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lunedì 27 gennaio 2014
Un'idea attendo
terribile quasi quanto la peste e la morte.
L'unica differenza,
e non è poco,
è pur sempre la speranza
che il tempo passi e un'idea ritorni.
L'attesa talvolta è lunga
ma più è l'attesa maggiore è
la gioia al suo arrivare...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
venerdì 13 dicembre 2013
Natura...
Nascosta dietro l'apparente fragilità di una farfalla,
quanta forza creativa,
quanta bellezza in quelle forme simmetriche.
Mascherata dalla improbabile goffaggine di un panda,
dalla nuotata sinuosa di una manta,
quanta forza vitale in ogni essere vivente.
Nella sabbia del deserto o nelle profondità oceaniche,
nell'agitazione dei freddi venti polari,
nella pacatezza delle acque di una laguna,
nelle forme perfette di un atollo polinesiano
o nelle cime affilate dell'Everest,
quanta possenza in ogni Sua manifestazione.
Quanta violenza creatrice nel fuoco di un vulcano,
quanta forza distruttiva nel cadere di una valanga,
morte e rinascita, indissolubilmente legate tra loro.
Quanto tempo evolutivo
dietro la nascita di un microorganismo
o nella struttura del nostro codice genetico.
Migliaia, miliardi di anni di evoluzione
e di conoscenze ancora per noi incomprensibili.
Che maestosa rappresentazione di un Dio incommensurabile,
la Natura!
sabato 17 novembre 2012
Pioggia...
Nuvole grigie m'accompagnano,
giorno dopo giorno, sempre uguale...
Tra lame di lampi splendenti e sorde martellate,
mi muovo bagnato...
E la Terra si gonfia e frana
e scivola a valle,
trascinando con se ogni forma di vita...
Fiumi tumultuosi, d'acqua gonfi, corrono veloci,
fino alle acque morenti di un mare,
il Grande Verde, un tempo azzurro...
Il pensiero corre e và al passato,
al Diluvio di Noè, Deucalione, Ziusudra...
e di mille altri sopravvissuti, miracolati, risparmiati...
da quelle lacrime di morte.
Ancora pioggia,
cade sulla sabbia di un deserto di sentimenti arido.
Pioggia cade sulla civiltà umana,
come lacrime purificatrici,
di vita rigeneratrici,
ancora una volta...
forse l'ultima.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
(Legnano, 14 maggio 2010)
domenica 19 agosto 2012
Viaggiare...
ognuno di noi viaggia
seguendo un filo sottile
invisibile come un profumo.
La strada non inizia e non finisce mai,
ma è come un gomitolo
di mille e mille fili
di mille e mille colori
intrecciati tra loro
a formare figure
sempre diverse, infinite.
Universo infinito di vite intrecciate
condotte per mano
lungo la via
da un'anima enorme
chiamata Dio.
E poi guardi l'orologio della vita,
ti giri e ti rigiri...
è finita.
Il tuo filo svanisce in mille altri fili,
sfumature di mille colori
di un infinito gomitolo di vite
di colori, suoni e profumi... senza tempo.
Un solo rimpianto,
non aver incontrato tutti i fili del mondo
non aver conosciuto il Tutto
non avere vissuto ancora...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
giovedì 29 ottobre 2009
Perdono
voglio chiedere perdono.
A lui
che è stato concepito senza chiederlo
e gli è stata negata la vita.
Che nessuno voleva
pur essendo frutto
di un atto d’amore.
Che
non ho avuto la forza d’amare abbastanza
per farlo crescere nel mio grembo.
Ad un figlio
che aveva un cuore e gli è stato strappato
lasciando nella mia anima,
una ferita sanguinante.
Che
che poteva essere gioia
ed è stato dolore.
Ad un figlio
che non potrò mai guardare negli occhi
voglio chiedere
perdono.
Maria Piera Pacione
giovedì 22 ottobre 2009
Un'infanzia spezzata
Era una bambina d’appena quattro anni.
Viveva un’infanzia serena
circondata dai suoi affetti e bambole con le quali giocava.
Una vita iniziata come tante
all’improvviso tutto cambia.
Non ricorda come iniziò
ma la sua infanzia venne spezzata da un destino crudele,
che s’impadroni’ di lei, della sua anima
lacerandole la vita.
Un’ombra
si impossessò del suo fragile corpo.
Non una, ma tante tante volte
uccidendo la sua spensieratezza,
la sua innocenza e comprando il suo silenzio.
Passavano gli anni e crescendo
desiderava solo che ogni volta fosse l’ultima.
Né il giorno, né la casa, né la strada le erano amiche.
Neppure la notte, nel suo letto,
abbracciata al suo peluche, si sentiva al sicuro.
Puntualmente
sognava di sprofondare in un abisso senza fine,
con un senso di angoscia che le stringeva la gola,
e quella sensazione
l’accompagnava fino alla notte successiva.
Dall’infanzia, iniziò l’adolescenza
ma sempre con lo stesso pensiero , lo stesso desiderio……
Morire, morire e poi
morire!
Maria Piera Pacione
sabato 17 ottobre 2009
Ad ogni parola, un'emozione
martedì 13 ottobre 2009
Il libro dei sogni...
La notte disteso nel letto con tre cuscini alle spalle..
un libro davanti, una luce soffusa..
silenzio notturno, qualche cane che abbaia..
la radio accesa, a basso volume..
una leggera brezza, le persiane socchiuse..
profumo di umido, la fuori.
Comincio a leggere, pur stanco che sono..
parole d'amore riempiono il libro..
storie di uomini, donne, avventurosi guerrieri.
Passa il tempo, alcune ore...
ne cani, ne radio...
ne brezza, ne odori...
Solo emozioni!
Poi mi risveglio, è tardi!
Ma ne è valsa la pena,
la foto della mia amata tra le pagine..
la faccio sporgere appena.
Sento un gallo, la fuori..
i cani ormai dormono..
Mi raccolgo tra le lenzuola..
e dormo!
Ecco! Ancora emozioni!
... ora cominciano i sogni!
lunedì 12 ottobre 2009
Stella cadente...
Per chi si riempie di quella luce improvvisa, ed illuminando i suoi sogni si alza e comincia a correre...
veloce, verso la via che porta a realizzare i propri desideri...
... per chi quella stella cadente vive ancora lucente...
sabato 3 gennaio 2009
Preghiera (2002)
Cenere e pioggia hanno fatto brulla
La strada e il muro che corre cadente
Ferito e piegato è rimasto trafitto
Dall’eco del boato lontano
Tutta la notte a cercare
Tra le macerie inutile sfida
Alla morte certa sorella matrigna
Terra e fuoco in un solo ardere
Le tende e i letti in fila
Un’altra notte senza nome
Un numero nella lista degli sfollati
E fiori deposti in silenzio
Gli occhi vuoti di lacrime
Madri e padri senza figli
Una preghiere lascio scivolare
Per quei piccoli angeli
Giuseppe MARCHI
sabato 13 settembre 2008
Dubbio amletico...
venerdì 29 agosto 2008
Canto di Sarajevo
Il tram colorato sfida il viale
Che fu dei cecchini
Attraversa rumoroso la strada
Calda di primavera a Sarajevo.
Il giorno duemila significa... continua...
Giuseppe MARCHI
lunedì 18 agosto 2008
Una sola ragione
Abbiamo ucciso per il bene
e non abbiamo avuto dubbi
avremmo di certo osato
senza vedere l'anima almeno
seduto tra le stelle l'uomo
guarda la sua piccola terra
azzurra di cielo coperto di nubi
accapigliate in guerra sempre
e avrebbe ascoltato il vento
in uno supporre il domani
una sola ragione ci muove.
E' quella che magnetica spinge
la terra lontana dal sole e poi torna
e la marea va e viene alla luce
della luna che da qui sembra viva
ma è l'illusionista della morte
a farci vedere un'altra possibilità.
martedì 22 luglio 2008
Corrispondenze (2000)
Di nubi cerebriformi
Arabeschi dei venti giunti
Con silenziosi sussulti
Dall’altrove invisibile
Cosa vede l’uomo alla finestra
E la sua ombra clonata
Dall’altro lontano emisfero
Balzo di arrugginite lancette
Incompreso tictac corrispondente
Perché lo stesso sguardo cela
L’uguale disegno di pensieri
Arditi oltre le dimensioni comuni
Specchio attraversato dello ierioggi
Fin dentro quelle carni vive
Dolcemente insicuro di esistere
Giuseppe Marchi
domenica 6 luglio 2008
Tracce (2000)
Il nostro abuso sul tempo
L’ineluttabile necessità di vivere
Appoggiati fieramente al confine
Valli e monti di deserto
Sabbia sopra e sotto l’acqua
Sono uomini che vengono da lontano
Nel cielo annunciati da nessuna stella
Al posto degli occhi dardi fiammeggianti
Ora spenti alla fine del viaggio
Tracce di secolo rechiamo loro in dono
Brandelli di carni dal filo spinato strappate
Odore acre di guerra perduta e morte
Dalla periferia della terra e nei visceri suoi.
In fondo a tutti i naufragi nel volo nero dei cormorani
Ombre e flutti avvolti e intrecciati come mani
Nel nucleo incessante dei pensieri umani
Abbiamo intravisto due fantasmi segnati dal dolore
Il morbo come Cristo sulle mani e sui piedi
Un occhio splendente al posto della croce
Abbracciavano quei delitti su barche annerite
“non c’è pace senza giustizia”.
lunedì 30 giugno 2008
Ancora un'onda...
spinti dal movimento lento ma costante,
altalenante del mare...
Ancora un'onda,
ancora una volta,
migliaia, milioni, miliardi di molecole d'acqua,
poche parti di sali minerali
e sempre più creme, olii abbronzanti, protettivi, inquinanti,
corrosivi...
Ancora un'onda,
enorme linea discontinua
soggetta ad impossibili leggi della fisica,
ancora per gran parte ignote,
rotta solo da scintillanti creste di bianca,
soffice spuma...
Ancora un'onda,
sul mio ormai consunto,
sbiadito,
calcareo guscio
di lumaca di mare...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
giovedì 19 giugno 2008
Amore lontano
il tempo passa lentamente senza te!
E penso alle sere passate assieme,
e a quelle tristi vissute lontano da te,
e ti amo di più, ancora di più!
Un bacio per telefono,
triste consolazione,
ma poi penso a quando ti rivedrò...
Un bacio, ancora uno, a te lontana,
felice di saperti felice,
in attesa del rientro!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
sabato 31 maggio 2008
Domani (2007)
L’immagine e le parole sono
La notte breve e il sogno
La strada segnata del ritorno.
Ascolta la casa e il silenzio
Non passa nelle porte aperte
Ristagna aspettando un sempre
L’ultima fila degli scaffali.
Guarda il tempo attraverso
Un ponte che non ho valicato
Profumi sulle siepi dipinte
Il fastidioso ronzio degli insetti
Sospingi l’attesa di ore
E finalmente l’amore
È il senso che dà la vittoria
Il domani esiste.
sabato 24 maggio 2008
Quando ero bambino...
Case piccole, di pietra, fango e paglia, ladini,
mi riportano nel passato...
Quante corse per quelle strade,
percorse, allora, da enormi mucche,
spaventose per me bambino...
La finestrella nella parete di fronte,
e il velo nero di una vecchietta che non conosco,
mi ricordano nonna Cenza,
col suo nero vestito e la sua vita triste...
e la sua morte...
Nuove costruzioni,
dove un tempo ce n'erano di vecchie
e piazze e cortili e chiese...
sette chiese per mille anime...
E l'asilo, maledetto e mai finito,
casa buona solo per uccelli...
sempre uguale, oggi come ieri!
E per le strade quasi nessuno,
come un paese che muore, lentamente...
Poi, l'estate, si rianima delle voci degli emigrati
che tornano a trovare i parenti,
bambini chiassosi corrono per le strade
sotto i lampioni, la sera...
di fronte ai grandi seduti sull'uscio,
sulle stesse sedie di legno e paglia
dei loro genitori e dei loro nonni...
E Gesico rivive...
per un istante lungo un'estate...
Nuraghes...
tra mura gigantesche di roccia scura,
testimoni di un grandioso, sconosciuto passato...
Varcata la soglia di pietra,
il silenzio mi assale e l'anima vola
come chiamata dalle ombre del passato,
il passato di un popolo misterioso...
Le torri cave, i nuraghes,
strumenti di viaggio nel tempo,
di colpo mi sento uno di loro,
anche senza conoscerli...
Sento sulle spalle millenni di civiltà,
ora scomparsi anche dai ricordi dai ricordi dei vecchi,
tanti sono...
Eppure li sento vicini,
percepisco la presenza delle loro anime,
prigioniere di quelle rocce possenti,
alla ricerca di chi un giorno
restituirà loro la storia
negata dal tempo e dagli uomini...
Nuraghes...
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