Foto by NIAID (National Institute of Allergy and Infectious Diseases) |
Il mondo è sempre più complesso e spesso le scoperte scientifiche possono avere dei risvolti non sempre prevedibili.
Cosa accade in un mondo in cui un video può essere codificato all'interno del DNA di un batterio vivente?
Questa domanda, all'apparenza banale, nasconde invece una nuova realtà.
Un tempo alcune attività umane, come lo spionaggio, erano appannaggio di pochi uomini e donne che si occupavano di trovare informazioni e farle uscire, in qualche modo, dal paese che le deteneva per portarle nel proprio paese.
Le informazioni, a seconda della loro importanza, potevano essere nascoste con i metodi più ingegnosi.
Talvolta venivano cifrate rendendole incomprensibili a chi non possedeva la giusta chiave ma, in linea di massima, le informazioni dovevano essere scritte su un supporto (carta, papiro, legno...) per essere trasportate.
Poi l'avvento dell'informatica e la diffusione delle telecomunicazioni ha fatto si che il furto delle informazioni e il loro trasferimento avvenisse senza la necessità di spostarsi fisicamente per portare le informazioni dove erano richieste. L'utilizzo di metodi di cifratura dei dati e la loro trasmissione su reti ormai sempre più presenti nell'intero mondo hanno semplificato il lavoro delle spie, trasformandole però in spie tecnologicamente avanzate.
Oggi una nuova frontiera si sta aprendo.
Già da tempo si conoscono le proprietà del DNA legate alla capacità di immagazzinamento delle informazioni della forma di vita cui appartiene ma è da poco che il DNA è stato sintetizzato ed è di pochi anni fa l'impiego del DNA sintetizzato per il trasporto di informazioni non direttamente legate alla funzione del DNA, informazioni codificate dal ricercatore (vedi articolo).
Ora, in un articolo pubblicato su Researchgate.net, Maarten Rikken intervista Seth Shipman del dipartimento di Genetica della Harvard Medical School di Boston, autore di uno studio pubblicato su Nature sulla codifica di un video all'interno del DNA di una cellula vivente di un batterio di Eschirichia Coli.
Seth Shipman spiega che l'obiettivo dello studio era quello di provare se il sistema Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats (CRISPR-Cas) è utilizzabile per catturare informazioni complesse comprensive della componente temporale e memorizzarle all'interno di una cellula di E. Coli vivente.
L'esperimento ha avuto successo e questo significa che si aprono nuovi scenari per coloro che hanno bisogno di spostare dati senza che qualcuno possa individuarli.
Sarà sufficiente codificare i dati nel DNA di un batterio, contagiare un essere vivente, umano o meno, magari un innocuo cagnolino, e fargli attraversare il confine.
Quindi si dovrà estrarre il batterio dall'ospitante e procedere infine alla estrazione dei dati.
Data la velocità di riproduzione dei batteri si dovrà verificare se la trasmissione dei dati codificati viene trasmessa di generazione in generazione e con quale precisione e affinare le modalità di codifica e di estrazione per ridurre gli errori, ma la tecnica sembra sicura.
La stessa tecnica potrebbe essere impiegata anche per conservare i dati nel tempo o per garantirne la sopravvivenza grazie alle capacità di replica pressochè infinita dei batteri.
La stessa tecnica potrebbe essere impiegata anche per conservare i dati nel tempo o per garantirne la sopravvivenza grazie alle capacità di replica pressochè infinita dei batteri.
Naturalmente solo grandi organizzazioni potranno sfruttarne le potenzialità ma non mi stupirei se tra qualche anno negli aeroporti verremo sottoposti a controlli per verificare la presenza di DNA sintetico nel nostro corpo!
Altro che fantascienza, benvenuto futuro!
Alessandro Rugolo
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