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sabato 11 ottobre 2008

Ricordi di Sorso: Bona notte e fine d'anno...

Ogni pezzetto di storia della Sardegna, come le sue tradizioni popolari, i racconti e le filastrocche, rischiano ogni giorno di scomparire, travolte dalle nuove lingue e dalla quasi totale mancanza di interesse da parte delle scuole nei confronti di una lingua antica come il Sardo...
Così, per me, ogni occasione è buona per rievocare quei pochi ricordi che ancora restano di una società antica e quasi sconosciuta.
Anche una giornata al mare può trasformarsi in una caccia al tesoro, dove il tesoro è una vecchia filastrocca recitata, o meglio cantata, dai ragazzi nella notte di fine anno per cercare di raccogliere qualche dolce...
Ma, se siete arrivati fino a qui, lasciatemi raccontare tutto dall'inizio...
Tra un bagno e l'altro nello splendido mare di Porto Torres, io e Gavino chiacchieriamo del più e del meno. Si parla di politica e di come le cose vadano male, della mancanza di serietà generalizzata, della scarsa fiducia nel futuro e del fatto che i giovani non conoscono più la lingua sarda e le tradizioni popolari.
Gavino, é lui il conoscitore delle tradizioni di Sorso, mi chiede se avessi mai sentito la filastrocca "Cantemu la cariga, bona notte e fine d'anno", una filastrocca del suo paese.
"Mai sentita", gli dico... e così, nel suo dialetto che per me è quasi incomprensibile, Gavino inizia a recitare la filastrocca, con qualche incertezza visto quanto tempo è passato da quando ragazzino la sentiva e magari la recitava lui stesso!
"Laudemo li padroni
seddu semmu pizzinne minori
già vavemus bettula..."
Come?!?
Non ti capisco... dico io, tanto il dialetto è diverso...
Te la traduco dopo... ma non ricordo tutto... dice Gavino. E va avanti.
Forse non è proprio così... ma il senso è questo...
"Non fa niente, racconta ciò che ti ricordi... vedrai che ti verrà in mente mentre parli" dico io...
"Semu giunti a la su gianna
pa pudezzi cumprendini
chi la notti di Santu Silvestru
se illiarada mamma..."
Ma cosa significa? Domando io...
Fammi finire...
"i a fattu una pizzinna manna manna manna
in cantiddai
si la cariga zi dazzi
noi bire ringraziemo..."
Poi Gavino si ferma...
pensa, ripete, riflette, cerca di trovare nella memoria le parole sentite tante volte, ma troppo tempo addietro...
Allora mi dice, "aspetta un attimo... " vediamo se gli altri la conoscono...
Così inizia la caccia al tesoro, prima tra gli amici dello scoglio, poi, dopo aver chiesto il giro senza troppo successo, decide di chiamare al telefono la cugina forse lei sa qualcosa di più...
Dopo qualche telefonata Gavino mi dice che esiste un libro con le tradizioni di Sorso, la sera cercherà di trovarlo in paese... Speriamo!
Il giorno dopo Gavino mi aggiorna sulla caccia al libro e mi ripete la filastrocca... ora più lunga perchè frutto di discussioni con gli amici e conoscenti del paese di Sorso... purtroppo del libro ancora nessuna traccia... ma la filastrocca comincia a prender forma.
Qualche giorno dopo finalmente, ecco di nuovo Gavino, ha trovato il tesoro, la filastrocca per intero, raccolta e pubblicata da Andrea Pilo nel libro "Ammenti di la vidda di tandu" (Ricordi della vita di un tempo) Ed. Democratica Sarda. Grazie...
Ecco la filastrocca, per intero, mi dice Gavino... e mentre comincia a recitarla me la traduce...
Il titolo era "Fini d'annu"
"Bona notti e fini d'annu laudemmu li padroni,
(Buona notte e fine d'anno ringraziamo i padroni)
semmu pizzinni minori e pusthemmu besthura manna
(siamo ragazzi piccoli ma abbiamo bisaccia grande)
semmu giunti a la so giann pà pudezzi cumprindì
(siamo venuti alla sua porta per poterci capire)
e semmu giunti pa dilli lu fattu chi z'è suzzessu
(siamo venuti per dirgli il fatto che è successo)
la notti di Santu Silvesthru s'è illiarada mamma
(la notte di San Silvestro si è sgravata mamma)
e ha fattu una pizzinna manna, manna manna in cantiddai
(ed ha partorito una bambina grande davvero grande)
si vò a dinniri assai zi priparia li frisciori
(se vuole saperne di più ci prepari le frittelle)
e noi zi n'andemmu sori, sori sori in santa pazi
(e noi ce ne andiamo soli soli in santa pace)
si la cariga zi dazi noi la ringraziemmu
(se ci dà i fichi secchi noi la ringraziamo)
cumenti abemmu fattu tandu bona notti e fini d'annu
(come abbiamo fatto allora buona notte e fine d'anno)
si la canzoni è finidda n'aggiugnimmu asthri e tre muti
(se la canzone é finita aggiungiamo altri tre versi)
andiani bé li frutti e li passoni di casa
(vada bene il raccolto e le persone di casa)
e li baggianeddi iposi e li cuiuaddhi diciosi.
(e le fanciulle spose e gli sposati felici).

Ed è uno spettacolo sentirlo parlare un dialetto antico, diverso dal mio ma talvolta uguale...
Ed è uno spettacolo aver recuperato dalla memoria, questa volta con l'aiuto di un libro, un pezzo delle tradizioni di Sorso!

Gavino USAI e Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO