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domenica 19 aprile 2009

Traduciamo i classici greci e latini e mettiamo i testi on-line disponibili gratuitamente, come fanno gli inglesi

Nel corso dei miei studi ho avuto spesso bisogno di consultare i testi dei grandi del passato...
Risultato?
La maggior parte delle volte ho dovuto acquistare i libri, magari 20 pagine di dialogo e 80 pagine di commenti, note, introduzioni e così via...
Ma ora, da quando capisco qualcosa di inglese, in parte ho risolto i miei problemi, i testi antichi li scarico gratuitamente e poi me li traduco dall'inglese all'italiano!
Certo, per i puristi non sarà la stessa cosa, ma io non ho avuto la possibilità di studiare latino e greco e così mi arrangio come posso!
Ma allora perché non cercare di aiutare chi come me ha la passione ma non tutti gli strumenti (e i soldi!) per proseguire i propri studi?
Così ho cominciato a tradurre in italiano qualcosa da mettere on-line gratuitamente per tutti.
Ho scaricato il Crizia, dialogo di Platone, ciò che ne resta, nella versione inglese di Benjamin Jowett (letterato inglese del 1800) ed ora sono impegnato nel cercare di tradurlo al meglio delle mie possibilità!
Ancora una volta, non sarà il massimo, ma meglio che niente!
Appena terminato lo pubblicherò sul blog... a disposizione di tutti!

Alesssandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 8 giugno 2008

Platone: Fedone - Socrate e la Terra...

Fedone - Socrate, Simmia e la Terra vista dall'alto, così recita il titolo di un mio precedente intervento, legato alla lettura del libro "Il mulino di Amleto". Allora dissi che sarei tornato sull'argomento quando avessi letto il testo originale di Platone, Fedone, ebbene, ora l'ho fatto e dunque come promesso, eccomi qua!

Di cosa ci parlerai? Direte voi pazienti lettori...
Di cosa potrei parlarvi se non di conoscenze andate perdute e che di tanto in tanto riemergono in passi oscuri e, talvolta, non capiti o male interpretati?
O, più modestamente, della mia personale interpretazione di un testo letto e riletto purtroppo non nella lingua originale ma in italiano...
La premessa è per dire, "Non vi fidate di me e delle mie parole perché potrei sbagliare, visto che so veramente poco, ma in compenso, sono molto confuso!"

E' dunque arrivato il momento di dichiarare l'oggetto del contendere...

Cos'è il Tartaro di cui Omero e altri antichi Poeti ci hanno parlato?

Per Socrate e Platone la Terra è cava...
"all'interno di essa, ci sono tutto intorno, in relazione alle sue cavità, molte regioni, alcune più profonde e più aperte di quella in cui abitiamo noi, altre più profonde ma che hanno apertura minore di questa nostra, e ce ne sono di quelle che hanno minore profondità della regione di qui, ma più aperte. Ora, sotto terra, tutte queste regioni, dicono, sono perforate in molti punti da condotti, dove più stretti dove più larghi, che portano dall'una all'altra, ed hanno quindi vie di comunicazione per dove scorre molta acqua da una regione all'altra come in grandi vasi; e sotto terra ci sono smisurate masse di fiumi perenni di acque calde e fredde; e gran quantità di fuoco e grandi fiumi di fuoco, e molti fiumi di fango liquido, ora più puro ora più melmoso, come in Sicilia quei fiumi di fango che scorrono davanti la lava e la lava stessa; e di questi fiumi invero si riempie anche ogni regione secondo che in ciascuna regione venga a trovarsi ogni volta la corrente."

Se si legge con attenzione e si tiene presente ciò che Platone ci ha già detto in altri testi, il Timeo per esempio, si capisce subito che dove si parla di fiumi d'acqua si intende più genericamente fiumi di sostanze liquide e in particolare della lava. Platone ci sta dunque descrivendo l'interno della terra come solo oggi noi sappiamo com'è...
Ma come è possibile?
Da dove arrivavano le conoscenze dell'interno della Terra?

Ma non è finita...
"E tutte queste acque, si dice, le mette in movimento, una specie di oscillazione che è nella terra. Ora, questa oscillazione si verifica a causa di una condizione naturale che è la seguente. Tra le voragini della terra ce n'è una che oltre ad essere la più grande, anche attraversa la terra da una parte all'altra tutta quanta, ed è quella voragine di cui ha parlato Omero, quando dice:

''ben lontano, là dove profondissimo sotto terra un baratro s'apre''

e che anche altrove Omero e molti altri hanno chiamato Tartaro. Giacché in questa voragine confluiscono tutti i fiumi e anche da questa di nuovo si riversano fuori. E ciascuno di essi diviene tal quale è la terra in cui si trova a scorrere. Ora la causa del riversarsi fuori da lì e anche del confluire di tutte le correnti è il fatto che questa massa liquida non trova né fondo né base; e quindi oscilla e fluttua su è giù, e l'aria e il vento intorno fanno lo stesso; perché vi si accompagnano sia quando essa si dirige verso quelle regioni là della terra sia quando si dirige verso queste qui, e, come chi respira il fiato viene espirato e inspirato fluendo continuamente, così anche là il soffio, sollevato insieme con la massa liquida, produce venti terribili e irresistibili entrando e uscendo. Quando dunque l'acqua si ritira verso la regione che, come sai, è chiamata inferiore, si riversa attraverso la terra in quelle regioni lungo le correnti che sono là e le riempie come quando si irriga; e quando, invece, recede di là e muove verso questa parte, riempie di nuovo le correnti di qui, e queste, riempite, scorrono attraverso i condotti e attraverso la terra..."

Movimenti del nucleo terreste... oscillazioni...


Ecco dunque anche la spiegazione delle eruzioni vulcaniche...


E ripeto la domanda... da dove gli arrivavano queste conoscenze?


Chissà... in ogni caso continuando a leggere le opere di Platone conto di trovare qualcosa e se così sarà vi farò sapere...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 18 maggio 2008

Socrate, Platone, Er e il giudizio delle anime

Da dove viene la conoscenza dell'Ade? E del Tartaro?

Da dove viene la credenza dell'immortalità dell'anima eterna e la reincarnazione?

Le religioni di tutto il mondo da millenni ci parlano dell'immortalità dell'anima... ma cos'è l'anima?

Io non lo so e nemmeno conosco le risposte a queste domande, però, leggendo la Repubblica di Platone, nel decimo e ultimo capitolo, mi sono imbattuto nel mito di Er, chiamato a raccontare cosa c'è nell'aldilà!

Ma lasciamo a Socrate e ai suoi discepoli la parola...

"Non ti racconterò certo un apologo di Alcìnoo, ma la storia di un valoroso, Er, figlio di Armenio, di schiatta panfilia. Costui era morto in guerra e quando dopo dieci giorni si raccolsero i cadaveri già putrefatti, venne raccolto ancora incorrotto, portato a casa e nel dodicesimo giorno stava per essere sepolto. Già era deposto sulla pira quando risuscitò e, risuscitato prese a raccontare quello che aveva veduto nell'aldilà...
Uscita dal suo corpo, l'anima aveva camminato insieme con molte altre ed erano arrivate a un luogo meraviglioso, dove si aprivano due voragini nella terra, contigue, e di fronte a queste alte nel cielo, altre due. In mezzo sedevano dei giudici che, dopo il giudizio, invitavano i giusti a prendere la strada di destra che saliva attraverso il cielo [..] e gli ingiusti a prendere la strada di sinistra, in discesa."

Ma non era ancora arrivato il momento di Er, che era stato scelto solo per vedere e raccontare tutto, al suo ritorno sulla terra.

"Liete raggiungevano il prato, per accamparvisi come in festiva adunanza. E tutte quelle che si conoscevano si scambiavano affettuosi saluti..."

E si scambiavano notizie dei mondi dai quali provenivano... gemendo e piangendo quelle che venivano dal Tartaro, felici e sorridendo quelle che provenivano dal cielo. Ogni cento anni di vita umana erano chiamate di fronte ai giudici che le indirizzavano verso il cielo o verso il Tartaro, in virtù della loro vita terrena. E passavano mille anni prima che potessero tornare sulla terra reincarnate in un nuovo essere. Nell'aldilà gli ingiusti venivano puniti per il comportamento tenuto in vita, così capitava che Ardieo, un tiranno della panfilia, colpevole di aver ucciso mille anni prima il vecchio padre e il fratello maggiore e di essersi macchiato di molte altre nefandezze scontasse ora le sue colpe...

"d'improvviso scorgemmo lui e gli altri, per lo più tiranni [..] e essi credevano ormai che sarebbero risaliti, ma lo sbocco non li riceveva, anzi emetteva un muggito ogni volta che uno di questi scellerati inguaribili [..] tentava di risalire. Lì presso c'erano uomini feroci, tutti fuoco a vedersi, che sentendo quel boato afferravano gli uni a mezzo il corpo e li trascinavano via, ma, ad Ardieo e ad altri avevano legato mani, piedi e testa, li avevano gettati a terra e scorticati, e li trascinavano lungo la strada, dalla parte esterna, straziandoli su piante di aspalato [..] e li conducevano via per gettarli nel Tartaro."

Uomini feroci, tutti fuoco a vedersi... Proseguendo il racconto di Er, e trascorsi sette giorni nel prato, le anime si mettevano in viaggio. Dopo altri quattro giorni giungevano in un luogo dal quale era possibile vedere una colonna di luce che univa il cielo alla terra:

"All'estremità era sospeso il fuso di Ananke, per il quale giravano tutte le sfere. Il suo fusto e l'uncino erano di diamante, il fusaiolo una mescolanza di diamante e di altre materie..."

Doveva essere uno spettacolo ben particolare...
Cosa fosse il fuso di Ananke o il fusaiolo non è ben chiaro! Potrebbe trattarsi di una rappresentazione del cielo e del sistema solare... magari di quello che in altre leggende è chiamato "mulino di Amlodi", ma in questo momento non ci interessa!
Poi il racconto prosegue e Socrate, dopo averci parlato di Sirene e Moire, le figlie di Ananke (Lachesi per il passato, Cloto per il presente, Atropo per il futuro) e delle melodie che esse cantavano, finalmente si torna alle anime:

"Anime dall'effimera esistenza corporea, incomincia per voi un altro periodo di generazione mortale, preludio a nuova morte. Non sarà un demone a scegliere voi, ma sarete voi a scegliervi il demone. Il primo che la sorte designi scelga per primo la vita cui sarà poi irrevocabilmente legato."

Dopo aver raccolto il numero che la sorte gli aveva assegnato, nell'ordine loro, erano chiamate a scegliere la vita che volevano vivere tra le vite di ogni genere umano e animale che vi si trovavano. Vi erano vite di tiranni, di ricchi e poveri, di tristi e felici, di virtuosi e non. Ogni anima sceglieva quella che più desiderava nell'ordine stabilito e, chi veniva dalla terra e aveva sofferto, sceglieva con cura, chi veniva dal cielo, spesso sceglieva velocemente!
Così tutte le anime si sceglievano la vita in cui si sarebbero reincarnate...
Poi tutte passavano sotto il trono di Ananke e giungevano nella pianura di Lete...

"Era una pianura priva di alberi e di qualunque prodotto della terra. Al calare della sera, essi si accampavano sulla sponda del fiume Amelete, la cui acqua non può essere contenuta da vaso alcuno. E tutti erano obbligati a berne una certa misura [..] via via che uno beveva si scordava di tutto. Poi s'erano addormentati quando, a mezzanotte, era scoppiato un tuono e s'era prodotto un terremoto: e d'improvviso, chi di qua, chi di là, eccoli portati in su a nascere."
Tutti avevano bevuto, ad eccezione di Er che, svegliatosi di colpo all'alba sulla pira s'era salvato per la seconda volta da morte certa.
Così, dicono, si sa quale sia il destino dell'uomo nel continuo alternarsi di vita e morte del corpo, e il perpetuarsi eterno dell'anima...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 14 maggio 2008

Socrate, Platone e la democrazia

Nell'immaginario collettivo dell'uomo moderno la democrazia è nata in Grecia ai tempi dei grandi filosofi Socrate, Platone, Aristotele...
Come spesso accade, però, l'immaginario collettivo non sempre rappresenta la realtà!
Così leggendo "La Repubblica" di Platone, mi sono imbattuto (e non è la prima volta!) in un esame approfondito delle forme di Stato, dalla migliore, una forma particolare di governo simile all'Aristocrazia, poi la costituzione laconica o timarchia, quindi l'oligarchia, penultima la democrazia e per finire, peggiore di tutte, la tirannia! La descrizione comprende la formazione di tali forme di governo. Si può condividere o meno il discorso ma è difficile non riconoscere le pecche della democrazia descritta da Socrate, così splendidamente enunciate.
Ancor più difficile è non riconoscere in quello stato rappresentato, la democrazia del bel Paese...
Ma credo sia meglio lasciare il passo alle parole di un grande filosofo, Socrate, scritte da un altrettanto, se non maggiore filosofo, Platone...
Parlando degli uomini democratici essi, "... non sono liberi? e lo stato non diventa libero e non vi regna la libertà di parola? e non v'é licenza di fare ciò che si vuole? [..] Ma dove c'é questa licenza, é chiaro che ciascuno può organizzarvisi un suo particolare modo di vita, quello che a ciascuno piace. E' soprattutto in questa costituzione, a mio avviso, che si troveranno uomini d'ogni specie. Forse tra le varie costituzioni questa è la più bella. Come un variopinto mantello ricamato a fiori di ogni sorta, così anche questa, che é un vero mosaico di caratteri, potrà apparire bellissima. E bellissima, saranno forse molti a giudicarla, simili ai bambini e alle donne che contemplano gli oggetti di vario colore. [..] Chi, come facevamo or ora noi, vuole organizzare uno stato, forse è costretto a recarsi in uno stato democratico per sceglierne, come andasse a una fiera di costituzioni, il tipo che gli piace; e quando l'ha scelto così, può fondare il suo stato. [..] Ma, non aver alcun obbligo di governare in questo stato, nemmeno se ne sei idoneo, né di essere governato, se non lo vuoi, né di fare guerra quando la fanno gli altri, né di mantenere la pace quando la mantengono gli altri, se non ne hai voglia; e ancora, se una data legge ti vieta di stare al governo o di sedere in tribunale, poter ciononostante governare e giudicare se te ne viene l'astro, tutto questo modo di vivere, di primo acchito, non é prodigioso e dolce? E non è carina la mitezza di certe sentenze giudiziarie? Non hai ancora veduto uomini che tale regime ha colpiti di sentenza di morte o di esilio, cionondimeno restare e girare tra la gente? e ciascuno va attorno come un eroe, quasi che nessuno se ne curasse né lo scorgesse? Veniamo all'indulgenza e all'assoluta mancanza di meticolosità che le sono proprie, anzi al disprezzo dei princìpi che noi esponevamo con tanto rispetto quando fondavamo lo stato. Dicevamo che se uno non ha una natura straordinaria, non potrà mai diventare un onest'uomo, a meno che fin da bambino non si diverta con giochi belli o non attenda a ogni cosa simile. Ora, con quanta alterigia la democrazia calpesta tutto questo, senza curare quali studi uno segua per prepararsi all'attività politica; anzi lo onora non appena affermi di essere ben disposto verso la massa popolare! [..] Ecco dunque quali saranno le caratteristiche della democrazia, con altre loro affini. A quanto sembra, sarà una costituzione piacevole, anarchica e varia, dispensatrice di uguaglianza indifferentemente a eguali e ineguali..."
Ecco perché ho detto che hanno descritto la democrazia italiana!
Potrebbe andar peggio? Ci si potrebbe chiedere...
Si, potrebbe andar peggio...
Per dirla con Socrate, si potrebbe cadere nella tirannia!
Molto più difficile, invece, è andar meglio perché le forme di governo definite "migliori" sono forse troppo lontane dalla mentalità dei nostri giorni...
e chissà poi se è vero che sono migliori, ma questa è un'altra storia!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 19 gennaio 2008

Platone, il Timeo e l'anima.

Platone e Aristotele, del Raffaello
Ecco cosa diceva Platone nel suo discorso "Il Timeo" a proposito dell'anima...

(Cap VI)
"... avendo Iddio deliberato che tutte le cose fossero buone e che, quant'era possibile, non ve ne fosse alcun disutile, perciò egli tutto assumendo quanto vi era di visibile che non posava, ma si moveva confusamente e disordinatamente, lo condusse dal disordine all'ordine, reputando questo del tutto migliore di quello.
Chè lecito non fu mai nè è all'ottimo di far altro fuorchè il bellissimo.
Ragionando pertanto trovò che di tutte le cose secondo natura visibili nessuna che manchi d'intelligenza, e che intelligenza senz'anima è impossibile si trovi in alcuno. Quindi per questo ragionamento collocando l'intelligenza nell'anima, e l'anima nel corpo, costruì l'universo, affinchè l'opera ch'egli avrebbe compiuta fosse di sua natura la più bella possibile e la più buona."
Interessante, non è vero?
Per Platone l'anima è stata collocata nel corpo e l'intelligenza si trova nell'anima...
Chi può aver fatto ciò se non Iddio?
Si può credere o meno in Dio, ma ciò non ci deve impedire di ragionare sull'anima e sull'intelligenza...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 16 dicembre 2007

I popoli del mare, il paese del mare e... Atlantide

Con il termine "i popoli del mare" ci si riferisce ad alcune popolazioni di cui si sa ben poco, citate dagli egizi nelle fonti del faraone Ramesse III (ufficialmente 1198-1166 a.C.).
Queste popolazioni probabilmente arrivarono via mare e invasero la Siria travolgendo Ugarit, Biblo, Tiro e Sidone. Pare che i Filistei fossero parte di un contingente dei popoli del mare, lasciati lungo la costa a controllare i territori conquistati.
Non si sa bene chi fossero ne da dove venissero ma dovevano essere molto bellicosi.
C'è da dire anche che la parte sud della Babilonia a partire dalla città di Nippur fino al golfo persico era conosciuta con il nome di Paese del Mare.
Non so se vi siano dei collegamenti tra popoli del mare e paese del mare.
In ogni caso l'ultimo re del paese del mare pare sia stato Eagamil, sconfitto dal cassita Ulamburiash intorno al 1.500 a.C..
Nei testi antichi vi sarebbero anche altri riferimenti a fantastici invasori del mare, sono i greci a parlarcene. Pare infatti che una popolazione arrivò dal mare e invase il mondo allora conosciuto, Egitto compreso. Furono i greci a salvare il Mediterraneo se diamo retta a questa storia.
Questa storia, raccontata nel Timeo da Platone nel capitolo III, a mio parere potrebbe essere ricollegata a quella dei popoli del mare.
Si tratta della storia di Atlantide. Non vi sto a raccontare tutto ma, in definitava, così parlò un sacerdote Egizio a Solone: "Molte grandi opere pertanto della città vostra quì trascritte si ammirano, ma a tutte una va di sopra e per grandezza e per valore; perocchè dice lo scritto di una immensa potenza cui la vostra città pose termine, la quale violentemente avea invaso insieme l'Europa tutta e l'asia, venendo di fuori dal mare Atlantico. Infatti allora [..] in questa isola Atlantide era sorto un grande e mirabile impero, il quale la dominava tutta quanta con molte altre isole e alcune parti pure del continente. Ed oltre di ciò anche delle regioni da questa parte nel mare interno signoreggiavano sulla Libia (Africa) fin verso l'Egitto e sull'Europa fino all'Etruria. Or tutta questa forza raccolta in uno tentò una volta con un impeto solo di soggiogare e i luoghi vostri ed i nostri e quanti altri sono di quà dello stretto. E fu allora, o Solone, che la potenza della città vostra diventò illustre presso tutti gli uomini e per valore e per vigoria..."
Dunque, i greci avrebbero salvato il mediterraneo da questa poderosa invasione.
Ma questa storia, se veramente accaduta, risale a prima del Diluvio, o almeno così ci dice sempre Platone per voce dello stesso sacerdote in un altro passo del Timeo:
"Perocchè fu una volta, o Solone, prima della grande distruzione per mezzo delle acque, quella che ora é la città degli ateniesi una città prestantissima, e per la guerra e per tutte le atre cose ben ordinata più che alcun'altra..."
Chiaramente gli storici non attribuiscono alcun valore a quanto raccontato da Platone, come non conta niente ciò che ha raccontato Erodoto oppure ciò che stà scritto nei testi religiosi...
Il Diluvio, nonostante sia presente in tantissimi testi antichi di popolazioni di tutto il mondo, non c'è mai stato...
Eppure, vien da riflettere...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO