Quante cose si danno per scontate!
Ora, leggendo questo libro, ho scoperto che, forse, i testi indiani che vanno sotto il nome collettivo di "Veda",
sono ancora più antichi, come il sanscrito, la lingua utilizzata per scriverli.
Certo, non ci metterei la mano sul fuoco, ma gli autori sostengono la cosa con convinzione.
Da dove viene questa loro convinzione? Dai Veda.
I Veda sono dei testi sacri che secondo i tre autori sono stati scritti in epoca remota. Ma quanto remota?
Questo è ancora da capire, sia perchè l'India ha una tradizione orale molto importante, sia perché i testi fanno riferimento ad una geografia dell'India che in parte non esiste più ed infine a causa delle distorsioni dovute alle interpretazioni storiche eurocentriche che hanno sempre negato all'India la giusta posizione nella cultura e nella storia del mondo.
I Veda sono i testi sacri più lunghi e complessi del mondo. Il Rig-veda, il più antico, è una raccolta di 1028 inni in lode del Divino. Notate bene che ho detto del Divino, al singolare, questo perchè nonostante si pensi comunemente che in India si adorino tanti dei, questi non sono altro che diversi aspetti della stessa unica divinità.
Il secondo dei Veda si chiama Sama-veda ed è un manuale liturgico che in buona parte riprende gli inni dal Rig-veda. Il terzo testo è l'Yajur-veda, ovvero il testo degli inni sacrificali. Sembra essere stato composto verso la fine dell'epoca vedica. Infine vi è l'Atharva-veda, un testo particolare e probabilmente più recente.
I testi sacri Veda non sono gli unici testi antichi provenienti dall'India, a questi occorre aggiungere i Brahmana, le Upanishad ovvero le scritture esoteriche e gli Aranyaka, testi destinati agli iniziati.
Ma, dopo aver dato dei cenni generali, potreste chiedermi: di che periodo sono i testi di cui si parla? Perchè ci dici che sono probabilmente i più antichi del mondo?
Devo dire che il libro, da questo punto di vista, è molto interessante perchè ripercorre la storia degli studi fatti sui testi riportando le differenti ipotesi avanzate nel tempo sull'antichità dei testi vedici e sulla storia antica della stessa India.
Una delle cose che più mi ha colpito è la teoria dell'invasione ariana dell'India. In breve si tratta di una ipotesi avanzata da alcuni studiosi europei, principalmente Max Muller e Gordon Childe, che legando l'uso della lingua al gruppo etnico ariano indirizzarono involontariamente gli studiosi nel pensare che un popolo nord europeo, gli ariani per l'appunto, avessero invaso l'India in tempi passati e da questa invasione nascesse la cultura indiana. Le prove a favore dell'ipotesi avanzata erano praticamente nulle ma la situazione politica dell'Europa di fine Ottocento e inizio Novecento era tale che l'ipotesi divenne ben presto verità e venne utilizzata, tra l'altro, per giustificare la superiorità della razza ariana sul resto del mondo.
E dire che il termine Ariano, che deriva dal sanscrito Arya, significava nell'antica India "nobile", "istruito"! Che beffa.
Ma torniamo per un attimo alle cose che si danno per scontate.
La maggior parte delle persone da per scontato che l'evoluzione della società umana sia lineare. Da animali si è divenuti uomini cominciando a coltivare la terra, raggruppandosi in villaggi vicino ai fiumi. I villaggi ben amministrati crebbero divenendo città... e così si arriva ai giorni nostri.
Eppure le cose non sono così semplici e lineari.
Quante volte un terremoto, uno tzunami o una epidemia hanno rigettato l'uomo ad uno stadio di sviluppo precedente?
Non si può sapere, ma è accaduto di sicuro.
Nel lontano oriente la scoperta di diverse città datate almeno al 2000 a.C. confermano il fatto che la storia procede a singhiozzo e che culture anche molto avanzate possono regredire e scomparire del tutto.
Harappa, Mohenjo Daro, Kalibangan e tanti altri siti che sono stati scoperti all'inizio del Novecento, dimostrano che esistettero città nel passato remoto, città che scomparvero quando, probabilmente a causa di enormi sconvolgimenti terrestri, un fiume ad oriente dell'Indo scomparve, lasciando spazio ad una enorme pianura quasi desertica. Questo fiume scomparso, probabilmente è lo stesso fiume di cui si parla nel Rig-veda, il Sarasvati, oggi nascosto sotto le sabbie del deserto di Thar. Eppure se qualcuno avesse utilizzato le informazioni riportate nel Rig-veda, come fece Schliemann per la sua ricerca di Troia, avrebbero consentito di trovare città e tesori dove oggi effettivamente si stanno trovando.
Se le cose andarono così, occorre cominciare a pensare che i Veda vennero composti prima degli sconvolgimenti che fecero si che il Sarasvati scomparisse. Se così fosse i Veda sarebbero realmente i testi più antichi del mondo!
Dunque, intorno al 2000 a.C. (o prima!), sconvolgimenti di immani dimensioni cambiarono la faccia della terra nel territorio dell'India, cancellando fiumi e popolazioni intere. Una domanda, possibile che tali sconvolgimenti abbiano lasciato indenne il resto del mondo?
Non saprei, però mi sembra strano che simili sconvolgimenti possano accadere senza che il resto del mondo ne subisca una qualche influenza.
Comunque sia andata, una cosa posso dirla con certezza, nella mia lista dei libri da leggere, i Veda hanno conquistato una posizione prioritaria. Nella mia biblioteca gli ho già riservato un posto d'onore, affianco ad "Antica India, la culla della civiltà".
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO