 La vita di Mikhail Kalashnikov comincia e finisce come una di 
quelle storie che potrebbe essere stata raccontata ai giovani russi 
durante gli anni dell’Unione Sovietica per dare loro un esempio di 
comportamento: un giovane proveniente da una famiglia di umili origini 
che, grazie al suo genio, porta grandezza e lustro alla sua madre 
patria.
La vita di Mikhail Kalashnikov comincia e finisce come una di 
quelle storie che potrebbe essere stata raccontata ai giovani russi 
durante gli anni dell’Unione Sovietica per dare loro un esempio di 
comportamento: un giovane proveniente da una famiglia di umili origini 
che, grazie al suo genio, porta grandezza e lustro alla sua madre 
patria.
Ma cominciamo dall’inizio, Mikhail Timofeyevich Kalashnikov nasce nel
 1919 a Kray una provincia situata nell’odierno distretto federale della
 Siberia, diciassettesimo di diciannove figli viene deportato in un 
villaggio siberiano a causa della campagna di repressione russa nei 
confronti dei kulak, ossia l’espropriazione di terreni e possedimenti 
appartenenti ai contadini e proprietari terrieri.
Le condizioni di povertà in cui la famiglia si ritrovò furono letali 
per il padre che morì durante il primo inverno. Mikhail visse con la sua
 famiglia fino ai dodici anni, quando decise di ritornare nella sua 
città natale e lavorare come meccanico in una stazione: sin da piccolo 
fu attratto dalla meccanica ma anche dalla poesia e durante il suo 
lavoro sviluppò un grande interesse nelle armi.
Nel 1938 si arruolò nell’Armata Rossa e, grazie alle sue capacità 
tecniche, fu impiegato come meccanico per carri armati. Divenne in 
seguito comandante e cominciò a sviluppare progetti ed invenzioni che 
avrebbero migliorato i meccanismi dei tank russi e non solo: propose 
miglioramenti per armi e fucili e nel 1941 durante il periodo di 
riabilitazione dopo essere stato ferito in battaglia cominciò il suo 
progetto più famoso, quello di un fucile automatico che diventò in 
seguito il primo modello di AK-47.
Dopo alcuni anni di tentativi, nel 1947, il suo progetto fu 
finalmente approvato e dal 1949 l’AK-47 diventò il nuovo fucile in 
dotazione all’armata russa e alla maggior parte delle nazioni facenti 
parte del Patto di Varsavia. Mikhail non smise di lavorare sul suo 
fucile che fu migliorato più volte nel corso degli anni e numerosi 
modelli furono creati partendo dal design del primo AK1, come
 ad esempio i fucili Saiga, di cui si possono trovare le varianti 
semiautomatiche o a canna liscia o il Vityaz-SN, variante SMG dell’ 
AK-74.
Ma cosa ha reso questo fucile così famoso e diffuso rispetto ad altri modelli?
L’AK è un fucile economico e molto resistente a condizioni climatiche
 avverse, dal deserto alla tundra, ed è di facile utilizzo rispetto ad 
altri fucili dello stesso genere come ad esempio l’M16 di produzione 
americana.
L’affidabilità dell’AK è sicuramente il punto forte dell’arma, si 
racconta che durante la guerra del Vietnam le truppe americane 
preferissero utilizzare gli AK sottratti ai nemici rispetto agli M16 in 
dotazione. Gli M16 infatti a causa del clima estremamente umido si 
inceppavano spesso e avevano problemi di arrugginimento mentre gli AK 
non soffrivano di nessun problema, montando oltretutto caricatori più 
capienti (30 colpi rispetto ai 20 del fucile americano) e resistenti.
Il modello originale di AK utilizzava munizioni di calibro 7.62x39 
che uscendo dalla canna dell’arma ad una velocità di circa 715 metri al 
secondo potevano causare danni ingenti e penetrare attraverso muri o 
veicoli.
Il copricanna e l’impugnatura in compensato laminato di legno di 
betulla sono resistenti a deformazione ed urti, di facile produzione e 
molto economici.
L’AK con gli anni diventò simbolo di guerra e liberazione, la sua 
immagine divenne parte di bandiere, il suo impatto nella cultura e 
società è stato grande e in tutto il mondo le sue varianti sono state 
usate da eserciti regolari, rivoluzionari o terroristi rendendolo una 
delle armi più contraffatte e connesse al traffico illegale di sempre.
Sei mesi prima della sua morte Mikhail spedì una lettera al leader 
della Chiesa Ortodossa russa, il patriarca Kirill scrivendo del rimorso 
che ha provato negli anni per le vite sottratte nelle guerre a causa 
dell’utilizzo delle sue armi. Il patriarca rispose con parole 
rassicuranti: Mikhail, disse, agì per il bene della madre patria.
Mikhail Timofeyevich Kalashnikov morì il 23 Dicembre 2013 a causa di 
una emorragia gastrica e fu seppellito nel cimitero militare federale a 
Mosca.
Francesco RUGOLO
1https://www.militaryfactory.com/smallarms/kalashnikov-guns.asp breve lista delle principali varianti dell’AK
(foto: web)
 
 
 
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