Era da anni che non metteva più piede in quella casa.
Forse dieci, no, dodici anni. Dalla morte della madre.
Era una piccola casa singola in mattoni rossi, in via Charlotte. Sul retro si trovava la cappella del cimitero di West Thuttock. Dalla finestra si intravvedeva il mostruoso complesso dell'Ikea.
Certo che il panorama era cambiato da quando, bambina, scorrazzava tra le tombe del vecchio cimitero.
Allora era proprio un maschiaccio e con i suoi compagni di giochi (tutti maschi) ne aveva combinato di tutti i colori.
La sua era stata una gioventù felice e spensierata.
Lei, sua madre Giulia e John, suo padre.
Quello di un tempo però, prima che cominciasse a bere...
Poi la maledizione del mondo moderno colpì anche la sua famiglia.
Il padre lavorava come contabile presso una piccola fabbrica di abiti da uomo che a causa della crisi economica fu costretta a licenziare quasi la metà dei dipendenti, lui fu tra questi.
A casa la situazione peggiorò velocemente e John cominciò a bere.
Una sera uscì di casa per andare al bar. Si ubriacò e non fece ritorno per la notte.
Giulia e Maria uscirono a cercarlo per strada, sotto la pioggia.
Una macchina sopraggiunse a tutta velocità.
Giulia fece appena in tempo a spingere la piccola Maria di lato.
Lei venne travolta dall'auto e trascinata per strada per un centinaio di metri prima che il conducente, ubriaco fradicio, si fermasse.
Quando John, il mattino dopo, tornò a casa trovò la polizia ad attenderlo.
La bambina era ricoverata all'ospedale ma non aveva niente di grave, solo qualche contusione. Giulia invece era morta qualche ora prima, senza riprendere conoscenza.
Maria aveva dieci anni e da allora aveva sempre dato al padre la colpa di ciò che era accaduto... se lui non avesse iniziato a bere forse la madre sarebbe ancora viva.
Quelli successivi erano stati mesi di dolore e pianto. Maria non voleva parlare con nessuno, non usciva più, stava rinchiusa nella soffitta, accovacciata su una vecchia coperta proprio sotto il lucernario. Alcuni piccioni le tenevano compagnia.
John, quando capì cosa era accaduto, buttò tutte le bottiglie di alcolici nel gabinetto e da allora non aveva più bevuto. Poi cominciò a scrivere, per raccontare ciò che aveva vissuto e pian piano si fece un nome come scrittore.
Maria col tempo aveva ripreso a parlare e riprese ad andare a scuola. Il perdono arrivò lentamente.
Quella casa però gli ricordava troppo la madre e appena trovò un lavoro andò via per trasferirsi dall'altra parte di Londra.
Il padre andava a trovarla una volta al mese. passavano il tempo a parlare e camminare.
Lei non era più entrata in quella casa da allora, dodici anni prima!
Si guardò attorno, non provava più il dolore di quando era andata via e, anzi, sentiva il desiderio di ritrovare le sue vecchie cose... e quelle della madre.
John aveva conservato tutto come in un museo.
Le foto sulla credenza all'ingresso, nelle (orrende) cornici di radica, i quadri alle pareti dello stretto corridoio dell'ingresso, anche il suo vecchio orsetto di peluche, appoggiato alla parete a destra della porta della cucina. Tutto era identico ad allora, come se il tempo non fosse mai passato!
Quando era piccola scendeva di corsa le scale che portavano alle camere da letto e afferrava al volo il suo orsetto mentre girava, sempre correndo, intorno al grande vaso con la yucca che stava all'ingresso della cucina.
Di solito la corsa finiva sulla poltrona affianco alla televisione, alcune volte però, terminava rovinosamente sulla pianta che spesso finiva a terra.
La cucina era scura, le pareti erano di un verde opaco e la finestra, troppo piccola per illuminare l'ambiente, aveva ancora le tende a fiori che piacevano alla madre.
L'unica cosa che era cambiata, si rendeva conto solo ora, era il frigorifero.
Il vecchio frigo era di quelli smaltati di bianco, con gli angoli arrotondati e una maniglia verticale in alluminio. Il nuovo frigorifero era di un modello recente, molto più grande (cosa poi se ne facesse di un frigo così grande era un mistero!), grigio acciaio. Era un modello moderno, con un display al centro.
Maria non credeva ai suoi occhi. Il padre non aveva mai comprato uno smart phone perché non sapeva come si usasse e aveva in cucina un frigorifero da mille sterline che probabilmente utilizzava solo per tenere in fresco l'acqua e il poco cibo che acquistava.
Salì al piano di sopra, dove si trovavano le tre camere da letto e il bagno. Proseguì senza rendersene conto, per fermarsi di fronte al lucernario dove aveva passato tante ore nei mesi successivi alla morte della madre. Anche il soffitto era sempre uguale.
Si sedette sulla vecchia coperta. Non puzzava di muffa. Non vi era polvere. Sembrava che tutta la casa fosse stata mantenuta così perché lei ci andasse ad abitare. La sua casa...
In cuor suo qualcosa le diceva di scappare, di correre via, lontano, e non tornare più.
Eppure una voce lontana le diceva che era inutile continuare a scappare dai ricordi. Forse era tempo di affrontarli. Forse era tempo di tornare...
Si, forse doveva tornare li, in quella casa, dove aveva vissuto i migliori e i peggiori anni della sua vita...
Il campanello dell'ingresso suonò due volte. Squillante, come era sempre stato.
Si girò e corse giù per le scale come aveva fatto tante volte, quando era bambina...
Chi poteva essere? Nessuno sapeva che lei era tornata.
Aprì la porta...
(Continua... ->>)
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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