Di nubi cerebriformi
Arabeschi dei venti giunti
Con silenziosi sussulti
Dall’altrove invisibile
Cosa vede l’uomo alla finestra
E la sua ombra clonata
Dall’altro lontano emisfero
Balzo di arrugginite lancette
Incompreso tictac corrispondente
Perché lo stesso sguardo cela
L’uguale disegno di pensieri
Arditi oltre le dimensioni comuni
Specchio attraversato dello ierioggi
Fin dentro quelle carni vive
Dolcemente insicuro di esistere
Giuseppe Marchi