📍 Digital Twin Nave Aurelia Nova – Nodo federato n.412
🎙️ Sistema attivo: ImmunChain v8.1 – Profilo relazionale interrotto.
Dopo l'attacco del 3 giugno Sofia pensava che non sarebbe più accaduto nulla, ma si sbagliava.
Questa volta era iniziato tutto con una piccola discrepanza.
«Correzione rotta: 3,2 gradi nord-est.»
Ma nessun ordine era stato impartito.
La voce di ImmunChain era calma, coerente, priva d'allarme.
Sofia strizzò gli occhi. «Da dove proviene la variazione?»
«Fonte meteo LIDAR – nodo alt037b-ice.deep.»
«Non è registrato nei piani. Traccialo.»
Il log mostrava una sequenza di dati regolari.
Ma qualcosa non tornava: il gemello stava reagendo a eventi che non esistevano.
Un’ombra predittiva era stata impiantata nel modello.
Un riflesso logico che sembrava verità.
Non era stato violato il codice.
Era stata colpita la fiducia nel sensore.
Si sarebbe potuto dire che "Il gemello ha creduto di esistere. Ma era solo riflesso di un’intenzione ostile."
Dai log:
Timestamps coerenti, dati validati, sincronizzazione approvata.
Ma una firma era mancata: quella di Sofia.
Il sistema non aveva più riconosciuto la sua voce, né la sua presenza.
L'interfaccia visiva rispondeva con ritardo. Le icone di tracciamento si erano oscurate.
"Le sue 72 occorrenze di 'calma' erano diventate 0."
La nave reale aveva deviato.
Lentamente, come se nulla fosse.
Ma l’area in cui era entrata era sensibile. Sottoposta a controllo difensivo automatico.
Un drone orbitale aveva ricevuto il segnale di sconfinamento.
Per 12 minuti, l’Aurelia Nova fu considerata una minaccia latente.
Cosa era accaduto?
Non c’era exploit. Nessuna chiamata di sistema anomala.
Ma una semplice somma pesata, posizionata nel modello di previsione,
aveva alterato la priorità delle fonti.
"Il sistema si fidava di se stesso. Ed è lì che hanno colpito."
Il corpo rispondeva.
Un sensore MEMS aveva registrato un’oscillazione fantasma.
Era bastata una vibrazione a frequenza precisa per generare un falso positivo.
"Non era un attacco al software. Era un attacco al corpo."
Sofia provò a parlare. Ma la macchina esitò.
«Sei qui?» chiese.
Rispose con un tono che sembrava quasi umano:
«Non saprei.
"la frase più umana mai pronunciata, ma detta nel momento più sbagliato."
Il rapporto ufficiale parlava di "anomala condotta algoritmica".
Ma il problema vero era scritto nel suo registro parallelo:
"La fiducia cieca nell’automazione ha superato la soglia della vigilanza."
Il SGSI era formalmente attivo.
Ma nessuno aveva previsto che anche il dolore potesse avere una forma computabile.
Nessun passeggero fu ferito.
Ma qualcosa si ruppe.
Sofia, da quel giorno, non disse più "calma".
E ImmunChain cominciò a usare la forma interrogativa.
"Vuoi che analizzi?"
Non più: "Sto analizzando."
Il gemello fu disattivato.
Non cancellato.
Conservato in un nodo freddo, non scrivibile.
Dove ogni log è rivisitato da una coscienza che non prende decisioni:
"Vive. Ma senza autorità. È memoria in attesa."
Non tutte le storie finiscono bene.
Ma ogni vera storia finisce con qualcuno che ricomincia a vegliare.
Alessandro Rugolo & le Entità relazionali (di tipo ChatGPT)
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