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martedì 16 agosto 2016

Papa Francesco tra crisi dell’occidente, guerra e Misericordia.

Papa Francesco forse verrà ricordato come l’uomo della misericordia, che è anche il tema del suo giubileo anomalo. Il giubileo di Bergoglio è diffuso in tutto il mondo, non è Roma-centrico, ed è anche un giubileo protratto nel tempo, perché è previsto per un anno ma che probabilmente vedrà le porte giubilari aperte per molto più tempo, forse  per sempre o chiuse solo dopo la morte del Papa.
E’ un giubileo senza enfasi, sommesso, e quindi  ricondotto alla sua origine di pellegrinaggio (inteso come l’uomo che cerca) e il primo pellegrino è stato proprio Bergoglio che è andato personalmente ad aprire molte delle porte giubilari, anche in terre dove si estende al minaccia islamista come nel cuore dell’Africa. Ma l’atto di misericordia più duro il Papa l’ha dovuto fare recentemente, invitando i mussulmani a pregare nelle chiese cattoliche e a ricordare che l’islam non è solo violenza. Le critiche per questa posizione al Papa non sono mancate, da una parte c’è chi sostiene che la lingua “affilata”(per non dire biforcuta) del gesuita Bergoglio è un abile strumento per insidiare la barbarie dell’Islam, dall'altra c’è chi sostiene che questo “buonismo” rischia di essere  funzionale al disegno islamista, considerato altrettanto subdolo. Per fare un discorso più attento, in realtà, occorre ricondurre il problema alla individuazione della crisi di civiltà a cui noi assistiamo in questo inizio di millennio. Non è semplice, perché le questioni aperte sul tavolo sono molte.
 
 
La crisi economica.
A differenza di quello che si percepisce in realtà siamo di fronte ad una crisi petrolifera, nel senso che il petrolio non vale più nulla, nonostante il conflitto con il Califfato e le contrazioni della produzione, il prezzo del greggio non sale. Per la prima volta nella sua storia contemporanea l’Arabia Saudita, ad esempio, ha dovuto contrarre la spesa pubblica, e questo comporta sicuramente un problema per i paesi produttori con la conseguente scelta di campo e probabili simpatie per il Califfato.  Sulla crisi monetaria si è parlato molto, sia delle cause che dei rimedi, Draghi ha fatto più di un miracolo, ma di fatto non riusciamo a far circolare moneta in occidente e in particolare in Europa, con la conseguente depressione della produzione industriale.  Anche la scelta della Gran Bretagna di uscire dall’euro è sicuramente legata alla necessità per quel paese di fare circolare più moneta, paradossalmente la stessa necessità che ha la Grecia.
 
La crisi dei valori dell’occidente.
Pretesto o meno, il disprezzo verso i nostri valori e lo stile di vita dell’occidente è sicuramente la leva più usata per il reclutamento del Califfato. Un disprezzo che serpeggia anche tra chi islamico non è. Noi occidentali stessi abbiamo difficoltà a riconoscere i nostri valori costitutivi e ad accettare la complessità della vita moderna. L’impoverimento diffuso, soprattutto della classe media e la crisi del lavoro portano alla crisi delle istituzioni democratiche e di rappresentanza con la conseguente crisi degli organi intermedi, quali i sindacati, i partiti, le associazioni di categoria e quelle culturali, con l’unica eccezione del volontariato religioso ma anche laico. Tra i valori democratici dell’occidente c’è il rispetto dell’individuo, sancito con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ma che oggi è minacciato dalla questione dei migranti e di tutti i problemi che la questione della migrazione porta nella convivenza quotidiana. Il caso più eclatante della crisi dell’occidente è sicuramente la Turchia. Un paese, la Turchia, che in breve tempo, da esempio positivo di occidentalizzazione si è trasformato in un regime al limite del dispotismo, che mette in crisi il senso e il ruolo della NATO stessa. Trump ha definito la NATO un inutile orpello. Anche se si considera il tentato golpe turco un fatto inaccettabile, occorre capire come è stato possibile che in questo ultimo decennio la Turchia si sia avviata verso un situazione pre-dittatoriale.
 
 
Questo è lo scenario di crisi che anche Bergoglio si trova ad affrontare, uno scenario quasi da “collasso” di una civiltà, ed egli vuole, al di là delle considerazioni strategiche che si possono fare, conciliare i valori cristiani di cui la misericordia è un cardine fondamentale, con i valori della modernità e della laicità, senza essere modernista e laicista. Questa è la grande visione di Papa Francesco, in una situazione di involuzione egli non vuole uno scontro di civiltà tra cattolici e laici, e non vuole neanche uno scontro di civiltà generico con l’islam, anche in questo senso va capita la missione della misericordia. Egli infatti circoscrive le questioni non in base alle questioni banalmente religiose o banalmente politiche e se è necessario bacchetta pure la chiesa al suo interno, ma al contrario smussa i conflitti fuori e dentro la chiesa, cerca di conciliare e non di dividere, sembra ricordarci in ogni momento il detto evangelico: “pace in terra agli uomini di buona volontà”. Questo forse è lo scontro di civiltà che Papa Francesco ritiene utile combattere, tra chi è uomo di buona volontà e chi non lo è, indipendentemente se sei cristiano, laico, ebreo o mussulmano. Ovviamente la Difesa non fa teologia ed ha le sue prerogative stringenti e inderogabili – fa un altro mestiere –, ma dovrebbe apprezzare comunque la lezione di Bergoglio. Perché noi vinceremo questa guerra anche se capiremo di essere dalla parte giusta, e la parte giusta non è quella dei cattolici contro i laici, dell’Occidente contro l’Oriente, ma è quella della misericordia e della tolleranza contro l’intolleranza e il disprezzo per l’Uomo e l’Umana Famiglia.

Alessandro Ghinassi