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sabato 6 dicembre 2014

John Maynard Keynes: come uscire dalla crisi

John Maynard Keynes (1883-1946), forse il più grande economista britannico del XX secolo, illustra il suo punto di vista sulla crisi che mise in ginocchio il mondo ed ebbe il suo culmine nel '29 con il crollo di Wall Street.
Keynes fece diversi viaggi in America ed ebbe l'opportunità di conoscere i presidenti Hoover e Roosevelt con i quali intrattenne una cordiale corrispondenza.

Questo libro è una raccolta di suoi articoli scritti durante il periodo della crisi. Articoli pubblicati su vari giornali diretti quasi sempre ai politici del tempo allo scopo di tentare di aiutare il mondo ad uscire dalla crisi.

Keynes analizzò la situazione nazionale e internazionale alla ricerca delle origini della crisi e provò nel tempo a dare suggerimenti sul come uscirne.
Le relazioni esistenti tra occupazione, investimenti pubblici, piani di assistenza, finanza, tassazione, tassi di interesse, politiche monetarie e altri fattori macroeconomici, sono spiegate con dovizia di particolari ed esempi chiari che in qualche modo potrebbero essere ancora oggi utili all'analisi della crisi attuale.

I problemi legati ai bassi costi di produzione in alcuni paesi esteri e alla facilità con cui era possibile spostare i capitali erano ben chiari a Keynes che invitava il governo britannico a favorire gli investitori che investivano nel proprio paese anche a costo di ridurre le spese assistenziali.

Il circolo vizioso in cui entra una nazione che perde la fiducia nel futuro è ben illustrato e per certi versi pienamente applicabile anche al nostro paese. Chi non ha fiducia nel futuro, anzi chi teme il futuro, mette da parte i soldi che può, facendo più danni che altro. Quando infatti occorre consumare per spingere la produzione e il lavoro, i consumatori diventano invece eccessivamente prudenti causando così ulteriori problemi.
Ma chi poteva convincere l'uomo comune a spendere quando tutto andava a rotoli?

Un libro illuminante, non troppo complesso, che i nostri politici ed economisti dovrebbero riprendere alla mano, anche se con le dovute considerazioni in relazione alle differenti condizioni a contorno.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO