzione della denominazione geografica del Golfo di Oristano con quella paradossale, insulsa e negatrice della storia autentica della Sardegna, che risulta architettata con un disarmonico insieme di suoni, così graficamente rappresentati:
golfo dei fenici
Ora, pur avendo sperimentato come il Ministro, qual novello Ulisse, tenda il suo udire verso sirene che, in quanto tali, il vero non possono raccontare, ho ugualmente deciso di inviargli una seconda siffatta comunicazione epistolare:
«Signor Ministro,
Lei nulla sa di Sardi e Sardegna, Lei nulla sa di Fenici. L’essersi prestata a questa insensata operazione che ha definito il golfo di Oristano (che fonda le sue basi su qualcosa di storicamente reale) come il “Golfo dei Fenici”, non rende giustizia alla storia della Sardegna ed ancor meno alla sua intelligenza politica, che si è fatta sottomettere da sinistrorse fossili determinazioni.
Avevo cercato, nel recente passato (senza successo mi avvedo), di metterLa in guardia contro operazioni che proprio nulla hanno da spartire con la CULTURA, della quale Ella dovrebbe essere l’ultimo difensore, come la semanticamente vuota “rotta dei Fenici”.
Pubblicherò a giorni il mio secondo libro dal titolo emblematico:
I Fenici non sono mai esistiti
Ove Ella trovasse il tempo e l’attenzione per leggerlo, si avvedrà quanto insulsa sia stata l’operazione di ribattezzare il Golfo di Oristano e quanto danno, la Sua azione di Ministro mal consigliato, abbia recato alla Sardegna, al Suo dicastero ed a sé stesso.
Distinti saluti.»
Bene, questo è quanto lo sfogo, di chi da lustri si occupa dell’argomento, ha partorito nelle due occasioni.
Ho anche avuto sentore come, a seguito di questa seconda disgrazia che dall’alto ci cala, si stiano progettando azioni di protesta, assemblee, comitati, movimenti, ecc., ecc.
Ora, una persona comune, che viaggia su un veicolo alimentato con un poco di logica, si chiede: ma come! Anche sas predas sapevano che quella parte della fessa (nell’accezione di vuota) cultura sarda, stava facendo carte false per addivenire alla creazione di quella amenità che si cela dietro il parco dei fenici! E tutti sanno come amenità del genere portino seco un’infinità di interessi non certo culturali! Ebbene, tutte quelle persone dabbene che ora si svegliano e decidono di fare la guerra pur essendo il trattato di già firmato, non si rendono conto di quanto velleitaria appaia tale tardiva presa di coscienza di un pericolo che pur è stato pendente sulle loro teste per oltre diciotto mesi? Non sarebbe stato più proficuo attivarsi, non solo con la fessa (ancora nel senso di vuota) raccolta di firme, fine a sé stessa (come si è visto), proprio nel momento in cui furono dichiarate le ostilità ed addivenire con la forte comune volontà, alla stroncatura della azione di coloro, soprattutto docenti universitari, che immersi nella loro circoscritta tessera fenicia (facente parte di un mosaico il cui insieme non riescono neppure ad immaginare) appaiono totalmente ignoranti (perché appunto non conoscono) circa la vera, sublime storia della Sardegna?
Mi chiedo però:
- La Regione, nella persona del suo esimio presidente, chiamato a rappresentare gli interessi dei Sardi e della sardità,
- Il consiglio regionale, nella persona del suo presidente, che dovrebbe esprimere il suo compito di controllo,
- L’assessorato regionale alla cultura che, nella persona del suo assessore, dovrebbe avere a cuore e proteggere l’antico retroscena culturale di tutte le aree della Sardegna, comprendendovi anche la regione di Oristano, da invasioni commerciali,
cosa essi intendano fare!
Ma, tutte queste entità, nell’insieme dei loro singoli appartenenti, e proprio le tre menzionate figure istituzionali poste a salvaguardia del bene comune, con i direttori generali delle varie regionali istituzioni che non permettono si muova foglia se alcuno di essi non voglia, sappiano essersi piazzati nel mirino del nostro feroce, critico arco, ben pronto a scoccare i più avvelenati strali verso il loro imbelle proteggerci, se non riusciranno a cassare ogni stupidità tendente ad inserire nella carta geografica, la abominevole suddetta nuova denominazione che reputiamo perfino offensivo della Sardità, ripetere ancora.
Mikkelj Tzoroddu