Papa
 Francesco forse verrà ricordato come l’uomo della misericordia, che è 
anche il tema del suo giubileo anomalo. Il giubileo di Bergoglio è 
diffuso in tutto il mondo,
 non è Roma-centrico, ed è anche un giubileo protratto nel tempo, perché
 è previsto per un anno ma che probabilmente vedrà le porte giubilari 
aperte per molto più tempo, forse  per sempre o chiuse solo dopo la 
morte del Papa. 
E’
 un giubileo senza enfasi, sommesso, e quindi  ricondotto alla sua 
origine di pellegrinaggio (inteso come l’uomo che cerca) e il primo 
pellegrino è stato proprio Bergoglio
 che è andato personalmente ad aprire molte delle porte giubilari, anche
 in terre dove si estende al minaccia islamista come nel cuore 
dell’Africa. Ma l’atto di misericordia più duro il Papa l’ha dovuto fare
 recentemente, invitando i mussulmani a pregare nelle
 chiese cattoliche e a ricordare che l’islam non è solo violenza. Le 
critiche per questa posizione al Papa non sono mancate,
 da una parte c’è chi sostiene che la lingua “affilata”(per non dire 
biforcuta) del gesuita Bergoglio è un abile strumento per insidiare
 la barbarie dell’Islam, dall'altra 
 c’è chi sostiene che questo “buonismo” rischia di essere  funzionale al
 disegno islamista, considerato altrettanto subdolo. Per
 fare un discorso più attento, in realtà, occorre ricondurre il problema
 alla individuazione della crisi di civiltà a cui noi assistiamo in 
questo inizio di millennio. Non è semplice, perché le questioni aperte 
sul tavolo sono molte.
La crisi economica.
A 
differenza di quello che si percepisce in realtà siamo di fronte ad una 
crisi petrolifera, nel senso che il petrolio non vale più nulla, 
nonostante il conflitto con
 il Califfato e le contrazioni della produzione, il prezzo del greggio 
non sale. Per la prima volta nella sua storia contemporanea l’Arabia 
Saudita, ad esempio, ha dovuto contrarre la spesa pubblica, e questo 
comporta sicuramente un problema per i paesi produttori
 con la conseguente scelta di campo e probabili simpatie per il 
Califfato.  Sulla crisi monetaria si è parlato molto, sia delle cause 
che dei rimedi, Draghi ha fatto più di un miracolo, ma di fatto non 
riusciamo a far circolare moneta in occidente e in particolare
 in Europa, con la conseguente depressione della produzione 
industriale.  Anche la scelta della Gran Bretagna di uscire dall’euro è 
sicuramente legata alla necessità per quel paese di fare circolare più 
moneta, paradossalmente la stessa necessità che ha la
 Grecia.
La crisi dei valori dell’occidente.
Pretesto
 o meno, il disprezzo verso i nostri valori e lo stile di vita 
dell’occidente è sicuramente la leva più usata per il reclutamento del 
Califfato. Un disprezzo che
 serpeggia anche tra chi islamico non è. Noi occidentali stessi abbiamo 
difficoltà a riconoscere i nostri valori costitutivi e ad accettare la 
complessità della vita moderna. L’impoverimento diffuso, soprattutto 
della classe media e la crisi del lavoro portano
 alla crisi delle istituzioni democratiche e di rappresentanza con la 
conseguente crisi degli organi intermedi, quali i sindacati, i partiti, 
le associazioni di categoria e quelle culturali, con l’unica eccezione 
del volontariato religioso ma anche laico. Tra
 i valori democratici dell’occidente c’è il rispetto dell’individuo, 
sancito con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ma che 
oggi è minacciato dalla questione dei migranti e di tutti i problemi che
 la questione della migrazione porta nella convivenza
 quotidiana. Il caso più eclatante della crisi dell’occidente è 
sicuramente la Turchia. Un paese, la Turchia, che in breve tempo, da 
esempio positivo di occidentalizzazione si è trasformato in  un regime al limite 
del dispotismo, che mette in crisi il senso e il ruolo della NATO 
stessa. Trump ha definito la NATO un inutile orpello. Anche se si 
considera il tentato golpe turco un
 fatto inaccettabile, occorre capire come è stato possibile che in 
questo ultimo decennio la Turchia si sia avviata verso un situazione pre-dittatoriale. 
Questo
 è lo scenario di crisi che anche Bergoglio si trova ad affrontare, uno 
scenario quasi da “collasso” di una civiltà, ed egli vuole, al di là 
delle considerazioni
 strategiche che si possono fare, conciliare i valori cristiani di cui 
la misericordia è un cardine fondamentale, con i valori della modernità e
 della laicità, senza essere modernista e laicista. Questa è la grande 
visione di Papa Francesco, in una situazione
 di involuzione egli non vuole uno scontro di civiltà tra cattolici e 
laici, e non vuole neanche uno scontro di civiltà generico con l’islam, 
anche in questo senso va capita la missione della misericordia. Egli 
infatti circoscrive le questioni non in base alle
 questioni banalmente religiose o banalmente politiche e se è necessario
 bacchetta pure la chiesa al suo interno, ma al contrario smussa i 
conflitti fuori e dentro la chiesa, cerca di conciliare e non di 
dividere, sembra ricordarci in ogni momento il detto
 evangelico: “pace in terra agli uomini di buona volontà”. Questo forse è lo scontro di 
civiltà che Papa Francesco ritiene utile combattere, tra chi è uomo di 
buona volontà e chi non lo è, indipendentemente se sei cristiano, laico,
 ebreo o mussulmano. Ovviamente la Difesa non fa
 teologia ed ha le sue prerogative stringenti e inderogabili – fa un
 altro mestiere –, ma dovrebbe apprezzare comunque la lezione di 
Bergoglio. Perché noi vinceremo questa guerra anche se capiremo di 
essere dalla parte giusta, e la parte giusta non è quella
 dei cattolici contro i laici, dell’Occidente contro l’Oriente, ma è 
quella della misericordia e della tolleranza contro l’intolleranza e il 
disprezzo per l’Uomo e l’Umana Famiglia.
Alessandro Ghinassi 

 
 
 
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