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domenica 23 febbraio 2014

L'estronauta e i Calderoni (Ottavo episodio)

- Nonno, nonno, mi racconti com'è finita la cena con i Numeri? Disse Giulia sulla porta di casa, accogliendo il nonno a braccia aperte.
- Mi farebbe molto piacere - rispose lui sorridendo - andiamo a sederci in salotto così cerchiamo di metterci in contatto con il nostro amico estronauta e vediamo di farci raccontare il seguito delle sue avventure.
- Si nonninno, andiamo in salotto. E mentre parlava tirava il nonno per i pantaloni dirigendosi verso la sua poltrona preferita, quella in pelle scura vicino al caminetto. Il nonno si accomodò e presa in braccio la piccola Giulia cominciò a parlare.

- Il nostro amico Gionzo aveva appena finito di mangiare con gusto il suo pasticcio di Pesciolzo Brucante quando in lontananza si sentì uno strano rumore, come di una banda musicale stonata che avanza rumorosamente. All'udire quel frastuono i Numeri si allarmarono e senza dire una parola sparirono velocemente. Nel giro di qualche secondo il nostro amico Giovanbattistamarialorenzo si ritrovò solo con in mano la forchetta e il suo piatto di Pesciolzo Brucante.

- Nasconditi, presto - gli disse Uno con una vocina sottile sottile, riapparendo solo per un istante - stanno arrivando i terribili Calderoni, se ti trovano sei perduto! E detto ciò sparì alla sua vista per non tornare più.

- Ruggero, amico mio, chi sono questi Calderoni? Disse Gionzo rivolgendosi all'amico camaleone che non lo abbandonava mai.

- Ma nonno, questa domanda volevo farla io! Protestò vistosamente Giulia, incrociando le braccia e mettendo su il broncio.

- Mia cara Giulia, devi capire che anche il nostro amico estronauta ha il diritto di parlare, e visto che ora nelle nostre storie si è aggiunto anche il nostro amico Ruggero, di tanto in tanto occorre dargli la parola, altrimenti rischiamo di perdere un amico. Facciamo così, da ora in poi chi vuole porre una domanda deve prima alzare la mano e io gli concederò la parola non appena possibile. Siete tutti d'accordo? Disse il nonno rivolgendosi non solo a Giulia ma a tutti i personaggi delle sue storie.

- Va bene! Disse Giulia.

- Bene, allora visto che siamo tutti d'accordo possiamo proseguire e diamo la parola a Ruggero. E col dito indice puntò verso la posizione della luna.

- Grazie - disse Ruggero prendendo la parola - dovete sapere che i Calderoni sono dei lunimali veramente terribili. Sono rumorosi, scorbutici e famelici. Vanno in giro in gruppo e cucinano tutto ciò che trovano lungo la loro strada. Non possono farne a meno, si dice, a causa della maledizione di una strega cattiva che ogni anno arrivava sulla luna per creare delle pozioni potentissime. Un giorno i Calderoni, stufi di lavorare per la strega, si ribellarono. Strapparono le catene e cacciarono la strega. Da allora continuano a girare sulla luna senza pace.

Mentre Ruggero il camaleone parlava la piccola Giulia si strinse al nonno spaventata.

- Che succede piccola mia? Non mi dire che hai paura! - Disse il nonno con tono scherzoso - Non devi aver paura, non dimenticare che il nostro amico estronauta è molto in gamba, non si farà certo cucinare da una banda di Pentoloni...

- Calderoni! Lo corresse Giulia a cui nel frattempo era tornato il sorriso.

- Si chiamano Calderoni! Ribadì con soddisfazione.

- Ma si, hai ragione, volevo dire Calderoni naturalmente.

- Io penso che per sconfiggere i Calderoni occorre inventare un'arma potentissima - aggiunse Giulia - secondo me il nostro amico dovrebbe indossare il casco potenziante!

- Come fai a saperlo? Infatti Gionzo, si sedette all'ombra di una grande Quercella con al suo fianco il fedele Ruggero il Camaleone e indossò il casco senza indugio.

- Nonno, nonno, chi è questo Indugio? Non me ne hai mai parlato. Disse la piccola Giulia con preoccupazione.

- Ma no, cos'hai capito, senza indugio significa senza perder tempo. Io pensavo che tu mi avresti chiesto che cosa fosse una quercella.

- No no, io so cos'è una Quercella, me l'ha detto ieri la mamma - e senza attendere proseguì ridacchiando - la Quercella è l'albero della nutella, è un albero tipico della luna, si trova un po' dappertutto, soprattutto nei pressi dei cartieri...

- I cartieri? Disse il nonno stupito.

- Si, i cartieri nonno, quei buchi grandi che sono sulla luna.

- Vuoi dire i crateri, disse il nonno.

- Si dai, volevo dire i crateri.

- Come faceva la mamma a sapere delle Quercelle? Chiese il nonno incuriosito.

- Devi sapere - spiegò Giulia con pazienza - che l'altro giorno la mamma ha chiamato al telefono il nostro amico estronauta perchè io non volevo fare merenda e lui gli ha suggerito di farmi una fetta di pane con la nutella di quercelle lunari, una nutella molto più buona di quella che abbiamo noi.

- Capisco, disse il nonno ridacchiando. Ma ora proseguiamo la nostra storia. Gionzo aveva appena indossato il casco potenziante che un'idea gli si parò davanti. L'idea aveva la forma di una grossa spazzola in acciaio, di quelle che si usavano un tempo per strofinare le pentole.

- Ottima idea! Pensò, e cominciò a costruire una grossa spazzola con quello che aveva a disposizione. Così, armato dello strano spazzolone, attese senza paura l'arrivo dei Calderoni. Il povero Ruggero era spaventato e prima che arrivassero i Calderoni si allontanò tremante e si mimetizzò in mezzo alle foglie di Quercella. Visto da lontano sembrava proprio una grossa ghianda nutellifera.

- Ma così rischia di finire in pentola! Lo interruppe Giulia. E' meglio se si mimetizza da sasso.
- Si, hai ragione, ma non ci aveva pensato. Comunque sia i Calderoni si avvicinarono rumorosamente fino a quando, ormai a pochi metri da Gionzo, non videro lo spazzolone.

- Haaaa - cominciarono a urlare tutti in coro - aiuto! Si salvi chi può!

- E così, prima ancora che Gionzo potesse provare a dire una parola erano tutti scappati a gambe levate!

- Come mai sono scappati tutti nonnino caro? Chiese Giulia.

- Devi sapere - rispose il nonno con fare serio - che la strega cattiva per costringere i Calderoni a ubbidire, li minacciava di spazzolarli con una spazzola di ferro. E loro non avevano dimenticato quella antica tortura e continuavano a temere tutti i tipi di spazzole e spazzoloni. Nessuno poteva immaginare una cosa del genere ma da quel momento, grazie a Gionzo e a Ruggero, le famiglie di Numeri non avrebbero mai più temuto i Calderoni.

- Nonno, nonno, mi disegni un Calderone da appendere nella mia cameretta? Chiese Giulia tendendo una mano con un pennarello.

- Certo piccola mia, però mentre io disegno tu chiudi gli occhietti e riposa.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 20 febbraio 2014

A cena a casa di Zero (settimo episodio)

- Nonno, nonno, perchè ieri non hai finito di raccontarmi la storia sulla famiglia dei Numeri? Disse Giulia saltando addosso al nonno non appena egli varcò la porta di casa.
- Ciao piccola mia. Ieri ti sei addormentata, cosa potevo farci?
- Ma non è vero! - disse la piccola storcendo la bocca e incrociando le braccia come se si fosse offesa
- io non dormivo, magari ho socchiuso gli occhi ma solo per concentrarmi meglio sul racconto. E mentre lo diceva rideva.
- Comunque sia, dopo cena proseguiamo la storia...
- No no, non se ne parla proprio. Adesso finisci la storia di ieri e dopo cene me ne racconti un'altra! Disse Giulia che non avrebbe accettato una risposta negativa per nessun motivo al mondo.
- Va bene - si arrese il nonno prendendo in braccio la piccola Giulia - andiamo a sederci in salotto così mentre la mamma prepara la cena noi possiamo metterci in contatto con il nostro amico e vedere cosa è successo con la famiglia Numeri.
- Si, si, andiamo. Forza nonnino più veloce... - disse Giulia che in braccio al nonno si agitava come una forsennata.
- Ora calmati però. Sediamoci sul divano. Fammi prendere il telefono così chiamo Giovanbattistamarialorenzo. E un istante dopo già componeva il numero interplanetario per la luna.
- Caro Gionzo, ti dispiace raccontarmi come è andata a finire con la famiglia Numeri? Sai, c'è qui Giulia che vorrebbe conoscere il resto della storia. Ci avevi descritto la famiglia. Se non ricordo male avevi parlato dei figli, il più piccolino si chiamava Due. - Dopo una lunga pausa il nonno mise giù il telefono e cominciò a raccontare.
- Bene, il nostro amico mi dice che si trova ancora ospite della famiglia Numeri. Ieri sera è stato presentato a tutta la famiglia che pare sia più numerosa di quello che inizialmente credeva. Infatti tutta la sera i parenti non hanno smesso di arrivare da tutte le province lunari per conoscerlo. Sembra che ci siano dei numeri molto particolari, alcuni veramente caratteristici.
- Davvero? Disse Giulia con stupore - e io che credevo che fossero già abbastanza strani quelli di ieri!
- Gionzo dice di aver conosciuto una vecchia zia di Zero che si chiama Radice Quadrata, la zia ha compiuto da poco 625 anni ma dice che ne dimostra appena 25!

Pare che sia merito di una verdura chiamata Radicina e coltivata in abbondanza dai Numeri nelle grotte lunari.
- Caspita! Allora dobbiamo scoprire qualcosa di più su questa verdura - disse Giulia - la mamma dice sempre che bisogna mangiare le verdure perchè fanno bene ma non credevo che esistesse una verdura che fa rimanere giovani.
- Tutte le verdure fanno rimanere giovani, anche se solo la Radicina lunare ha questa proprietà. Disse il nonno con estrema serietà - poi, ieri a cena, Gionzo ha conosciuto un tipo molto particolare. Mi è sembrato di capire che si tratti di un lontano cugino della padrona di casa. Questo cugino si chiama Immaginario e non faceva altro che parlare dei poteri fantastici dei Numeri come lui. Diceva che era capace di sparire a piacimento anche senza mettersi di fianco e per dimostrare che non mentiva sparì da un momento all'altro proprio di fronte a Gionzo che non sapeva più cosa dire.
Per fortuna non tutti i Numeri erano così strani, anzi, la maggior parte di essi era simpatica e socievole.
Prima di cena si sedettero tutti a tavola, una tavola enorme che occupava quasi tutto il salone e cominciarono a giocare ad un gioco che non avevo mai sentito prima. I Numeri si misero tutti in ordine e cominciarono a saltare sul tavolo a coppie e mentre saltavano ripetevano a voce alta i loro nomi, come una specie di cantilena:
Uno per Due Due
Due per Due Quattro
Tre per Due Sei
Quattro per Due Otto
Cinque per Due Dieci
Sei per Due Dodici
Sette per Due Quattordici
Otto per Due Sedici
Nove per Due Diciotto
Dieci per Due Venti
E quando un Numero sentiva chiamare il suo nome doveva saltare immediatamente sul tavolo.
Ogni tanto qualcuno sbagliava e allora doveva fare una penitenza. Di solito la penitenza consisteva nel prendere il vassoio dei dolci, dei biscotti di cui i Numeri vanno pazzi, e offrirli a tutti senza poterne assaggiare neanche uno.
- Che penitenza crudele - disse Giulia - io non potrei mai sopportare una cosa del genere.
- Eppure sembra che i Numeri si divertano molto giocando a Tavola Pitagorica (perchè sembra che questo sia il nome del gioco). E non è finita qui, infatti Gionzo è stato invitato a cena e ha potuto gustare tanti ottimi manicaretti lunari. Per antipasto è stato servito un ottimo formaggio di latte di capraspina. Poi per primo piatto hanno cucinato gnocchi di Patarciofi al sugo e per secondo uno splendido arrosto di Pesciolzo Brucante.
- Ed era buono? Cos'è una Capraspina nonno? E i Patarciofi che sapore hanno?
- Hai ragione , è meglio che ti dia qualche spiegazione. La Capraspina è una tipica pianta lunare, cresce abbondante nel Mar delle Capre, un grande cratere a sud del paese dei Numeri. Le sue spine sono molto saporite. Vengono bollite e poi spremute per ricavarne il latte che è dolcissimo. Le Capraspine vengono anche usare per produrre il Formaggio di Capraspina che dicono sia uno dei migliori formaggi della luna però è molto difficile da trovare. Infatti le forme di formaggio di Capraspina sono molto veloci e quando cominciano a rotolare non è molto facile raggiungerle. Così i Numeri di solito quando preparano una forma di Formaggio di Capraspina le mettono subito il guinzaglio e nonostante tutto capita spesso che le Forme riescano a scappare. Mentre il nonno parlava con estrema serietà dei piatti lunari della famiglia Numeri, la piccola Giulia non riusciva più a trattenersi dal ridere rumorosamente e dal tanto ridere cominciò a rotolarsi sul tappeto urlano a squarcia gola:
- Anche io sono una forma di Formaggio di Capraspina. Acchiappami se ci riesci...
E proprio in quell'istante la voce della mamma si sentì chiamarli a tavola.
- A tavola, e prima lavatevi le mani. - Disse la mamma - le fungiatelle sono pronte.
- Le fungiatelle? Rispose il nonno con aria interrogativa.
- Si, nonnino caro, sono delle buonissime tagliatelle con sugo ai funghi lunari. E' una ricetta che la mamma si è fatta dare dalla mamma di Gionzo. Sono buonissime. E mentre ancora parlava, la piccola Giulia già correva a tavola...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 18 febbraio 2014

Una strana specie di lunimali - (Sesto episodio)

A tavola! – disse la mamma – le frittelle di zucchine sono pronte. Non facciamole freddare troppo.

- Mamma, posso portare il mio amico estronauta a tavola? Anche lui vuole assaggiare le frittelle. E mentre parlava guardava la mamma con i suoi occhioni grandi che minacciavano pianto in caso di risposta negativa.

- Solo se gli lavi le mani. Disse la mamma senza farsi commuovere. Il che voleva dire no, visto che si trattava di una sagoma di cartone di Giovanbattistamarialorenzo disegnata con i pennarelli e ritagliata dal nonno. Non poteva certo rischiare che si rovinasse.

- Ho capito. Gionzo, tu devi aspettare qui, sul divano. Più tardi ti porto una frittella. Disse con premura al suo nuovo balocco.

Giulia adorava le frittelle di zucchina da quando aveva saputo che il suo amico Gionzo le mangiava tutti i giorni e avrebbe fatto di tutto per avere le frittelle tutti i giorni anche lei ma la mamma diceva che una volta alla settimana andava più che bene.

Dopo le frittelle, come tutte le sere, arrivò il nonno con la sua nuova avventura.

- Buona sera piccola Giulia. Come sta il nostro amico estronauta? Chiese con interesse notando la sagoma di cartone posata sulla poltrona con un piattino da caffè e una frittella di zucchina sulle ginocchia.

- Mangia, era affamato! Rispose Giulia, facendo finta di sparecchiare la tavola.

- Ottimo. Oggi ho parlato con Gionzo e mi ha raccontato la sua ultima avventura, non immaginerai mai cosa gli sia capitato...

- Su, dai, cosa aspetti? Racconta - e mentre parlava spiccò un salto e si aggrappò al collo del nonno come una scimmietta alla mamma.

- Siediti qui, da brava, che inizia la storia. Ricorderai sicuramente che Gionzo da qualche giorno aveva un nuovo amico, il camaleone.

- Si si. Disse Giulia annuendo con la testa.

- Ebbene, devi sapere che il nostro nuovo amico, che si chiama...

- Ruggero! Urlò Giulia precedendo il nonno.

- Si, brava. Devi sapere che Ruggero conosce benissimo la luna e mentre parlava del più e del meno con Gionzo durante una passeggiata lunare, gli parlò anche della famiglia Numeri, una grande famiglia di lunimali caratteristici della regione lunare in cui si trovavano ma difficilissimi da vedere.

- Perchè? Chi sono questi Numeri? Non sono pericolosi vero? Disse Giulia sempre un po' preoccupata quando si parlava di lunimali.

- I Numeri sono degli animali lunari molto molto particolari. Vivono in grosse famiglie fatte di cinquanta o cento elementi. Difficilissimi da vedere.

- Quanti sono cinquanta nonno? Sono così? E mostro la manina aperta ad indicare cinque.

- E no, principessina, molti di più! Per arrivare a cinquanta devi mettere assieme le tue mani, le mie, quelle di Gionzo, quelle della tua mamma e del tuo papà.

- Allora sono veramente tantissimissime! Disse Giulia aprendo le braccia come per abbracciare il mondo! Ma perché sono così difficili da vedere i Numeri?

- Perchè quando sentono che qualcuno si avvicina si mettono di fianco e siccome sono sottilissimi, per vederli occorre far finta di niente, passare in mezzo a loro e poi girarsi di fianco a sorpresa. Questo è l'unico modo.

- Sono sicura che Gionzo ci riuscirà. Disse la piccola Giulia che ormai conosceva benissimo le capacità del suo amico estronauta.

- Ne sono convinto anche io. Dicevamo dunque che il più anziano della famiglia si chiama Zero ed è un tipino tondo tondo, con due braccia esili e un naso a punta che sembra pinocchio, la moglie di Zero si chiama Uno ed è una distinta signora, molto più alta del marito e anche lei con un lungo naso, tanto lungo che quando piove il marito Zero si mette sotto per ripararsi! Giulia intanto guardava il nonno e rideva.

- Zero e Uno avevano nove figli, il più grande si chiamava Dieci ed era tutto i suoi genitori, un tipino molto particolare, precisino e molto intelligente. Poi era arrivata la prima femminuccia e l'avevano chiamata Nove, che però era l'esatto opposto del fratello maggiore. Disordinata e capricciosa. Poi erano arrivati tre gemelli che si chiamavano Otto, Sette e Sei. Anche se erano gemelli non si assomigliavano molto. Otto era un Numero tutto d'un pezzo, grande, grosso e anche rotondetto. Sette invece era tutto spigoli ed era impossibile dividerlo dai fratelli. L'unica che aveva un qualche ascendente su di lui era la mamma, Uno. Sei invece era calma e tranquilla e passava le sue giornate sulla sedia a dondolo. Cinque arrivò alcuni giorni dopo. Per certi versi era spigoloso come Sette ma era il fratello prediletto di Dieci e lo seguiva dappertutto.

Quattro era il peggiore di tutti. Non stava fermo un attimo e andava a sbattere dovunque. Tre era una Numerina bellissima, appariva perfetta e tutti le volevano bene anche quando combinava qualche marachella. Due invece era il più piccolino, quasi non si vedeva e se i fratelli combinavano qualcosa di solito la colpa veniva data a lui, tanto era il più piccolo e i genitori non gli facevano mai niente.

Mentre il nonno descriveva questa famiglia di lunimali, Giulia contava con le dita delle mani, cercando di seguire quello che diceva il nonno.

- Sai nonno, sono un po' confusa. Chi era il Numerino più spigoloso, Sette o Quattro? Chiese Giulia ridendo rumorosamente.

- Facciamo così – rispose il nonno – ora ti disegno tutta la famiglia così te li ricorderai meglio. E preso un foglio e alcuni pennarelli, disegnò tutta la famiglia che divenne subito parte dell'arredamento della cameretta di Giulia.




 

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 16 febbraio 2014

L'estronauta e il camaleone - Quinto episodio

Quella sera Giulia era stanca. Aveva vissuto tante emozioni al suo primo saggio di danza e mentre tornava a casa le si chiudevano gli occhi. Il nonno la teneva sulle gambe sul sedile posteriore della macchina.

-Sei stanca piccina? Chiudi gli occhietti e cerca di dormire, poi starai meglio. Io starò vicino a te.

-Sono proprio stanca - disse Giulia al nonno – ma non potrei mai addormentarmi senza aver dato la buonanotte al mio amico Giovanbattistamarialorenzo. Perché non mi racconti una storia? Oggi starò zitta zitta.

-Come vuoi, in effetti le avventure del nostro amico estronauta sono proprio appassionanti, quando me le racconta per telefono sono sempre in ansia.

Giulia guardava il nonno incredula, pensando che la stesse prendendo in giro. Ma proprio in quell'istante, non ci crederete mai, il nonno ricevette una telefonata dal suo amico estronauta che gli chiedeva un consiglio su uno dei più strani e misteriosi esseri che si fossero mai visti sulla Luna: il camaleone!

-Ciao – lo salutò come si fa tra amici – cosa vuoi sapere? Come sarebbe a dire tutto. Capisco, tutto ciò che serve sapere sul camaleone – disse il nonno e cominciò a descrivere il camaleone come può fare solo chi lo conosce bene.

-Il camaleone è una specie di camaleonte che a differenza del suo simile terrestre è molto pericoloso per l'uomo, in particolare per gli esploratori.

-Ma nonno – lo interruppe Giulia – come può essere pericoloso un camaleonte! E intanto rideva e si agitava sulle gambe del nonno.

-Eppure ti garantisco che è proprio così - rispose il nonno distogliendo lo sguardo per non far vedere che anche lui rideva –devi sapere che nel corso delle prime esplorazioni lunari diversi astronauti sono stati ricoverati per lo spavento dovuto all'incontro con il camaleone! Il camaleone è un animale subdolo e...

-Nonno, nonno, cosa significa animale subolodo?

-Si dice subdolo e significa che è un animale che– e fece una pausa per cercare la parola più adatta – che imbroglia, ecco, è un ingannatore. Il camaleone si nasconde dovunque, cambiando il colore della sua pelle e nessuno riesce a vederlo fino a che è troppo tardi, allora attacca le sue prede con la sua grossae lunga lingua appiccicosa. Si nutre di insetti e piccoli animali ma quando è spaventato, magari perché un astronauta si trova nel suo territorio di caccia, lo coglie di sorpresa lanciando alle sue spalle un ruggito più potente di quello dei leoni. Il povero astronauta di solito scappa a gambe levate o muore di spavento.

-E' terribile!DisseGiuliastringendosi le guance tralemani.- Comepotràsopravvivere ilnostroamico Gionzo? Nonno, tu puoi aiutarlo vero?Dimmi che lo farai...

-Non saprei. Io possosolo dirgli di fare molta attenzione.

Nel mentre l'estronauta aveva ascoltato tuttoed era molto preoccupato. Come poteva combattere un pericolo così subdolo comequello del camaleone?

Pensachetiripensa, gli venneinmente chese avesseindossatounpaio di cuffie seppurefosse capitato nel territorio di uncamaleone non si sarebbe spaventato. Però, pensandoci bene, seavesse indossatole cuffie non avrebbe sentitopiù alcun rumore e la cosa potevaessere pericolosa, cisonotantialtri lunimali(così sichiamanocorrettamenteglianimalidellaluna) pericolosi.Allorasi sedette per terra,con le gambe incrociateed indossò il suo nuovo casco potenziante,sperando gli venisse in mente qualche buona ideaedecco,inlontananza, apparirela soluzione. La mente dell'estronauta la inseguì e la catturò...

-Nonno,nonho capitoche cosa inseguìil nostroestronauta.

-Volevo dire che il nostroamico Giovanbattistamarialorenzo trovòuna soluzione al problema del camaleone. Decise infatti di costruire unbel paio di cuffieantiruggito che eliminassero solo i rumori che sembravano dei ruggiti e lasciassero passare tutti gli altri rumori. E devi sapere,mia cara, che le cuffie antiruggito erano anchemolto comode e riparavano le orecchie dalfreddo della sera lunare.

-Bravissimo! Lo sapevo che col casco potenziante avrebbe trovato una soluzione. Glielo stavo per dire anche io di fare così! Disse Giulia molto soddisfatta di se stessa.

-Dunque, dicevo che il nostro amico estronauta, quando si rese conto di essere entrato nel territorio di un terribile camaleone lunare indossò subito le cuffie antiruggito e senza preoccuparsi di essere assalito alle spalle esplorò tutto il territorio. Il camaleone, si trattava di un grosso esemplare, lo inseguì con i suoi occhi multicolore e quando fu alle sue spalle, lanciò un ruggito che avrebbe steso un elefante ma con sua enorme sorpresa non accadde niente. Il nostro estronauta non si accorse di niente.

-Perfetto! - disse Giulia tutta eccitata – lo sapevo che le cuffie avrebbero funzionato contro questo sudobolo lunimale!

-Si dice subdolo – la corresse il nonno. Adesso era il camaleone ad essere nei guai, infatti Gionzo aveva notato delle piccole tracce impresse sulla polvere lunare e cominciò a seguirle pensando che forse sarebbe riuscito a vedere il camaleone.

Ma il camaleone, ripresosi dallo stupore, non si diede per vinto e tese un'altro agguato all'estronauta. Questa volta si avvicinò di più e quando era giunto alle sue spalle lanciò un secondo e un terzo ruggito, ancora più potenti del primo!

-E cosa è successo? Dai nonno, racconta – lo interruppe Giulia visibilmente preoccupata per il suo amico!

-Assolutamenteniente!L'esploratore aveva sentitocomeuna specie di ronziomaniente di più. Lecuffiefunzionavanoallaperfezione. Il povero camaleone era disperato, decise di rischiare il tutto per tutto e si parò davanti al nostro amico rendendosi visibile e, aprendo la bocca come di più non poteva, lanciò il suo quarto e più potente ruggito che avesse mai emesso ma Gionzo, estratto velocemente il suo retino per farfalucciole, lo catturò in un istante.

-Povero camaleone - disse Giulia singhiozzando – che fine farà adesso? Lo metteranno in una gabbia stretta stretta? E i suoi piccoli camaleoncini moriranno di fame? Nonno, non puoi chiedere a Gionzo di liberarlo? Vedrai che d'ora in poi si comporterà bene – e mentre parlava continuava a singhiozzare.

-Stai tranquilla Giulia – disse il nonno in tono rassicurante – il camaleone non aveva figli ma il nostro amico Giovanbattistamarialorenzo pensò esattamente le stesse cose e decise di parlare con il camaleone per spiegargli che se voleva tornare libero, da quel momento in poi avrebbe dovuto comportarsi bene.

Il camaleone accettò di buon grado la sconfitta e divenne un buon amico di Gionzo. Da quel momento i due furono inseparabili e il camaleone,che per la cronaca si chiamava Ruggero,lo seguì ovunque e lo aiutò nelle esplorazioni lunari.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 15 febbraio 2014

L'estronauta in pericolo - Quarto episodio

Era una domenica mattina e il nonno non vedeva la sua nipotina da diversi giorni ormai. Era stato un po male in quei giorni e non aveva voluto rischiare di contagiare l'influenza alla piccola Giulia, così a malincuore era stato a casa sua. Quella mattina però la febbre era passata e lui si sentiva bene così decise di recarsi immediatamente a trovare la nipotina.

- Nonno, nonno, finalmente! Che fine hai fatto? Io e la mamma ci siamo preoccupati moltissimo. Poi papà mi ha detto che eri partito per qualche giorno. Dove sei stato? Non è che sei andato sulla luna con il tuo amico estronauta? Non te lo perdonerei mai. Voglio venire anche io, lo sai!
- Cara la mia piccola Giulia. Niente di così avventuroso purtroppo. Sono stato a letto con la febbre ma ora sto bene per cui oggi, se ti va, stiamo assieme tutto il giorno e magari cominciamo con una bella passeggiata nel parco, ti porto a vedere gli scoiattoli, che ne dici?

- Si, si, voglio vedere gli scogliattoli. Mamma, posso andare, posso andare con il nonno a vedere gli scogliattoli al parco? Cominciò a urlare Giulia e mentre urlava saltava dal divano alla poltrona senza fermarsi un attimo.
- Certo che puoi andare. Ma mi raccomando, fai attenzione che il nonno non si perda in mezzo al bosco. Mi raccomando, tienilo per mano. Disse la mamma strizzando l'occhio a suo padre.

- Si pranza a mezzogiorno e trenta. Aggiunse proprio mentre nonno e nipote uscivano di casa. E oggi ci sono i sofficini fatti in casa, non tardate.
Ma ormai i due esploratori erano già lontani e a tutto pensavano salvo al pranzo. Sarebbero tornati per tempo? Chissà, dipendeva da cosa avrebbero incontrato al parco, da quali avventure avrebbero vissuto e dalle strane creature fantastiche che si possono incontrare nel mondo.
- Dimmi Giulia – disse il nonno – prendendo la nipotina a cavalcioni sulle spalle, ti sono mancato un pochino?

- Certo che mi sei mancato! Te l'ho detto, ci siamo preoccupati tutti. Poi papà ha provato a raccontarmi una storia sul nostro amico estronauta ma non si ricordava neanche come si chiamava!
- E tu invece lo ricordi? Disse il nonno ridendo sotto sotto e aspettandosi un nuovo urlo nelle orecchie.

- Certo. Si chiama Giovanbattistamarialorenzo. Urlò Giulia dritto dritto nell'orecchio destro, afferrandosi con forza ai capelli bianchi del nonno per non cadere di lato.
- Piccola peste che non sei altra. Lo sai che non si urla nelle orecchie? Adesso chissà quanti giorni impiegheranno le tue parole ventose ad uscire dalla mia testa? Ho povero me... - Disse il nonno facendo finta di piangere. Era un attore nato e la nipotina era la sua unica spettatrice, la gioia della sua vita.

- Comunque siamo arrivati. Ecco il parco e già vedo i primi scoiattoli che si nascondono tra i rami degli alberi. E' arrivata l'ora di scendere. Indossa il casco potenziante e preparati all'inseguimento.
Non appena Giulia posò i piedi per terra stava già volando in mezzo all'erba. Correva, faceva capriole, girava intorno agli alberi come una trottola e poi si lasciava cadere come se fosse stata colpita a morta da una qualche creatura invisibile. Il suo era un mondo fantastico, come quello di tutti i bimbi dotati di un pizzico di fantasia. Da quando il nonno le aveva spiegato che era sufficiente indossare il casco potenziante per vedere tutti gli esserini fantastici che voleva lei aveva scoperto che il parco era molto più grande di quello che appariva nel mondo normale e si popolava di tanti simpatici amici con cui giocare, oltre ai suoi scogliattoli. Poi, dopo essersi scatenata tornava dal nonno stanca e felice. Si sedevano per terra sull'erba umida ed arrivava il momento di raccontare una delle sue storie.

- Allora Giulia – disse il nonno – che storia vuoi che ti racconti oggi?
- Voglio sapere come è andata l'esplorazione della faccia scura della luna. Perchè in questi giorni sicuramente Gionzo avrà proseguito la sua esplorazione. Non è vero nonno?

- Certamente. In questi giorni il nostro amico ha vissuto tante fantastiche avventure. Così tante che non so proprio da dove cominciare. Ti ricordi che l'ultima volta che ci siamo visti il nostro amico Giovanbattistamarialorenzo stava parlando con Pilina, la lanternucciola lunare che un po' maleducatamente lo aveva lasciato al buio? Ebbene, in quel momento il nostro estronauta corse un pericolo mortale.
- Nonno, nonno, si è salvato Gionzo? Dimmelo, su dimmelo. E mentre parlava gli strattonava la manica del maglione che assomigliava sempre più ad uno dei lunghi tentacoli del volpesce lunare.

- Si, stai tranquilla, si è salvato. Il nostro amico è molto intelligente e inoltre la fantasia lo aiuta a risolvere ogni genere di problema. Ma stavo dicendo che il nostro amico era in pericolo e neppure lo sapeva infatti mentre lui non riusciva a vedere niente, alcuni terribili pesciolpi, i predatori del mare lunare, lo osservavano con i loro terribili occhi azzurri. Avevano fame e sarebbero riusciti a mangiarlo con un sol boccone se non fosse che Gionzo, muovendosi goffamente a tentoni, ad un certo punto andò a sbattere per la seconda volta contro il nebbiungo gigante alla fragola, ritrovandosi come per incanto sul lato luminoso della luna. Da quella parte i pesciolpi non potevano passare perché odiavano la luce ma soprattutto perché non riuscivano proprio a sopportare il sapore dolciastro alla fragola del nebbiungo gigante. In questo modo un po' fortunoso il nostro caro amico si salvò dall'incontro con i terribili pesciolpi lunari dalle lunghe zanne.
- E' stato proprio fortunato! E poi? E poi cosa è successo?

- Il nostro amico capì che non sarebbe mai potuto entrare nuovamente nel lato oscuro della luna senza uno strumento che lo aiutasse a vedere nell'oscurità. Troppi pericoli lo attendevano e lui aveva un compito da svolgere che nessun altro astronauta avrebbe potuto svolgere. Solo un estronauta di provata esperienza poteva riuscire nell'esplorazione di quel mondo sconosciuto. Così, senza perdersi d'animo, fece ciò che aveva sempre fatto nei momenti di crisi. Si sedette per terra e cominciò a pensare.
- Allora fa come me! Anche io quando sono in crisi mi siedo per terra a pensare. Disse Giulia con la sua voce squillante, felice per aver scoperto questa somiglianza con il suo idolo.

- Pensa che ti ripensa, ad un certo punto un'idea lo illuminò. Avrebbe costruito un casco potenziante che indossato al posto del suo casco normale lo avrebbe aiutato a vedere al buio.
- Ce l'ho anche io il casco potenziante! Anche il mio casco mi aiuta a vedere meglio. E mentre parlava sembrava essersi completamente ripresa dalla stanchezza perché ora sembrava una molla e non smetteva di saltare qua e la senza interruzione.

- Piccola mia, torna qui e siediti ad ascoltare, la storia non è ancora finita. Disse il nonno cercando di convincerla a fermarsi prima che gli venisse un bel mal di testa.
Ma ormai Giulia aveva reindossato il suo casco potenziante e non poteva fermarla più nessuno. Correva tra gli alberi del parco in mezzo a scoiattoli veri, elfi, fatine e streghe cattive, sicura che in ogni caso con l'aiuto del suo casco potenziante e della fantasia avrebbe potuto vincere ogni battaglia...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO