Il completo genoma della mummia
dell’Uomo di Ghiaccio del Tirolo (Oetzi,
ndr), vecchia di 5300 anni, ha permesso nuove prospettive su sua origine e
parentela, con le popolazioni moderne dell’Europa. Si usarono, dati provenienti
dalla sequenza dell’intero genoma di 452 individui sardi e dati disponibili
pubblicamente, per confermare che l’Uomo di Ghiaccio è il più strettamente
imparentato con i Sardi di oggi. Inoltre,
la comparazione di questi dati, con altri del DNA di: un
cacciatore-raccoglitore trovato in Svezia, un contadino trovato in Svezia, un
cacciatore-raccoglitore di 7000 anni fa, travato in Iberia a m.1500, un uomo
dell’Età del Ferro trovato in Bulgaria, ha confermato che, fra le popolazioni
moderne, i Sardi sono quelli più strettamente imparentati con Oetzi. Ed
inoltre, Oetzi rassomiglia più strettamente ai contadini, trovati in Bulgaria e
Svezia, mentre i cacciatori-raccoglitori trovati in Svezia e Spagna, sembrano
assomigliare di più agli odierni abitanti dell’Europa Settentrionale. Inoltre
il Sikora ha dichiarato:
«Le scoperte supportano l’idea
che, gente migrante dal Medio Oriente, lungo tutto il cammino fino all’Europa
Settentrionale, portò seco l’agricoltura e si mischiò con i
cacciatori-raccoglitori nativi, dando luogo ad un’esplosione demografica.
Mentre le tracce di queste antiche migrazioni sono largamente andate perdute
nella maggior parte dell’Europa, i Sardi isolani rimasero più isolati e
pertanto trattennero un maggior numero di tracce genetiche di quei primi
contadini Neolitici».
Nostro commento.
Questa dichiarazione è destinata
a stravolgere tutta la storia dell’Europa. Infatti, il dr. Sikora dice: due
gruppi etnici, uno stanziato nell’Europa e l’altro in continuo transito in essa,
diedero luogo alla procreazione di una discendenza fatta di
cacciatori-raccoglitori e di contadini. Inoltre, i cacciatori-raccoglitori sono
geneticamente imparentati con gli odierni Europei settentrionali, mentre i
contadini, sono imparentati geneticamente con i Sardi di oggi. Secondo la
teoria, i genitori di questa discendenza farebbero capo, gli uni ai
cacciatori-raccoglitori già presenti in Europa, gli altri, come natura vuole,
alle popolazioni che erano in transito, essendo una di esse, obbligatoriamente,
di etnia sarda, cioè Sardi. D’altro canto, non vediamo altro modo di inserire
gli abitanti dell’isola di Sardegna (che i ricercatori pensano per di più
isolata), in un qualsiasi tratto del percorso «dal Medio Oriente lungo tutto il
cammino fino all’Europa settentrionale». Ben al di là della fossile dichiarazione,
che vede i Sardi isolati in modalità sempiterna, un minimo raziocinio dovrebbe
indicare che, se i Sardi fossero stati davvero isolati, sarebbe stato
impossibile contattarli. Si deve arguire che in Sardegna, non potette esservi
nessun contatto genico con i portatori dell’agricoltura che transitavano
nell’Europa centrale provenienti dall’Oriente. Riteniamo, paradossale sostenere
che, pur essendo stata l’Europa attraversata dai portatori dell’agricoltura,
proprio in quella Europa siano “largamente assenti tracce geniche”. Ci si rende
conto essere stato (nel caso) tale lunghissimo passaggio, della durata di un
centinaio di generazioni? Al contrario, ciò sembra dimostrare essere
“largamente assente” la prova di tale migrazione. Ed è proprio in quell’altra
direzione che si deve guardare per avere la elettrizzante risposta che questa
ricerca ci ha consegnato. Ci preme però conferire al presente documento,
qualche testimonianza sulla scoperta della plurimillenaria presenza dei
Sardiani (come chiamiamo gli antichissimi Abitatori dell’Isola), nel continente
europeo.
- 12200-10300 anni fa - i
Sardiani portavano loro ed altrui ossidiana al Riparo Mochi e Arma dello
Stafanin, in Liguria
- 6700-5200 anni fa - la presenza
nella Grotta della Tartaruga (Trieste) di ossidiane portate da navi sardiane e
di ossidiane portate da individui provenienti dai Monti Carpazi, ci permette di
inferire che l’incontro tra Sardiani e Carpatici - forse propedeutico
all’arrivo dei Sardiani nella Valle del Danubio - precedesse questo momento
- 6700-6000 anni fa - a Cuccuru
S’Arriu, Cabras (Oristano) e Mara (Sassari), si riscontrano già forme umane
danubiane; in questa ultima grotta “soltanto i resti femminili” vengono
attribuiti alla tipologia danubiana. Ciò prova che i Sardiani arrivarono sul
Danubio prima di 6700 anni fa.
- 6000-5200 anni fa - a Lu Maccioni,
Alghero (Sassari) si riscontra la presenza di forme danubiane
- 4500-4200 anni fa - a Serra
Cabriles, Sennori (Sassari), si riscontra una morfologia danubiana quasi pura
- 4700-3900 anni fa - i prodotti
della cultura Campaniforme sarda sono strettamente imparentati, sotto il
profilo stilistico, ai prodotti della cultura Campaniforme danubiana e Vinča
-
questo scambio, quasi contrattualizzato nei millenni, di elementi
culturali, materiali ed umani fra le due aree dell’Europa, poté essere il
naturale supporto alla industria metallurgica sardiana. Ad essa necessitava
quell’abbondanza di stagno presente in Boemia. L’analisi di un campione di
scoria di un lingotto di Isili (Nuoro)
ha fornito indicazioni di una miscela di rame sardo con minerale boemo.
L’analisi di braccialetti da Vetulonia fa ricadere questi bronzi nel diagramma
riguardante la Boemia: la qual cosa induce a credere che i bracciali fossero
provenienti da un’officina fusoria della Sardegna, come dimostrano i numerosi
bronzi sardi trovati in Etruria e soprattutto la plurimillenaria dipendenza
culturale, ben ampiamente documentata, nei riguardi della Sardegna, di tal
area.
- 5200-4200 anni fa - in
Sardegna, il più antico reperto bronzeo, rappresentato da una lama di bronzo
(di pugnale?), fu rinvenuto in una tomba di Mesu ‘e Montes, Ossi (Sassari).
Conclusioni. Circa la professionalità, messa in atto dall’uomo nel
saper andare per mare, ricordiamo come i Sardiani si fossero costruiti tale capacità
almeno fin da 14.350 anni fa nel circumnavigare il Mediterraneo, gli
Indonesiani almeno da 60.000 anni fa nell’attraversare il Mare di Timor.
Tuttavia gli studiosi, tutti, nulla sapendo di ciò, hanno immaginato il
diffondersi dell’agricoltura, soltanto attraverso un percorso per via di terra. Invece, qualche esperienza
elucubrativa, ci convince che essa si diffuse anche (e soprattutto?) lungh’essa
la superficie del mare. E, quali popolazioni operarono questa diffusione? Tutte
quelle che avevano accumulato attraverso millenni di esperienza, una maestria
di andare pel mare con la stessa naturalezza di cui si serve il contadino per
spostarsi sulla terra. E, dove portavano a riprodurre tale nuova metodologia
atta a procurarsi sicuro ed abbondante cibo? Proprio nelle vicinanze dei punti
di approdo. Di qui, prendeva luogo, col tempo, la diffusione per via di terra,
per il mezzo della migrazione verso terreni più ampi e fertili. Possiamo
escludere che l’agricoltura arrivasse nella valle del Danubio, attraverso
quella via naturale di penetrazione percorsa anche dai Sardiani che, dal luogo
dell’odierna Trieste, portava al luogo dell’odierna Bratislava? Possiamo
escludere che a portare l’agricoltura nella valle del Danubio, attraverso
quella via, fossero proprio i Sardiani? No. Non ci sentiamo di escluderlo. Quindi,
se vi fu (lo si dimostrerà?) una diffusione di agricoltura che, come un largo
fiume congiunse l’Oriente con la Scandinavia, vi furono certo moltissimi altri
canali di trasferimento dell’agricoltura, dai punti d’approdo del notevole
naviglio che solcava tutto il Mare Mediterraneo (forse non il Mare Nero), fin
verso i più recessi interni di tutti i territori retrostanti!
Ove il Sikora, o altro
scienziato, dovesse confermare la sua asserzione di trasferimento dell’agricoltura
attraverso l’Europa da parte di genti di sarda etnia, noi confermeremo doversi
ricorrere anche alla via marina per
giustificare la presenza di Sardi del Neolitico nell’antica Europa. Sardi
provenienti direttamente dalla Sardegna? In parte, forse, si. Sardi provenienti
dall’Armenia? In parte, forse, si.
Mikkelij Tzoroddu
(per approfondire visita www.sardegnastoria.it)