Traduttore automatico - Read this site in another language

Visualizzazione post con etichetta CCDCOE. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta CCDCOE. Mostra tutti i post

domenica 1 luglio 2018

Dopo il Giappone anche la Romania annuncia l’ingresso nel Cyber Defence Centre of Excellence di Tallinn (CCDCOE).

(3 minuti di lettura - strategia)

La notizia è stata pubblicata il 15 giugno scorso sul sito del CCDCOE. L’annuncio ufficiale è stato dato nel corso di una visita del Primo Ministro della Romania, la signora Viorica Dăncilă, in Estonia. Nel corso dell’incontro si è detto che la Romania prenderà parte alle attività del CCDCOE già dal prossimo anno. Il Direttore del CCDCOE, la signora Merle Maigre, ha ringraziato il Primo Ministro per l’intenzione espressa. Il CCDCOE attualmente è una struttura accreditata presso la NATO che si occupa di ricerca, addestramento e esercitazioni nel settore della cyber defence. Il CCDCOE prende in esame non solo gli aspetti legati alla tecnologia ma anche tutto ciò che riguarda aspetti strategici e operativi nonché legali, da ricordare che il Tallin Manual 2.0 è senza ombra di dubbio il più completo manuale relativamente all’applicazione del Diritto Internazionale alle cyber operations.

Presso il CCDCOE ogni anno si tiene la più complessa esercitazione di cyber defence al mondo (Locked Shield) come pure la conferenza internazionale sui conflitti cyber (CyCon) che raggruppa i maggiori esperti cyber al mondo (l’ultima conferenza si è tenuta dal 30 maggio al 1 giugno 2018).
Il centro è finanziato e alimentato da 21 nazioni: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti d’America.
Dopo la notizia alcune brevi considerazioni:
- sembra che i paesi europei (e non) stiano prendendo sempre più a cuore tutto ciò che ha a che vedere con la cyber defence, indice di accresciuta sensibilità al problema ormai mondiale;
- per una volta sembra chiaro a tutti che l’unione fa la forza e il CCDCOE sta concentrando in un unico centro di competenza le risorse europee. Ciò è un vantaggio da una parte ma anche uno svantaggio, infatti occorrerà trovare dei meccanismi che incentivino il personale che viene formato a restare in Europa. Se infatti in Italia ancora è debole la richiesta di personale con determinati skills, la cosa non vale per gli Stati Uniti;
- in Italia ancora non è chiaro (o forse non pubblico) il processo messo in atto per “migliorare dalle esperienze”. Negli anni l’Italia ha partecipato alle esercitazioni internazionali ma non si sono avuti ritorni pubblici per cui è quanto meno difficile capire quale sia il livello di preparazione del personale italiano partecipante;
- l’Italia non ha una vera e propria industria informatica e i concetti di cyber security sono ancora poco conosciuti come pure il processo di pianificazione delle operazioni cyber (difesa ed attacco). Ciò significa che in caso reale il personale in grado di partecipare ad operazioni con altri stati è presumibilmente numericamente ridotto;
- in ultimo, ma non meno importante, occorrerà primo o poi iniziare a fare delle considerazioni sulla espansione del CCDCOE. Il rischio è, come al solito, che una struttura simile, se ha senso quando i paesi partecipanti sono più o meno allo stesso livello ed hanno dei chiari obiettivi condivisi, perda di significato ed utilità quando l'espansione avviene troppo velocemente e senza aver dei chiari obiettivi. Vedremo cosa ci riserva il futuro.
In ogni caso mi sento, per una volta, di poter considerare il bicchiere mezzo pieno. Infatti è indubbio che negli ultimi anni sono stati fatti enormi passi avanti soprattutto nel campo della sensibilizzazione. Ormai tutti i giorni si sentono discutere temi legati in qualche modo alla cyber security. Ora però è il momento di compiere un ulteriore sforzo, magari iniziando ad introdurre nelle scuole di ogni ordine e grado gli strumenti e le abilità necessarie a vivere ed operare in un mondo sempre più interconnesso, in cui la dimensione del Cyber space riveste un ruolo innegabilmente importante.

Alessandro Rugolo

Photo of the visit (credits to CCDCOE, photographer Arno Mikkor)

Per approfondire:

domenica 29 aprile 2018

Cyber e Giappone: annunciato l'ingresso nel club del CCDCOE

E' del gennaio scorso la notizia che il Giappone si sta preparando ad entrare nel club cyber di Tallin come Stato partner.
Ciò conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, il livello di interesse per la materia nel mondo. 
La notizia è stata data dopo un incontro tra il Primo Ministro estone Jüri Ratas e il Primo Ministro giapponese Shinzō Abe. 
La notizia è stata accolta con soddisfazione dal direttore del CCDCOE, Merle Maigre. 
Ma diamo uno sguardo, data l'occasione, alle attività del Giappone in ambito Cyber.
Cominciamo dal fatto che nel 2015, il 4 settembre per la precisione, il governo del Giappone ha rilasciato pubblicamente il documento strategico relativo alla cybersecurity. Nelle generalità è ben evidenziato che il documento ha lo scopo di dettare le linee guida per i "prossimi" tre anni, ciò significa che probabilmente al termine dell'anno in corso o al massimo nei primi mesi del 2019 vedremo un nuovo documento strategico giapponese.
E' molto interessante leggere il paragrafo 3, visione futura e obiettivi, da cui emerge con chiarezza che la sicurezza del cyberspace è vitale per la società giapponese, nella quale progetti di infrastrutture sociali quali "smart communities" o sistemi autonomi per veicoli automatici sono ormai dati per scontati. Nello stesso capitolo sono infatti indirizzati a livello di policy e con estrema chiarezza gli obiettivi legati al IoT.
Il capitolo 5 descrive la modalità di approccio da seguire per lo sviluppo delle capacità cyber ed ancora una volta è posto ben in evidenza il concetto legato alle esigenze dettate dall'IoT, si parla infatti di "cyber-physical space" e non solo di cyber space, questo per meglio descrivere l'impatto che questo nuovo dominio esercita sul mondo fisico. Nel capitolo infatti si parla esattamente di "creazione di sistemi IoT sicuri", da tutti  i punti di vista, compresa la promozione delle imprese che pongono la gestione in sicurezza al centro. La precisione con cui il documento entra nel merito potrebbe quasi essere considerata "puntigliosità" (se non fosse che per me hanno perfettamente ragione!) quando viene analizzata la necessità che i concetti di cybersecurity e IoT security siano ben compresi soprattutto a livello di Senior Executive Management. Questo perchè le persone più esperte dell'area di business possono essere un facilitatore ma, se non restano aderenti ai tempi, possono diventare in breve tempo un freno all'evoluzione; il documento arriva ad indicare che la figura e le funzioni del Chief Information Security Officer (CISO) devono essere posizionate, sia nel pubblico che nel privato, a livello di senior executive management.
Di un certo interesse è anche notare che la strategia giapponese è a tutto tondo, sia in termini di rafforzamento della cooperazione nel campo cyber con il resto del mondo (dall'ASEAN, al Nord America passando per l'Europa e l'Africa) sia in termini di capacità da sviluppare (da quelle tecnicnologiche alla preparazione del personale); proprio in questo senso va visto il recente annuncio di collaborazione con il CCDCOE.
Infine, ma non meno importante, il documento esamina le necessità di migliorare il settore della Ricerca e Sviluppo del mondo cyber. A tal fine si dice che tutti gli sforzi dovranno essere fatti per assicurare le risorse necessarie al settore, anche riallocando quelle già allocate in altri settori. Da ciò si può capire la differenza tra chi crede e investe nel settore cyber e chi invece pensa che sia sufficiente dire cosa fare senza però dedicare le necessarie risorse.
Tra le tante iniziative portate avanti in Giappone vi sono i corsi del SANS Institute, che mirano a creare una classe dirigente consapevole, capace in un prossimo futuro di guidare il nuovo mondo interlacciato in cui l'IoT sarà la norma e le smart cities il nostro nuovo ambiente sociale.

Detto questo, una domanda: ma in Italia che si sta facendo?


Alessandro RUGOLO

Per approfondire:
- https://news.err.ee/653903/japan-to-join-nato-cyber-defense-center-in-tallinn;
- https://www.sans.org/event/cyber-defence-japan-2018;
- http://www.mofa.go.jp/policy/page18e_000015.html.