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sabato 11 novembre 2023

Marcovaldo...

La prima volta che sentii il nome Marcovaldo dovevo avere una decina d'anni...

Era il periodo in cui a scuola si leggeva un po' di tutto. L'insegnante, qualche tempo prima, ci aveva letto qualcosa di Gianni Rodari, poi era avvivato il momento di Calvino. 

Quel racconto lo ricordo ancora, si trattava di Marcovaldo alla ricerca di funghi, con il finale tragicomico dei cittadini ricoverati nello stesso ospedale per avvelenamento da funghi! Non so per quale motivo ricordo ancora quel breve racconto, non era comico, eppure è ancora impresso nella mente. 

Così quando anni dopo acquistai il libro "Marcovaldo" degli Oscar Mondadori, la prima cosa che feci fu di andare a cercare quel racconto per rileggerlo e provare a capire perchè mi era restato impresso nella memoria.

Da quando Marcovaldo è entrato nella mia biblioteca personale sono passati almeno vent'anni, trattandosi di una edizione del 1999 eppure, non ricordo di aver terminato la lettura del libro neppure una volta. Ricordo di aver letto tante volte da allora i primi racconti, fino alla cura delle vespe, ma poi? Più niente...

Allora decido di mettermi di buzzo buono e di terminare il libro, una volta per tutte, alla ricerca di significati profondi, nascosti tra le righe di racconti di altri tempi. Cero di diventare non lettore, ma complice di Marcovaldo, compagno di raccolta di funghi delle aiuole cittadine, socio nella caccia delle vespe, aiuto babbo natale nella consegna dei pacchi regalo... ai bambini poveri che non ci sono più!

Per chi non ha mai letto Marcovaldo un avviso, il libro è articolato in una serie di racconti, venti per la precisione, che seguono l'alternarsi delle stagioni, a partire dalla prima primavera con "Funghi in città", fino all'ultimo inverno con "I figli di babbo natale".

In questi venti racconti Italo Calvino ci racconta della vita di altri tempi in una città qualunque in cui l'uomo, e in particolare l'operaio povero Marcovaldo e la sua famiglia (moglie e sei figli), cercano di  vivere la vita alla giornata, inventandosi modi per passare il tempo e per guadagnarsi qualche lira oltre quelle del misero stipendio della ditta Sbav, in cui Marcovaldo è uomo di fatica.

Racconti sempre surreali, ma ognuno di essi ha sempre qualcosa da insegnare a chi sa leggere con attenzione. 

Marcovaldo sa di essere in una gabbia dalla quale non è possibile scappare se non per qualche ora, qualche giorno al massimo, per poi ripiombare nella stessa gabbia con ancora più legacci e vincoli di quando aveva cercato di scappare. Così ogni volta che lui convolge la famiglia in qualche espediente va sempre a finire che arrivano guai per tutti. 

Quando sembra che stia per vincere il premio dovuto a chi tenta e ritenta, il premio della costanza, come per esempio nel racconto "La cura delle vespe" o "Il coniglio velenoso" o ancora "Dov'è più azzurro il fiume", la realtà di un mondo crudele e di una società schiacciante lo riporta velocemente coi piedi a terra e lo costringe a abbandonare le illusioni di un facile guadagno, che si tratti di soldi, di un coniglio o di un cesto di pesci appena pescati.

Inquinamento, consumismo, stupidità umana, sono le sole costanti di questi racconti e, talvolta, forse, un filo di sottile ironia, ma mai di speranza... Marcovaldo però insiste, ci prova sempre e forse un giorno almeno i figli, se non lui, potranno uscire da questa società malata per tornare verso un mondo ideale, fatto di vita semplice e di natura.

Alessandro Rugolo

  

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